Tartufo dei Monti Lepini PAT Lazio

La raccolta del Tartufo dei Monti Lepini viene effettuata da molti anni sia da raccoglitori professionisti che amatoriali. Alcune informazioni storiche si possono attingere dagli Annali del cardinale Pietro Aldobrandini, della fine del XVI secolo, e da documenti archiviati presso il comune di Carpineto Romano in cui si fa riferimento ai pranzi, le cui pietanze erano proprio a base di tartufo raccolto sul posto. Il nero di Carpineto Romano dicono che sia uno dei tartufi più profumati d’Europa. Ne era convinto persino Domenico Bigioni, presidente della Federazione europea tartufai. I Monti Lepini ne sono stati sempre territorio elettivo anche se soltanto negli ultimi anni si è incominciato a raccoglierli e valorizzarli.

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Festa del Tartufo Bianco e Nero Pregiato

A Campoli Appennino doppio appuntamento autunnale con la Fiera Nazionale del Tartufo Bianco e Nero Pregiato. Nel 2006, dal punto di vista scientifico, c’è stata la scoperta del DNA del tartufo di Campoli da parte della prof.ssa Antonella Canini dell’Università di Tor Vergata di Roma, che ha evidenziato come il tartufo di Campoli sia unico, almeno in Italia.

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Sentiero Italia CAI PIEMONTE 13° Tappa Sant’Anna di Vinadio – Bagni di Vinadio

Sant’Anna di Vinadio – Bagni di Vinadio Questa è una tappa breve con dislivello prevalentemente in discesa che collega due frazioni del Comune di Vinadio situate in valli differenti. Da Sant’Anna si prende il sentiero GTA che procede in direzione nord in leggera salita. Passa a fianco di una serie di laghetti prima di raggiungere il Passo di Bravaria a 2311 metri. Segue una lunga discesa fino all’abitato di Bagni di Vinadio e alla frazione di Strepeis dove sorge il posto tappa per il pernottamento. Purtroppo lo stabilimento termale di origini romane che sorge presso la località è chiuso per ristrutturazione con apertura prevista nel 2020.

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Tartufo di Campoli Appennino PAT Lazio

Il Tartufo di Campoli Appennino è un fungo ipogeo a forma di tubero irregolare, appartenente alla famiglia delle Tuberaceae, classe degli Ascomiceti, che cresce spontaneamente in simbiosi con le radici di alcuni alberi e arbusti: quercia, cerro, leccio, tiglio, nocciolo, carpino, pioppo. Di colore bianco e nero si caratterizza per un profumo intenso, sapore di fungo acerbo, massa carnosa della “gleba” (o polpa), rivestita da una corteccia chiamata “peridio”.

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Tallo sott’olio dell’aglio rosso di Proceno PAT Lazio

La produzione di Aglio Rosso, nell’antico centro di Proceno, risale agli Etruschi che lo preferivano alla cipolla e impararono a concimarlo con la cenere. Non è altrettanto noto, invece, a quando risalga l’uso di consumare gli scapi fiorali di questo aglio, conservati sott’olio. A detta dei più anziani agricoltori locali, tale operazione, chiamata starlatura (da cui Tallo) o smarchiatura (da cui Marchio) è da sempre praticata, tanto che ricordano come un tempo, una parte del prodotto raccolto venisse consumato in casa, bollito e condito con olio

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Sentiero LIGURIA Tratta 29 Ventimiglia – Grimaldi

Dopo aver attraversato il centro antico di Ventimiglia il percorso prosegue lungo l’Aurelia. I marciapiedi rendono comunque agevole e confortevole il cammino che bordeggia il mare. Arrivati in località Latte il sentiero lascia la strada principale per attraversare il quartiere di molte ville e giardini segreti costieri. Si arriva ben presto ad attraversare i famosi giardini di Villa Hanbury per poi raggiungere le cale ghiaiose e le coste alte dei Sassi Rossi di Grimaldi. Da qui il confine dista solo poche centinaia di metri.

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Sentiero LIGURIA Tratta 28 Sanremo – Ventimiglia

La tratta che collega Sanremo a Ventimiglia percorre sentieri e vie che passano alti sui centri abitati. Arrivati dopo una prima salita all’abitato di Coldirodi si è già in un’altra atmosfera con ritmi di vita diversi. Si prosegue per vie secondarie tra le numerose serre della riviera dei fiori sin ad immergersi nella natura del SIC di Monte Nero. Si gode di ampie vedute sul mare e sulla costa, immersi nella natura che accompagna il camminatore sino a giungere a Seborga. Da qui il percorso ridiscende attraversando l’abitato di Vallebona e San Biagio della Cima. Si raggiungono infine Vallecrosia e Ventimiglia, il lungomare, per un meritato bagno.

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Scorsone o tartufo estivo PAT Lazio

Gli antichi romani sono tra i primi estimatori di tartufi. Considerato, insieme al farro, un importante corroborante in tempi di guerra e di pace. Nella provincia di Viterbo, da Tarquinia a Blera attraverso Monteromano e Vetralla si crea l’ambiente adatto per la proliferazione di questi tuberi. Il territorio, infatti, presenta terreni di medio impasto, con buona dotazione di calcio ed un regime pluviometrico umido. Le specie boschive, sotto le quali lo Scorsone viene cercato, sono, in genere, la quercia ed il cerro, presso cui, un tempo, si portavano al pascolo i maiali che, oltre alle ghiande, trovavano questi tuberi particolarmente gradevoli.

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Sarzefine di Zagarolo PAT Lazio

Si tratta di un “ortaggio da radice” chiamato scorzobianca o in gergo zagarolese “sarzefine”. Molto più conosciute in passato, quando erano utilizzate come alimento invernale perché ricco in sali minerali e vitamine. Con il passare del tempo la coltivazione delle sarzefine è stata un po’ abbandonata, ma oggi, grazie a qualche temerario coltivatore locale, questo ortaggio non è andato del tutto estinto. A Zagarolo la “sarzefina” ha origini antichissime. Nessuno sa bene perché si sia diffusa proprio in questa zona, rimanendo sconosciuta se ci si sposta appena di un chilometro.

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Roncoletta labicana PAT Lazio

La roncoletta labicana è una varietà di pisello che si caratterizza per la forma particolarmente incurvata del baccello che viene coltivata nella zona di Labico. Nella prima metà del Novecento la produzione della roncoletta godeva di una grande notorietà, tanto che durante gli anni Trenta (in pieno regime fascista) l’area fu destinata a zona sperimentale per accrescere la produttività di questo legume. Inoltre, negli stessi anni venne istituita la tradizionale Sagra dei Piselli che si svolge all’inizio del mese di giugno: si preparava una sfilata di carri decorati per l’occasione e ci partecipava tutta la popolazione di Labico. Dopo gli anni del boom economico, venendo a mancare la tradizione contadina si abbandonò anche la coltivazione della roncoletta.

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