LOMBARDIA Fico brianzolo bianco – ViVi Green

Il fico brianzolo è fra i migliori fichi lombardi ed era stato descritto già da Gallesio nel 1817 che lo ha rappresentato in una tavola nel primo volume della sua “Pomona Italiana”. E’ piccolo, cucurbiforme, panciuto, simile a una cipolla; ha buccia verde e polpa color del vino. Matura nel mese di settembre e appassisce sulla pianta: infatti viene chiamato anche passi o passet.

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PIEMONTE Castagno di Mindino – ViVi Green

Questo enorme castagno si trova nella provincia di Cuneo, nel comune di Garessio, in località Mindino. Si tratta di un esemplare unico per dimensioni ed età, vero patriarca arboreo; misura ben 6,7 m di circonferenza e si presume che abbia un’età di oltre 500 anni. Il suo tronco è cavo come quello di molti castagni ultracentenari, ma continua a vivere e a produrre ottimi frutti. La varietà è chiamata localmente Gabbiana ed è una castagna di piccole dimensioni, dal sapore molto dolce che viene utilizzata anche essiccata per produrre farina.

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2.0 Testimonianze di frutti antichi nelle regioni italiane – ViVi Green

L’impronta della secolare, se non millenaria attività agricola in Italia, è ancora evidente: svariate forme di coltivazione della vite e dell’olivo, muretti a secco, case poderali, ponti, mulini, torrenti, masserie vanno acquisendo oggi sempre più valore di unicità e costituiscono un patrimonio storico inestimabile. Questi sono gli elementi alla base del fenomeno dell’agriturismo, tuttora lontano dalle sue vere potenzialità, per il quale i frutti antichi costituiscono motivo di grande attrazione. Questi frutti sono il segno simbolico, va sottolineato, del lavoro di tante generazioni di famiglie contadine che hanno investito nell’albero, il telaio del loro tessuto sociale, produttivo, economico e alimentare.

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1.9 I frutti antichi. Le conoscenze disponibili: stato dell’arte in Italia – ViVi Green

La frutta antica è anche argomento di numerosi progetti didattici maturati in ambito scolastico, nonché di molti convegni sulla biodiversità tanto che, non mancano occasioni per sollevare il problema della salvaguardia di questo prezioso materiale genetico attraverso mostre mercato.

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1.8 I frutti antichi e il paesaggio – ViVi Green

I frutti antichi sono argomento di una tematica ampia in cui dovrebbe trovare finalmente giusto e ampio spazio anche la ricerca storica. Si ha a che fare con la fine di un’epoca, che stranamente, una sola volta, è stata argomento di ricerca a carattere nazionale grazie alla straordinaria Storia del paesaggio agrario di Emilio Sereni (1961), l’unico lavoro che tenti una visione d’insieme di quello che ancora oggi costituisce l’identità nazionale: il paesaggio agrario italiano, i cui elementi strutturali erano proprio i nostri frutti antichi.

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1.7 I frutti antichi e i cambiamenti climatici – ViVi Green

L’abbandono delle antiche varietà porta inevitabilmente alla perdita di un patrimonio genetico che potrebbe rivelarsi importante per il recupero di caratteristiche fondamentali per l’agricoltura del futuro. Le antiche piante da frutto sono portatrici, con ogni probabilità, di fattori di resistenza che hanno permesso loro di sopravvivere per molti anni alle avversità climatiche e parassitarie. Per contro si tenga presente come la sanità e la produttività di molte varietà attuali sono possibili solo attraverso un’agricoltura caratterizzata da forti input chimici ed energetici.

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1.6 I frutti antichi, risorse per un’agricoltura sostenibile – ViVi Green

I frutti antichi possono giocare un ruolo decisivo per il rilancio di un’agricoltura sostenibile, di un’agricoltura di tipicità che si opponga alle tendenze globalizzanti: il recupero di terreni marginali e il rilascio di marchi DOP e IGP possono essere intesi come strategie per ritrovare qualità e tipicità in un’ottica di sostenibilità utile a contrastare gli impatti ambientali negativi, a preservare la capacità produttiva del terreno e a fare della tipicità la base strutturale dell’agricoltura italiana.

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1.5 La coltura promiscua, la base strutturale della diversità frutticola – ViVi Green

La coltura promiscua, base strutturale della diversità frutticola, sta a indicare la presenza di più specie nella stessa unità colturale, struttura tipica delle agricolture tradizionali. A partire dal periodo dell’anteguerra si può notare come la coltura promiscua ceda il posto in breve tempo alle cosiddette colture specializzate con progressione quasi matematica

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1.3 Le varietà tradizionali nella storia agronomica italiana – ViVi Green

In Italia, alla già rilevante biodiversità spontanea, si aggiunge quella ottenuta dalla selezione anche in sinergia con specifici adattamenti alla diversità ambientale. I contesti ove questi adattamenti sono stati possibili sono quelli delle agricolture tradizionali, in gran parte oggi sostituiti dalle coltivazioni industriali, concepite, invece, secondo modelli che prevedono l’adattamento dell’ambiente alla specie coltivata, con conseguente interruzione del legame tra specie e territorio.

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1.2 L’Italia crocevia di migrazioni frutticole – ViVi Green

In Italia c’è un numero elevatissimo di specie distribuite tra le regioni del Nord, del Centro, del Sud e delle isole (Sicilia e Sardegna), anche se quelle coltivate oggi costituiscono non più del 10% di una lunga lista. La forte vocazione agricola italiana ha alle spalle un lungo e lento percorso di selezioni e coltivazioni. A partire da 8 mila anni fa, a un nutrito gruppo di specie indigene si sono sommate numerose specie esotiche, e già nel IV millennio a.C. si documenta la coltivazione dei fruttiferi più emblematici del nostro Mediterraneo, quali olivo, vite e fico, mentre ciliegio, susino e melo, raccolti per lungo tempo allo stato spontaneo, avranno la loro massima diffusione solo quando si sarà affermato l’innesto (anno mille a.C.).

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