Prodotto Agroalimentare Tradizionale dell’ Emilia Romagna
maron ed Campra
Il frutto è utilizzato per la produzione di caldarroste, marroni sotto liquore, marrons glacès, tortelli dolci, castagnaccio, bollite o per marmellate. Un tempo era assai impiegato in confetteria. Consumo fresco (caldarroste) oppure trasformato. Frutto molto apprezzato, in quanto, nonostante pezzatura non eccessivamente grande, viene apprezzato per l’aspetto organolettico. Albero molto grande, con altezze che possono raggiungere anche i 15-20 metri, di buona vigoria e portamento espanso. Il legno è più fragile di quello del castagno selvatico.
La fioritura maschile raggiunge il pieno nella II decade di giugno ed è piuttosto abbondante; l’entità dell’allegagione è media, producendo 3-4 ricci per infiorescenza, ciascuno con 2 ricci, si raccoglie tendenzialmente nella II-III decade di ottobre.
Tradizionalità
È certamente da secoli presente in questa provincia in cui si è perfettamente adattata. Molto probabilmente era già diffusa ai tempi di Matilde di Canossa. Varietà citata più volte in pubblicazioni d’epoca a partire dagli anni ’10 ai ’30 del XX secolo, come molto interessante e meritevole di espansione. Nei secoli passati questa varietà veniva esportata all’estero sulle tavole dei nobili di Francia e di Spagna per le sue spiccate qualità organolettiche.
Referenze bibliografiche
- AA.VV. (1937) – Agricoltura parmense. Numero speciale de “L’Avvenire agricolo”, anno 45°, Maggio 1937, XV, Parma. A cura dell’Ispettorato prov.le dell’Agricoltura e del Consorzio Agrario “A. Bizzozzero”;
- Bocchialini F. (1913) – I marroni di Campora. Cattedra ambulante d’Agricoltura per la provincia di Parma, sezione di Langhirano;
- Bocchialini F. (1912) – Il castagno. Cattedra ambulante d’Agricoltura per la provincia di Parma, sezione di Langhirano. Tip. Rossi-Ubaldi, Parma.
Territorio di produzione
Alcuni comuni montani dell’appennino est della provincia di Parma, in particolare gli esemplari esistenti si concentrano nella zona settentrionale del Monte Fuso soprattutto negli abitati di Campora, Vezzano e Scurano (Comune di Neviano degli Arduini).
Corniola, cornina, cornuzza, barzizza, curnèna, curnòzza PAT Emilia Romagna
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Ciaccio PAT Emilia Romagna
Il ciaccio della vallata del Dragone risale agli ultimi decenni dell’800, le famiglie alternavano questo povero cibo alla polenta di castagna o di mais. Il ciaccio si chiamava “salada” dalla forma rotonda che ricorda il sole, ovvero dalla forma dei vecchi “stampi” di rame rotondeggianti. Il ciaccio come si fa ora entra nell’uso comune negli…
Gramigna gialla PAT Emilia Romagna
Fondato nel 1920 dai Signori Augusto ed Erasmo Barbieri, il Pastificio Barbieri in quasi un secolo di piena attività ha conquistato l’affezione e l’apprezzamento dei consumatori non solamente in Italia, ma anche nei Mercati Esteri.