Toscana. I borghi più belli

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Abbadia San Salvatore

Un borgo medievale sul Monte Amiata

Abbadia San Salvatore è un suggestivo borgo situato sulle pendici del Monte Amiata, in provincia di Siena. Il suo nome deriva dall’antica Abbazia di San Salvatore, attorno alla quale si sviluppò il centro abitato sin dall’VIII secolo. Con le sue stradine lastricate, i palazzi in pietra e le tradizioni secolari, il borgo offre un’immersione nella storia e nella cultura toscana.

La fondazione del borgo è strettamente legata all’Abbazia di San Salvatore, eretta nel 743 d.C. dal duca longobardo Rachis. Il monastero divenne un importante centro religioso e culturale, influenzando lo sviluppo della comunità locale. Durante il Medioevo, Abbadia San Salvatore fu un punto strategico per il controllo delle vie di comunicazione della zona.

Nel XIX e XX secolo, il borgo conobbe una nuova fase di crescita grazie all’attività mineraria, legata all’estrazione del cinabro, minerale da cui si ricava il mercurio. Oggi, l’ex area mineraria è un importante sito di archeologia industriale e ospita il Parco Museo Minerario, una delle attrazioni principali del borgo.

Cosa vedere ad Abbadia San Salvatore
  • Abbazia di San Salvatore: Un capolavoro dell’architettura romanica con un’antica cripta suggestiva.
  • Centro storico medievale: Stradine acciottolate, torri e palazzi d’epoca che raccontano secoli di storia.
  • Parco Museo Minerario: Un viaggio affascinante nella storia delle miniere di cinabro e della vita dei minatori.
  • Palazzo del Podestà: Un edificio del XV secolo che testimonia il passato amministrativo del borgo.
Eventi e tradizioni

Abbadia San Salvatore è famosa per le sue feste tradizionali, tra cui:

  • Le Fiaccole di Natale: Un evento unico che si tiene la notte del 24 dicembre, in cui grandi torce vengono accese lungo le vie del borgo, creando un’atmosfera magica e suggestiva.
  • La Festa d’Autunno: Un evento dedicato ai sapori tipici della montagna, con degustazioni di funghi, castagne e prodotti locali.
Prodotti tipici e gastronomia

La cucina del borgo riflette la tradizione toscana e quella montana del Monte Amiata. Tra le specialità troviamo:

  • Pici all’aglione: Una pasta tipica toscana con un sugo a base di pomodoro e aglio.
  • Castagne e marroni del Monte Amiata: Utilizzati in dolci e piatti tradizionali.
  • Formaggi e salumi locali, accompagnati da vini toscani.
Attività all’aria aperta

Grazie alla sua posizione ai piedi del Monte Amiata, Abbadia San Salvatore è una meta perfetta per gli amanti della natura e dello sport: Escursioni e trekking nei boschi di faggi e castagni del Monte Amiata. Sci e sport invernali, grazie agli impianti sciistici della zona. Percorsi in mountain bike tra i sentieri panoramici della montagna.


Anghiari*

Paese dagli incantevoli panorami, Anghiari ha origini antiche e si presenta al visitatore con il suo caratteristico aspetto medievale, posizionato su di un’altura a dominio della valle del Tevere. Se è già bello osservarlo dalla pianura, ancor più affascinante è girovagare per l’antico borgo con le sue pittoresche case in pietra, i vicoli, le scale, le suggestive piazze.

Di certo fu durante il Medioevo che Anghiari assunse la massima importanza, soprattutto per l’evidente posizione strategica. Si trova nominato per la prima volta in una pergamena del 1048, anche se i primi insediamenti sulla collina furono in epoca romana. Dominio dei Signori di Galbino prima, dei Camaldolesi poi, in seguito parte del territorio della Repubblica Fiorentina, il paese vide uno dei momenti più importanti della sua storia nella battaglia di Anghiari, quando il 29 giugno 1440 le truppe fiorentine sconfissero quelle milanesi sotto le mura del paese. Lo scontro venne raffigurato da Leonardo da Vinci, un capolavoro ora perduto, ma di cui ne permangono moltissime copie. 

Da visitare sono il Museo della Battaglia e di Anghiari(aperto tutto l’anno), dove si conservano testimonianze della storia di Anghiari e della vicenda artistica sulla battaglia, ad esempio una rara opera seicentesca di Gèrard Edelick che raffigura la scomparsa “zuffa per lo stendardo” di Leonardo da Vinci; il Palazzo Taglieschi(aperto tutto l’anno) con il Museo Statale delle Arti e Tradizioni Popolari, dove sono conservati affreschi, dipinti, sculture lignee policrome (fra cui una Madonna di Jacopo della Quercia) e pregevoli terrecotte invetriate; il Museo della Misericordia (aperto dai volontari della locale Misericordia) che conserva le testimonianze della secolare attività caritatevole; il Museo della Beccaccia (aperto ogni fine settimana) è il primo e unico museo dedicato alla Beccaccia, un ponte fra ambientalismo e caccia sostenibile.

All’interno del centro storico e nelle vicinanze, oltre ai palazzi e alle fortificazioni del paese, sono da visitare le principali chiese, per un percorso di storia dal medioevo al settecento.

Passeggiando nel territorio a piedi, in bicicletta, in auto, immancabile è la visita al luogo dove si svolse la battaglia di Anghiari, facilmente raggiungibile dal centro storico seguendo la strada diritta, costruita nel medioevo, che collega Anghiari con Sansepolcro.Facilmente raggiungibilisonole aree naturali della Riserva naturale dei Monti Rognosi e l’area golenale del fiume Tevere, che fanno da cornici ideali alle ville e castelli di cui il territorio è disseminato.


Asciano

Asciano è un affascinante borgo situato nel cuore delle Crete Senesi, in Toscana, noto per le sue colline ondulate e i paesaggi mozzafiato. Questo comune si trova tra i fiumi Ombrone e Copra, a circa 30 chilometri a sud-est di Siena.

Collegiata di Sant’Agata ad Asciano

Le radici di Asciano affondano nell’epoca etrusca, romana e longobarda. Nel 1898, all’interno del borgo, sono stati scoperti resti di terme romane con pregevoli mosaici pavimentali.

Patrimonio Artistico e Culturale

Asciano è un vero scrigno d’arte medievale. Il centro storico ospita numerose chiese e musei che testimoniano la ricca eredità culturale del borgo.

La Chiesa di San Francesco a Asciano La Chiesa di San Francesco venne costruita in stile romanico-gotico tra il XIII e il XIV secolo e successivamente rimaneggiata nel corso del Seicento. L’interno della chiesa si presenta a una sola navata con soffitto a travi scoperte. Le pareti si presentano ricche di pregevoli affreschi di scuola senese, tra i quali le “Storie di Cristo” e le “Storie di Santi”, dipinte da Jacopo di Mino del Pellicciaio e le “Storie della Passione” dipinte nel corso dei secoli XIII e XIV e affreschi raffiguranti alcuni Santi. Di notevole interesse è la cappella presbiteriale destra, finemente decorata con affreschi del XIII e del XIV secolo tra i quali il “Martirio di Santa Caterina d’Alessandria.” All’interno della cappella centrale è possibile ammirare numerosi frammenti di affreschi e di stemmi nobiliari unitamente a decorazioni a finto marmo. La Chiesa di San Francesco custodisce inoltre una grande pala proveniente dalla bottega dei Della Robbia, raffigurante una “Madonna col Bambino e Angeli” e un’acquasantiera in marmo realizzata da Antonio Ghini

Eventi e Tradizioni La comunità di Asciano celebra diverse manifestazioni culturali e religiose durante l’anno, mantenendo vive le tradizioni locali e offrendo ai visitatori l’opportunità di immergersi nella cultura toscana.​

Gastronomia Locale La cucina di Asciano riflette le tradizioni toscane, con piatti preparati con ingredienti locali e stagionali. I visitatori possono gustare specialità tipiche nei ristoranti del borgo, accompagnate dai rinomati vini della regione.


Bagno Vignoni (Siena)

Bagno Vignoni è un affascinante borgo termale situato nel cuore della Val d’Orcia, in Toscana. Questo piccolo centro, frazione del comune di San Quirico d’Orcia in provincia di Siena, è noto per le sue antiche sorgenti termali e per la sua caratteristica piazza centrale occupata da una grande vasca d’acqua termale.

Le proprietà terapeutiche delle acque di Bagno Vignoni erano conosciute già in epoca etrusca e romana. Grazie alla sua posizione lungo la Via Francigena, il borgo divenne una tappa importante per i pellegrini diretti a Roma. Nel corso dei secoli, personaggi illustri come Papa Pio II, Caterina da Siena e Lorenzo il Magnifico hanno frequentato queste terme, attratti dai benefici delle sue acque.

Attrazioni principali
  • Piazza delle Sorgenti: Il cuore del borgo è rappresentato da una grande vasca rettangolare risalente al XVI secolo, alimentata da una sorgente di acqua termale calda. Sebbene oggi sia vietato fare il bagno nella vasca principale, la sua vista avvolta dai vapori crea un’atmosfera suggestiva.
  • Chiesa di San Giovanni Battista: Situata nei pressi della piazza, questa chiesa offre uno spaccato della storia religiosa locale e merita una visita per la sua architettura semplice ma affascinante.
  • Parco dei Mulini: Nei dintorni del borgo si trovano antichi mulini alimentati dalle acque termali, testimonianza dell’ingegnosità delle comunità passate nell’utilizzo delle risorse naturali.
Eventi e tradizioni

Bagno Vignoni, pur essendo un piccolo borgo, ospita eventi culturali e manifestazioni legate alla tradizione toscana. Durante l’anno, soprattutto nei mesi estivi, si tengono concerti, rappresentazioni teatrali e feste enogastronomiche che celebrano i prodotti tipici della Val d’Orcia. Ogni anno si celebra il 24 giugno la festa di San Giovanni, da non perdere, con processione intorno alla vasca e benedizione dei campi. La località è stata resa famosa da Santa Caterina Benincasa che vi soggiornò spesso, in particolare tra il 1362 e il 1367.

Gastronomia locale

La cucina di Bagno Vignoni riflette le tradizioni culinarie toscane. Nei ristoranti locali è possibile degustare piatti come i pici all’aglione, la ribollita e la bistecca alla fiorentina, il tutto accompagnato dai pregiati vini della zona, come il Brunello di Montalcino.

Attività all’aria aperta

Gli amanti della natura possono intraprendere percorsi trekking che collegano Bagno Vignoni ai borghi circostanti, offrendo panorami mozzafiato sulla Val d’Orcia. Inoltre, la vicinanza alle terme permette di concedersi momenti di relax immersi nelle acque benefiche.


Bagnone

Situato nella provincia di Massa-Carrara, in Toscana, Bagnone è un incantevole borgo medievale immerso nel suggestivo paesaggio della Lunigiana. Attraversato dall’omonimo torrente, il paese offre un’atmosfera autentica e ricca di storia.

Storia e Architettura

Il borgo si sviluppa su due sponde del torrente Bagnone:

  • Sponda Sinistra: Qui si trova il nucleo medievale, arroccato e dominato dall’imponente castello con il suo caratteristico torrione cilindrico in pietra. Accanto al castello sorge la Chiesa di San Nicolò, fondata probabilmente nel XIII secolo.
  • Sponda Destra: Conosciuta anticamente come Gutula, questa area si è sviluppata come borgo mercatale, caratterizzato da lunghi porticati e stretti vicoli medievali.

Bagnone è parte del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano e della Riserva MAB UNESCO, offrendo numerosi percorsi che permettono di scoprire il territorio circostante, tra torrenti, cascate e piscine naturali ideali per rilassarsi durante le stagioni più calde.

Da visitare

  • Castello di Bagnone: Situato sulla sommità del borgo, offre una vista panoramica sulla valle circostante.​
  • Chiesa di San Nicolò: Ricostruita nel XVIII secolo, conserva una Madonna del Pianto del XV secolo proveniente dall’edificio medievale.
  • Centro Storico: Caratterizzato da porticati, vicoli stretti e edifici storici che raccontano secoli di storia.​

Eventi e Tradizioni Bagnone ospita diverse manifestazioni culturali e feste tradizionali durante l’anno, celebrando la sua ricca eredità storica e culturale.​

Gastronomia Locale La cucina di Bagnone riflette le tradizioni toscane, con piatti preparati con ingredienti locali e stagionali. I visitatori possono gustare specialità tipiche nei ristoranti del borgo, accompagnate dai rinomati vini della regione.


