Proverbi più famosi della Toscana

I proverbi, in quanto patrimonio di conoscenze acquisite con l’esperienza di generazioni, davano conforto e sicurezza alla società che li utilizzava perché preparavano ad affrontare i diversi aspetti della realtà, anche negativi, e superarli.

Rassegna dei più belli e famosi proverbi Toscani.

A cane scottato, l’acqua fresca gli par calda.

A chi Dio vuoi castigare, leva il cervello.

A nave rotta ogni vento è contrario.
Nessuna condizione fa bene a qualcuno che non ha gli strumenti adatti.

A ogni uccello suo nido è bello.

A padre avaro figlioul prodigo

Acqua lontana non spegne il fuoco

Gli aiuti che non sono pronti all’occasione, non giovano a nulla)

Adulatori e parassiti sono come i pidocchi

Gli adulatori e i parassiti vivono a spese degli altri

Al contadino non gli far sapere, quanto sia buono il cacio colle pere.

Alla morte e al pagamento indugia quanto puoi.
Questo proverbio è un po’ il rovesciamento di quello che dice “solo due cose sono inevitabili: la morte e le tasse”. Infatti intende dire di evitare queste due cose il più possibile.

Alle giovani i bocconi, alle vecchie li stranguglioni – proverbio citato nel Decamerone di Boccaccio. I ‘bocconi buoni’ sono gli amanti giovani, gli ‘stranguglioni sono i bocconi cattivi, cioè gli amanti vecchi

Amico di tutti e di nessuno, è tutt’uno.

Amore e gelosia nacquero insieme.

Bacco, tabacco e Venere riducono l’uomo in cenere.
Il vino, il tabacco e il sesso (Venere qui indica la dea dell’amore) riducono l’uomo a l’ombra di se stesso.

Bacio di bocca spesso cuor non tocca.
Significa che non tutti i baci sono appassionati e quindi non tutti riescono a suscitare forti emozioni.

Bella moglie, dolce veleno.

Bellezza senza bontà è casa senz’uscio, nave senza vento, fonte senz’acqua.

Bisogna far lo sciocco per non pagar il sale.
Ancora una volta, i proverbi toscani riscrivono nel loro modo colorito alcuni aforismi già conosciuti. Questa è una variante di “fare lo scemo per non andare in guerra”, ossia cercare di non apparire intelligente per non dover fare qualcosa di importante e faticoso.

Brutto in fascia, bello in piazza.
Modo di dire divertente per dire che spesso un bambino brutto cresce diventando un bel ragazzo.

Buone parole e cattivi fatti, ingannano savi e matti.

Cambia la musica, ma i sonatori son gli stessi.
Ossia che può anche cambiare il contesto, ma se le persone sono le stesse non cambia nulla.

Caricarsi di legna verde
È un modo per descrivere il farsi carico di fastidi inutili. La legna verde è quella troppo acerba per ardere e quindi “inutile” ad accendere un fuoco.

Casa che ha buon vicino, val più qualche fiorino.
Ossia avere un buon vicinato vale più di qualsiasi altra cosa.

Casa mia, casa mia, per piccina che tu sia, tu mi sembri una badia.
Nulla è bello come la propria casa, fosse anche molto piccola.

Cencio dice male di straccio.
Versione di “il bue che dice cornuto all’asino”, ossia l’ascoltare le parole negative ei pettegolezzi sugli altri di qualcuno che non è comunque irreprensibile. In questo caso cencio e straccio richiamano lo stesso oggetto per pulire, quindi due persone che sono praticamente uguali in difetti.

Chi ‘un ha quattrini ‘un abbia voglie.
Significa “chi non ha soldi che non abbia voglie”, ossia chi non ha denaro è meglio che non abbia né desideri né vizi, perché non può permetterseli.

Chi affoga, s’impiccherebbe alle funi del cielo.
Proverbio molto particolare per dire che chi sta vivendo un momento duro farebbe qualsiasi cosa, anche spiacevole, per uscirne.

Chi all’onor suo manca un momento, non vi ripara poi in anni cento.
Perdere l’onore anche solo per un istante non può essere riparato, neanche dopo cento anni.

