Sentiero Italia CAI PIEMONTE 51° Rimella – Campello Monti

Rimella – Campello Monti Tappa di media lunghezza e medio dislivello che abbandona le valli affluenti del Sesia per spostarsi in Val Strona, affluente del Lago d’Orta. Da Rimella si segue si segue una vecchia mulattiera per prati e boschi in direzione della splendida frazione di San Gottardo che però non si raggiunge perché sulla sinistra si imbocca il sentiero che sale verso la Bocchetta Rimella-Campello a 1924 metri sul livello del mare. Da qui inizia la discesa ripida verso la Val Strona che dopo aver attraversato pascoli, alpeggi e boschi si conclude in frazione Campello Monti a quota 1300 metri.

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Sentiero Italia CAI PIEMONTE 50° Alpe Baranca – Rimella

Alpe Baranca – Rimella Questa tappa breve e di dislivello limitato scende in Val Mastallone transitando nei pressi dell’abitato di Fobello e prosegue a Rimella. Dall’Alpe Baranca si scende transitando nei pressi delle spettacolari cascate di Baranca fino alla borgata de La Gazza dove si imbocca la strada carrozzabile da seguire fino a frazione La Piana. Si imbocca sulla sinistra un sentiero in salita che attraversa alcune frazioni prima di raggiungere l’Alpe Res e una sella da cui inizia la discesa su Rimella. Può valere una visita l’abitato di Fobello che diede i natali a Vincenzo Lancia, fondatore dell’omonima casa automobilistica.

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Sentiero Italia CAI PIEMONTE 49° Carcoforo – Alpe Baranca

Carcoforo – Alpe Baranca Ancora una tappa breve ma con marcato dislivello che scavalla dalla Val d’Egua verso la Val Mastallone. Da Carcoforo si segue il sentiero che sale lungo la valle del torrente Egua a monte dell’abitato. Si superano alcune borgate prima di raggiungere un primo rifugio, il Paolo Majerna del Cai di Boffalora. La salita prosegue fino al Colle d’Egua a 2239 metri di quota nei cui pressi sorge un bivacco. Segue una lunga discesa che passando presso il Lago Baranca e al Rifugio Alpe Selle scende al Rifugio Alpe Baranca. Ci si trova in una verdissima conca circondati da bestiame al pascolo in una borgata dove una serie di baite sono state ristrutturate come rifugio alpino.

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Finocchio di Sarno PAT Campania

Nei terreni fertili e sciolti dell’agro Sarnese Nocerino, nel Salernitano da sempre considerati eccellenti per ottenere finocchi di qualità, si coltiva anche un’altra specie di finocchio, quello di Sarno, che prende, per l’appunto il nome dalla località di produzione. è caratterizzato dal grumolo rotondo, di media pezzatura, compatto, con guaine molto spesse e carnose, interamente bianche; la semina avviene a cavallo tra il 10 ed il 20 luglio e la raccolta tra novembre e dicembre.

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Sentiero Italia CAI PIEMONTE 48° Rima – Carcoforo

Rima – Carcoforo Una tappa piuttosto breve ma di discreto dislivello unisce la Val Sermenza con la vicina Val d’Egua, sempre nel bacino degli affluenti del fiume Sesia. Da Rima si sale per un sentiero ripido e ricco di tornanti al Colle del Termo, 2351 metri di quota dove è ancora possibile godere di uno splendido panorama sul Monte Rosa. Da qui inizia una discesa altrettanto ripida verso l’abitato di Carcoforo che si raggiunge dopo aver attraversato una serie di alpeggi e borgate. Ci si trova in uno dei Comuni italiani con il minor numero di residenti, situato in una posizione aperta e soleggiata a confine tra Rima, Fobello e Macugnaga.

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Sentiero Italia CAI PIEMONTE 47° Rifugio Sant’Antonio in Valvogna – Rima

Rifugio Sant’Antonio in Valvogna – Rima Questa tappa lunga e con molto dislivello è la prima in Provincia di Vercelli nel bacino del Sesia e dei suoi affluenti. Dalla Valvogna si scende a Riva Valdobbia e si prosegue lungo la strada statale fino ad Alagna Valsesia. Dalla frazione di Pedemonte inizia il sentiero in salita che si inoltra nel vallone di Mud e che sale fino all’omonimo colle situato a 2324 metri sul livello del mare in prossimità del quale c’è il Rifugio Ferioli del CAI di Olgiate Olona. Segue poi una lunga e ripida discesa fino all’abitato di Rima. In questa tappa e nelle successive il Sentiero Italia percorre le valli abitate dalla minoranza linguistica dei Walser, discendenti di antiche popolazioni germanofone che nel medioevo popolarono le valli intorno al Monte Rosa.

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Fichi di San Mango PAT Campania

I fichi secchi con il miele sono un’antica ricetta della penisola Sorrentina, in provincia di Napoli; si tratta di un gustoso dessert, realizzato con due eccellenti ingredienti di produzione locale: i fichi ed il miele. I fichi freschi, una volta puliti, si immergono in recipienti pieni di vino bianco, in modo tale che ne assorbano l’aroma; in seguito, vengono aperti dalla parte dell’apice fiorale e farciti con noci o mandorle. I fichi ancora aperti vengono uniti in coppie in modo tale che la parte superiore dei due frutti, lasciata aperta, combaci; così composti vengono cotti in forno per circa mezz’ora e, una volta raffreddati, si cospargono di miele e poi si conservano in barattoli di vetro insieme a semi di finocchietto, foglie di lauro, scorze di agrumi canditi e qualche goccia di essenza di anice. I fichi secchi con il miele si possono acquistare nei laboratori artigianali locali, ma per lo più vengono ancora preparati in casa e conservati in dispensa, pronti per essere consumati nelle occasioni speciali.

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Fichi secchi con il miele PAT Campania

I fichi secchi con il miele sono un’antica ricetta della penisola Sorrentina, in provincia di Napoli; si tratta di un gustoso dessert, realizzato con due eccellenti ingredienti di produzione locale: i fichi ed il miele. I fichi freschi, una volta puliti, si immergono in recipienti pieni di vino bianco, in modo tale che ne assorbano l’aroma; in seguito, vengono aperti dalla parte dell’apice fiorale e farciti con noci o mandorle. I fichi ancora aperti vengono uniti in coppie in modo tale che la parte superiore dei due frutti, lasciata aperta, combaci; così composti vengono cotti in forno per circa mezz’ora e, una volta raffreddati, si cospargono di miele e poi si conservano in barattoli di vetro insieme a semi di finocchietto, foglie di lauro, scorze di agrumi canditi e qualche goccia di essenza di anice. I fichi secchi con il miele si possono acquistare nei laboratori artigianali locali, ma per lo più vengono ancora preparati in casa e conservati in dispensa, pronti per essere consumati nelle occasioni speciali.

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Fava di Miliscola PAT Campania

Delle fave di Miliscola si distinguono due tipologie: quelle più grandi dette “vittulane” e quelle più piccole dette “quarantine”. Nonostante il prodotto sia celebre e molto apprezzato, si tratta di una coltura minore, effettuata nei vigneti e nei frutteti anche allo scopo di migliorare la fertilità dei terreni prima della coltivazione del pomodoro e degli altri ortaggi estivi. In realtà le fave sono un cibo molto caratteristico in tutta l’area del napoletano, consumate fresche sono tra i cibi rituali del periodo della Quaresima.

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