Barga

Situato nel cuore della Garfagnana, in provincia di Lucca, Barga è un incantevole borgo toscano noto per la sua ricca storia, l’architettura medievale e le tradizioni culturali. Riconosciuto come uno dei “Borghi più belli d’Italia” e insignito della Bandiera Arancione dal Touring Club Italiano, Barga offre ai visitatori un’esperienza autentica nel cuore della Toscana.

Barga vanta origini antiche, con testimonianze che risalgono all’epoca romana. Nel corso dei secoli, il borgo ha vissuto periodi di prosperità sotto il dominio dei Longobardi e successivamente della Repubblica di Lucca. Nel XIX secolo, Barga divenne un importante centro per l’industria della seta, contribuendo alla sua crescita economica e culturale.​

Da visitare

  • Duomo di San Cristoforo: Situato nella parte alta del borgo, il Duomo è un esempio significativo di architettura romanica. Costruito tra il IX e il XII secolo, l’edificio presenta una facciata in pietra arenaria e ospita al suo interno opere d’arte di rilievo, tra cui una statua lignea di San Cristoforo.​
  • Casa Pascoli: Nella frazione di Castelvecchio Pascoli si trova la casa-museo del poeta Giovanni Pascoli, che visse qui per molti anni. La residenza conserva arredi originali e offre uno spaccato sulla vita e le opere del celebre poeta italiano.
  • Centro Storico: Passeggiando per le strette vie lastricate di Barga, si possono ammirare edifici storici, piazze pittoresche e scorci panoramici sulla valle del Serchio. Il borgo è caratterizzato da una commistione di stili architettonici, frutto delle diverse epoche storiche attraversate.

Eventi e Tradizioni Barga ospita numerosi eventi culturali durante l’anno. Tra questi, il “Barga Jazz Festival” attira appassionati di musica da tutto il mondo, mentre il “Festival Opera Barga” celebra l’opera lirica in scenari suggestivi. Inoltre, il borgo è noto per una particolare fenomeno naturale: due volte all’anno, in specifici giorni di gennaio e novembre, è possibile osservare il sole tramontare due volte dietro il Monte Forato, creando un effetto visivo unico.

Gastronomia Locale La cucina di Barga riflette le tradizioni toscane, con piatti a base di ingredienti locali. Tra le specialità spiccano i “necci”, frittelle di farina di castagne spesso accompagnate da ricotta, e piatti a base di funghi porcini raccolti nei boschi circostanti.


Bolgheri

Situato nel cuore della Maremma livornese, Bolgheri è un incantevole borgo medievale noto per il suo legame con il poeta Giosuè Carducci e per la produzione di vini pregiati.

Le origini di Bolgheri risalgono al 1075, quando il borgo fu menzionato per la prima volta in una bolla papale di Gregorio VII. Il nome “Bolgheri” deriva probabilmente da “Bulgari”, in riferimento alla presenza di un accampamento militare bulgaro alleato dei Longobardi.

Viale dei Cipressi L’accesso al borgo avviene attraverso il celebre Viale dei Cipressi, una strada lunga quasi cinque chilometri fiancheggiata da circa 2.400 cipressi secolari. Questo viale è stato reso immortale dai versi di Giosuè Carducci nella poesia “Davanti San Guido”.

Centro Storico e Castello di Bolgheri

All’ingresso del borgo si erge il Castello di Bolgheri, una struttura medievale ben conservata che funge da porta d’accesso al paese. Il centro storico, sebbene di dimensioni contenute, offre un’atmosfera autentica con le sue stradine lastricate, botteghe artigiane, enoteche e ristoranti tipici. ​SiViaggia

Produzione Vinicola

Bolgheri è rinomato a livello internazionale per la produzione di vini di alta qualità, in particolare i “Super Tuscan”. Tra le cantine più celebri si annoverano Tenuta San Guido, produttrice del famoso Sassicaia, e Tenuta dell’Ornellaia. Il successo vinicolo è attribuito al particolare microclima e alle caratteristiche del terreno che favoriscono la coltivazione di vitigni come Cabernet Sauvignon, Merlot e Cabernet Franc.

Storia

Bolgheri si trova a meno di dieci chilometri dalla Costa degli Etruschi, nel comune di Castagneto Carducci, provincia di Livorno. È facilmente raggiungibile in auto percorrendo la Strada Provinciale Bolgherese, che offre panorami suggestivi tra vigneti e oliveti. Una visita a Bolgheri permette di immergersi in un ambiente dove storia, poesia e tradizione enogastronomica si fondono armoniosamente, offrendo un’esperienza autentica nel cuore della Toscana.


Buonconvento, Siena*

Il nome Buonconvento deriva da “Bonus Conventus” che significa buona adunanza delle persone che qua si stabilirono richiamate dalla fertilità della terra e dai vantaggi che provenivano dalla sua buona collocazione lungo la Via Francigena, immersa nella pianura bagnata dai corsi dei fiumi Arbia e Ombrone. L’insediamento originario del borgo era sul colle di Percenna, costruito attorno al castello a guardia del guado sul fiume Ombrone; espugnato ed abbattuto il castello, si formò un borgo in pianura.

Verso la metà del 1200, il borgo si affermò come centro di transiti e scambi commerciali, fino ad assumere, all’inizio del secolo seguente, una fisionomia sempre più importante nel sistema di amministrazione e di difesa militare del contado di Siena.

Nel 1313 fu occupato dall’esercito imperiale di Arrigo VII di Lussemburgo (secondo alcuni il “Veltro” invocato da Dante), sceso in Italia per restaurarvi l’autorità imperiale, ma ben presto il suo sogno si frantumò perchè il 24 agosto dello stesso anno morì, pare a causa della malaria contratta durante il suo viaggio.

Nel 1316 il borgo fu assalito da Uguccione della Faggiola e nel 1358 dai perugini in lotta contro i senesi, rimanendo fortemente danneggiato, così nel tempo fu deciso di provvedere con opere di fortificazioni. ebbero inizio nel 1371 e si protrassero per ben 12 anni.

Nel 1385 all’interno della via principale fu innalzato il Palazzo Podestarile con la torre civica, che tutt’oggi ci mostra 25 stemmi degli antichi podestà. Nel 1400 Buonconvento divenne sede di una vasta podesteria che comprendeva 32 località, il suo prestigio accrebbe quando nel 1480 fu concessa la cittadinanza senese.

Nel 1559, a seguito della caduta di Siena entrò a far parte del Granducato di Toscana, sotto il governo della potente famiglia de I Medici, rimanendo così il fulcro della Val d’Arbia.

Le Crete senesi, che in buona misura attraversano la Val d’Arbia, sono quel luogo suggestivo a sud di Siena, fonte di ispirazione di poeti, scrittori, pittori antichi e moderni, fotografi; replicato soggetto di cartoline, poster, calendari; set privilegiato di cinema e pubblicità.

Insomma un luogo continuamente rappresentato, forse per il fatto che nelle Crete si percepisce e si respira uno stile di vita del tutto autentico, lontano dalle forme più deteriori del turismo odierno. Da qualunque direzione vi si giunga, la peculiarità di queste terre è inconfondibile per colore, forma e non di meno per ciò che quel paesaggio evoca sul piano delle emozioni. Ecco, se immaginiamo le Terre di Siena come un composito mosaico di territori – tutti dotati indubbiamente di una loro bellezza e identità – le Crete senesi rappresentano una tessera fondamentale, non solo per il paesaggio, ma anche per ciò che questa realtà esprime in termini di cultura e di tradizioni. Non ultima la tradizione legata al cibo che qui ha radici così profonde da costituirne una vera e propria essenza.

Terra di suggestioni, quella delle Crete, ma terra dura, povera, a tratti brulla, adatta al pascolo, che rimanda alla fatica avita del contadino e a una cultura essenziale in cui il cibo non è orpello o fantasia, ma necessità: olio, vino, pane, latte. Terra agrodolce, terra di forni e fornaci, segnata dal biancore dei calanchi e dal nero profilo dei cipressi. Allora giardini incantati – quasi miraggi – appaiono in mezzo a tante asperità. E antiche officine di semplici prendono vita dalle erbe profumate dei pascoli.


Buti

Situato sulle pendici orientali del Monte Pisano, Buti è un affascinante borgo toscano immerso tra oliveti e castagneti, noto per la sua storia, cultura e tradizioni.

Di probabile origine romana, Buti è stato menzionato per la prima volta intorno all’anno 1000. Nel Medioevo, il borgo fu conteso tra le città di Pisa, Lucca e Firenze, subendo diverse distruzioni e ricostruzioni. Numerose fortificazioni furono erette per difendere il territorio, alcune delle quali sono ancora visibili oggi.

Attrazioni Principali

  • Castel Tonini: Questa fortificazione medievale domina il centro storico di Buti. All’interno delle sue mura si trovano edifici e palazzi dei secoli XVI e XVII, tra cui la Villa Medicea, nota anche come “Villa Delizia”.
  • Villa Medicea “Villa Delizia”: Edificata nel XV secolo sulle rovine di una precedente fortezza medievale, la villa rappresenta un esempio significativo dell’architettura rinascimentale nella regione.
  • Pieve di San Giovanni Battista: Chiesa menzionata per la prima volta nel 1276, conserva affreschi del XVIII secolo e una scultura lignea della “Madonna col Bambino” risalente al 1369.
  • Teatro Francesco di Bartolo: Inaugurato nel 1842, questo teatro all’italiana con 25 palchi distribuiti su due ordini è un esempio di architettura teatrale del XIX secolo. Dopo un periodo di chiusura, è stato restaurato e riaperto nel 1987.
  • Castello di Sant’Agata: Situato sulla cima del Monte d’Oro, questo castello di origine longobarda offre una vista panoramica sul territorio circostante. Sebbene in rovina, sono ancora riconoscibili le mura di cinta e le basi delle torri.

Cultura e Tradizioni

Buti è rinomato per il Palio di Sant’Antonio, una delle corse di cavalli più antiche della Toscana, che si svolge ogni anno il primo fine settimana dopo il 17 gennaio. Il palio coinvolge le sette contrade del paese in una competizione che celebra le tradizioni locali.

Il borgo è anche noto per la produzione artigianale di ceste e corbelli, nonché per l’eccellente olio d’oliva, inserito nella “Strada dell’Olio Monti Pisani”.

Buti è situato a circa 30 km a est di Pisa e a 60 km a ovest di Firenze. È facilmente raggiungibile in auto tramite la Strada Provinciale che collega Pisa a Lucca, seguendo le indicazioni per il Monte Pisano. Visitare Buti significa immergersi in un ambiente dove storia, arte e natura si fondono armoniosamente, offrendo un’esperienza autentica nel cuore della Toscana.


Capalbio (Grosseto)*

Il territorio del Comune di Capalbio, estremo lembo della Maremma Toscana, si estende dal mare alle colline che, oltre il capoluogo, si uniscono a quelle di Manciano, Orbetello e dell’Alto Lazio.
Il litorale ( 13 km. di splendida spiaggia senza insediamenti), è dominato dal tombolo, la caratteristica vegetazione mediterranea profumata di ginepro, erica, mirto, pini e ginestre; risalendo attraverso la placida e ordinata campagna, tra file di viti ed olivi, si incontra il borgo medioevale di Capalbio, posto su una collina circondata dalla “macchia”, via via più fitta e misteriosa, patria di cinghiali e caprioli; nell’insieme un territorio dal sapore antico, che ha conservato un aspetto selvaggio e tranquillo al tempo stesso, in un ambiente naturale di straordinario valore.

Capalbio si raggiunge in auto ( S.S. Aurelia, 130 km. da Roma, 60 km. da Grosseto), in treno sulla linea Roma-Genova, con fermate locali a Capalbio Scalo e Orbetello per le corse più veloci; collegamento in autobus per Orbetello e Grosseto.

