Copeta PAT Campania

Nei territori campani di Benevento, Avellino e Salerno si produce ancora oggi un torrone di antichissima tradizione, il cui nome deriva dal latino “cupida” che vuol dire “desiderata”. La copeta “cupida” o “cupita”, che veniva desiderata per la sua bontà, viene citata da numerosi scrittori latini, tra cui Tito Livio, e viene riconosciuta come l’antenato del torrone di Benevento: è un torrone bianco molto compatto insaporito con nocciole, mandorle e, molto spesso, pistacchi. Oggi si lavora nella torroniera, dove miele e zucchero vengono riscaldati fino a 80°C e, mentre la torroniera viene fatta girare a marcia veloce, e si aggiunge l’albume d’uovo sciolto in acqua, preparato il giorno precedente. L’ultima fase avviene con la torroniera alla velocità minima e vede l’aggiunta di zucchero a velo spolverato, vaniglia, nocciole, mandorle o pistacchi, opportunamente preriscaldati, perché abbiano la stessa temperatura dell’impasto; il tutto viene prodotto in grosse lastre che vengono poi spaccate in pezzi per essere vendute.

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Confettone PAT Campania

O’ Cunftton è una specialità gastronomica inventata secoli fa a Salerno e molto diffusa in alcuni comuni della provincia, in particolare Cava De’ Tirreni. Come suggerisce il nome, è un confetto grande circa due volte un confetto normale e ricoperto, anziché del solito zucchero, di “diavulilli”, ossia piccoli confettini bianchi. Si ottiene lavorando a mano il seme della pianta del cacao: si tostano leggermente i semi di cacao interi e poi si passano nel cioccolato fondente con l’ausilio dell’indice ed il pollice di tutte e due le mani, si avvolge il seme in una pasta di cacao tritato zucchero ed un poco di acqua. Il confettone si ripassa, poi, nei diavolilli, e si lascia asciugare per circa venti minuti. C’è anche una variante ai diavolilli, che consiste nel ripassare il confettone nel cacao amaro, per ottenere un effetto simile a quello del tartufo, dal gusto leggermente più amaro.

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