Farro dicocco del Sannio – Pane e pasta di farro PAT Campania

La diffusione del Farro (dalla cui radice linguistica deriva la parola “farina”) è stata opera delle popolazioni italiche già in epoca neolitica (7200 a.C.) in Puglia e Basilicata, aree notoriamente interessate dalla colonizzazione greca. In seguito le precitate specie si diffusero anche nelle regioni settentrionali (6.500 a.C.) insieme ad orzo ed ai frumenti nudi. Orzo e farro rimasero per tutto il periodo di affermazione della lavorazione dei metalli (Età del Ferro e del Bronzo) i cereali più diffusi, in particolare nelle specie dello spelta e del farro grande. Dalle fonti storiche, secondo quanto riporta Plinio il Vecchio (Naturalis historia, libro XVIII, cap.7), al tempo del re Numa Pompilio venne formalizzato il rito religioso che precedeva le pratiche agricole dell’aratura e della mietitura.

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Fagiolo zolfariello PAT Campania

Ecotipo locale ad habitus indeterminato con seme di forma ovoidale-allungato, di piccole dimensioni, di colore paglierino chiaro, con una caratteristica nota zolfigna nel sapore; il baccello è di dimensioni medie, giallo crema a maturazione cerosa e giallo paglierino a maturazione piena, coltivato su file, tipicamente consociato a mais il cui stocco funge da tutore.

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Fagiolo zampognaro PAT Campania

Pianta erbacea annuale, deve probabilmente il suo nome al modo con cui si attorciglia attorno alle canne di sostegno, che ricorda il modo di disporre i lacci delle ciocie, antico calzare caratteristico degli zampognari. E’ infatti a portamento rampicante, volubile; si sviluppa a spirale su sostegni vivi o morti naturalmente, con lo sviluppo dell’apice. Foglie di medie dimensioni, ternato-composte, color verde scuro, se cresce in terreni fertili ed umidi, più chiare in terreni aridi e più poveri.

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Fagiolo tondino bianco del Vallo di Diano PAT Campania

La coltivazione è costantemente presente nell’area da almeno 150 anni; la tecnica colturale richiama la tecnica ancestrale praticata dai nostri trisavoli negli areali del Sannio. Le vecchie Masserie che caratterizzano gli areali interessati alla coltivazione sono una testimonianza della coltivazione di legumi destinata, a suo tempo, oltreché all’autoconsumo, a rifornire i mercatini locali. Grazie alla presenza di queste Masserie è possibile mappare non solo la tipologia delle coltivazioni, ma anche il livello organizzativo e produttivo praticato. In questi ultimi anni, si è attivata un’azione di recupero di semi antichi che vengono coltivati utilizzando le più moderne tecniche collegate a macchine che presentano una dotazione tecnologica ultramoderna. Ciò agevola notevolmente la coltivazione e l’attività imprenditoriale dei operatori interessati.

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Sentiero Italia CAI PIEMONTE 46° Rifugio Rivetti – Rifugio Sant’Antonio in Valvogna

Rifugio Rivetti – Rifugio Sant’Antonio in Valvogna L’ultima tappa in Provincia di Biella presenta una lunghezza intermedia, ma dislivello ridotto, prevalentemente in discesa. Dal rifugio Rivetti una salita breve porta al Colle della Mologna Grande a 2364 metri di quota prima di entrare in territorio valdostano attraversando sotto la Punta Tre Vescovi e passando per il Lago Sukie fino al Colle Lazoney da cui ci si inoltra nel vallone di Loo fino a raggiungere il terzo valico di giornata: il Passo del Maccagno. Da qui si rientra in territorio piemontese, Provincia di Vercelli, dove inizia una lunga discesa verso la Valsesia lungo il solco creato dal torrente Vogna fino alla Frazione Sant’Antonio ove sorge il rifugio.