Chi burla lo zoppo badi d’esser dritto.
Un altro bel modo di dire toscano, che si traduce con “Chi prende in giro lo zoppo, farà meglio a essere diritto”, spiegando che se si prende in giro qualcuno per qualcosa, è meglio controllare di essere a posto con la coscienza e se stessi.

Chi dà presto è come se desse due volte.

Chi dà retta al cervello degli altri, butta via il suo.
Significa che chi dà troppo retta agli altri rischia di sbagliare, perché non segue il suo istinto.

Chi di gallina nasce, convien che razzoli
Significa che “chi nasce gallina deve almeno saper razzolare”, ossia che chi nasce da un determinato contesto sociale, farebbe almeno bene a saperlo sfruttare a suo vantaggio.

Chi disse donna, disse danno.

Chi è al coperto quando piove, è ben matto se si muove; se si muove e se si bagna, è ben matto se si lagna.
Una versione particolare di “chi è causa del suo mal pianga se stesso”. Vuol dire che è stupido cambiare le cose quando le cose stanno andando bene e, se invece si decide di farlo, è stupido poi lamentarsi delle conseguenze.

Chi è più alto, è il bersaglio di tutti.

Chi fonda sul popolo, fonda sul fango.
Fondare il proprio potere sul popolo di rende instabile perché il popolo cambia idea ed è inconsistente. Modo di dire usato anche ne Il Principe di Machiavelli.

Chi ha bella moglie la non è tutta sua.

Chi ha denti, non ha pane; e chi ha pane, non ha denti.
Spesso chi ha tutti gli strumenti per vivere bene non li sa usare e viceversa.

Chi ha fatta la roba, può far la persona.
Significa che chi ha fatto il suo dovere può prendersi il meritato riposo.

Chi lascia la via vecchia per la nuova, sette volte ingannato si ritrova.

Chi loda per interesse vorrebbe esser fratello del lodato

Chi mal cerca fama, se stesso diffama.

Chi manca a un sol amico, molti ne perde.

Chi monta più alto ch’e’ non deve, cade più basso ch’e’ non crede.
Significa che “chi sale più in alto di quello che dovrebbe, cade più in basso di quello che crede”. Come a dire che chi supera un limite che non dovrebbe superare avrà conseguenze più grandi di quello che pensa.

Chi nasce bella, nasce maritata.

Chi non carneggia, non festeggia.
In Toscana la carne è sinonimo di festa e quindi “chi non mangia carne, non festeggia”.

Chi offende se la scorda e chi è offeso se la ricorda.

Chi perde la roba perde molto, ma chi perde il cuore perde tutto.

Chi sbadiglia non può mentire: o gli ha fame o vuol dormire.

Chi si loda s’imbroda.
Ma lodarsi da solo, perché in qualche modo il karma lo restituisce in negativo. Significato simile per “l’accidente, gira gira, torna addosso a chi lo tira”, che però parte dalla premessa opposto.

Chi si marita fa bene, e chi no, fa meglio.

Chi t’accarezza più di quel che suole, o t’ha ingannato o ingannar ti vuole.
Guardati da qualcuno che cambia atteggiamento nei tuoi confronti all’improvviso: o vuole ingannarti o lo ha già fatto.

Chi troppo ride ha natura di matto; e chi non ride è di razza di gatto.

Cielo a pecorelle, acqua a catinelle.

Comandi chi può, e obbedisca chi deve.

Con arte e con inganno, si vive mezzo l’anno.

Contro la forza la ragion non vale.

Corvi con corvi, non si cavan gli occhi
Ossia due persone uguali tendono ad andare d’accordo. O anche, se si è dalla stessa parte, si lavora bene.

Dì il vero a uno, ed è tuo nemico.

Dimmi chi tu pratichi, e ti dirò chi sei.

Dio ti salvi da un cattivo vicino, e da un principiante di violino.

Dispicca l’impiccato, impiccherà poi te.

Donne e buoi, de’ paesi tuoi.

Dove sta un pane, può stare una parola. (cioè, chi ti dà da mangiare, è autorizzato ad ammonirti)

Due cose sono buone dopo la morte: l’avaro e il maiale
Un modo di dire piuttosto pungente: sia il maiale che l’avaro danno tanto solo quando non sono più in vita.

Due piedi non istanno bene in una calza.
Altra versione di “mai tenere due piedi in una scarpa”, ossia bisogna sempre decidere da che parte stare. Stesso significato per: “Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca”.

