Carciofo di Tarquinia o della Maremma viterbese PAT Lazio

Prodotto Agroalimentare Tradizionale del LAZIO

Carciofo del tipo “romanesco”. Il capolino, di media compattezza, presenta una forma sferico-appiattita, globosa, con caratteristico foro all’apice. Le brattee sono di colore verde tendente al violaceo. Questo carciofo è noto ed apprezzato per le sue caratteristiche qualitative legate sia alle varietà utilizzate, ma soprattutto alla sua compattezza, consistenza e sapore indotti dalle caratteristiche dei terreni salini.

METODO DI PRODUZIONE

Si tratta di una coltura pluriennale. Si impiantano i carducci da agosto a fine ottobre e si raccolgono i carciofi in primavera. Il carciofo, coltura da rinnovo, occupa il terreno per più anni e lascia una grande quantità di residui colturali; l’avvicendamento è una pratica necessaria al fine di evitare “stanchezze del terreno”. La durata ottimale di permanenza della carciofaia è di 5-6 mesi. In base ai risultati delle analisi del terreno viene elaborato un piano di concimazione. Generalmente vanno efettuati dai 3 ai 5 interventi irrigui (di 300 – 350 mc/ha/turno). La raccolta viene eseguita manualmente e in maniera scalare quando i capolini hanno raggiunto la giusta dimensione.

CENNI STORICI

La maremma viterbese rappresenta una delle più tradizionali regioni di coltivazione del Carciofo. Secondo il botanico Montellucci è da attribuire agli Etruschi l’addomesticamento alla coltivazione di questo ortaggio, a partire dalle popolazioni selvatiche di Cynara cardunculus L. (Cardo selvatico). A conferma di questo, basti pensare alle rafgurazioni in alcune tombe etrusche di Tarquinia, di foglie di carciofo. Nel territorio, la coltura viene difusa agli inizi del ‘900 e al 1928 risalgono i primi esperimenti per la selezione della cultivar “Carciofo di Tarquinia”: incrocio di carciofo romanesco e carciofo d’ogni mese o di Provenza. Si dice per merito di un solerte agricoltore …Scopo dell’incrocio era quello di comunicare il carattere della precocità al carciofo nostrale, conservando di questo i requisiti di abbondante e buona produzione. Nel 1930, alla prima “Mostra degli ortaggi di Tarquinia”, organizzata dalla Cattedra Ambulante della provincia di Viterbo, vengono premiati i produttori dei migliori esemplari. Alla seconda “Mostra dei Carciofi e degli ortaggi di Tarquinia”, tenuta nel 1933, ne vengono portati 13.000 e, in questa occasione, il Direttore della Cattedra Ambulante sottolinea la versatilità e lo spirito d’iniziativa con cui i figli della vecchia Etruria, per tradizione coltivatori di frumento e pazienti pastori, hanno saputo in pochi anni diventare anche magnifici orticoltori. A questa data risultano coltivati oltre 200 ha di terreno a carciofeto, con una produzione media annua di 18-20.000 quintali e alla metà degli anni ‘60 gli ettari sono 1000, come si evince dal convegno, tenuto nel 1987, “Giornata del carciofo”. Questo ingente quantitativo viene quasi tutto esportato ai grandi centri di consumo di Roma, Firenze, Viterbo, Perugia, Terni, Aquila. Le riviste turistiche locali degli anni ‘70 consigliano con insistenza una visita alla città di Tarquinia, oltre che per le bellezze artistiche e paesaggistiche, per i Carciofi di cui si dice che Tarquinia sia la patria. Qui nelle domeniche di primavera si festeggia la natura con la tradizionale “carciofata”: frittata di carciofi, carciofi fritti, carciofi in “pinzimonio”, carciofi in “salsa verde”.

Territorio di produzione

Provincia di Viterbo: Montalto di Castro, Tarquinia

Ricotta secca PAT Lazio

La sua presenza storica nella produzione e nei mercati locali è plurisecolare e riscontrabile da documenti storici. La Ricotta secca è citata nell’Atlante dei Prodotti Tipici: “I Formaggi”, redatto dall’Istituto Nazionale di Sociologia Rurale (1991), anche se si fa riferimento solo alla ricotta secca prodotta in provincia di Rieti.

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Ricotta viterbese PAT Lazio

La ricotta veniva mangiata prevalentemente dai pecorai, che rivendevano per necessità il più ricercato formaggio e lasciavano per casa la meno pregiata ricotta. Fu chiamata, pertanto, “il formaggio dei poveri”. Oggi è considerata un alimento ottimo per i bambini e per gli adulti sia per la sua composizione nutrizionale che per la sua facile digeribilità,…
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Ricotta di pecora e capra dei Monti Lepini PAT del Lazio

Ricotta dolce ottenuta dal siero della lavorazione di latte ovino e caprino, con aggiunta di una minima percentuale di latte ovi-caprino al momento della coagulazione. Si presenta con una struttura grumosa, asciutta e compatta, pezzatura da 0,5 a 1 kg, forma tronco-conica, sapore dolce, mai salato.

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