Arancio biondo di Fondi PAT Lazio

Prodotto Agroalimentare Tradizionale del LAZIO

Varietà locale, presente esclusivamente nell’area pontina. Allo stato attuale vengono contemplati 3 ecotipi locali denominati:

Biondo nativo (proviene dal seme dell’arancia gentile non innestata, presenta spine di 2-3 centimetri ed è poco resistente ai marciumi radicali);

Biondo nativo d’innesto (è ottenuto dall’innesto su arancio amaro – melangolo – per migliorare la resistenza ai marciumi radicali, portando a piante meno spinose e più longeve);

Biondo detto Porcino (è ottenuto da innesto su arancio amaro – melangolo – ma con marze di varietà Biondo già innestate, determinando piante con sviluppo vegetativo lento, con chioma globulare che ricorda l’aspetto di un fungo porcino, con spine molto piccole).

L’Arancio, di forma sferoidale, caratterizzato da buccia sottile, presenta una polpa succosa e dolcissima, di colore giallo-arancio, ricca di semi grossi e di forma allungata.

METODO DI PRODUZIONE

La pianta è coltivata in appezzamenti di terreno con sesti d’impianto irregolari e caratterizzati da una elevata densità che va da 550 a 700 piante per ettaro; la forma di allevamento è a vaso; la potatura viene eseguita in aprile-maggio anche in fase di fioritura. La concimazione predominante è quella con concimi chimici ternari e organici con l’apporto di microelementi interrati nel periodo primaverile, prima della fioritura, in dosi minime. La raccolta, a seconda della località di coltivazione, inizia da fine febbraio, nel comune di Fondi e si protrae fino alla fine di luglio-agosto, nelle località di Suio, nel Comune di Castelforte.

CENNI STORICI

Dal punto di vista storico, il maggior numero di testimonianze si registra intorno al XVIII secolo, periodo in cui il prodotto assume un’importanza commerciale tale che Fondi diviene sinonimo di arancio. Gli aranceti di Fondi caratterizzavano a tal punto il territorio che i famosi viaggiatori dell’800, in Italia per i Gran Tour, non poterono fare a meno di decantarli. Lo fanno Madame de Steel, Chateaubriand e Goethe. Quest’ultimo li ricorda nei seguenti versi:

“Splendon tra le folie verdi, arance d’or”.

Nelle aree più vocate di Fondi e Suio (nel comune di Castelforte) esistono piante con più di un secolo di età. Nella Statistica del regno di Napoli, del 1811 si individua l’areale di produzione proprio nella Piana di Fondi e si riporta come “sia questa forse unica pianta che…si propaga per via di semi”. Si ha notizia inoltre del territorio di diffusione: questo ramo di coltura in quei luoghi forma un capo di vendita, perché se ne fa
un commercio colla provincia, collo Stato Romano, ed a grossi carichi si spediscono per mare a Livorno, e a Genova. Ci fornisce, inoltre, i dati di produzione: Nel 1815 da Gaeta si estrassero per mare di aranci e limoni 909.000, nel 1816, da giugno a luglio, 449.000; da Fondi nel 1815 si estrassero per mare di aranci e limoni 269.587, nel 1816, da giugno a luglio, 334.600. Nella famosa Inchiesta Jacini del 1880 sono descritte coltivazioni con esemplari aventi fusto di 40-50 cm di diametro, di 300 anni di età. Nonostante la riconversione varietale che ha interessato l’agrumicoltura di Fondi negli anni ‘80, oggi esistono ancora appezzamenti con aranci di questa varietà. Nel territorio in esame esistono esemplari centenari di arancio Biondo comune con una vigoria eccezionale, nonostante le numerose avversità atmosferiche, a cominciare dalle gelate del 1741 e del 1788, a quelle più recenti come la gelata del 1956 e del 1985. Quella del 1788 fu così disastrosa che portò alla quasi totale distruzione della coltura e ci volle più di un secolo per ricostruire gli agrumeti distrutti. Agli inizi del ‘900 si stimavano circa 1000 ha, quasi tutti della varietà biondo e le superfici continuarono a crescere fino al 1950 toccando i 1500 ha, fino a quando gli efetti della bonifica idraulica avviati negli anni ‘30 portarono ad un mutamento del microclima e delle colture, tale che la coltura si ridimensionò. Oggi la superficie agrumicola è stimata in 700-750 ha, quasi completamente riconvertiti, mentre di arancio biondo si stimano ormai solo 5-6 ha, distribuiti in una miriade di appezzamenti specializzati.

Territorio di produzione

Provincia di Latina: Castelforte, Fondi, Formia, Gaeta, Monte San Biagio, Sperlonga

Ricotta secca PAT Lazio

La sua presenza storica nella produzione e nei mercati locali è plurisecolare e riscontrabile da documenti storici. La Ricotta secca è citata nell’Atlante dei Prodotti Tipici: “I Formaggi”, redatto dall’Istituto Nazionale di Sociologia Rurale (1991), anche se si fa riferimento solo alla ricotta secca prodotta in provincia di Rieti.

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Ricotta viterbese PAT Lazio

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Ricotta di pecora e capra dei Monti Lepini PAT del Lazio

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