Corona di San Bartolomeo PAT Toscana

Le “corone” sono gustosi dolcetti di pasta frolla che consistono in collane fatte di pippi (palline fatte di un impasto dolce) infilzati in uno spago. I bambini man mano che tolgono i pippi dallo spago si dice che “spippolano” la corona. I pippi sono biscotti di pasta frolla di forma rotonda, abbelliti con pallini colorati e impreziositi da cioccolatini quasi fossero gemme preziose, soprattutto sul medaglione centrale. I cioccolatini vengono aggiunti subito dopo aver tolto i pippi dal forno, quando la pasta è ancora abbastanza morbida da permettere al cioccolatino di aderirvi.

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Corolli incesi PAT Toscana

I corolli incesi sono dei biscotti dalla particolare forma ondulata, sui quali vengono fatte delle “incisioni”, da cui il nome. Sono profumati e ricchi dell’essenza di anice. Dopo aver montato bene le uova con lo zucchero ed avervi aggiunto lentamente l’olio, il sale, la farina e i semi d’anice, l’impasto deve essere lavorato a lungo con le mani finché non diventa compatto e sodo. La pasta ottenuta viene ridotta in bastoncini lunghi circa dieci centimetri, dando a ciascuno una forma vagamente ondulata e operando, qua e là, delle incisioni (da cui “incesi”). A questo punto i corolli vengono scottati in acqua, in un recipiente largo e unto. Quando affiorano, vengono tolti, stesi sopra un panno e lasciati asciugare bene. Vengono poi disposti in un teglione e cotti in forno.

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Confetti di Pistoia PAT Toscana

I confetti di Pistoia si ottengono con antichi sistemi di lavorazione che prevedono l’utilizzo di attrezzi particolari quali la bassina e l’imbuto di metallo con il quale il confetto viene cosparso di zucchero. La ricetta originale prevede esclusivamente l’utilizzo dell’anice dal sapore molto deciso. Si racconta che il traditore di Pistoia Vanni Fuggi, del quale si parla nella Divina Commedia, soleva sbarazzarsi di mogli e suocere pedanti offrendo confetti di Pistoia avvelenati. La tradizione storica richiama gli “anici confecti” che venivano preparati in occasione del rinfresco per la festa del patrono San Jacopo. I confetti di Pistoia hanno mantenuto una forte tradizionalità fino agli anni 50 quando, in occasione dei matrimoni, venivano acquistati in gran quantità e lanciati in segno di giubilo agli invitati però, essendo bitorzoluti, non si rompevano e così venivano mangiati da tutti. Pian piano con l’avvento delle bomboniere, l’uso dei confetti si è perso, tanto che negli anni 60 molti confettai pistoiesi cessarono la loro attività. Oggi rivive la tradizione del confetto nel territorio come prodotto di nicchia. Gli altri confetti, quelli lisci che peraltro vengono prodotti a Pistoia, si chiamano “fagioli”.

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Cioccolato artigianale toscano PAT

Il cioccolato artigianale tradizionale toscano si presenta in forme e dimensioni diverse a seconda della lavorazione finale cui viene sottoposto: praline, tavolette, creme spalmabili, ecc. Si caratterizza per l’impiego di materie prime selezionate dall’artigiano produttore, miscelate in base alla propria esperienza per ottenere le diverse tipologie di prodotto finito. Il cioccolato prodotto deriva esclusivamente dalla lavorazione delle fave di cacao raccolte nelle zone di coltivazione più vocate. Si tratta di cioccolato puro al quale non vengono aggiunti ulteriori ingredienti, in modo particolare i grassi presenti sono quelli naturali del burro di cacao e non quelli vegetali consentiti dall’attuale normativa. Tutto il processo produttivo avviene nel laboratorio di lavorazione dell’artigiano.

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Ciaramito di Castell’Azzara PAT Toscana

Il ciaramito è un dolce che si prepara con uova, farina, zucchero, lievito naturale, semi di anice e strutto. Ha una forma circolare, a ciambella bucata, con un diametro che va dai 10 cm in su. Il sapore dolce intenso è dato dall’anice. L’impasto per la preparazione del ciaramito viene preparato a mano, in una zuppiera con l’aiuto di un mestolo di legno. Sono amalgamati anice, farina, uova sbattute, strutto preventivamente sciolto, lievito e zucchero. Quando l’impasto è pronto si dà forma alle ciambelle che vengono adagiate in teglioni già predisposti e unti con lo strutto, indorate ed infornate. La cottura avviene in forno a 180°C per mezz’ora.

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Mangia e bei PAT Toscana

I mangia e bei devono la loro tradizionalità al particolare sistema di lavorazione che prevede l’utilizzo di tavole di legno e di panni umidi di cotone durante la lievitazione, e la cottura in forno a legna. La loro particolarità è da attribuire anche alla combinazione degli ingredienti, che spiega anche il nome: le focaccine venivano farcite con sciroppo di menta o di cedro così che contemporaneamente si poteva “mangiare” e “bere”. La farina, le uova, l’olio e lo strutto sono tutti ingredienti di origine locale. Una volta si producevano, in occasione della Fiera di Prato, dall’8 all’11 di settembre, quando era tradizione acquistare dai “chiccai” questi dolcetti tondi, un “peccato di gola” che anche la gente più umile si concedeva nei giorni di festa. L’utilizzo di sciroppo di menta o di cedro per fare dolci è oggi scomparso, almeno nel pratese. I mangia e bei hanno una storia di almeno 150 anni.

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Cialde di Montecatini PAT Toscana

Le cialde di Montecatini sono nate negli anni venti grazie all’iniziativa di una famiglia di ebrei cecoslovacchi che pensarono di allestire un laboratorio di pasticceria in una città, Montecatini, che allora era frequentata esclusivamente da un turismo di élite. Oggi le cialde sono conosciute anche all’estero. Sono particolarmente apprezzate per la prima colazione dei bambini per il loro alto valore energetico e per essere prive di grassi.

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