Gnocchi de lu contadino PAT Lazio

Gnocchi ottenuti dalla sola farina di grano senza aggiunta di patate. Per prepararli si porta a bollore dell’acqua salata nella quale si versa, poi, della farina di grano tenero. Si lavora l’impasto con un cucchiaio, si versa sulla spianatoia e si formano gli gnocchi. Pasta fresca tipica della cucina povera; la sua preparazione è tramandata da sempre oralmente.

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Gnocchetti di polenta PAT Lazio

Gnocchi di piccole dimensioni e colore giallo, preparati amalgamando farina di mais mista a farina di frumento, sale e acqua tiepida, fino ad ottenere un impasto non troppo duro, da cui si ritagliano gli gnocchi. Detti anche “gnocchitti de pulenta”, la loro ricetta si tramanda oralmente da generazioni e rappresentano un tipico esempio di cibo povero della tradizione contadina, legato alla produzione di mais e frumento.

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Siracide 8

Non disdegnare i discorsi dei saggi, medita piuttosto le loro massime, perché da loro imparerai la dottrina e potrai metterti a servizio dei grandi. Non si diviene saggi in un istante. Nella saggezza si cammina, così come si cammina nella verità e nella luce del Signore. La saggezza non si acquisisce solo nella preghiera, dalla lettura della Parola di Dio, dalla meditazione degli eventi passati.

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Sentiero Italia CAI PIEMONTE 18° Tappa Bassura di Stroppo – Elva

Bassura di Stroppo – Elva Il Sentiero Italia prosegue il proprio percorso in Val Maira lungo i Percorsi Occitani in quello che è un territorio a fortissima vocazione escursionistica. Una tappa breve ma di discreto dislivello porta a scoprire il versante sulla sinistra idrografica della valle riprendendo quota. Da Bassura di Stroppo si raggiunge il capoluogo e ci si eleva attraversando diverse frazioni fino al Colle Bettone a quota 1831 metri. Si prosegue in piano verso il Colle Giovanni a 1850 metri prima di una discesa poco accentuata a raggiungere il paese di Elva. Siamo in un piccolo comune molto isolato ma dotato di una ricca tradizione culturale legata alla presenza qui del pittore fiammingo Hans Clemer e alla tradizione di raccolta e ordinamento dei capelli destinati a comporre le parrucche delle dame di tutta Europa.

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Ciambellotto di San Famiano ciambella dolce con uvetta di Gallese PAT Lazio

La festa del santo patrono invece si celebra a tavola con la Ciambella di San Famiano, che essendo un dolce secco viene realizzato in gran quantità e poi conservato nelle fresche cantine su letti di paglia. In occasione dei Festeggiamenti per il Patrono viene preparata la ciambella fatta con farina, acqua, uova, zucchero, olio, Alchermes, lievito, semi di anice e una grattata di buccia di limone.

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Giglietto di Palestrina PAT Lazio

Biscotto leggero e fragrante, ottenuto dall’impiego di semplici ingredienti come uova, farina e zucchero. Il Giglietto, di colore dorato chiaro tendente al bianco, presenta la caratteristica forma a giglio, ricavata a mano, con tre ramificazioni, lunghezza di circa 10 cm; gusto leggero. Si conserva per circa 2 settimane.

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Frittellone di Civita Castellana PAT Lazio

Si tratta di pizzette ottenute sciogliendo della farina di grano in acqua, con aggiunta di sale, in modo da ottenere un impasto omogeneo, di consistenza semi- liquida, lasciata riposare qualche ora, si prelevano delle cucchiaiate e si lasciano cuocere sul fondo di una padella di ferro unta con olio. La ricetta tradizionale prevede l’aggiunta finale di pecorino, ma oggi si farciscono anche con ingredienti dolci arrotolandole come cannoli.

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Giglietti di Sermoneta e Priverno PAT Lazio

Biscotto secco avente una forma variabile a seconda del territorio di produzione. I Giglietti di Sermoneta si presentano rotondeggianti e di colore bianco pallido; i Giglietti di Priverno hanno forma a giglio e colore dorato. Il Giglietto viene preparato con farina, uova, zucchero, buccia di limone grattugiata.

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Frittelle di riso PAT Lazio

Dette localmente frittelli di San Giuseppe, per via della loro preparazione tradizionale in occasione della festa di San Giuseppe, il 19 marzo, ma divenute oggi un classico della cucina delle feste. La loro preparazione avviene esclusivamente a livello domestico. San Giuseppe era chiamato affettuosamente “San Giuseppe frittellaro” in ricordo, forse, del fatto che, oltre che il falegname, dopo la fuga in Egitto, avrebbe anche fatto il venditore di frittelle. L’utilizzo di una pastella lievitata è già citata a fine anni ‘50 dal
Carnacina, apprezzatissimo cuoco romano dell’epoca e, in seguito, da Luigi Veronelli, suo allievo

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