Duro con duro non fa buon muro.
Ossia due persone entrambe testarde e ostinate non possono avere una conversazione.

È meglio dare e pentire, che tenere e patire.

È meglio errar con molti ch’esser savio solo.
Questo proverbio si rifà alla solitudine, affermando che è molto meglio sbagliare stando però in compagnia di molti, che essere saggio ma da soli.

È meglio esser capo di lucertola, che coda di dragone.
Ossia è meglio essere a capo di una cosa piccola che alla coda di una cosa grande, un po’ come se dicessimo che è meglio essere il padrone di un proprio piccolo progetto che un ingranaggio in un progetto enorme che non è tuo.

È meglio morir con onore, che vivere con vergogna.

È meglio un piatto di buon viso che un pranzo senza amore
Una tavola povera ma rallegrata dalla buona compagnia è meglio che una ricca infelice ed ostile.

È meglio un tieni tieni, che cento piglia piglia.

Dì il vero a uno, ed è tuo nemico.
Nessuno vuole sentire davvero la verità. Nel momento in cui la dici a qualcuno, questi diventa automaticamente un tuo nemico.

Faccia chi può, prima che il tempo mute; che tutte le lasciate son perdute.
Molto simile a “ogni lasciata è persa”, entrambi i detti vogliono esortare a prendere il treno che passa, perché questo non passa mai due volte.

Fatta la legge, pensata la malizia.
La versione toscana del detto popolare “fatta la legge, trovato l’inganno”

Fatti buon nome e piscia a letto, e’ diranno che hai sudato.

Fidati era un buon uomo, non ti fidare era meglio.

Fino a quaranta, si ride e si canta; da quaranta in là, mi dole di qui, mi dole di là.
Brutta l’età, dopo i quaranta si sentono tutti!

Fino alla bara, sempre se ne impara.

Fiorentini ciechi, senesi matti, pisani traditori, lucchesi signori, maremmani Dio ne scampi i cani.
Uno dei proverbi toscani più celebri, cita la secolare guerra che esiste tra tutte le città toscane. Ovviamente si basa sul punto di vista che ogni cittadino ha dell’altra città.

Frenesia, gelosia, eresia, mai son sanate per alcuna via.

Gennaio zappatore, febbraio potatore, marzo amoroso, aprile carciofaio, maggio ciliegiaio, giugno fruttaio, luglio agrestaio, agosto pescaio, settembre ficaio, ottobre mostaio, novembre vinaio, dicembre favaio.

Gli errori dei medici sono coperti dalla terra, quelli dei ricchi dai denari.
Per dire che, mentre gli errori medici portano alla morte del malcapitato e quindi la terra letteralmente “li copre”, le colpe dei ricchi sono sotterrati metaforicamente dai soldi, perché possono permettersi di nasconderli pagando altri.

Guelfo non son, né Ghibellin m’appello: chi mi dà da mangiar, tengo per quello.
Questo proverbio significa che si sta dalla parte di chi ci dà da mangiare, ossia si salta sul carro del vincitore. Questo detto affonda profondamente nella storia della Toscana, perché si riferisce alla guerra tra Guelfi e Ghibellini, ossia la fazione del Papa e quella dell’imperatore che si scontrarono tra il 1200 e il 1300.

I poveri sono i primi alle forche, e gli ultimi a tavola.

I’padrone sono io, ma chi comanda è la mi’ moglie
A casa e in famiglia, è la donna al comando.

Il cuor delle donne è fatto a spicchi come il popone.

Il cuore dei bricconi è un mare in burrasca.
Il cuore dei bad boys è un mare in burrasca, ossia è caratterizzato da fortissime emozioni e poca stabilità.

Il cuore ha le sue ragioni e non intende ragione.

Il grano del diavolo va tutto in crusca
Ossia tutto ciò che viene guadagnato in modo disonesto (con l’aiuto del diavolo) si ritorcerà contro chi ha agito in malafede. Nel detto si usa la crusca che è praticamente il residuo finale della macinazione del grano.

Il medico pietoso fa la piaga puzzolente.

Il mondo è di chi lo sa canzonare.

