Giglietto di Palestrina PAT Lazio

Prodotto Agroalimentare Tradizionale del LAZIO

Biscotto leggero e fragrante, ottenuto dall’impiego di semplici ingredienti come uova, farina e zucchero. Il Giglietto, di colore dorato chiaro tendente al bianco, presenta la caratteristica forma a giglio, ricavata a mano, con tre ramificazioni, lunghezza di circa 10 cm; gusto leggero. Si conserva per circa 2 settimane.

METODO DI PRODUZIONE

Il procedimento per la preparazione del Giglietto di Palestrina è molto semplice così come sono semplici e pochi gli ingredienti base: uova, farina e zucchero. Poco più di 2 kg di uova vengono miscelate a 2,6 kg di zucchero, all’interno di una impastatrice, con la successiva aggiunta di 2 kg di farina. Dopo 20 minuti circa, quando il composto dal colore giallo chiaro, ha assunto una consistenza omogenea ma abbastanza lenta, il tutto viene versato in un recipiente. Una certa quantità di impasto viene prelevato, posto su un banco di acciaio spolverato con della farina, e lavorato rigorosamente a mano a forma di bastoncino. Che a sua volta viene suddiviso in tre strisce afancate ed allungate singolarmente ad ottenere la caratteristica forma a giglio. Il biscotto, posto nella teglia di acciaio, viene cotto al forno per circa 10 minuti e successivamente posto a rafreddare a temperatura ambiente prima della vendita.

CENNI STORICI

Il Giglietto, biscotto tipico della tradizione di Palestrina, deve il nome alla caratteristica forma a giglio, simbolo araldico della dinastia dei Borbone di Francia. Ed è proprio alla gastronomia parigina seicentesca che lega le sue origini. Urbano VIII, al secolo Mafeo Barberini, considerato l’ultimo papa che pratica il nepotismo su vasta scala, nel 1630 compra da Francesco Colonna, per 775.000 scudi, il feudo di Palestrina per poi donarlo al fratello Carlo.

Alla sua morte, avvenuta nel 1644, si racconta che i principi Barberini, ottenuta la protezione della Francia, siano stati costretti a riparare alla corte di Luigi XIV in quanto accusati di aver male amministrato il denaro della Camera Apostolica. I principi si recano a Parigi portando con sè uno stuolo di segretari, paggi, cappellani, cuochi e pasticceri. Questi ultimi familiarizzano ben presto con i colleghi francesi che si dimostrano molto abili nella preparazione di questo biscotto dalla caratteristica forma a giglio, immagine simbolo dei Borbone. Tornati a Palestrina, i pasticceri del principe provano a comporre con gli stessi ingredienti, le api, simbolo dei Barberini, ma l’esperimento non sortisce lo stesso effetto e seguitano a fare il giglio, in ricordo del soggiorno in terra straniera. La città di Palestrina dedica dal 1998 a questo biscotto una sagra, che richiama ogni anno numerosi partecipanti.

Territorio di produzione

Provincia di Roma: Palestrina


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