Pignolata di Messina PAT Sicilia

Prodotto Agroalimentare Tradizionale della Sicilia

Differisce dalla pignoccata per due sostanziali motivi. Primo perchè i dadetti non vengono fritti, ma messi in teglia unta, passati al forno e ritirati appena prendono una leggera doratura. Secondo perchè verranno immersi, ad uno ad uno, in una glassa di zucchero e limone ( e non caramello) e quindi sistemati a pigna.

Descrizione delle metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura

Ingredienti:

  • per la pasta: farina, tuorli d’uovo e alcool puro, strutto per friggere;
  • per la glassa alla cioccolata: zucchero, cacao e gianduia;
  • per la glassa bianca: zucchero, chiare d’uovo, limoni.

Preparazione: sbattere energicamente dentro un grosso recipiente l’alcool con i tuorli d’uovo, e aggiungere la farina. Lavorare l’impasto finchè si staccherà dalle pareti del recipiente. Con un cucchiaio versare il composto nella padella con lo strutto caldo. Man mano che la “pignolata” sale a galla, scolarla e depositarla su carta paglia. Preparare a parte le due glasse, quella bianca e quella scura. Mescolare metà del composto con quella bianca e la rimanente metà con quella scura. Sistemare le due metà in un unico vassoio e lasciare essiccare all’aria per qualche ora.

Elementi che comprovino che le metodologie siano state praticate in maniera omogenea e secondo regole tradizionali per un periodo non inferiore ai 25 anni: Rif. Bibl. “Catania giorno e notte” autore Raffaele Poidomani

Territorio di Produzione: Messina e zone limitrofe.

Oliva nera di Buccheri PAT Sicilia

E’ un prodotto esclusivo per l’ottimo rapporto polpa-nocciolo, si presta molto all’uso gastronomico come olive da mensa. In passato la richiedevano i mercati di Catania, Palermo, Napoli, dove veniva etichettata “Oliva di Buccheri”. Di queste olive parla lo scrittore Giuseppe Fava ne “I Siciliani”, dove si legge che negli anni 50 egli assaggiò questa prelibatezza…

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Formaggio di capra “Padduni” PAT Sicilia

Le origini di questo formaggio risalgono al XI secolo a.C. Omero parla di una bevanda a base di formaggio caprino grattato. Anche Aristotele, nel IV secolo a.C. si sofferma sulle tradizioni casearie siciliane esaltando il gusto del latte caprino mescolato con il latte vaccino o di pecora.

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