Campania
COLATURA DI ALICI DI CETARA DOP

Le alici per la produzione della Colatura di Alici di Cetara DOP, devono essere pescate con il metodo tradizionale, ovvero con il cianciolo o pesca a circuizione. Le alici vengono decapitate ed eviscerate manualmente, cioè “scapezzate” manualmente; è ammessa la incruscatura, che consiste nel lasciare, per massimo 24 ore, le alici già decapitate ed eviscerate, in salamoia. La salagione delle alici avviene sistemandole a mano, a strati alterni con sale marino, in contenitori di legno, detti “terzigni”, da 20 kg o botti di legno, fino ad un massimo di 200 kg di contenuto.

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COLATURA DI ALICI DI CETARA DOP

Il calore atomico in piccoli impianti offre alla grande industria un’opzione climatica

I primi operatori di reattori nucleari in miniatura descrissero il loro lavoro come “solleticare la coda di un drago addormentato” a causa del pericolo connesso allo sbloccare l’energia negli atomi.

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Toscana
FARINA DI CASTAGNE DELLA LUNIGIANA DOP

Per ottenere la farina è necessario un lungo ed elaborato processo di lavorazione. I castagni sono coltivati secondo le regole stabilite dal disciplinare. Dopo la raccolta, le castagne vengono essiccate in contenitori detti “gradili” per un minimo di 25 giorni. Le castagne sono macinate con i tradizionali mulini in pietra. Per garantire la qualità della farina non è possibile macinare più di 5 quintali di castagne al giorno. La molitura deve essere effettuata entro il 30 gennaio dell’anno in cui è stata effettuata la raccolta.

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FARINA DI CASTAGNE DELLA LUNIGIANA DOP

Urbanizzazione, deforestazione e sovrasfruttamento delle risorse

Urbanizzazione, deforestazione e sovrasfruttamento delle risorse stanno modificando i territori ed è sempre più evidente la necessità di invertire questa tendenza, prima che sia troppo tardi. Punto di partenza deve essere la tutela del suolo, risorsa strategica per l’Europa, fondamentale per rigenerare i territori, conservare la biodiversità, dare un maggiore sostegno all’agricoltura, lottare contro la desertificazione e i cambiamenti climatici.

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Fieno Greco, Trigonella foenum-graecum L.

Fieno Greco: Il nome Trigonella deriva dal greco triganos=triangolare in riferimento alla forma a triangolo dei suoi semi. Foenum graecum si riferisce invece al suo uso nell’antichità per l’alimentazione del bestiame ed alla sua origine orientale. Un tempo era utilizzato dalle giovani donne africane nel periodo precedente alle nozze per aumentare il seno.

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Agnello da latte, agnèl razze massese e sarda PAT

Le razze utilizzate per questa produzione sono quelle più comuni nel nostro territorio per la produzione del latte: razze sarda e massese, che si sono affiancate ed hanno sostituito negli ultimi 40 anni le razze un tempo allevate nella nostra Regione

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Lonza, ‘Capelomme’ PAT

La produzione della lonza, localmente anche chiamata ‘capelomme’, interessa l’intero territorio abruzzese e, pur con altri nomi, anche molte regioni del centro e del sud Italia. Si tratta di un salume ricavato dalla lombata di maiale, che viene “rivestita” con le budella del suino, legato tutt’intorno con uno spago di medio calibro e fatto asciugare appeso, inizialmente al fumo del camino e, successivamente, in un locale privo di umidità per la vera e propria stagionatura.

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Cipresso dell’Arizona, Cupressus arizonica

Secondo quanto riportato da PIGNATTI (1982), la flora italiana annovera 3 specie di cipresso, tutte di provenienza esotica. Tra queste C. sempervirens, archeofita proveniente dall’Oriente e comunemente diffusa dal livello del mare fino a circa 1200 m di quota, ormai da tempo naturalizzata in gran parte delle regioni della Penisola (CONTI & al., 2005). Sono presenti, inoltre, C. arizonica Greene e C. macrocarpa Hartw., specie di più recente introduzione, coltivate inizialmente per fini ornamentali e in seguito diffusamente utilizzate in interventi di riforestazione e nella realizzazione di siepi, filari e barriere frangivento.

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Mercatello sul Metauro
Pesaro Urbino – MARCHE

Alla scoperta di Mercatello sul Metauro, un delizioso borgo della provincia di Pesaro Urbino nelle Marche. Letteralmente il nome del borgo significa ‘piccolo mercato‘. Pare infatti che fin dai tempi antichi proprio qui, in questo piccolo centro nell’alta Valle del Fiume Metauro, si svolgesse ogni settimana un mercato che attirava un gran numero di persone dalle campagne circostanti.

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Pesaro Urbino – MARCHE