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Sentiero Italia CAI PIEMONTE 45° Santuario di San Giovanni d’Adorno – Rifugio Rivetti

Santuario di San Giovanni d’Andorno – Rifugio Rivetti Una tappa di media lunghezza e discreto dislivello che si svolge interamente nel territorio della Valle Cervo. Dopo un primo tratto in leggera discesa lungo la strada carrozzabile si raggiunge l’abitato di Rosazza da cui parte il sentiero in salita che raggiunge la cappenna della Madonna della Neve con a fianco un rifugio escursionistico. Da qui si scende nuovamente nel fondovalle Cervo fino all’abitato di Piedicavallo dove si riprende a salire lungo il torrente Melogno attraverso una serie di borgate e poi alpeggi fino a riguadagnare i paesaggi di alta quota in cui è immerso il Rifugio Rivetti.

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Sentiero Italia CAI PIEMONTE 44° Santuario di Oropa – Santuario di San Giovanni d’Adorno

Santuario di Oropa – Santuario di San Giovanni d’Andorno Questa tappa breve e di ridotto dislivello unisce Oropa con l’altro Sacro Monte di Andorno l’unico in Italia dedicato a San Giovanni Battista. Lungo il sentiero che sale parallelamente alla strada carrozzabile si arriva al valico che sovrasta il tunnel stradale. Da qui in discesa si giunge alla rotabile che si segue fino al Santuario in Valle Cervo. Insieme a Oropa e Graglia si tratta del terzo complesso devozionale sorto intorno a Biella e nel sistema dei Sacri Monti prealpini.

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Fagiolo tondino bianco del Sannio PAT Campania

La coltivazione è costantemente presente nell’area da almeno 150 anni; la tecnica colturale richiama la tecnica ancestrale praticata dai nostri trisavoli negli areali del Sannio. Le vecchie Masserie che caratterizzano gli areali interessati alla coltivazione sono una testimonianza della coltivazione di legumi destinata, a suo tempo, oltreché all’autoconsumo, a rifornire i mercatini locali. Grazie alla presenza di queste Masserie è possibile mappare non solo la tipologia delle coltivazioni, ma anche il livello organizzativo e produttivo praticato. In questi ultimi anni, si è attivata un’azione di recupero di semi antichi che vengono coltivati utilizzando le più moderne tecniche collegate a macchine che presentano una dotazione tecnologica ultramoderna. Ciò agevola notevolmente la coltivazione e l’attività imprenditoriale dei operatori interessati.

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Fagioli tabaccanti di Casalbuono PAT Campania

Il seme di questo ecotipo presenta una forma tipicamente rotondeggiante, piccole dimensioni e un colore bianco. Generalmente la distanza sulla fila è di 4-5 cm e tra le file di 40-50 cm. Il suo ciclo si conclude in circa due mesi. Data la brevità del ciclo colturale, il fagiolo a Casalbuono si inserisce bene come coltura intercalare. è frequente la successione del fagiolo a un cereale autunnale a raccolta precoce (orzo). A Casalbuono nel caso di coltura intercalare la cosa più importante non è l’accurata preparazione del terreno ma la rapidità di semina per guadagnare tempo: ottimi risultati si ottengono con la lavorazione minima o, addirittura, con la non lavorazione; nel primo caso si tratta di seminare dopo un rapido passaggio di erpice o di zappatrice, nel secondo di seminare sul terreno sodo (stoppie di cereale, ossia ” ‘nda ristoccia”).

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Fagiolo striato del Vallo di Diano PAT Campania

Nel territorio del Vallo di Diano, in particolare nel fondo-valle, caratterizzato dal clima più fresco è molto praticata la coltivazione dei fagioli. Si scorgono campi in cui le piante di fagioli sono abbarbicate sulle file di mais che le sorreggono. Il fagiolo prodotto in questa zona è di due varietà, quello striato (in foto), che presenta un baccello leggermente ricurvo, con striature rosso-violacee e semi secchi color castano chiaro striato, e quello tondino bianco, dal baccello molto piccolo che racchiude un fagiolo tondo e bianco.

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