Fagiolo militons o militons 3 PAT Friuli Venezia Giulia

Il fagiolo militons Varietà locale multilinee  tra le più produttive, adatta per granella verde e secca, di buone caratteristiche culinarie. Il lavoro di caratterizzazione e valutazione di varietà tradizionali di fagiolo rampicante in Friuli Venezia Giulia è stato condotto nel triennio 2001-04 all’interno del  Progetto “Indagine sullo stato delle Risorse genetiche autoctone d’interesse agrario  del Friuli Venezia Giulia” quale parte del Programma  Nazionale “Biodiversità e Risorse genetiche” del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali.  Ulteriori informazioni sono presenti nella relazione conclusiva del progetto stesso.

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Fagiolo laurons PAT Friuli Venezia Giulia

Varietà tradizionale, adatta  alla produzione di granella verde e secca.Il lavoro di valutazione di varietà tradizionali di fagiolo rampicante in Friuli Venezia Giulia è stato condotto nel triennio 2001-04 all’interno del Progetto “Indagine sullo stato delle Risorse genetiche autoctone d’interesse agrario  del Friuli Venezia Giulia” quale parte del Programma  Nazionale “Biodiversità e Risorse genetiche” del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali.  Ulteriori informazioni sono presenti nella relazione conclusiva del progetto stesso.

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Fagiolo cesarins PAT Friuli Venezia Giulia

Una delle migliori varietà locali; adattata anche a stagioni relativamente calde.  Il seme piccolo, il legume poco appariscente e l’elevato numero dei baccelli per pianta si adattano alla produzione di granella secca. Presenta tegumento molto sottile, che predispone ad ottime caratteristiche culinarie.

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Fagiolo “dal santisim”, da l’aquile, tricolore di cavazzo PAT Friuli Venezia Giulia

Antica varietà locale, non molto produttiva ma di ottime caratteristiche nutrizionali e di utilizzazione, valida sia  per la produzione di granella da sgrano che secca. La denominazione popolare molto probabilmente deriva dalla forma della macchia che circonda l’ilo; a seconda che questa ricordi l’ostensorio o la forma di un rapace, la varietà viene detta rispettivamente “Fasui dal Santisim” (fr. Piano d’Arta Terme) o “Da l’Aquile” ( fr. Imponzo di Tolmezzo). Nella fase di raccolta del germoplasma, per lo stesso fagiolo è stata altresì usata una denominazione provvisoria, quale  “Tricolore di Cavazzo”.

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Fagioli borlotti di Carnia PAT Friuli Venezia Giulia

Prodotto ovale o quasi tondo, screziato o striato di rosso o viola sull’intera superficie. Lunghezza media del baccello: 20 – 22 cm, con normalmente internamente 8-9 semi. I più comuni sono i fagioli identificati con l’appellativo di “borlotto Carnia”, frutto di selezioni naturali e autoctone che durano da moltissimi decenni. Essendo il fagiolo una pianta autogama, la produzione di seme avviene in loco, gestita direttamente dalle aziende. Dalle numerose “popolazioni” di fagioli borlotti carniche, il CRSA di Pozzuolo ha selezionato una varietà locale denominata Val Chiarsò (riferimento geografico ad una valle della Carnia).

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Dondolo o tartufo di mare PAT Friuli Venezia Giulia

La pesca del dondolo, tradizionale attività di pescatori professionali e non, è segnalata attraverso racconti di vecchi pescatori dall’immediato dopo guerra, ad opera di unità di palombari in servizio portuale che avevano il compito di riparare i moli e le dighe foranee dai danni causati dai bombardamenti. In tale occasione, nelle aree antistanti alle opere danneggiate sono stati individuati consistenti banchi di dondoli che , nel periodo successivo, sono stati sfruttati commercialmente. Ulteriori aree, individuate lungo la costiera triestina, sono state trovate idonee ed ancora adesso, a diversi decenni di distanza, danno lavoro a diversi operatori subacquei autorizzati.

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Cuincir PAT Friuli Venezia Giulia

La preparazione del Cuincir è una delle più consolidate tradizione dell’attività di alpeggio e trasformazione dei prodotti dello stesso. Tutte le malghe e le aziende della montagna Friulana producevano e conservavano tale prodotto che, per sapore  e gusto particolare risulta gradevole al consumo soprattutto nei periodi invernali. Nel ricettario compilato nei primi dell’ottocento dalla co. Gemma di Caporiacco Nais è descritta la ricetta già da allora utilizzata per la preparazione del cuincir.

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