La storia di Capalbio: come si desume dalle sue vestigia, emerge dall’antichità per caratterizzarsi poi nel Medioevo – Dalla prima citazione nota, la Bolla Leonino Carolingia di Carlo Magno dell’805, attraverso l’Abbazia delle Tre Fontane, si giunge nel ‘200 al dominio degli Aldobrandeschi e poi degli Orsini – Nel 1416 Capalbio passa alla Repubblica di Siena, vivendo un periodo di floridità e rinnovamento – Nel 1532 fu occupata dalle truppe di Carlo V, per essere poi liberata con l’aiuto dei francesi – Caduta la Repubblica di Siena, il territorio fu assegnato a Cosimo dei Medici, conoscendo l’inizio di una lenta decadenza, acuita anche dall’espandersi della malaria – Il passaggio ai Lorena segnò la perdita dell’autonomia con l’aggregazione a Manciano e, nel 1842, ad Orbetello, per poi essere annessa al Regno d’Italia nel 1860

Questo di fine Ottocento rimane per certi versi uno dei periodi più originali, legato com’è all’epopea dei briganti, da cui echeggiano nomi ed episodi leggendari, uno su tutti quello di Domenico Tiburizi, mai domo, ucciso nel 1896 in circostanze misteriose ed altrettanto misteriosamente sepolto – Il periodo seguente fu caratterizzato dal latifondo e dalla lenta ripresa, per passare poi alla Riforma Agraria degli anni Cinquanta e al conseguente ripopolamento, fino al recupero dell’autonomia amministrativa nel 1960 – A distanza di quarant’anni molte cose sono mutate e molte, fortunatamente, non lo sono sostanzialmente – Da una economia prevalentemente agricola, che ha finito per scontare la generale congiuntura del settore, si è passati ad un indirizzo decisamente più turistico e terziario, potendo godere di un patrimonio naturale conservato nel tempo – Grande impulso, in questo settore, quello ricavato da una ormai consolidata fama nazionale derivata dalle varie frequentazioni eccellenti di politici, intellettuali, giornalisti e personalità dello spettacolo, che hanno eletto a “buen ritiro” il centro storico e la campagna capalbiese, in virtù della bellezza e della tranquilla riservatezza dei luoghi.

C’E’ DA VEDERE: Il centro storico di Capalbio, con la sua inalterata urbanistica medioevale, la Porta Senese, il Camminamento di Ronda, la Pieve di San Nicola con pregevoli affreschi di scuola umbra e senese del ‘400, l’Oratorio della Provvidenza con una Madonna con Bambino circondata dai Santi attribuita al Pinturicchio, la Torre Aldobrandesca dalla quale si gode di un panorama unico, il Castello, oggetto di un lungo e splendido lavoro di restauro, nel quale è custodito il Fortepiano Conrad Graf, uno strumento quasi unico sul quale componeva Giacomo Puccini – La Riserva Naturale del Lago di Burano, una delle più famose Oasi del WWF, posta tra il mare e la terraferma, dove è possibile ammirare rari esemplari di uccelli, fauna e flora palustre ( Tel.0564/898829)

Il Giardino dei Tarocchi, della grande artista Niki de Saint Phalle, un’opera unica nel suo genere, con migliaia di visitatori da tutto il mondo che vedono spuntare dalla vegetazione del colle di Garavicchio, insoliti, mistici e coloratissimi, i giganti ispirati alle figure simboliche degli arcani maggiori

Casale Marittimo, Pisa

“A mano destra si stacca una propaggine di collina, che si estende verso il mare, e nel cui ultimo dorso è situato il moderno Casale”. Giovanni Targioni Tozzetti, viaggiatore ed erudito, a metà del ‘700, dava evidentemente voce alla tradizione secondo cui erano esistiti due castelli: Casalvecchio, il cui nome è rimasto ad indicare una collina a sud-est dell’attuale paese, e Casalnuovo, l’odierno Casale Marittimo. La zona, ricca di acque minerali, di selvaggina, di sale, insieme alla mitezza del clima, aveva del resto favorito fin dai tempi più antichi l’insediamento umano.

E proprio sulla collina di Casalvecchio gli scavi archeologici hanno riportato in luce i resti di un villaggio etrusco del VII sec. a.C., e gli edifici di un secondo insediamento, stabilitosi nel IV sec. a.C. Ma la scoperta più straordinaria è quella della necropoli di Casa Nocera, un complesso di sepolture, di età orientalizzante, appartenute ai principi guerrieri etruschi, che dominavano la zona. Al VI sec. a.C. risale la tholos delle Poggiarelle, un eccezionale esempio di architettura funeraria etrusca, scoperto nel 1896.

L’epoca romana ha lasciato le sue vestigia nella villa della Pieve, dai cui scavi vengono molti materiali riutilizzati in vari edifici del paese: tra tutti spiccano le zampe di leone reimpiegate nel trono della chiesa di Sant’Andrea. Nel 1551 Casale aveva 245 abitanti e, nel secolo successivo, sappiamo che dovette rafforzare le difese contro le incursioni dei pirati. Critico anche il quadro sanitario se nel 1709 “fu proposto come sarebbe stato molto necessario munirsi all’occasione di un medico, stante l’aria cattiva, e le multità dei malati che spesso ne muoiono miseramente”. La situazione, tuttavia, dovette migliorare rapidamente: nel 1742 il Targioni Tozzetti definiva Casale “il più grosso, e più salubre castello di tutto il Marchesato.

La ragione della salubrità è non solamente una vicina Fontana d’acqua buona, come anche la situazione favorevole in uno sporto di Collina elevata, e benissimo ventilata”. Nel 1854, con la progressiva bonifica della palude costiera, gli abitanti erano saliti a 1070. Fino al 1862 chiamato Casale nelle Maremme, dal 1862 al 1899 il paese prese il nome di Casale di Val di Cecina e solo nel 1900 quello di Casale Marittimo.

Nel 1936 il numero degli abitanti raggiunse il limite massimo di 1583, ma negli anni ’50 iniziò l’emigrazione verso i centri di pianura in rapido sviluppo industriale. Nel 1971 si era scesi a 837 unità e, da allora, il rischio dell’abbandono è stato superato sia per il “ritorno” di molti abitanti sia per l’arrivo di turisti stranieri: così come è avvenuto nei poderi dei dintorni dove è ripresa, in termini di qualità, la coltivazione tradizionale di cereali, olio e vino indirizzata soprattutto al turismo, attuale prevalente fonte di reddito per un paese tranquillo, adagiato su una collina a 214 metri s.l.m. che domina un vasto panorama della costa tirrenica. Il mare, le spiagge, le pinete distano solo 12 km e sono ben visibili le isole dell’arcipelago toscano.


Casole d’Elsa

Un Antico Borgo nel Cuore della Toscana

Adagiato sul dorso di un colle, Casole d’Elsa è un antico borgo etrusco che incanta chiunque lo visiti. Questo delizioso angolo della provincia di Siena offre una vista panoramica mozzafiato sulla campagna senese, un paesaggio che cattura l’anima e invita a lasciarsi andare alla contemplazione. 

Qui, storia e vita quotidiana si intrecciano in un’atmosfera magica, dove ogni angolo racconta una storia. Passeggiando tra gli edifici medievali, come la maestosa Rocca Senese, oggi sede del comune, sembra di essere catapultati indietro nel tempo. Le stradine acciottolate, adornate da fiori colorati e caffè all’aperto, sono animate dai suoni della vita quotidiana. Ma questa dimensione storica non offusca il presente;  anzi, al contrario, i molteplici interventi di arte contemporanea che si trovano nel centro storico arricchiscono ulteriormente il contesto, rendendo Casole d’Elsa un luogo dinamico e vivo.

Nonostante la sua bellezza e il suo fascino, Casole d’Elsa non è un centro costruito esclusivamente per il turismo. In questo borgo, le persone vivono, lavorano e si prendono cura delle proprie tradizioni. È qui che si percepisce la vera ricchezza del luogo: un’accoglienza autentica che fa sentire ogni visitatore come uno di famiglia. Gli abitanti di Casole d’Elsa sono fieri delle loro radici e della loro storia, pronti a condividere con calore la bellezza del loro borgo.

La campagna circostante è un altro dei tesori di Casole d’Elsa. Le dolci colline, i vigneti rigogliosi, gli uliveti e i caratteristici viali di cipressi creano un panorama che toglie il fiato. Le balle di fieno e i casolari in pietra disseminati nel paesaggio raccontano di una vita semplice e genuina,  in armonia con la natura. Ogni stagione regala colori diversi, dal verde intenso della primavera al dorato dei girasoli in estate, fino ai toni caldi dell’autunno quando le foglie si tingono di rosso e arancio.

Situato nel cuore della Toscana, Casole d’Elsa è facilmente raggiungibile e funge da ottimo punto di partenza per esplorare altre meraviglie della regione, come San Gimignano, Monteriggioni, Siena e Volterra. La centralità del borgo permette di immergersi velocemente nella bellezza della campagna toscana, regalando esperienze indimenticabili. In conclusione, Casole d’Elsa rappresenta un perfetto connubio tra storia, cultura e vita quotidiana. Ogni visita è un’opportunità per scoprire un luogo autentico, dove mettersi in ascolto della natura e dell’ospitalità dei suoi abitanti. Venite a vivere la magia di questo antico borgo: la Toscana vi aspetta!

Sentieri naturalistici

CASOLE D’ELSA il regno della bicicletta 

Casole d’Elsa si presenta come un autentico paradiso per gli amanti delle due ruote e per gli escursionisti in cerca di bellezza e avventura. Questo incantevole comune toscano, immerso tra dolci colline e  borghi medievali, offre una rete di sentieri che si snodano attraverso paesaggi mozzafiato, perfetti per ogni tipo di ciclista ed escursionista. Il territorio è caratterizzato da colline medie e basse, coltivate a vite, olivi e cereali, che creano un mosaico di colori e profumi. 

Ogni percorso racconta una storia, portandoti a scoprire tesori nascosti come tumuli etruschi e masserie dove è possibile degustare autentici prodotti tipici locali. Percorrendo i sentieri, potrai immergerti nella cultura e nella tradizione di questa regione, sfruttando la possibilità di essere accompagnato da guide esperte o di seguirne le tracce GPS.

Per chi desidera esplorare la meravigliosa campagna circostante, ci sono innumerevoli possibilità di passeggiate adatte a tutti.

Magari potrai portare con te il tuo fedele amico a quattro zampe e scoprire insieme gli angoli più belli, fermandoti a contemplare panorami incantevoli. E quando la stanchezza si farà sentire, non dimenticare di fare una pausa in uno dei tanti baretti pittoreschi, dove gustare un tipico espresso italiano o un aperitivo rinfrescante.

I sentieri di Casole d’Elsa offrono diverse difficoltà, da quelli facili, ideali per le famiglie e i neofiti, a quelli più impegnativi per i ciclisti esperti. Inoltre, per chi desidera una spinta in più, le e-bike possono essere noleggiate, rendendo accessibili anche i percorsi più challenging. Ogni visitatore troverà la propria avventura, sia che si tratti di una tranquilla fuga nel verde o di un’escursione sostenuta.

Infine, immagina di trascorrere una giornata in famiglia: scegli una radura all’ombra di un albero secolare, stendi una coperta e goditi un picnic tra la natura, circondato dai tuoi cari e dal canto degli uccelli. Casole d’Elsa è un luogo dove ogni momento si trasforma in un ricordo indimenticabile, un invito a vivere la natura in tutte le sue sfaccettature. Non perdere l’occasione di scoprire questo angolo di Toscana, dove la bicicletta diventa il mezzo perfetto per esplorare un autentico regno di bellezza e tranquillità.

L’arte della cucina toscana

Nel cuore della Toscana, Casole d’Elsa rappresenta una tappa imperdibile per gli amanti della buona cucina. Qui si possono assaporare piatti tipici come la ribollita, una zuppa rustica a base di cavolo nero e pane raffermo, e i pici all’aglione, una pasta fatta a mano condita con un sugo a base di aglio.

 Non mancano le specialità di carne, come la celebre fiorentina, un gustoso pezzo di manzo cotto alla griglia, e la pappa al pomodoro, una deliziosa minestra a base di pomodori e pane. Ogni piatto è esaltato dall’uso di olio extravergine di oliva IGP e accompagnato da un buon vino Terre di Casole DOC, che valorizza ulteriormente i sapori autentici della terra.

Chi visita Casole d’Elsa ha anche l’opportunità di scoprire la famosa mela di Casolana. Grazie a un progetto avviato dall’Università di Siena, l’amministrazione comunale in collaborazione con la Pro Loco ha ripreso la coltivazione di questa varietà autoctona, già apprezzata nel Medioevo e citata addirittura da Giovanni Boccaccio nel suo Decamerone. Passeggiando tra i meli in fiore, si può rivivere un pezzo di storia e tradizione, mentre si gusta un prodotto locale unico.

A Casole d’Elsa, la scelta di ristoranti, trattorie e pizzerie è vasta, offrendo una gamma di opzioni che spaziano dalla cucina tradizionale toscana alle proposte gourmet più sofisticate. Ogni locale è impegnato a garantire che i piatti siano preparati con ingredienti freschi e provenienti dal territorio, creando un’esperienza culinaria che celebra l’autenticità dei sapori toscani.

Casole d’Elsa non è solo un luogo da visitare ma un’esperienza da vivere, dove storia, cultura e gastronomia si intrecciano in un affascinante viaggio attraverso i sapori della Toscana.

