Nelle città moderne, dove il ritmo frenetico della vita quotidiana spesso ci allontana dalla natura, la creazione di sentieri naturali si presenta come un’opportunità unica per riconnettersi con l’ambiente naturale senza dover viaggiare lontano. La progettazione di sentieri pedonali attraverso parchi o aree naturali non solo favorisce uno stile di vita attivo, ma offre anche una serie di benefici che contribuiscono alla salute fisica e mentale, alla sostenibilità urbana e alla promozione del benessere comunale.
View More 2.1.5A Sentieri naturali nelle cittàGiorno: 2 Marzo 2024
Tortelli d’erbetta PAT Emilia Romagna
Si tratta di una minestra asciutta di involtini di sfoglia all’uovo ripieni di un impasto composto da spinaci, o bietole verdi, anche in abbinamento con aromi, condimento, formaggio e ricotta.
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Nel 1914, insieme al nucleo centrale del complesso delle Foreste Casentinesi, il territorio dell’attuale Riserva di Sasso Fratino entra a far parte del Demanio Forestale dello Stato. Nel 1959 il primo nucleo di circa 110 ettari viene precluso al libero accesso e ad ogni forma di intervento. Questa decisione, assunta con un atto interno dell’Azienda di Stato per le Foreste Demaniali, segna il primo atto concreto di una politica di protezione della natura che allora muoveva i primi timidi passi e che in seguito assumerà una consapevolezza sempre maggiore ed otterrà una attenzione crescente da parte di strati sempre più ampi dell’opinione pubblica. Tanto che, nel 1971, l’atto istitutivo è ratificato con Decreto Ministeriale (D.M. 26 luglio 1971). In seguito, vari Decreti hanno ampliato l’estensione della Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino fino a giungere agli attuali 764 ettari.
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Passo del Vivione – Rifugio Baita Iseo Traversata che dalle Orobie porta ad affacciarsi in Val Camonica, aggirando il dolomitico gruppo prealpino della Concarena. Nella prima parte si percorre l’erbosa costiera dei Colli, a cavallo fra la Val Vivione e la Val di Scalve e si raggiunge il Passo di Campelli. Da Passo di Campelli (1892 m), confine tra provincia di Bergamo e provincia di Brescia, si segue in discesa una strada carrozzabile, ma la si abbandona quasi subito sulla destra per seguire il sentiero n 162 che taglia in quota i detritici pendii della Concarena. Con lunga traversata, dapprima su ghiaioni e poi nel bosco, si digrada verso est per scendere al rifugio Baita Iseo (1335 m) in circa un’ora e mezza.
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L’arbata, la polenta con cotenna e il cavolo nero rappresentano un piatto sostanzioso e tipico della cucina tradizionale italiana, in particolare delle zone settentrionali come la Lombardia e la Veneto. Questi ingredienti sono spesso associati alle cucine contadine e montane, ricche di sapori genuini e ingredienti locali.
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Rifugio Longoni – Rifugio Palù Questa è una tappa breve e di dislivello prevalentemente in discesa di trasferimento verso le alture sopra gli impianti sciistici di Chiesa Valmalenco. Dal Rifugio Longoni ci si dirige in direzione est verso il Torrente Entovasco dove si svolta verso sud per seguire a mezzacosta i versanti lungo la valle del Torrente Mallero. Superata l’Alpe Sasso Nero si giunge in vista del Lago Palù, adagiato in una splendida conca circondata da pascoli e boschi di conifera. Sulla sua riva settentrionale sorge l’omonimo accogliente rifugio.
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Rifugio Nani Tagliaferri al Passo di Venano – Passo del Vivione Dal Rifugio Tagliaferri il primo tratto é il piú impegnativo del percorso: si sale al passo del Vó (2368m) e poi, per un tratto particolarmente esposto (presenza di catene corrimano), si sale al passo del Demignone (2485 m), si scende alla piana dei laghetti del Venerocolo e all’omonimo passo (2314 m). Poi si imbocca la vecchia mulattiera realizzata per la “Linea Cadorna” che passa nei pressi dei laghetti di San Carlo e si sale al passo del Gatto (2416 m). Si scende con pendenza costante e con ampi tornanti nella Valle di Valbona e superato l´ononimo lago si passa nei pressi della Malga Gaffione (1825 m). Si prosegue poi in piano brevemente su una strada sterrata fino al rifugio Vivione (1828 m). Questa tappa segue fedelmente l’Itinerario Naturalistico Antonio Curò (segnavia CAI n°416).
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Rifugio Gerli Porro all’Alpe Ventina – Rifugio Longoni Con questa tappa raggiungeremo il rifugio Longoni entrando di fatto nel gruppo del Bernina. Dall’alpe Ventina si raggiunge il fondovalle, l’alpe di Forbicina e Laresin entrando nella selvaggia val Sissone che si risale oltrepassando boschi, pascoli e infine le morene che precedono il rifugio Del Grande-Camerini. Da questo balcone sulla parete nord del Monte Disgrazia ci si abbassa oltrepassando le alpi di Vazzeda e, oltrepassato il torrente grazie ad un ponticello, si scende verso l’abitato di Chiareggio. Superata la piccola chiesetta sul cui frontale campeggia una targa ricordo del famoso alpinista Ettore Castiglioni e della sua tragica fine, si risale verso l’ alpe Fora, da cui una dura salita porta ai Piani di Fora. Il suggestivo pianoro di origine glaciale si aggira verso nord-ovest, intercettando il sentiero che porta in breve al Rifugio Longoni. In alternativa, qualora non si volesse perdere troppa quota scendendo a Chiareggio, dall’Alpe Vazzeda Superiore è possibile raggiungere l’opposta alpe dell’Oro che si abbandona proseguendo in costa in direzione dell’Alpe di Fora e del rifugio Longoni.
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Sfoglia, ripieno di ortiche, ricotta, parmigiano reggiano, burro. Lessare le ortiche per circa 10 minuti, dopo averle ben lavate. Strizzarle e tritarle il più finemente possibile, rosolarle in un soffritto di cipolla, aglio, lardo e burro. Insaporire bene. Fuori dal fuoco aggiungere la ricotta precedentemente lavorata e parmigiano reggiano grattugiato. Essendo l’ortica assai spugnosa e assorbendo molto condimento, potrebbe anche occorrere una quantità di burro maggiore. Tirata una sfoglia non troppo sottile si procedere al riempimento dei tortelli col pesto preparato. Cuocere in abbondante acqua salata e servire con burro, parmigiano e salsa di pomodoro o carne
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Altro piatto montanaro (o campagnolo) della Romagna, che riusciva a dare lustro ai giorni di festa (pochi in verità nella strada lunga un anno) per il pregio degli ingredienti fra cui il rosolaccio (fiuron d’grân, ròşla, ruşon, rôşa mata, al ròşli) che è il comune papavero che in giugno illeggiadrisce i campi di grano. E’ una delle verdure più raccolte e consumate (prima della fioritura).
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