Palme di confetti PAT Campania

Le palme di confetti sono delle composizioni che rappresentano ramoscelli di fiori oppure alberelli fabbricati con confetti di vari colori e dimensioni, che vengono disposti a caldo su un sottile filo di ferro zincato, riscaldato alla fiamma di una candela, a mo’ di petali e foglie di un gambo o rametto costituito dal filo di ferro ricoperto con carta velina o crespa e arrichito da fiori, merletti, spighe di grano o altro materiale di fantasia. Sono tradizionalmente utilizzate nella zona della penisola sorrentina per la benedizione della Domenica delle Palme, accompagnate da ramoscelli di ulivo; questa tradizione risale al XVI secolo quando, secondo la leggenda, i saraceni erano sul punto di compiere un’incursione navale approdando sulla penisola sorrentina proprio il giorno della domenica delle palme. Mentre tutto il popolo era radunato in chiesa e partecipava alla benedizione dei rami di ulivo prima di armarsi per combattere l’imminente incursione, giunse la notizia che la flotta saracena era miracolosamente naufragata. La notizia fu portata in chiesa da un pescatore, che portò anche una schiava saracena, unico superstite del naufragio, che l’uomo aveva incontrato sulla spiaggia, dove era stata trasportata dalle onde. Costei, in segno di ringraziamento per essere stata salvata dalla morte e dalla schiavitù, chiese di diventare cristiana ed offrì al popolo ed al prete i confetti che portava dal suo paese in un sacchetto legato al collo. Da allora le palme di confetti servono, insieme al rametto di ulivo, per la benedizione che il prete fa al popolo il giorno della domenica delle palme.

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Sentiero Italia CAI Umbria Marche 14 Cagli – Pianello

Cagli – Pianello

Con questa tappa di media lunghezza e discreto dislivello il Sentiero Italia rimane in territorio marchigiano concludendosi a Pianello nella valle formata dal fiume Bosso. Da Cagli si procede in direzione sud ovest lungo il crinale che conduce alla Serra Ventosa. Si sale poi fino alla cima de La Rocchetta a quota 1163 metri sul livello del mare prima di iniziare la discesa lungo il corso d’acqua della Fossa della Rava fino a raggiungere una strada carrozzabile che conduce a Pianello.

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Sentiero Italia CAI Umbria Marche 13 Chiaserna – Cagli

Chiaserna – Cagli Tappa intermedia e di dislivello ridotto che procede attraverso l’Appennino marchigiano fino a Cagli. Lasciando Chiaserna in direzione nord est, si procede parallelamente alla Strada provinciale della Valdorbia con una salita e poi una discesa fino all’abitato di Cantiano e poi entrando nella valle del Fiume Burano di cui si segue il corso dall’alto del versante sinistro idrografico fino a Cagli. Siamo lungo la Via Flaminia in direzione della costa a Fano.

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Pagnotta di Santa Chiara PAT Campania

Anticamente la festa di Santa Chiara veniva celebrata a Napoli con la preparazione di una sorta di pizza detta, in onore della Santa, “pagnotta di Santa Chiara”. La pagnotta è una sorta di fagottino preparato con farina, patate schiacciate, lievito, strutto e pepe impastati a mano che deve lievitare per circa due ore. A parte si cuociono i pomodori e le alici che servono per la farcitura insieme ad origano e prezzemolo. I fagottini, cotti in forno a legna, anticamente erano molto diffusi in tutte le case, oggi la loro preparazione casalinga è caduta abbastanza in disuso, ma si possono trovare in vendita nelle tipiche friggitorie del centro storico di Napoli.

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‘nfrennula PAT Campania

Si produce nella zona di Sant’Agata de Goti, Durazzano, Dugenta, Limatola, in provincia di Benevento. Si tratta di un Tarallo salato dalla caratteristica forma ad otto, di forma irregolare. Il colore è dorato con richiami bruni ed evidenza della lucentezza tipica dell’olio extravergine di oliva. il diametro è di circa 5 cm.