Il Paese degli Artisti: Casole d’Elsa

Casole d’Elsa è un incanto di bellezza, un paese dove l’arte non è solo da ammirare nei musei, ma vive e respira lungo le sue strade. Passeggiando per questo affascinante borgo, i visitatori possono imbattersi in una vasta gamma di opere artistiche che adornano piazze, vicoli e angoli nascosti.

Ogni mattone racconta una storia, e ogni strada è un palcoscenico per gli artisti locali che, con la loro creatività, hanno saputo rendere il paesaggio urbano un’autentica galleria a cielo aperto. Le botteghe degli artisti si diffondono in tutto il borgo, ognuna di esse riflettendo l’unicità del proprio creatore. Qui, le mani laboriose plasmano ceramiche, dipingono tele e scolpiscono marmi, offrendo ai visitatori l’opportunità di osservare il processo creativo in tempo reale e di portare a casa un pezzo dell’anima di Casole d’Elsa.

Non può mancare una visita al Museo Civico, cuore pulsante della cultura locale. Questo spazio espositivo è diviso in due sezioni distinte.

La prima, dedicata al periodo etrusco, ospita reperti straordinari come crateri attici e affibbiagli bronzei, tra cui spicca una delle più antiche raffigurazioni di pugilato del mondo etrusco. Questi tesori raccontano della vita e delle tradizioni di un antico popolo che ha lasciato un’impronta indelebile sulla storia.

La seconda sezione del museo è un tuffo nel passato senese, mostrando opere d’arte che spaziano dal Medioevo al Seicento. Qui si possono ammirare importanti opere, alcune delle quali pezzi unici, che offrono uno sguardo privilegiato sulla ricchezza culturale di questa regione. Casole d’Elsa non è solo un luogo da visitare, ma un’esperienza da vivere, un paese di artisti dove ogni angolo offre un’ispirazione e un invito a scoprire, apprezzare e celebrare l’arte in tutte le sue forme. 

Vale sicuramente la pena immergersi in questa realtà, dove il passato e il presente si intrecciano in un abbraccio armonioso. 


Castagneto Carducci, Livorno*

Capoluogo del Comune omonimo, è un piccolo borgo adagiato sulla sommità della collina, su cui domina il Castello dei Conti della Gherardesca, un tempo circondato da mura di cui sopravvive il fronte rivolto verso il mare e che insieme alla chiesa di San Lorenzo, costituisce il nucleo originario del centro abitato. Intorno al Castello la cui edificazione risale probabilmente al Mille, si è sviluppato il centro urbano secondo uno schema di anelli concentrici che danno vita ad un sistema di strade, vicoli e piazzette.

Il castello ebbe, nella sua lunga storia, numerose modificazioni e rifacimenti successivi, al pari della chiesa parrocchiale, a lungo utilizzata come chiesa del castello, come si ravvisa dall’esame delle strutture interne. Davanti alla propositura di San Lorenzo, sorge la Chiesa del S.S. Crocifisso al cui interno è conservato il Crocifisso ligneo di epoca quattocentesca, rinvenuto tra i ruderi dell’antico monastero di San Colombano ed oggetto di vivissimo culto locale, rappresentato dalle “Feste Triennali” L’attuale municipio, divenuto sede municipale nel 1849 nel quadro della complessa vicenda delle preselle, aveva funzionato, a partire dal 1716, da palazzo pretorio; nella piazzetta retrostante, la Piazza della Gogna, avevano luogo le grida di condanne e l’esecuzione di infamanti pene alla gogna ed alla berlina. Di particolare interesse: Castello della Gherardesca (Via Indipendenza), Propositura di San Lorenzo, Chiesa del S.S. Crocifisso, Chiesa della Madonna del Carmine (di recente dichiarata sede del costituendo Museo dei paramenti sacri), Centro Carducciano (Via Carducci, 59), Museo Archivio, Piazzale Belvedere

Il ruolo prioritario esercitato nel tempo dalla famiglia comitale Della Gherardesca sul territorio di Castagneto, costantemente assoggettato alla sua autorità, sin dal periodo medioevale, ha indotto nel passato molti storici ad intrecciare, in forma variamente differenziata, le più antiche vicende della località e dei dintorni con quelle dei supposti fondatori del casato, in una sorta di connubio atavico che fu talvolta utilizzato come strumento utile a legittimare il secolare diritto di possesso esercitato in loco dai componenti l’illustre casata.

A giudizio di taluni, infatti, l’origine dei Della Gherardesca va fatta risalire al longobardo Walfredo il quale, nel 754, risulta avere fondato, presso l’attuale Monteverdi, in monastero di San Pietro in Palazzuolo, legando ad esso, tramite donazione, sia Castagneto sia numerose altre proprietà territoriali. I dati storici confermano l’esistenza di uno stretto rapporto tra la terra di Castagneto ed i Gherardesca, tant’è che alcuni componenti della settima generazione, sono indicati in un documento del 9 Novembre 1161, con il titolo di conti di Castagneto, accompagnato da quello di “domini” di Donoratico, ed è tra i membri della solita casata che si rintracciano i conti delle località limitrofe di Segalari, Donoratico e Bolgheri.

L’acquisizione di queste e numerose altre proprietà, originariamente sparse all’interno delle contee di Pisa, Populonia, Lucca e Volterra, rappresentò ovviamente la diretta conseguenza del ruolo politico svolto dai Della Gherardesca nel contesto dell’antica Tuscia: nella seconda metà del X secolo, infatti, alcuni membri di questa famiglia furono conti di Volterra e l’avvenuta investitura lascia trasparire con chiarezza l’esistenza di forti legami coi rappresentanti dell’autorità centrale, che si concretizzarono più avanti con l’adesione al partito enriciano, schieratosi a favore dell’imperatore Enrico II per contrastare quei fermenti di rivolta ed autonomia che avevano portato, nell’anno 1002, all’elezione di Arduino d’Ivrea a re d’Italia.

La decisa posizione filoimperiale assunta dai Gherardeschi si rivelò vincente e produsse, come diretta conseguenza, una riconferma dei privilegi in precedenza acquisiti, cui si sommarono, nella prima metà del secolo XI, nuovi vantaggi economico politici derivati dall’ampliamento del patrimonio fondiario. Verso la fine del Trecento si produce uno spostamento degli interessi familiari dei Gherardesca, dalla contea di Volterra verso la città di Pisa, con una progressiva acquisizione di prestigio civico, poi confluito nell’assunzione di importanti cariche pubbliche. La nuova condizione non mancò di provocare ampi riflessi sui territori Mappartenenti ai feudi di famiglia: se, infatti, da un punto di vista giuridico formale, oltre ai diretti benefici derivanti dal possesso delle proprietà terriere, fu demandata ai conti la sola gestione della giustizia amministrativa, mentre la sfera della giustizia criminale è di pertinenza del Comune di Pisa, nella realtà dei fatti ed in virtù del predominio esercitato sulla vita politica pisana i Della Gherardesca godettero di una totale autonomia e pienezza di gestione, qualificandosi come signori unici e assoluti delle comunità comprese dentro i propri feudi.

E’ solamente dopo il 1405, a seguito della conquista di Pisa da parte di fiorentini, che si produssero talune svolte, atte a modificare il precedente assetto amministrativo: nel 1421 la Comunità di Castagneto è autorizzata a darsi degli statuti autonomi, mentre nel ’25 la sfera dell’alta giustizia, ovverosia della giustizia criminale, fu sottratta alle possibili ingerenze della famiglia ed affidata al Capitano vicario di Campiglia, direttamente dipendente dal governo di Firenze. I cambiamenti menzionati tuttavia non provocarono un autentico sradicamento degli antichi privilegi; si deve ricordare, infatti, che ai Della Gherardesca furono riconfermati i diritti di signoria, al tempo stesso i conti furono nominati vicari di Castagneto e di diversi altri centri confinanti, con un’operazione che, senza stravolgere i precedenti assetti della proprietà territoriale, si limitava a ribadirne l’avvenuta subordinazione al potere centrale fiorentino. Sul fronte dei rapporti intercorrenti tra i membri della casata e la Comunità di Castagneto si delinea, a partire dal secolo XVI, una precisa contrapposizione, sfociata in dispute giuridiche che videro di volta in volta fronteggiarsi gli interessi degli indigeni e quelli dei conti: così – ad esempio – tra il 1566 ed ’67 Francesco Della Gherardesca rivendicò i diritti feudali di caccia, pesca, pascolo e legnatico e nella causa che ne seguì si vide riconoscere i primi due dal tribunale fiorentino giudicante, mentre per gli altri prevalsero le richieste avanzate dalla popolazione locale, a cui, dopo svariati anni, i Della Gherardesca furono costretti a cedere lo jus pascendi ed il permesso di usufrutto sul legname (1600 – 1610).

E’ tuttavia nel Settecento e più precisamente nel periodo lorenese, che i contrasti fra le parti iniziarono ad assumere caratteri di più profonda asprezza: nel 1776, contestualmente ad una più complessa e generale operazione di riordino territoriale, Castagneto perse la propria autonomia e fu inglobato, insieme ai centri di Bolgheri e Donoratico, nella comunità di Gherardesca, vedendo cancellare il proprio nome a tutto favore di una nuova e non gradita determinazione. Per contrastare l’avvenuto cambiamento, che riconosceva il ruolo prioritario esercitato dalla famiglia comitale su quella parte della Maremma, i castagnetani rivolsero al Granduca Pietro Leopoldo un accorato appello, denunciando il grave stato di abbandono in cui versavano le zone controllate dai Della Gherardesca e chiedendo di essere sottratti al loro feudo. La richiesta non fu esaudita, anche se i conti, in quello stesso anno, dovettero adottare nei propri territori la legge sui feudi, da lungo tempo emessa che riducendo in forma sostanziale il potere dei feudatari, avrebbe permesso alle popolazioni di acquisire una maggiore autonomia, facilitando inoltre il decollo di una nuova, più illuminata politica economica, mirata a soddisfare le necessità dei ceti emergenti. Profondi attriti caratterizzarono anche la vita ottocentesca, quando il bisogno di libertà ed autonomia degli abitanti continuò a scontrarsi con la rivendicazione dei diritti comitali, sfociando in azioni legali e pubbliche proteste. Il primo scontro, verificatosi nel ’44, fu la diretta conseguenza dell’inasprimento delle relazioni tra i castagnetani ed il conte che, in quello stesso anno aveva fatto circolare un suo proclama, tramite il quale ribadiva l’antico divieto di cacciare e di pescare nelle proprie tenute; la fase più violenta e accesa degli scontri, tuttavia, si ebbe tra il ’47 ed il ’48.

Memorabile, tra gli altri, il tumulto scoppiato per sottrarre al conte l’oratorio cittadino di S. Sebastiano (non più esistente), che pur essendo proprietà della Comunità fungeva da cappella privata della famiglia Gherardesca. Per l’intervento e per l’accorta mediazione effettuata da Giuliano Ricci si poté giungere, alla fine, ad un accordo tra le parti, che si concluse con la concessione al popolo delle tanto agognate preselle e con la definitiva presa di possesso, da parte del Comune, del conteso oratorio, nonché del palazzo pretorio, successivamente trasformato in municipio. Inoltre scomparse dalla toponomastica locale l’odiata denominazione Comunità di Gherardesca, in luogo della quale fu ristabilita quella di Castagneto che sembra derivare, dal tipo di vegetazione propria della zona, con l’aggettivo Marittimo. La tregua raggiunta, tuttavia, non esaurì completamente la catena degli attriti, che si inasprirono di nuovo allo scadere del secolo, per le faccende solite di caccia e di legnatico: forti contestazioni, inoltre, furono rivolte al conte da parte del Comune per l’alto canone richiesto ai fini della concessione d’uso della sorgente locale.

Poiché dall’acqua dipendeva il miglioramento delle condizioni igieniche, il dissidio assunse tinte particolarmente accese, sfociando addirittura in una causa. Non sorprende, a fronte di tante e tanto gravi contrapposizioni, che nel 1907 il Comune decidesse di ribattezzarsi con il nome di Castagneto Carducci. Se infatti nella scelta va certamente colta l’intenzione di rendere omaggio ad una grande poeta, perpetuando il ricordo della sua permanenza a Bolgheri ed a Castagneto, dove fanciullo soggiornò per molti anni, tornandovi poi come ospite durante la maturità, non va dimenticato che il padre di Giosuè, Michele, un medico chirurgo lungamente attivo in questi luoghi, fu tra i più fermi oppositori dei diritti feudali, vivendo da protagonista la stagione dei fermenti civici che precedette i moti del ’48. Il cognome Carducci pertanto, definitivamente unito al secolare nome del paese, suggella in via emblematica il percorso secolare compiuto dagli uomini di questa terra per la conquista della libertà. 