Il padrone sono io, ma chi comanda è la mi’ moglie

cioè, sono le donne che prendono le decisioni per la casa e per la famiglia

II pane degli altri è salato.
Questo detto vuol dire che provvedere alla casa con il pane degli altri, e quindi non riuscire a provvedere da sé, non è onorevole e fa male.

Il più ciuco è fatto priore.

Impara il mestiere e mettilo là; quando bisogna, vallo a cercà.
Altra variante di “impara l’arte e mettila da parte”.

In Chiesa coi Santi, e in taverna co’ ghiottoni.
Letteralmente significa “in chiesa coni Santi e in taverna con i bevitori”, ossia ogni cosa va fatta con le persone giuste per quell’incarico. Questo proverbio viene citato persino nell’inferno di Dante.

Ira senza forza, nulla vale.

L’accidente, gira gira, torna addosso a chi lo tira.

L’amicizia si dee sdrucire, non istracciare.
Vuol dire che l’amicizia si può anche stropicciare ma non si deve strappare.

L’amico non è conosciuto finché non è perduto.

L’amore non è bello se non è stizzarello.
Molti proverbi toscani riprendono in una versione differente modi di dire già esistenti. Questo, per esempio, vuole dire che “l’amore non è bello se non è litigarello”.

L’amicizie devono essere immortali, e le inimicizie mortali.

L’ha visto più soffitti lei d’un imbianchino – Detto di donna che ha giaciuto in innumerevoli letti

L’infermo mentre spira sempre spera.
Letteralmente: “l’infermo, mentre muore, sempre spera”. Significa che la speranza è l’ultima a morire e persino sul letto di morte ancora si spera.

L’onore porta oro, ma non l’oro l’onore.

L’ostetrica campa co’ vivi, i’becchino co’ morti, e i’prete con tutt’e due
C’è chi campa sia con la vita che con la morte. Chiara metafora che riguarda chi campa bene in qualsiasi condizione venga a trovarsi.

L’ultimo vestito ce lo fanno senza tasche.
Bel proverbio che intende dire che al di là della vita non si possono portare i beni terreni in quanto “l’ultimo abito e senza tasche”. Meglio allora godere in vita dei propri averi.

La beltà senza la grazia è un amo senza l’esca.
La sola bellezza estetica non è niente senza la grazia interiore, così come un amo luccicante per i pesci non è nulla senza l’esca. Altro modo di dirlo è: “bellezza senza bontà è casa senz’uscio, nave senza vento, fonte senz’acqua”

La buona fama è come il cipresso.
Proprio come il cipresso che, una volta tagliato, muore per sempre, così la buona fama sparisce per sempre una volta intaccata.

La lingua batte dove il dente duole.

La lode giova al savio e nuoce al matto.

La lontananza ogni gran piaga sana.

La maggior gloria del vincere è perdonare al vinto.

La mala compagnia fa cattivo sangue.
Stare con persone negative porta a fare pensieri negativi. Bisogna circondarsi di persone positive per non farsi il sangue cattivo.

La necessità non ha legge.
Un proverbio molto interessante: quando si è in difficoltà si tende a fare di tutto per stare meglio e nessuna legge può cambiare questo.

La pazienza è una buona erba, ma non nasce in tutti gli orti.
Sul valore inestimabile della pazienza.

La prima oliva è oro, la seconda argento, la terza non val niente

La verità è figliola del tempo.

La verità può languire ma non perire.

La vita dell’adulatore poco tempo sta in fiore

prima o poi l’adulatore viene scoperto

Lagrime di donne, fontana di malizia.

Lavoratore buono, d’un podere ne fa due; cattivo, ne fa un mezzo.

Le donne dicono sempre il vero; ma non lo dicono tutto intero

Le donne son sante in chiesa, angele in istrada, diavole in casa, civette alla finestra e gazze alla porta.

Le donne sono il purgatorio della borsa, il paradiso del corpo, e l’inferno dell’anima.
Dante sarebbe stato d’accordo con i suoi conterranei. Questo proverbio si riferisce alle donne e come gli uomini le vedono.

Levarsi la sete col prosciutto

Il prosciutto toscano per tradizione è salato. Il proverbio si riferisce a chi vuol risolvere un problema adottando delle azioni che hanno invece l’effetto di peggiorarlo

Lontan dagli occhi, lontan dal cuore.

