Capocollo di Martina Franca PAT

Prodotto Agroalimentare Tradizionale della Puglia

Le origini del Capocollo di Martina Franca. Anticamente, i suini allevati in Salento, nella zona di Taranto e più in generale in Puglia, venivano portati per essere macellati e lavorati a Martina Franca. La manodopera martinese, abbinata al clima eccezionalmente fresco, ventilato e secco, rappresentavano in connubio perfetto per la lavorazione degli insaccati. Durante tutto il Regno di Napoli e successivamente fino ad arrivare ad oggi, le carni e gli insaccati di Martina Franca sono state apprezzate e ricercate in tutto il mondo. Il Capocollo di Martina Franca è la quintessenza dell’abilità dei macellai martinesi e racchiude in sè tutto l’aroma inconfondibile dei boschi di quercia e dell’aria frizzantina della Valle D’Itria.

Il Capocollo di Martina Franca è un insaccato ricavato dalla fascia muscolare del suino collocata – come ci suggerisce il nome stesso – tra il capo e la zona vertebrale. Ciascun pezzo ha un peso che oscilla tra i 2,5 kg e i 4 k.

Gli “ingredienti”

Gli ingredienti che rendono questo prodotto così prezioso e prelibato sono, oltre ai già citati suino e “aria frizzante della Val d’Itria:

  • sale grosso
  • pepe
  • erbe e spezie locali (Martina Franca)
  • vin cotto

L’area di produzione del Capocollo di Martina Franca

Oltre a Martina Franca, il Capocollo viene prodotto anche nei paesi limitrofi, quali Locorotondo e Cisternino. Luoghi incantevoli che vale la pena di visitare, non solo per degustare le specialità gastronomiche ma anche per ammirare il paesaggio verde costellato di trulli e di querce.

Il ruolo centrale delle querce

Dovete sapere che le querce ivi presenti sono un residuo dell’ultima glaciazione. E’ proprio la corteccia di queste querce, assieme ad altre piante facenti parte della macchia mediterranea, ad essere usata per il processo di affumicatura del Capocollo. E non solo: i maiali che venivano allevati in zona, venivano nutriti con le ghiande di questi eccezionali alberi. Per il suo clima, la sua umidità e le sue temperatura medie, la Puglia non è una regione idonea per la produzione di insaccati e per la stagionatura dei salumi. Solo nella zona di Martina Franca l’uomo è stato capace di approfittare delle condizioni microclimatiche e biologiche uniche in tutta la regione dove poter dar vita ad un prodotto di livello così alto.

Storia e tradizione

Sin dal XVIII secolo, il capocollo era ben noto non solo in Puglia ma anche nel Regno di Napoli come il prodotto più rappresentativo tra gli insaccati di questo territorio. Brandi nel testo “Martina Franca” (1968) esalta così l’unicità del capocollo di Martina Franca rispetto a prodotti similari realizzati in altre regioni d’Italia: «Qui il capocollo è dolce e affumicato leggermente, assomiglia al culatello di Parma e al prosciutto delle Ardenne: questo per dare l’idea, perché è un’altra cosa».

Uva da tavola PAT

L’uva da tavola in Puglia trova condizioni pedo-climatiche ideali per l’ottenimento di un prodotto di elevata qualità ed apprezzato dai consumatori nazionali ed internazionali. Il clima invernale non molto rigido e le estati calde permettono la maturazione ottimale delle uve consentendo elevati accumuli di zuccheri e formazione di gradevoli aromi. L’annata produttiva comincia con la…

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Arancino PAT Puglia

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Quaresimali PAT

L’origine dei quaresimali è antica: la ricetta, infatti, si fa risalire ai monasteri lucani e pugliesi del 1800, dove le monache idearono questo biscotto molto semplice e rustico, adatto per il periodo di privazione della Quaresima. Per tale motivo, i quaresimali non contengono nessun grasso né latte.

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