Castelfalfi

Castelfalfi è un affascinante borgo medievale situato nel cuore della Toscana, tra Firenze e Volterra. Dopo un periodo di abbandono iniziato nella seconda metà dell’Ottocento, il borgo ha vissuto una rinascita grazie a un ambizioso progetto di recupero che lo ha trasformato in una destinazione turistica di lusso.

Le origini di Castelfalfi risalgono a quasi mille anni fa. Dopo un lungo periodo di spopolamento, il borgo è stato oggetto di un importante intervento di riqualificazione che ha portato alla creazione del Toscana Resort Castelfalfi, un complesso turistico che combina il fascino storico con servizi moderni.

Attrazioni Principali
  • Il Borgo Medievale: Cuore pulsante della tenuta di 1.100 ettari, il borgo conserva l’architettura storica e offre una vista panoramica sulle colline toscane. ​
  • Parco Mediceo: Un angolo suggestivo all’interno del borgo, dove è possibile rilassarsi all’ombra di un chiosco in pietra e ammirare il paesaggio circostante. ​castelfalfi.com
  • Azienda Agricola: La tenuta comprende un’azienda agricola che produce vino e olio d’oliva, offrendo ai visitatori l’opportunità di degustare prodotti locali di alta qualità. ​

Gastronomia: All’interno del borgo sono presenti diversi ristoranti che propongono cucina toscana tradizionale e piatti gourmet, utilizzando ingredienti locali e stagionali. ​

Castelfalfi ospita periodicamente eventi culturali e festival che celebrano la tradizione toscana, offrendo ai visitatori un’esperienza autentica e coinvolgente. ​

Visitare Castelfalfi significa immergersi in un luogo dove la storia millenaria si fonde con servizi di alta qualità, offrendo un’esperienza unica nel cuore della Toscana.


Castelfranco di Sopra

Castelfranco di Sopra è un incantevole borgo medievale situato nella provincia di Arezzo, lungo la panoramica Strada dei Setteponti, tra Firenze e Arezzo. Fondato nel 1299 dalla Repubblica di Firenze come “terra nuova” per consolidare il controllo sulla zona, il borgo è stato progettato dall’architetto Arnolfo di Cambio, noto per il suo contributo a numerose opere fiorentine.

Attrazioni Principali

  • Centro Storico e Torre di Arnolfo: Il cuore del borgo conserva la struttura medievale originale, con vie ortogonali che conducono alla piazza centrale. Qui si trova la Torre di Arnolfo, simbolo del paese, che fungeva da torre di guardia e ingresso principale.
  • Badia di San Salvatore a Soffena: Situata appena fuori dal centro, questa abbazia risalente al XI secolo ospita affreschi rinascimentali di notevole valore artistico. ​
  • Balze del Valdarno: Formazioni geologiche uniche costituite da sabbie, argille e ghiaie stratificate, alte fino a cento metri, che offrono paesaggi suggestivi e hanno ispirato artisti come Leonardo da Vinci.

Cultura e Tradizioni Castelfranco di Sopra è inserito nell’elenco dei “Borghi più belli d’Italia”, riconoscimento che sottolinea il valore storico e culturale del paese. Durante l’anno, il borgo ospita eventi e manifestazioni che celebrano le tradizioni locali, offrendo ai visitatori un’esperienza autentica della cultura toscana. Visitare Castelfranco di Sopra significa immergersi in un ambiente dove storia, arte e natura si fondono armoniosamente, offrendo un’esperienza indimenticabile nel cuore della Toscana.


Castellina in Chianti (Siena)

Castellina in Chianti è un affascinante borgo situato nel cuore della regione del Chianti, in Toscana. La sua posizione strategica tra Firenze e Siena lo rende una meta ideale per chi desidera immergersi nella cultura, nella storia e nelle tradizioni enogastronomiche toscane.

Le origini di Castellina in Chianti risalgono all’epoca etrusca, come testimoniano le numerose tombe rinvenute nella zona. Nel Medioevo, la sua posizione strategica la rese un importante avamposto militare conteso tra le città di Firenze e Siena. Il borgo faceva parte della Lega del Chianti, un’alleanza militare e amministrativa creata dalla Repubblica di Firenze per controllare il territorio del Chianti.

Arte e Architettura
  • Rocca di Castellina: Questa antica fortezza offre una vista panoramica sul borgo e sulle colline circostanti. Ospita il Museo Archeologico del Chianti Senese, dove sono esposti reperti etruschi e romani rinvenuti nella zona.
  • Via delle Volte: Un suggestivo passaggio coperto che circonda il centro storico, offrendo scorci pittoreschi e angoli caratteristici del borgo.
  • Chiesa di San Salvatore: Edificio religioso situato nel centro del paese, rappresenta un esempio dell’architettura religiosa locale.
Eventi e tradizioni

Castellina in Chianti ospita numerosi eventi durante l’anno, tra cui sagre, festival e manifestazioni legate alla tradizione vinicola e culinaria della zona. Partecipare a queste feste permette di vivere appieno l’atmosfera del borgo e di scoprire le sue tradizioni più autentiche.

Gastronomia locale

La cucina di Castellina in Chianti riflette le tradizioni toscane, con piatti a base di ingredienti locali e stagionali. La zona è rinomata per la produzione del vino Chianti Classico, che accompagna perfettamente le specialità culinarie del territorio.

Le colline del Chianti offrono numerose opportunità per gli amanti delle attività all’aperto, come trekking, ciclismo e passeggiate panoramiche tra vigneti e oliveti. Esplorare i dintorni di Castellina in Chianti permette di scoprire paesaggi mozzafiato e borghi incantevoli. Castellina in Chianti rappresenta una destinazione ideale per chi desidera scoprire la bellezza e l’autenticità della Toscana, tra storia, cultura e paesaggi unici.


Castelnuovo Berardenga

Situato nel cuore delle colline del Chianti, Castelnuovo Berardenga è un affascinante borgo toscano che offre una combinazione unica di storia, cultura e paesaggi mozzafiato.​

Fondato nel 1366 dalla Repubblica di Siena come avamposto difensivo, Castelnuovo Berardenga ha svolto un ruolo cruciale nelle contese tra Siena e Firenze. La sua posizione strategica lo ha reso testimone di numerosi eventi storici, tra cui la celebre Battaglia di Montaperti del 1260, combattuta nelle vicinanze.

Attrazioni Principali

  • Villa Chigi Saracini: Edificata nel XIX secolo, questa villa è circondata da un parco all’inglese e rappresenta un esempio significativo dell’architettura nobiliare toscana.
  • Chiesa dei Santi Giusto e Clemente: Situata nel centro del borgo, questa chiesa presenta una facciata in stile neoclassico e custodisce opere d’arte di rilievo.
  • Certosa di Pontignano: A breve distanza dal centro, questa certosa offre un esempio ben conservato di architettura monastica, con chiostri affrescati e un’atmosfera di pace e contemplazione.​
Cultura e Tradizioni

Castelnuovo Berardenga è rinomato per le sue tradizioni enogastronomiche, essendo parte integrante della zona di produzione del Chianti Classico. I visitatori possono degustare vini pregiati e piatti tipici toscani nelle numerose cantine e trattorie locali.​

Eventi Il borgo ospita durante l’anno vari eventi culturali e sagre che celebrano le tradizioni locali, offrendo ai visitatori un’immersione autentica nella vita toscana.​

Castelnuovo Berardenga si trova a circa 20 km a est di Siena ed è facilmente raggiungibile in auto seguendo la strada statale SS73. La sua posizione lo rende un punto di partenza ideale per esplorare sia le colline del Chianti che le Crete Senesi.​ Visitare Castelnuovo Berardenga significa immergersi in un ambiente dove storia, cultura e bellezze naturali si fondono armoniosamente, offrendo un’esperienza autentica nel cuore della Toscana.​


Castiglione d’Orcia

Situato nel cuore della Val d’Orcia, Castiglione d’Orcia è un affascinante borgo medievale che offre una combinazione unica di storia, cultura e paesaggi mozzafiato.​ Patrimonio UNESCO Dal 2004, la Val d’Orcia è stata riconosciuta come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, con il territorio di Castiglione d’Orcia che rappresenta uno degli elementi fondamentali del suo paesaggio.

Attrazioni Principali

  • Rocca Aldobrandesca: Situata sulla sommità del colle, questa fortezza medievale prende il nome dall’antica signoria degli Aldobrandeschi che dominava la regione.
  • Sala d’Arte San Giovanni: Allestita nell’antico oratorio della confraternita di San Giovanni, tra Piazza Il Vecchietta e Piazza Unità Italiana, ospita opere d’arte di rilievo.
  • Biblioteca Comunale: Situata al piano terra del Municipio, offre una vasta collezione di volumi di ogni genere letterario.
  • Sorgenti di Vivo d’Orcia: Situate all’interno del Parco dell’Ermicciolo, queste sorgenti rappresentano una delle due fonti principali del Monte Amiata, immerse in un ambiente naturale incontaminato.
  • Museo dell’Acqua: Situato a Vivo d’Orcia, questo museo è dedicato all’importanza dell’acqua per la comunità locale, offrendo un’esperienza educativa e interattiva. ​

Eventi e Cultura Castiglione d’Orcia ospita durante l’anno diverse manifestazioni culturali e tradizionali. Per informazioni aggiornate sugli eventi in programma, è possibile consultare la sezione dedicata sul sito ufficiale del comune. ​

La Via Francigena

Il territorio di Castiglione d’Orcia è attraversato dalla Via Francigena per circa 25 km lungo la Tappa 35, che va da San Quirico d’Orcia a Radicofani. Il percorso offre ai pellegrini e ai turisti la possibilità di attraversare paesaggi suggestivi e di visitare luoghi di interesse storico-artistico come il capoluogo e Rocca d’Orcia.

Castiglione d’Orcia è facilmente raggiungibile in auto da Siena percorrendo la SR2 in direzione sud. La sua posizione strategica lo rende un punto di partenza ideale per esplorare la Val d’Orcia e le sue meraviglie.​Visitare Castiglione d’Orcia significa immergersi in un ambiente dove storia, arte e natura si fondono armoniosamente, offrendo un’esperienza autentica nel cuore della Toscana.


Castiglione della Pescaia (Grosseto)

Le origini del toponimo risalgono a due distinte fasi del periodo alto-medievale. Nell’VIII secolo appariva la denominazione Castelione in riferimento all’insediamento delle Paduline situato presso l’argine del fiume, mentre in un documento dell’814 l’area del più antico insediamento romano delle Paduline risultava denominata Piscaria a Mare. Durante il periodo medievale risulta tuttavia prevalente l’utilizzo del toponimo Castelione anche in seguito alla dominazione pisana, mentre nelle epoche successive fu gradualmente introdotta anche la denominazione Pescaja, accostandola a quella più ricorrente.

L’area in cui si estende il territorio comunale di Castiglione della Pescaia ha riportato alla luce alcune testimonianze preistoriche del Paleolitico superiore, che sono state rinvenute nell’area collinare occidentale (Val Berretta) e sulle propaggini collinari orientali comprese tra la fattoria della Badiola, la località di Ampio e la zona a sud della frazione di Buriano.

Del periodo etrusco le testimonianze di più grande splendore sono state rinvenute presso la frazione di Vetulonia, mentre altri ritrovamenti sono venuti alla luce nella parte occidentale del territorio comunale tra la Val Beretta e Pian di Rocca, zona che risultava già abitata in epoca preistorica. L’area in cui sorge l’abitato di Castiglione della Pescaia risultava essere invece un importante insediamento romano, visti i resti archeologici rinvenuti presso la riva destra del fiume Bruna in prossimità del porto-canale e del moderno abitato, tra i quali spiccano i resti della villa romana delle Paduline. Inoltre, è accertata la presenza di una strada consolare ed una selciata, i cui resti sono andati perduti nel corso del XIX secolo, che dall’abitato romano si dirigevano rispettivamente verso la pineta del Tombolo e verso Giuncarico.

