Patata di Montescudo PAT Emilia Romagna

Prodotto Agroalimentare Tradizionale dell’ Emilia Romagna

patena ad Monscudle

Coltivazione senza forzature seguendo il disciplinare di lotta integrata. La raccolta è ancora manuale come si praticava molti anni fa. Si raccoglie in agosto. La conservazione avviene in piccole casse in locali bui e a basse temperature Il confezionamento, per la vendita, avviene in piccoli sacchi di rete in materiale plastico.

Tradizionalità

A parte le informazioni storiche di carattere generale (importata dall’America centro meridionale nel 1492), nel comune di Montescudo la patata si coltiva da secoli, la cui presenza è favorita dalle condizioni ottimali del terreno. E’ storia recente che durante la guerra la patata di Montescudo, allora maggiormente coltivata, abbia costituito una fonte importante di approvvigionamento alimentare in un periodo di ridotta disponibilità di alimenti.

Referenze bibliografiche

  • “Origini, coltura, uso e consumo della patata” – Montescudo, 11 agosto 1984.

Territorio di produzione

Provincia di Rimini, in particolare nelle frazioni di Alereto, Gaiano, Trarivi.

Spaghetti con le poveracce PAT Emilia Romagna

Spaghetti, poveracce, aglio, olio, prezzemolo. Anche per la preparazione di questo piatto esistono “piccole variazioni sul tema” rispetto alla disponibilità degli ingredienti. Prendete due chili di poveracce fresche. Apritele con il calore del fuoco, dopo averle sciacquate in acqua corrente. Poi estraete i frutti e lavateli nella loro acqua per togliere anche gli ultimi granelli…
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Anisetta, anisèta PAT Emilia Romagna

Un elisir prodotto dal 1834 nel laboratorio dello speziale Ero Cavalli Cocchi, in prossimità del ponte di S. Pellegrino, molto amata dai reggiani per le sue qualità digestive. Gli ingredienti sono molto ricercati, con l’anice dell’Andalusia, il seme stellato della Polinesia e quella di Faenza simile al seme di finocchio. L’anice è un seme conosciuto…
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Piadina della Madonna del Fuoco PAT Emilia Romagna

Tipica in occasione della ricorrenza religiosa della Madonna del Fuoco – 4 febbraio – che è anche patrona di Forlì. Per devozione, la vigilia della solennità si digiunava. L’usanza è viva e vitale. Nei deschi dei vecchi tempi a mezzogiorno non c’era che la piadina zuccherata.

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