Sentiero Italia CAI PIEMONTE 22° Tappa Rifugio Quintino Sella – Rifugio Barbara Lowrie

Rifugio Quintino Sella – Rifugio Barbara Lowrie Con questa tappa di lunghezza media e dislivello sensibile si passa dalla Provincia di Cuneo alla Provincia di Torino. La partenza dal Rifugio Quintino Sella prevede una breve risalita e poi una lunga discesa verso il Pian del Re e le sorgenti del fiume Po. Lungo il percorso si incontrano alcuni splendidi laghi di montagna e si cammina con le imponenti pareti est e nord del Monviso alle spalle. Giunti al Pian del Re si prosegue salendo per prati e pascoli sul versante meridionale fino al Colle della Gianna che separa la Valle Po dalla vicina Val Pellice segnando anche il confine provinciale. Da qui una lunga discesa porta al Rifugio Barbara Lowrie che sorge nei pressi della borgata Grange del Pis.

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I tirannicidi – Armodio e Aristogitone

Le due imponenti statue, che inizialmente facevano forse parte di un più complesso gruppo statuario, furono rinvenute nel corso degli scavi di Villa Adriana, la grandiosa residenza suburbana che l’imperatore Adriano iniziò a farsi costruire presso Tivoli nel 126 d.C. Si tratta di due fra le molte copie romane che, proprio a partire dal II secolo, vennero realizzate ispirandosi agli originali bronzei attribuiti a Kritíos e Nesiótes i quali, a loro volta, riprendevano il celebre gruppo dei Tirannicidi (che letteralmente significa: «uccisori di tiranni»), realizzato dal maestro ateniese Antenor.

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Pizzicotti (biscotti) PAT Lazio

Tradizionale biscotto della domenica da gustare con thé o liquori. La ricetta si tramanda da generazioni ed ha origine agli inizi del ‘900, quando parte della provincia di Rieti era legata amministrativamente all’Abruzzo aquilano: infatti, nel territorio marsicano esistono biscotti realizzati nello stesso modo. Il nome è legato al fatto che per formare i Pizzicotti basta pizzicare un po’ di impasto e metterlo nella teglia senza dargli una forma precisa.

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Pizza varata PAT Lazio

Pizza tradizionale di Sant’Angelo Romano a base di farina 00, acqua, uova intere, lievito di birra, sale, semi di anice ed eventuale aggiunta di olio e strutto, per rendere l’impasto più morbido. Presenta forma rotonda od ovale e sulla superficie della pizza sono formati manualmente dei solchi per simulare i solchi fatti con l’arato (chiamato in dialetto Sant’Angelese “varato”) sul terreno e dei piccoli fori fatti con la forchetta o con uno stuzzicadenti per simulare i semi sul terreno. È proprio dal temine dialettale “varato” che deriva il nome della Pizza Varata “che sembra un terreno lavorato”.

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Pizza grassa PAT Lazio

La preparazione di questa pizza affonda le sue radici nella metà del ‘700, quando questo territorio da originario Comune di uomini liberi, era divenuto, dopo secolari vicende, dominio della casa reale di Napoli, rientrando tra i cosiddetti “stati allodiali” di privato patrimonio della corona. Si ha testimonianza, infatti, di una pizza elaborata nello stesso modo e nota con il nome di Pizza salata, proprio a Napoli. La Pizza grassa, oggi prodotta quasi esclusivamente nel periodo quaresimale invernale, in quanto legata alla produzione ancora casalinga dei salumi di suino, in passato rappresentava uno dei piatti forti delle famiglie di Leonessa per festeggiare la Pasqua e rompere il lungo periodo quaresimale di astinenza dai cibi grassi. Ancora oggi, nel giorno di Pasqua, è viva la tradizione di imbandire le tavole per la colazione della mattina con la Pizza grassa, il vino rosso, le uova sode, la frittata di coratella di abbacchio e salumi vari.

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Spumette PAT Lazio

Dolci di forma tondeggiante, dal sapore dolciastro e colore bianco, ottenuti dalla lavorazione di chiara d’uovo, mandorle e zucchero a velo. Gli ingredienti, dopo che sono stati amalgamati, sono lavorati a mano o con l’aiuto di un cucchiaio per ottenere le tipiche forme a nuvoletta tondeggiante di circa 5 cm di diametro. La cottura avviene in forno a circa 200°C. Il nome è dato dal loro aspetto leggerissimo e friabile e “spumoso”. La ricetta originaria sembrerebbe essere già nota in Francia alla fine del ‘700 e introdotta in Italia da un pasticciere svizzero. Le brave massaie di una volta le facevano per utilizzare le chiare d’uovo avanzate dalla preparazione di altri prodotti dolciari.

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Spaccaregli di Sezze PAT Lazio

Prodotto dolciario a base di farina, zucchero, uova, latte, strutto, limone grattugiato e lievito. Presenta colore dorato, forma rotonda con una incisione ad X, da cui il nome, sulla parte superficiale. Gli ingredienti vengono impastati manualmente fino al raggiungimento di un aspetto omogeneo e compatto. Parte dell’impasto viene recuperato e lavorato a formare delle pagnottelle rotonde. Sopra il prodotto viene spennellato con uovo e cosparso di zucchero. Si cuoce in forno a 200°C per 30 minuti. Si tratta di un dolce tradizionalmente preparato presso le pasticcerie ed i forni locali da almeno 30 anni.

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Polentini PAT Lazio

Biscotti dolci dalla caratteristica forma ad S, di colore nocciola scuro, ottenuti dalla lavorazione di farina di mais, rossi d’uovo, strutto, zucchero, rhum, alchermes. Dopo aver amalgamato a mano gli ingredienti in un contenitore, si passa alla lavorazione delle forme, effettuata con un coltello, per ottenere la classica pezzatura ad S, lunga circa 10 cm. La cottura avviene in forno preriscaldato a 220°C. La tradizionalità di questi biscotti è attestata da fonti scritte in cui si fanno risalire a metà del 1800, quando le classi più povere preferivano la farina di mais a quella più costosa di frumento anche nella preparazione dei dolci. Ottimi per la colazione o per essere sbocconcellati a fine pasto con un buon vino passito.

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Pizza d’ova PAT Lazio

Pizza dolce a base di uova, zucchero, farina, scorza di limone grattugiato. Il nome deriva dal gran numero di uova necessarie per la preparazione dell’impasto. La preparazione inizia battendo le uova insieme allo zucchero a alla scorza di limone per circa un’ora, fino a quando la pasta non è abbastanza amalgamata da scendere a nastro; a questo punto si aggiunge la farina, facendo attenzione a non versarla troppo in fretta, perché l’impasto potrebbe sgonfiarsi. Si versa l’impasto in una teglia alta, precedentemente imburrata e si pone in forno preriscaldato a 180°C per 40 minuti circa. La sua presenza è attestata in zona sin dagli inizi del ‘900 e col tempo è passata da una preparazione casalinga a una aziendale, legata ai forni ed alle pasticcerie locali.

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Pizza di Pasqua della Tuscia (dolce e al formaggio) PAT Lazio

La Pizza di Pasqua è un dolce tradizionale della gastronomia viterbese legato alle festività pasquali. Nell’aspetto è molto simile al panettone, ma con un cappello a forma di fungo. Attualmente viene prodotta in due diverse tipologie, “dolce” e “al formaggio”. Quest’ultima si diferenzia dalla prima perché fra gli ingredienti viene aggiunto il formaggio pecorino, che conferisce un sapore di torta salata.

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