Dopo un periodo di abbandono tra il V e l’VIII secolo, vi fu una graduale rinascita di Castiglione della Pescaia, che prese particolare vigore nel corso del X secolo grazie alla Repubblica di Pisa: proprio in questo periodo fu costruito il primitivo borgo medievale nella parte bassa, che era racchiuso dalle Mura Pisane. Il dominio pisano ebbe inizio a partire dal 962, pur essendoci discontinuità di potere che, sul finire dello stesso secolo, avvantaggiarono inizialmente gli Aldobrandeschi, poi i monaci dell’abbazia di San Salvatore al Monte Amiata. Nel XII secolo l’insediamento castellano passò alla famiglia Lambardi che controllava all’epoca la frazione di Buriano, la cui influenza divenne rilevante in epoca duecentesca. Il centro iniziò una fase di prosperità fino a divenire un libero comune nel XIII secolo. Nel 1274 i Pisani ripresero l’esercizio attivo del potere che si protrasse fino alla fine del XIV secolo, periodo in cui fu istituito il libero Comune di Castiglione della Pescaia, che con un atto di sottomissione a Firenze riuscì a farsi garantire la protezione.

Durante il secolo successivo ebbe termine la lunga fase di libero Comune, a seguito della conquista del castello da parte delle truppe di re Alfonso V d’Aragona; precedentemente ci fu una temporanea occupazione senese durante il 1432. Nel 1449 le milizie del Principato di Piombino riuscirono a liberare l’intero borgo, fatta eccezione del castello che rimase un presidio aragonese. Nel 1460 il castello fu ceduto alla famiglia Piccolomini di Siena, che lo vendette quasi un secolo più tardi (1559) ai Medici, nel cui granducato era entrato a far parte pochi anni prima il rimanente borgo. Il marchesato di Castiglione della Pescaja con le isole del Giglio e Giannutri fu acquistato da Cosimo I il 20 gennaio 1559 per la moglie Eleonora di Toledo dai Piccolomini d’Aragona de’ duchi di Amalfi con il consenso di Filippo II di Spagna.

Si estendeva anche alle Rocchette senza tuttavia avere la proprietà sugli scogli “Formiche della Troja” in possesso dei principi di Piombino che autorizzarono però al granduca la cessione di un’area sulla Punta di Troja per la costruzione di una torre costiera. Fu amministrato in autonomia fino al 1737, dipendendo dalla provincia pisana, finché fu soppresso nel 1765 da Pietro Leopoldo ed annesso al resto dello stato senese.

Dal periodo settecentesco in poi, il centro conobbe una forte rinascita grazie alle opere di bonifica e canalizzazione dell’antico Lago Prile e ai grandi scambi commerciali favoriti dal ruolo di primo piano che il porto di Castiglione della Pescaia aveva assunto in quel periodo. Tuttavia, l’apertura della Ferrovia Maremmana dopo la metà del XIX secolo, che passando nell’entroterra non risultava collegata né al centro né al porto, determinò un improvviso decadimento degli scambi commerciali e del periodo di grande floridezza, che tuttavia furono superati tra la fine dello stesso secolo e gli inizi del XX secolo con lo sviluppo delle prime strutture balneari che costituirono di fatto gli albori delle moderne strutture turistiche che caratterizzano il centro.


Castiglione di Garfagnana, Lucca

Questo borgo appenninico merita una visita perché è un piccolo gioiello, sia dal punto di vista naturalistico che storico. Il suo castello è tra i più suggestivi, quasi “cattivo” per forma e posizione, tanto da essere stato uno degli obiettivi più ricercati nei secoli scorsi. La settimana di Pasqua riserva una processione molto affascinante, quella dei Crocioni, in cui si rievoca la Passione. Cristo viene impersonato da un penitente che, nell’anonimato, percorre la strada con grosse catene ai piedi, tra due ali di folla e in un silenzio irreale.

La storia di Castiglione prende avvio dal primitivo “castrum” costruito dai Romani sul territorio strappato a fatica ai Liguri-Apuani e si sviluppa in epoca longobarda e franca. , ma per trovare notizie più attendibili sulle vicende vissute da Castiglione bisogna varcare l’anno 1000 e giungere al periodo in cui il borgo si presenta già cinto di mura e torrioni, “incastellato”, con la sua imponente Rocca.

Posto in zona di confine Castiglione subì nel tempo numerosi assedi: il primo da parte dei lucchesi nel 1170 che provocò molti danni al castello e la sua resa impegnò poi Lucca alla ricostruzione della fortificazione, elevando Castiglione a sede di Vicaria. Le imposizioni, i balzelli e le prepotenze di Lucca sono le cause che condurranno ad una nuova guerra, provocata da un castiglionese, Rolando, fattosi promotore di una lega di Comuni garfagnini contro Lucca (1227); intervengono,invocati, l’Imperatore Federico II ed il Papa Gregorio IX che impongono la pace del 1228 .

Castiglione viene distrutto una seconda volta e riconquistato da Lucca: molti che temono vendette si rifugiano oltre Appennino, a Frassinoro. Nel 1345 la Vicaria passa alla Repubblica di Pisa: sarà poi Carlo IV di Boemia ( che sostò per alcuni giorni con l’Imperatrice a Castiglione ) a dichiarare libera Lucca con tutte le sue Vicarie dal giogo pisano; datano da allora (1371) le ricostruite poderose mura e la Rocca che oggi vediamo a Castiglione.

Nel periodo di massima espansione la Vicaria di Castiglione andava da Minucciano fino a Fosciandora, ma nel secolo XV inizia il periodo delle “dazioni” e molti Comuni della Vicaria “si danno” spontaneamente al Duca d’Este e Castiglione sarà un’ isola lucchese nella Provincia estense della Garfagnana del Duca di Modena. E’ infatti da Modena che verranno le minacce più pesanti: la prima guerra comprende il periodo 1602-1604 e non vede né vinti né vincitori poiché il Governatore di Milano, in nome del Re di Spagna, impone la pace; la seconda guerra culmina con il durissimo assedio del 1613 in cui il grande spiegamento di forze del Duca di Modena quasi riduce Castiglione alla resa, evitata soltanto dalla pace imposta dal Viceré di Spagna. Arriviamo poi a tempi più vicini, con Napoleone Bonaparte, Maria Luisa di Borbone, Francesco IV di Modena e l’Unita d’Italia.


Certaldo*

Sede di insediamenti già in epoca etrusca e successivamente romana, il nome Certaldo deriva probabilmente dal latino “Cerrus Altus”, “altura ricoperta dai cerri. Le prime notizie che si hanno del castello di Certaldo risalgono al 1164, anno in cui, in un diploma dell’imperatore Federico I Barbarossa, viene concesso ai Conti Alberti, nobile famiglia che possedeva numerosi feudi lungo il corso dell’Arno, nella Valdelsa e nella Val di Pesa. Tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo, Certaldo passa definitivamente sotto l’influenza di Firenze e il feudo viene confiscato ai Conti Alberti. Dal 1415 al 1784 Certaldo è sede del Vicariato, centro del potere politico in cui veniva amministrata la giustizia per conto di Firenze. Nel territorio sotto la giurisdizione di Certaldo si trovavano la Valdelsa, la Val di Pesa, parte del Chianti e alcune zone del Valdarno.

Certaldo, paese dalla vocazione mercantile, è stata patria della famiglia di Giovanni Boccaccio (1313-1375), celebre poeta e scrittore che qui passò parte della sua vita e morì, nella casa che oggi ospita il museo a lui dedicato. Le spoglie dell’autore del Decameron sono conservate nella chiesa dei Santi Filippo e Jacopo, sotto una lapide che reca un celebre epitaffio del poeta Coluccio Salutati.

Nonostante l’amministrazione comunale, dopo la soppressione del Vicariato nel 1784, abbia risieduto fino al 1866 a Certaldo Alto in Palazzo Pretorio, a partire dal ‘600 è la parte bassa del paese, lungo il fiume Elsa e la via Francigena, a svilupparsi maggiormente. Dopo quella data, con l’apertura del nuovo municipio nella parte bassa, parte degli edifici medievali, tra cui il Palazzo Pretorio, furono venduti a privati che ne fecero rapidamente scempio. Solo agli inizi del 1900 il Comune riacquistò riportandolo agli antichi splendori.

Anche la Propositura di San Tommaso, prima situata nella Chiesa di San Tommaso e Prospero adiacente a Palazzo Pretorio, perse rapidamente di importanza quando venne costruita la nuova chiesa in Piazza Boccaccio nel 1840. Soltanto negli anni ’80 del Novecento, con lo sviluppo dell’economia turistica in Valdelsa, l’interesse verso Certaldo Alto è andato incrementando sempre più.

Il borgo storico, detto “il castello”, è raccolto dentro mura in buona parte conservatesi fino a oggi, su cui si aprono le tre porte di accesso: Porta al Sole, Porta al Rivellino e Porta Alberti. Il borgo è accessibile dalle antiche e ripide, Costa Alberti e Costa Vecchia, o dalla ottocentesca Via del Castello.

La caratteristica principale che distingue Certaldo Alto dai numerosi borghi medioevali toscani è l’assenza della tipica piazza principale su cui si affacciavano tutti i palazzi sede delle autorità civili e religiose: la conformazione stretta ed ellissoidale della collina su cui Certaldo è costruita hanno reso impossibile la costruzione di tale piazza. Il suo ruolo è stato preso dalla odierna via Boccaccio, su cui in effetti si affacciano la chiesa, il Palazzo Pretorio e le ex logge del mercato. Le attuali piazze, infatti, di costruzione ottocentesca, non erano in realtà che orti, che sarebbero serviti per rifornire la popolazione in caso di assedio.


Cetona*

La Storia del rapporto dell’uomo con questo territorio ha inizio intorno a cinquantamila anni fa: gruppi di Neandertaliani frequentarono l’area del Cetona che con le sue grotte offriva un rifugio sicuro e costituiva un’ideale base per la caccia. Con l’avvento del Neolitico l’uomo diede vita ad abitati localizzati in aree favorevoli alla coltivazione e all’allevamento. Nel corso dell’Età del Rame e soprattutto della successiva Età del Bronzo, il territorio di Cetona sembra essere sottoposto a forme di frequentazione più diffusa. Una particolare concentrazione di testimonianze proviene dall’area di Belverde, sul fianco orientale del Monte Cetona: qui un nutrito gruppo di pastoriagricoltori si insediò per quasi tutto l’arco del II millennio avanti Cristo.

Ci sono note le produzioni artigianali, il regime economico, le attività di scambio di questa florida comunità, ma anche le principali manifestazioni spirituali di cui restano ampie tracce nelle numerose cavità naturali presenti nella zona. Sul finire del II millennio a.C. avvenne un lento e progressivo spopolamento delle aree occupate in precedenza, con la fondazione di abitati a quote elevate. Con l’Età del Ferro la vita si spostò nuovamente a valle, verso le naturali vie di comunicazione. In località Cancelli, lungo la strada che taglia il crinale della montagna, nacque un centro rurale rimasto attivo fra il VII ed il VI sec. a.C. Nel VI sec. a.C. fiorì nei pressi di Camporsevoli un insediamento che rimase attivo fino al periodo della romanizzazione. Con l’occupazione romana il territorio venne sfruttato grazie alla costruzione di ville rurali e la fertile vallata di Cetona fu attraversata dalla Via Cassia. In epoche successive, con il progressivo impaludamento della pianura, la strada del crinale tornò ad essere abitualmente percorsa tanto da diventare, si pensa, uno dei tracciati alternativi della Via Francigena.

Il Castello di Cetona è documentato dal primo Duecento come possesso del conte Ildebrandino, soggetto alla sovranità orvietana. A lungo conteso tra Siena, Perugia e Orvieto, nel 1418 fu occupato dal capitano di ventura Braccio da Montone, e, nello stesso anno, venne da questi ceduto alla Repubblica di Siena. Nel 1455 cadde nelle mani di Jacopo di Niccolò Piccinino e delle sue truppe che provocarono danni gravissimi all’abitato. Rientrati in suo possesso, i senesi ne fortificarono le mura e costruirono robuste torri circolari. Cetona rimase fedele a Siena fino all’epilogo della guerra franco-spagnola che segnò il passaggio alla signoria dei Medici. Nel 1558 Cosimo I donò Cetona in feudo al marchese Chiappino Vitelli. Cominciò un lungo periodo di stabilità caratterizzato da importanti interventi urbanistici. Nel 1777 Cetona fu accorpata alla comunità di Sarteano, tornando ad essere autonoma nel 1809, sotto l’amministrazione francese. Durante il periodo risorgimentale, nel 1849 e nel 1867, ospitò Giuseppe Garibaldi a cui in seguito fu dedicata la piazza principale.

