Mandorle Arrubia PAT

Prodotto Agroalimentare Tradizionale della Sardegna

TERRITORIO INTERESSATO ALLA PRODUZIONE

Tutto il territorio della Regione Sardegna

Mandorla Arrubia di Cagliari – Sardegna

CATEGORIA

Semi per il comparto dolciario

NOME GEOGRAFICO ABBINATO

Cagliari

SINONIMI

Mindula, Mendula.

DESCRIZIONE SINTETICA DEL PRODOTTO

Varietà di mandorle sarde dolci per uso dolciario Alberi vigorosi, a portamento tendenzialmente assurgente, con rami di 1-2 anni robusti. Foglie grandi (lunghezza media mm70, larghezza media mm 23) di forma ellittico-allungata o lanceolata ecc…

Fiori piuttosto grandi (diametro medio mm 38); i petali sono bianchi, con unghia rossastra ecc…

Frutti: il mallo è quasi completamente soffuso di rosso e si distacca con facilità. L’endocarpo è duro, ellissoidale, con base appiattita, apice arrotondato; la superficie è leggermente rugosa, con pori grandi piuttosto radi; il dorso è poco incurvato; il ventre è carenato; la sezione trasversale è ellissoidale; il massimo spessore è prevalentemente centrale. Le mandorle in guscio sono lunghe, in media, mm 39, larghe mm 28, spesse mm 18 e pesano circa gr 7 ciascuna. I semi sono dolci, di forma ellissoidale allungata, lunghi in media mm 30, larghi mm 17 e spessi mm 7. Cento semi pesano circa gr 150.

Caratteri biologici, agronomici e commerciali: la fioritura è intermedia rispetto a quella delle altre cultivar. L’ Arrubia è apprezzata dagli agricoltori per la sua produttività, per la costanza della fruttificazione, per la sua rusticità e per le caratteristiche organolettiche del prodotto (pezzatura; bassa percentuale di semi gemellari, pari a circa il 5%; rispondenza alle esigenze dell’industria della confetteria). La resa è in media del 26%.

MATERIALI, ATTREZZATURE SPECIFICHE UTILIZZATI PER LA PREPARAZIONE

Le mandorle possono essere consumate direttamente, tostate o crude, ma trovano soprattutto impiego nel comparto dolciario tradizionale della Sardegna (torrone, amaretti, gueffus, candelaus, ecc.) costituendone spesso l’ingrediente di base. Oggi, si tende sempre più ad utilizzare mandorle importate dall’estero perché risultano economicamente più convenienti; tuttavia, questa utilizzazione comporta un abbassamento di qualità in termini di gusto (un tempo mix di varietà) e di durata dei dolci a base di mandorle (le varietà sarde hanno un minor contenuto di acqua ed un maggior contenuto di olio – i semi contengono olii, in percentuale variabile dal 38 al 58%). Occorre pertanto assicurare di nuovo al comparto dolciario la regolare fornitura di prodotto locale indispensabile per il mantenimento della tipicità.

TRADIZIONALITÀ

In Sardegna il mandorlo è coltivato da antica data e, specialmente nel passato, ha costituito un’importante fonte di reddito per molti agricoltori. Le prime coltivazioni specializzate, incoraggiate dal Ministero dell’Agricoltura, risalgono ai primi del ‘900, soprattutto nel retroterra di Cagliari e nell’agro di Sanluri.

Ai primi del secolo il mandorlo era il fruttifero più coltivato, con 6000 ettari in colture specializzate e 5000 ettari in coltura promiscua. A partire dagli anni ’50 è cominciato il declino di questa coltura in Sardegna. Attualmente è presente con 2500 ettari di colture specializzate e 7000 ettari di colture promiscue. La nostra regione è la terza produttrice di mandorle, dopo la Sicilia e la Puglia.

Simbua frita cun satitzu PAT

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