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‘ndunderi PAT Campania

Col nome di ndunderi si indica un tipo di pasta fatta a mano tipica di Minori, in provincia di Salerno. La ricetta degli ndunderi, utilizzati tradizionalmente per i festeggiamenti in onore di Santa Trofimena, è antichissima, pare che sia una variante delle “palline latine” di origine romana, un alimento a base di “farina caseata” cioè farro e latte cagliato. Furono i pastai di Minori a modificarne la ricetta, gli stessi che, nel ‘700, valicarono i monti lattari per trasferirsi a Gragnano dove impiantarono la moderna industria della pasta. La ricetta attuale prevede un impasto di farina e latte cagliato oppure ricotta, tuorli d’uovo, formaggio di vacca grattugiato, sale, pepe e noce moscata; la lavorazione deve avvenire a mano, l’impasto va ridotto in un lungo cordone, non troppo sottile, e poi tagliato a tocchetti che vanno resi concavi dalla leggera pressione di un dito o di due dita a seconda della grandezza stabilita. Dopo, i tocchetti si fanno scivolare sulla concavità di una grattugia, su una forchetta, o su un’apposita tavoletta rigata detta “pettine”. Il condimento privilegiato per gli ndunderi è il ragù di carne.

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Mustaccioli PAT Campania

I mustacchi sono i baffi folti e lunghi come li portavano i signori d’altri tempi: i mustaccioli, deliziosi dolci di antichissima tradizione che troviamo citati in numerose opere letterarie e teatrali partenopee, si chiamano così proprio perchè ricordano dei baffi, a causa della loro forma romboidale. I mustaccioli si preparano in tutta la Campania nel periodo natalizio: sono dei biscotti che possono avere diversa consistenza, a seconda della lavorazione della pasta composta da miele, farina, acqua lievito e spezie; dopo la lavorazione la pasta viene lasciata riposare e poi cotta in forno. Alla fine, i mustaccioli vengono ricoperti di glassa di zucchero bianca o nera, ottenuta con l’aggiunta a quella bianca di cacao amaro in polvere. I mustaccioli si possono acquistare in tutti i laboratori artigianali durante il periodo natalizio.

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Monachina PAT Campania

La tradizione napoletana della pasticceria è in molti casi legata alla vita monastica ed all’abitudine, nei secoli, di ricambiare le donazioni fatte dalle famiglie nobili napoletane con dolci le cui ricette erano geloso patrimonio delle cucine monastiche, tramandato da suora a suora al pari delle ricette dei liquori e dei rosoli. La monachina deve il suo nome proprio a questa tradizione, ed il suo concepimento è legato al cosiddetto “Monastero delle Trentatrè” delle Clarisse Cappuccine in pieno centro storico di Napoli. E’ considerata l’antesignana della sfogliatella, in quanto più semplice e meno elaborata nella preparazione; viene prodotta da pasticcerie e gastronomie della città di Napoli che ne perpetuano la tradizione.

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Migliaccio PAT Campania

Anticamente la farina di miglio brillato veniva usata per molte ricette, cosicché il nome migliaccio, che deriva, per l’appunto, dal miglio, è stato attribuito a molti piatti regionali di cui rappresentava l’ingrediente principale. Nella cucina moderna la farina di miglio è stata sostituita da quella di granturco, con la quale oggi, in tutta la provincia di Napoli, si prepara il migliaccio napoletano. Si tratta di un dolce tipicamente invernale, caratteristico del periodo di Carnevale, di forma circolare alta circa 3 o 4 cm. L’impasto è fatto con semolino, ricotta, uova, latte, zucchero, sale, cubetti di arancia candita, cannella, vainiglia, aroma di arancio, ingredienti che devono essere mischiati in cottura all’interno di una pentola di rame o di acciaio. Dopo aver lasciato l’impasto sul fuoco per circa un’ora, mescolando continuamente con un cucchiaio di legno, si sistema in un contenitore circolare e si inforna per circa 60 minuti, fino a che la superficie non avrà assunto un colore biondo dorato.

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