Le origini di Piazze risalgono al XVI secolo e sono direttamente connesse alla storia del feudo di Camporsevoli documentato sin dal XIII secolo quale territorio appartenente alla Diocesi di Chiusi. Sottoposto alla protezione di Orvieto durante l’ultimo decennio del XIII secolo, in seguito entrò nell’area di conflitto tra Perugia e Siena. Alla fine del XIV secolo Camporsevoli divenne signoria dei conti di Corbara. Nel 1462 Pio II donò in perpetuo il vicariato di Camporsevoli ai suoi nipoti, Giacomo e Andrea, e ai loro eredi che lo detennero fino agli inizi del Seicento, quando passò sotto l’influenza dei Medici. Il feudo fu ceduto, prima in parte e poi interamente nel 1630, al nobile fiorentino Niccolò Giugni. Con la soppressione napoleonica dei feudi, agli inizi del XIX sec., Camporsevoli, insieme a Piazze, dopo una breve parentesi di accorpamento a San Casciano dei Bagni, entra a far parte del Comune di Cetona.della Valdichiana immerso nel verde del Monte Cetona. Di grande interesse la Piazza di Vitelli, la Chiesa della Collegiata e i palazzi rinascimentali.


Chianciano Terme

Situata tra la Valdichiana e la Val d’Orcia, Chianciano Terme è una rinomata località toscana celebre per le sue acque termali e il suggestivo borgo medievale.

Le origini di Chianciano Terme risalgono all’epoca etrusca e romana, quando le sue acque termali erano già apprezzate per le proprietà curative. Reperti archeologici, tra cui resti di costruzioni balneari e statue votive, testimoniano l’importanza delle “Fontes Clusinae” nell’antichità.

Da visitare
  • Centro Storico: Il borgo medievale conserva l’autenticità toscana con strette vie lastricate, archi in pietra e piazze pittoresche.​
  • Torre dell’Orologio: Situata nel cuore del centro storico, questa torre rappresenta uno dei simboli del borgo. ​
  • Museo Civico Archeologico delle Acque: Ospita una vasta collezione di reperti etruschi e romani, offrendo un’immersione nella storia antica della regione.
  • Chiesa dell’Immacolata: Edificio religioso di rilievo situato nel borgo. ​
Le Terme

Chianciano è famosa per le sue acque termali, utilizzate sia per scopi terapeutici che di benessere:

  • Parco Acquasanta: Ospita la sorgente dell’Acqua Santa, nota per le proprietà benefiche sul fegato e l’apparato gastroenterico.
  • Parco Fucoli: Qui sgorga l’Acqua Fucoli, utilizzata per stimolare la digestione e regolare la motilità intestinale.
  • Piscine Termali Theia: Un complesso di piscine interne ed esterne alimentate dall’acqua della sorgente Sillene, con temperature tra 33°C e 36°C, ideali per il relax in ogni stagione.
  • Terme Sensoriali: Situate nel Parco Acquasanta, offrono percorsi basati sulla naturopatia, combinando elementi come cromoterapia, aromaterapia e musicoterapia per un’esperienza di benessere completa.
Cultura e Tradizioni

Chianciano Terme ospita durante l’anno eventi culturali e manifestazioni che celebrano le tradizioni locali, offrendo ai visitatori un’esperienza autentica della vita toscana.​ Chianciano Terme è facilmente raggiungibile in auto tramite l’Autostrada A1, uscita Chiusi-Chianciano Terme. La stazione ferroviaria più vicina è quella di Chiusi, da cui partono autobus diretti al borgo.​

Visitare Chianciano Terme significa immergersi in un ambiente dove storia, cultura e benessere si fondono armoniosamente, offrendo un’esperienza indimenticabile nel cuore della Toscana.


Chianni

Situato nel cuore della Valdera, in provincia di Pisa, Chianni è un affascinante borgo medievale immerso tra boschi di castagni e oliveti, che conserva intatto il suo patrimonio storico e culturale.

Le origini di Chianni risalgono all’epoca etrusca, ma è nel Medioevo che il borgo assume un ruolo strategico, conteso tra le potenti città di Pisa, Volterra e Firenze. Nel 1186, l’imperatore Arrigo VI lo assegnò al vescovo di Volterra, ma già nel 1193 passò sotto il controllo della Repubblica di Pisa. Nel 1406, Chianni fu annesso alla Repubblica di Firenze e, nel 1629, divenne un marchesato affidato alla nobile famiglia fiorentina dei Riccardi.

Da visitare
  • Chiesa di San Donato: Situata nel centro del paese, questa chiesa è un esempio significativo dell’architettura religiosa locale.​
  • Cappella della Compagnia della Santissima Annunziata: Un luogo di culto che testimonia la devozione e l’arte sacra del borgo.​
  • Santuario della Madonna del Carmine a Rivalto: Situato nella frazione di Rivalto, questo santuario è immerso in un paesaggio suggestivo e rappresenta un importante centro spirituale per la comunità.
  • Cascate del Ghiaccione: Un’area naturale di grande bellezza, ideale per escursioni e momenti di relax immersi nella natura.
Eventi e Tradizioni
  • Sagra del Cinghiale: Si tiene ogni anno a novembre ed è una delle feste più importanti del paese, celebrando la tradizione culinaria locale con piatti a base di cinghiale .​
  • Chianni Opera Festival: Un evento culturale che si svolge tra giugno e luglio, offrendo spettacoli lirici e concerti di alta qualità.
Enogastronomia

Chianni è rinomato per la produzione di olio extravergine di oliva di alta qualità, ottenuto da olive raccolte a mano e lavorate nei frantoi locali. La cucina tradizionale del borgo offre piatti genuini che riflettono le radici contadine della zona.

Chianni si trova a circa 50 km da Pisa e può essere raggiunto in auto percorrendo la Strada Provinciale 48. La sua posizione lo rende un punto di partenza ideale per esplorare altre località toscane come Volterra, Firenze e Siena


Chiusdino (Siena)

Le origini di Chiusdino risalgono all’epoca longobarda (VII-VIII secolo), quando fu edificato un piccolo castello sul colle. Nel XII secolo il borgo fu conteso tra la Repubblica di Siena, i Conti della Gherardesca e i Vescovi di Volterra. Nel 1230 Siena prevalse e Chiusdino divenne un possedimento stabile della repubblica senese. Ancora oggi conserva un impianto medievale, con edifici in pietra e tratti di mura originarie che raccontano la sua storia.

Luoghi da Visitare
  • Casa natale di San Galgano
    Presunta dimora di Galgano Guidotti, nato intorno al 1148. Sulla facciata è visibile un bassorilievo raffigurante San Michele Arcangelo che appare a San Galgano.
  • Propositura di San Michele Arcangelo
    È la chiesa più antica di Chiusdino, dove sono custodite due tele senesi del XVII secolo raffiguranti San Galgano in preghiera e la Madonna del Rosario. Nella chiesa è conservato anche il reliquiario contenente il teschio del santo.
  • Chiesa di San Martino
    Situata “fuori le mura”, è un esempio significativo dell’architettura religiosa locale.
  • Chiesa della Compagnia di San Galgano (San Sebastiano)
    Edificata per custodire le reliquie del santo, ospita un bassorilievo che lo raffigura mentre conficca la spada nella roccia.
  • Abbazia di San Galgano
    Uno degli esempi più celebri di architettura cistercense in Italia, famosa per essere senza tetto. Il suo aspetto suggestivo la rende uno dei luoghi più fotografati della Toscana.
  • Eremo di Montesiepi
    Situato in cima a una collina, è il luogo dove San Galgano si ritirò a vita eremitica nel 1180. All’interno si trova la celebre Spada nella Roccia, ancora visibile incastonata nella pietra.
  • Santuario della Madonna delle Grazie
    Edificato nel luogo di un’apparizione mariana, presenta una facciata manierista e conserva una venerata immagine della Madonna col Bambino.
Eventi e Tradizioni

Chiusdino celebra numerosi eventi legati alla tradizione religiosa e alla figura di San Galgano. La festa più sentita è quella in onore del santo, che si tiene il 3 dicembre, con celebrazioni religiose, processioni e rievocazioni medievali. In estate si svolge anche la Festa Medievale di San Galgano, con sfilate in costume, mercatini artigianali e spettacoli. Durante l’anno non mancano eventi enogastronomici dedicati ai prodotti del territorio, come la Sagra della Castagna e manifestazioni musicali nei suggestivi scenari dell’Abbazia.

Prodotti Tipici

Tra i prodotti più noti vi sono i salumi di Cinta Senese, la carne di maiale tipica della zona, i funghi e le castagne provenienti dai boschi circostanti, e il Pecorino Toscano DOP. Di rilievo anche la produzione di vino Chianti Colli Senesi DOCG e Vin Santo DOCG, espressioni della lunga tradizione vinicola toscana.

Chiusdino si trova a circa 37 km da Siena e può essere raggiunto in auto tramite la Strada Provinciale 73bis. È ben collegato anche ad altre località turistiche toscane come Volterra, San Galgano, Firenze e Grosseto.


Chiusure

Chiusure è un suggestivo borgo medievale situato nel comune di Asciano, in provincia di Siena, nella splendida area delle Crete Senesi. Il suo nome deriva dalla parola latina clausurae, che indicava una zona chiusa, probabilmente riferendosi alla sua posizione raccolta e isolata tra le colline. Le sue origini risalgono almeno all’Alto Medioevo, periodo in cui il borgo nacque come insediamento fortificato. Durante il Medioevo fu controllato dai monaci benedettini dell’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, distante solo pochi chilometri, e successivamente passò sotto il dominio della Repubblica di Siena.

Luoghi da Visitare

Centro storico
Chiusure conserva l’impianto urbanistico tipico dei borghi medievali, con strette viuzze in pietra, case in mattoni e scorci panoramici spettacolari. Camminando per le sue vie si percepisce un’atmosfera di grande autenticità e tranquillità.

Belvedere panoramico
Uno dei punti forti di Chiusure è il panorama mozzafiato che offre sulle Crete Senesi, con le loro tipiche colline ondulate e campi coltivati. Il belvedere è perfetto per fotografie e momenti di relax.

Chiesa di San Giovanni Battista
Edificata nel XIV secolo, è la chiesa principale del borgo. All’interno custodisce alcune opere d’arte di interesse e testimonia l’importanza religiosa del luogo.

Abbazia di Monte Oliveto Maggiore
Situata a breve distanza da Chiusure, è uno dei complessi monastici più importanti della Toscana. Fondata nel 1313 da San Bernardo Tolomei, è famosa per il chiostro affrescato da Luca Signorelli e da Antonio Bazzi, detto il Sodoma.

Eventi e Tradizioni

Festa del Carciofo di Chiusure
È l’evento principale del borgo e si svolge tradizionalmente nel periodo primaverile, ad aprile. Durante la festa vengono celebrati i prodotti agricoli locali, in particolare il carciofo violetto, tipico della zona. Il borgo si anima con stand gastronomici, degustazioni, mercatini artigianali e musica dal vivo.

Celebrazioni religiose locali
Durante l’anno, Chiusure ospita anche piccole feste patronali e processioni legate alla tradizione cristiana, mantenendo vivi gli usi e costumi della comunità rurale.

Prodotti Tipici

Chiusure si distingue per la qualità dei suoi prodotti agricoli. Tra i più noti:

  • Carciofo di Chiusure: una varietà violetto di alta qualità, coltivata in modo tradizionale.
  • Olio extravergine di oliva: prodotto sulle colline locali, dal gusto delicato ma intenso.
  • Formaggi di pecora: in particolare il pecorino toscano stagionato, spesso accompagnato con miele o marmellate.
  • Vino Orcia DOC: proveniente dai vigneti che circondano il borgo, espressione autentica del territorio.

Chiusure si raggiunge facilmente da Siena (circa 40 km) percorrendo la SS2 Cassia e poi le strade provinciali in direzione Asciano. Il borgo è anche ben collegato con i principali centri della Val d’Orcia e delle Crete Senesi.


Civitella Paganico

Civitella Paganico è un affascinante borgo situato nella provincia di Grosseto, in Toscana, immerso tra le colline della Maremma e attraversato dal fiume Ombrone. Il comune comprende diverse frazioni, tra cui Civitella Marittima, Paganico, Pari, Casale di Pari e Monte Antico, ciascuna con un ricco patrimonio storico e culturale.

Le origini di Civitella Paganico risalgono all’epoca etrusca, come testimoniano i numerosi siti archeologici presenti nel territorio. Nel Medioevo, il borgo di Paganico fu fondato dai Senesi con il nome di “Castelfranco”, offrendo esenzioni fiscali per incentivare l’insediamento. Civitella Marittima, invece, si sviluppò intorno all’anno 1000, conservando ancora oggi le sue mura medievali e edifici storici risalenti al XV secolo.