Meglio invidiati ‘he compatiti.
Meglio essere invidiati perché di successo, che compatiti per fallimentari.

Meglio puzzà di merda che di povero.

Meglio un aiuto che cinquanta consigli.
In una situazione di difficoltà è meglio avere anche un solo aiuto pratico, che cento consigli da persone che non ti aiuteranno.

Meglio una cosa fatta che cento da fare.
Per le persone procrastinatrici: è meglio aver concluso anche una cosa piccola, che averne molte da fare ancora.

Meglio una sassata nella testa, che una ferita nell’onore.
Le ferite del fisico sono meno gravi e profonde delle ferite dell’onore.

Molte volte i nocumenti sono agli uomini insegnamenti.

Morso di pecora non passa mai la pelle.
Un po’ come a dire “can che abbaia non morde”, il morso di una pecora è troppo superficiale per fare davvero male.

Ne’ pericoli si vede chi d’amico ha vera fede.

Nella guerra d’amor vince chi fugge.

Nella pace i giovani seppelliscono i vecchi, ma nella guerra i vecchi seppelliscono i giovani.

Nelle botti piccine c’è er vino bono.

Nessuna meraviglia dura più di tre giorni.

Niuna persona senza peccato, niun peccato senza rimorso.
Non c’è nessuna persona che viva senza peccato e nessun peccato che venga fatto senza rimorso. Ne consegue che tutta l’umanità è piena di rimorsi.

Non bisogna fare il diavolo più nero di quanto non sia.
Versione di “mai fasciarsi la testa prima di rompersela”. Entrambe significano che non bisogna fare le cose più nere di quel che sono.

Non c’è migliore specchio dell’amico vecchio.

Non è malvagio eguale a quel che si compiace del far male.
La persona più malvagia che possa esistere è quella che si compiace nel fare del male.

Non è più bel mestiere, che non aver pensiere.

Non nominare la fune in casa dell’impiccato.

Non sa donare chi tarda a dare.

Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca.

Non si sente le campane piccole quando suonano le grandi.
Un modo per dire che quando succede qualcosa di grande si è distratti e non si notato le cose piccole.

Oggi è fiore, doman si muore.

Oggi male, doman bene, prendi il mondo come viene.

Ogni dieci anni un uomo ha bisogno dell’altro.

Ogni difforme trova il suo conforme.
Un bel detto per dire che chiunque può trovare qualcuno di simile.

Ogni volta che uno ride, leva un chiodo alla bara.
Ridere ed essere felici è un modo per allontanare la morte e vivere bene.

Ognuno ama la giustizia a casa d’altri.
Ossia “tutti vogliamo il rispetto delle regole ma a casa degli altri” (e non a casa nostra).

Olio, aceto, pepe e sale, fanno buono uno stivale

Onestà e gentilezza sopravanza ogni bellezza.

Pane di Prato, vino di Pomino, potta di Siena, cinci fiorentino.
Questo detto toscano si ricollega alle tradizioni, asserendo che ogni luogo ha le sue specialità e tutte sono ugualmente importanti.

Peggio è l’invidia dell’amico, che l’insidia del nemico.
È più pericolosa l’invidia di qualcuno che ci è vicino e ci conosce, dell’insidie di un nemico qualunque.

Per conoscere un furbo ci vuole un furbo e mezzo.
Pe riconoscere qualcuno che sta facendo il furbo, bisogna essere più furbo di lui.

Piccola acqua fa cessar gran vento.
Ovviamente questo proverbio si basa su un comportamento meteorologico, ma in realtà vuol dire che anche poche lacrime possono far cessare un grande sconvolgimento emotivo. Quindi sempre meglio sfogare le emozioni.

Poeti, pittori, strologi e musici fanno una gabbia di matti.

Porta aperta per chi porta, e chi non porta, parta.
Alcuni proverbi toscani sono quasi degli scioglilingua. Questo vuol dire che si apre la porta e si dà il benvenuto a chiunque porti un regalo, mentre chi attiva a mani vuote deve andarsene.

Prima di scegliere l’amico bisogna averci mangiato sale sett’anni.
Altra variante di “l’amico vero si vede nel momento del bisogno”, questo detto intende dire che un vero amico si può scegliere dopo aver vissuto momenti duri con lui.

