Miele di Tiglio del Carso PAT

Il miele di tiglio del Carso deriva dal nettare di Tilia platyphyllos Scop. (tiglio nostrano), albero che cresce in tutta l’area carsica nella sua varieta’ spontanea, mentre in ambito urbano e suburbano e’ rappresentato da piante coltivate a scopo ornamentale.

Dal punto di vista melissopalinologico il miele di tiglio del Carso e’ caratterizzato dalla presenza di uno spettro pollinico con elementi comuni ad altri mieli del carso: oltre che dal polline di tilia platyphyllos scop.(tra il 16% ed il 45%), troviamo presenti anche pollini di rhamnaceae, cotinus coggygria, aesculus, trifolium repens gr., robinia pseudoacacia, con una presenza costante di plantago, parthenocissus ed ailanthus. Per l’alto contenuto in glucosio cristallizza con una certa facilità,cambiando forma fisica e dando origine a cristalli grossi ed irregolari.

Caratteristiche organolettiche:
  • Esame visivo – quando si trova allo stato liquido, il colore e’ ambrato chiaro con riflessi giallo-verdi nei mieli piu’ puri; quando si trova allo stato solido assume colorazione da beige ad avorio perdendo anche la sua iniziale trasparenza.
  • Esame olfattivo – l’odore e’ di media intensità e ben caratterizzato: fresco di menta, balsamico; ricorda il profumo della tisana di tiglio.
  • Esame gustativo – dolce nella norma, leggermente acidulo e lievemente amarognolo si caratterizza per il gusto molto fresco di mentolo e di erbe officinali.

L’aroma e’ molto persistente con retrogusto determinato dalla flora di accompagnamento, principalmente per la presenza di piccole quantità di ailanto.

Le famiglie di api vengono allevate in arnie tradizionali di legno. In vista della raccolta i melari vengono posizionati nelle arnie, dopo averli liberati da ogni traccia di altri tipi di miele. Il periodo della raccolta si protrae per circa 10-15 giorni a partire dall’inizio di giugno e comunque dopo la fioritura dell’acacia. Per la raccolta del nettare non viene assolutamente praticata la transumanza. Dopo la fine della fioritura, quando i favi sono stati opercolati i melari vengono prelevati dagli alveari e trasportati nel laboratorio dove, nella sala di smielatura, si procede alla disopercolatura dei favi ed alla smielatura tramite centrifugazione. Il miele viene quindi filtrato, posto in maturatori di acciaio inox e lasciato decantare per almeno due settimane. La schiuma e le impurità che affiorano vengono eliminate. Si procede quindi all’invasettamento ed applicazione dell’etichettatura come da norma.

Tradizionalità

Il tiglio e’ da sempre presente nell’altopiano carsico come varietà spontanea rappresentando perciò il simbolo delle popolazioni locali e da sempre dal suo nettare viene ricavato il miele di tiglio che ha proprietà balsamiche e rilassanti. Da un avviso di concorso del 26 ottobre 1869 si legge che “l’Eccelso I. R. Ministero di Agricoltura”, affine di promuovere ed incoraggiare la coltura delle api nel territorio di Trieste, assegnava alla Società Agraria triestina con rescritto 21 giugno 1869 n.° 2356-805 la sovvenzione dello stato di fior. 100, destinandola a premi a favore dei più zelanti ed intelligenti apicultori.

Territorio di produzione: Si produce esclusivamente nell’area del Carso triestino ed isontino.

Speck d’oca PAT Friuli Venezia Giulia

La parte più ricercata dell’oca per i latini era il grosso fegato chiamato “ficatum”: aggettivo che attraverso trasformazione fonetiche prenderà il posto di jecor, fegato appunto. Le fortune dell’oca proseguiranno nell’economia rurale del medioevo fino ai giorni nostri. “Nella Civica Biblioteca Joppi di Udine si conserva, in un manoscritto del XIV secolo, un disegno a inchiostro con la rappresentazione di una scena di vita quotidiana medioevale: un prelato Martino è colto nell’atto di offrire due oche al patriarca Raimondo della Torre…” tratto da “L’oca” di Germano Pontoni, (Bibliotheca Culinaria,1997).

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Speck affumicato PAT Friuli Venezia Giulia

Da sempre in moltissime famiglie della Carnia si producono insaccati di carne suina di grande qualità; lo scorrere degli anni, l’affermarsi dei moderni rapporti commerciali, ha fatto sì che la nomea di questi prodotti sia uscita dai confini territoriali dell’area carnica. Tuttora la Carnia è ricchissima di famiglie che in modo generazionale – padre/figlio – si tramandano l’arte del “purcitar” e la passione degli antichi mestieri legati all’alimentazione, tra cui il norcino

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Spalla cotta di Carnia affumicata PAT Friuli Venezia Giulia

Da sempre in moltissime famiglie della Carnia si producono insaccati di carne suina di grande qualità; lo scorrere degli anni, l’affermarsi dei moderni rapporti commerciali, la nomea di questi prodotti è uscita dai confini territoriali dell’area carnica. Tuttora la Carnia è ricchissima di famiglie che in modo generazionale – padre/figlio – si tramandano l’arte del “purcitar” e la passione degli antichi mestieri legati all’alimentazione, tra cui il norcino.

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