Quando il caso è disperato, la Provvidenza è vicina.

Quando la volpe predica, guardatevi, galline.
Attenzione a un furbo che finge di essere un buono per estorcervi qualcosa.

Quando Siena piange, Firenze ride.
Ancora una volta, un proverbio che deriva dall’ambito meteorologico ma si rifà sempre alla rivalità tra le città toscane. Esiste anche in senso opposto.

Quel che fu duro a patire, è dolce a ricordar.
Tutto ciò che viene conquistato duramente è ancora più amato e viene ricordato con maggiore dolcezza.

Saltar d’Arno in Bacchiglione
Il Bacchiglione è un fiume nel Veneto: cioè, saltare da una cosa all’altra senza riuscire a concludere nulla.

Sanno più un savio e un matto, che un savio solo.

Se la mi’ nonna aveva le ruote era un carretto. O anche: Se i’mi nonno aveva cinque palle era un flipper
Per tutti quelli che si appellano alle ipotesi astratte senza attenersi alla realtà.

Se non si maritassero altro che le belle, cosa farebbero le brutte?

Se tu vuoi star sano, piscia spesso come il cane.

Se un cieco guida l’altro, tutti due cascano nella fossa.

Senza lilleri un si lallera.
Invito a essere realisti. I “lilleri” in dialetto toscano sono i soldi, il denaro contante. Il proverbio vuol dire che è inutile pensare in grande, sviluppare progetti importanti o fantasticare senza i soldi per farlo.

Sdegno cresce amore.

Si può fare il male a forza, ma non il bene.

Socera e nora, tempesta e gragnola.
Ossia: “suocera e nuora, tempesta e grandine”. L’allusione è al fatto che il rapporto tra suocera e nuora è sempre conflittuale.

Star con i frati a zappar l’orto
Indica qualcuno che non prende posizione e, per dar ragione a tutti, segue le azioni del gruppo.

Tira più i’ filo di una sottana che un carro di buoi della Chiana.
Variante fiorentina del celebre detto.

Tre cose vuole il campo, buon lavoratore, buon seme e buon tempo.

Tre donne fanno un mercato e quattro fanno una fiera.

Tristo a quella casa dove gallina canta e gallo tace

infelice quella casa dove l’uomo è sottomesso alla donna

Tutti i guai son guai, ma il guaio senza pane è il più grosso.
Ci possono essere tanti problemi, ma il più grave è legato alla mancanza di cibo.

Tutto cala in vecchiezza, fuorché avarizia, prudenza e saviezza.

‘Un si frigge mi’a coll’aqua!
Indica che in alcune situazioni bisogna non badare a spese.

Un nemico è troppo, e cento amici non bastano.
Ancora una volta un lator proverbio sull’amicizia molto bello: esso asserisce che avere anche un solo nemico è troppo per una vita, mentre avere cento amici è anche troppo poco e bisognerebbe circondassi di amicizia.

Un neo cresce bellezza.

Un noce in una vigna, una talpa in un prato, un legista in una terra, un porco in un campo di biada, e un cattivo governatore in una città, sono assai per guastare tutto.

Un pazzo getta una pietra nel pozzo, che poi ci voglion cento savi a cavarla fuori.

Un uomo ne val cento, e cento non ne vagliono uno.

Una pera fradicia ne guasta un monte

Una volta corre il cane e una volta la lepre.
Un altro modo per dire “un po’ per uno”.

V’è chi bacia tal mano che vorrebbe veder mozza.


Pane di Po, Signano e Agnino PAT Toscana

Il pane di Po, Signano e Agnino ha generalmente forma rotonda; la pezzatura è di circa 800 grammi. La cottura in forno a legna e l’utilizzo di crusca e farina prodotta nel mulino locale gli conferiscono una fragranza ed un aroma particolari. La farina di grano tenero viene impastata con acqua, lievito, sale e crusca….

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Spalla di maiale pisana PAT Toscana

La spalla di maiale pisana è un salume di pezzatura fra gli 8 e i 10 kg circa. La sua carne ha consistenza tenera e colore dal rosato al rosso intenso, mentre il grasso è compatto e biancastro. La spalla pisana viene ottenuta da maiali di peso elevato. Una volta massaggiata con aglio, sale, pepe…

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