Visitare
  • Cassero Senese di Paganico: una fortificazione medievale con doppia porta ad arco, parte integrante del sistema difensivo del borgo.
  • Palazzo Pretorio e Palazzo del Vecchio Ospedale: edifici storici situati a Paganico, testimonianze dell’importanza amministrativa e sanitaria del borgo nel passato.
  • Chiesa di Santa Maria in Montibus: situata a Civitella Marittima, è una delle principali chiese del comune, con origini che risalgono al periodo medievale.
  • Terme di Petriolo: situate nei pressi del fiume Farma, al confine tra le province di Grosseto e Siena, offrono acque termali conosciute fin dall’antichità per le loro proprietà benefiche.
  • Siti archeologici: tra cui la necropoli etrusco-ellenistica di Casenovole e il santuario tardo etrusco presso Podere Cannicci, che offrono uno sguardo sulla storia antica della regione.
Eventi e Tradizioni

Civitella Paganico è animata da numerosi eventi che celebrano le tradizioni locali:​

  • Palio della Granocchia: una rievocazione storica che si svolge a Paganico, caratterizzata da gare e festeggiamenti che coinvolgono l’intera comunità.
  • Festa del Buco Unto: una celebrazione enogastronomica che mette in risalto i prodotti tipici locali, offrendo degustazioni e intrattenimenti. ​
  • Sagra del Fungo Porcino: organizzata annualmente nella frazione di Casale di Pari, è dedicata alla valorizzazione di questo pregiato prodotto del sottobosco.
  • E…State in Collina: una rassegna estiva che propone eventi teatrali, musicali e culturali nelle piazze del comune. ​
Prodotti Tipici

La cucina di Civitella Paganico riflette la tradizione maremmana, con piatti a base di ingredienti locali. Tra i prodotti tipici si annoverano:​

  • Cinghiale in umido: carne di cinghiale cucinata lentamente con spezie e vino rosso.​
  • Acquacotta: zuppa contadina a base di verdure, pane raffermo e uova.​
  • Vini locali: tra cui il Morellino di Scansano e altri vini rossi della Maremma.

Civitella Paganico è facilmente raggiungibile in auto tramite la Strada Statale SS223 che collega Grosseto a Siena. La stazione ferroviaria di Paganico, situata lungo la linea Grosseto-Siena, offre collegamenti con le principali città toscane.


Collodi

Collodi è un affascinante borgo medievale situato nella provincia di Pistoia, in Toscana, noto soprattutto per essere il luogo d’origine della madre di Carlo Lorenzini, autore del celebre romanzo “Le avventure di Pinocchio”, che adottò lo pseudonimo “Carlo Collodi” in onore di questo paese.

Le origini di Collodi risalgono al XII secolo, e il borgo si sviluppa in modo pittoresco lungo il pendio di una collina, con le case disposte a cascata, creando un effetto scenografico unico. Le strette vie lastricate e le antiche abitazioni conservano l’atmosfera medievale, offrendo ai visitatori un viaggio nel tempo.

Attrazioni Principali
  • Parco di Pinocchio: Un parco tematico dedicato al famoso burattino, dove arte e natura si fondono per ricreare le avventure del personaggio.
  • Villa Garzoni: Un’elegante villa barocca con un maestoso giardino all’italiana, considerato uno dei più belli d’Italia.
  • Pieve di San Bartolomeo: Situata sulla sommità del borgo, questa chiesa offre una vista panoramica sulla valle circostante.

Eventi e Tradizioni Collodi ospita numerosi eventi culturali e feste tradizionali durante l’anno, celebrando la sua eredità storica e letteraria legata a Pinocchio. Queste manifestazioni attirano visitatori da tutto il mondo, desiderosi di immergersi nella magia del luogo.

Gastronomia Locale La cucina di Collodi riflette le tradizioni toscane, con piatti a base di ingredienti locali e stagionali. I visitatori possono gustare specialità tipiche nei ristoranti del borgo, accompagnate dai rinomati vini della regione.

Collodi è facilmente raggiungibile in auto o con i mezzi pubblici dalle principali città toscane, rendendolo una meta ideale per una gita culturale e ricreativa.


Coreglia Antelminelli

Coreglia Antelminelli è un affascinante borgo medievale situato nella Media Valle del Serchio, in provincia di Lucca. Arroccato a circa 600 metri di altitudine, tra boschi di castagni e terrazzamenti a vigneti, offre un panorama mozzafiato sulle Alpi Apuane e sull’Appennino tosco-emiliano.

Le origini di Coreglia Antelminelli risalgono all’Alto Medioevo, quando fu edificato un castello attorno al quale si sviluppò una comunità. Il borgo fu inizialmente feudo dei Rolandinghi, signori di Loppia, e successivamente divenne una sentinella avanzata della Repubblica lucchese. Nel 1316 passò sotto il controllo di Castruccio Castracani, signore di Lucca, che lo fortificò ulteriormente. Nel 1341 fu conquistato dai Fiorentini, ma nel 1352 fu riconquistato da Francesco Castracani degli Antelminelli, sotto il cui dominio il paese raggiunse il suo massimo splendore. Nel 1355, Francesco Castracani si fregiò del titolo di Conte di Coreglia.

Visitare

Chiesa di San Michele
Costruita nel XII secolo a ridosso dell’antica fortezza, conserva al suo interno un dipinto raffigurante l’Arcangelo San Michele del XIV secolo e una pregevole Annunciazione di scuola pisana del 1352. Il campanile, originariamente una torre di difesa, risale all’XI secolo.

Chiesa di San Martino
Edificata nel IX secolo, presenta una facciata semplice e un’abside movimentata. Al suo interno si trova una Madonna del Rosario dipinta da Pietro Sorri nel 1598.

Museo della Figurina di Gesso e dell’Emigrazione
Questo museo racconta la tradizione dei “figurinai”, artigiani locali che, a partire dal XVII secolo, emigrarono in tutto il mondo portando con sé l’arte della lavorazione del gesso. La collezione comprende oltre mille statuine raffiguranti animali, personaggi, santi e scene di vita quotidiana.

Rocca di Coreglia
Imponente edificio militare risalente probabilmente all’epoca romanica, testimonia l’importanza strategica del borgo nel Medioevo.

Eventi e Tradizioni

Festa Medievale
Ogni anno, nel mese di agosto, il centro storico di Coreglia Antelminelli si anima con la Festa Medievale. L’evento include sfilate in costume, musici, sbandieratori, dame, cavalieri, falconieri, trampolieri e un mercatino artigianale. È prevista anche un’area degustativa con piatti tipici locali.

Rassegna delle Fisarmoniche
A fine luglio si tiene una rassegna musicale dedicata alla fisarmonica, strumento tradizionale molto amato nella regione.

Norcini a Castello
All’inizio di settembre, nella vicina frazione di Ghivizzano, si svolge questa manifestazione enogastronomica che celebra i prodotti tipici locali, in particolare quelli derivati dalla lavorazione del maiale.

Concorso Nazionale di Scultura
Organizzato dal Museo della Figurina di Gesso e dell’Emigrazione, questo concorso premia le migliori opere scultoree, mantenendo viva la tradizione artistica del borgo.

Prodotti Tipici

La cucina di Coreglia Antelminelli riflette la tradizione toscana, con piatti a base di ingredienti locali. Tra i prodotti tipici si annoverano:​

  • Cornocchi all’ortica: pasta fatta in casa con ortica fresca, servita con salsicce rosolate e fagioli.
  • Castagnaccio: torta a base di farina di castagne, olio extravergine di oliva e rosmarino, tipica delle zone montane toscane.
  • Pasta al sugo di cinghiale: pasta condita con un ragù di cinghiale, piatto robusto e saporito.

Coreglia Antelminelli è raggiungibile in auto percorrendo la Strada Statale SS12 da Lucca in direzione nord, seguendo poi le indicazioni per la Media Valle del Serchio. La stazione ferroviaria più vicina si trova a Ghivizzano, da cui è possibile proseguire in autobus o taxi


Cortona

L’arrivo a Cortona (m 494 slm) dal fondovalle permette di valutarne a pieno l’impianto urbanistico, disposto sul versante del rilievo montuoso che divide la Valdichiana dalla valle del Tevere; inoltre l’ampiezza della cinta muraria, che termina con la fortezza del Girifalco, e la compatezza del tessuto abitato, in pietra biancheggiante, rivelano l’importante ruolo svolto dalla città fin da epoca etrusca.

In tale periodo l’ubicazione e l’ampiezza della città (corrispondente in gran parte all’attuale) erano certamente da mettere in relazione alla situazione economica e produttiva e all’organizzazione viaria della Valdichiana: la valle risultava coltivata e per essa passavano l’importante asse viario congiungente Arezzo con Perugia e l’itinerario che univa la Valtiberina con SIena; all’incrocio dei due assi si trovava appunto Cortona.

Cortona è uno dei borghi più antichi della Toscana, con origini etrusche risalenti all’VIII secolo a.C., come dimostrano le mura ciclopiche, le tombe a tumulo e le testimonianze conservate nel MAEC (Museo dell’Accademia Etrusca e della Città di Cortona). In epoca romana divenne “Cortonae” e successivamente, in epoca medievale, acquisì potere come libero comune.

Durante il periodo comunale fu coinvolta nelle contese tra Guelfi e Ghibellini e passò poi sotto il dominio della famiglia Casali. Dopo varie vicissitudini, entrò a far parte del Granducato di Toscana sotto il controllo dei Medici. La sua posizione strategica sulla Val di Chiana ne ha fatto nei secoli un crocevia di cultura, commercio e spiritualità.

Visitare

Il centro storico di Cortona, racchiuso da possenti mura etrusche e medievali, offre un ricco patrimonio culturale e paesaggistico:

  • Piazza della Repubblica: cuore della vita cittadina, con il Palazzo Comunale.
  • MAEC – Museo dell’Accademia Etrusca: con reperti etruschi, romani e opere rinascimentali.
  • Duomo di Cortona (Santa Maria Assunta): affacciato sulla valle, con affreschi e opere d’arte.
  • Chiesa di San Francesco: con reliquie del santo e opere d’arte gotica.
  • Eremo delle Celle: suggestivo convento fondato da San Francesco in una valle boscosa.
  • Fortezza del Girifalco: rocca medicea con vista panoramica sulla Val di Chiana.
  • Via Janelli e le stradine medievali: tra scorci pittoreschi e botteghe artigiane.
Eventi e tradizioni

Cortona è animata da numerose manifestazioni storiche e culturali che coinvolgono residenti e turisti:

  • Giostra dell’Archidado (giugno): rievocazione medievale con cortei storici, sbandieratori e torneo tra i quartieri cittadini.
  • Festa di Santa Margherita (maggio): patrona di Cortona, con celebrazioni religiose e civili.
  • Cortona On The Move (estate): importante festival internazionale della fotografia.
  • Sagra della Bistecca (agosto): evento gastronomico dedicato alla carne chianina.
  • Mercatini di Natale e mostre artigianali durante l’inverno.
  • Settimana del Buon Vivere: percorsi culturali, degustazioni e incontri con artisti locali.
Gastronomia

La cucina cortonese riflette la tradizione contadina e i prodotti del territorio:

  • Bistecca alla fiorentina di razza chianina.
  • Crostini neri, con fegatini di pollo.
  • Pici all’aglione o con ragù.
  • Zuppa di pane e ribollita, piatti della tradizione toscana.
  • Olio extravergine d’oliva DOP e vino DOC Cortona, tra cui Syrah, Merlot e Sangiovese.
  • Formaggi di pecora, miele e salumi locali.

Cortona è immersa in un paesaggio collinare che offre numerose opportunità per chi ama la natura e la tranquillità:

  • Escursioni e trekking lungo i sentieri tra vigneti, oliveti e boschi.
  • Itinerari panoramici in bicicletta sulle strade bianche della Val di Chiana.
  • Visite guidate alle tombe etrusche nei pressi di Sodo e Melone.
  • Esperienze enogastronomiche in aziende agricole e cantine della zona.
  • Passeggiate al tramonto dal Belvedere di Santa Margherita o dalla Fortezza.

Gargonza

Il Castello di Gargonza, splendida testimonianza di borgo agricolo fortificato toscano, con la sua torre, i considerevoli resti delle sue mura e di una porta duecentesca, la sua Chiesa romanica del XIII° secolo con campanile a vela e bifora, le sue abitazioni affacciate sui suoi stretti vicoli è situato su un’altura dominante la Val di Chiana. Oggi è una delle opere fortificate ‘non-colte’ meglio conservate del territorio aretino.

Già nell’orbita di Arezzo come feudo dei Conti Ubertini, a causa della sua importanza strategica per la sua posizione fra la Val di Chiana e il senese, il castello fu nel medioevo oggetto di dispute fra guelfi e Ghibellini, come del resto quasi tutti i fortilizi della zona. Nella sua lunga storia l’evento più importante è forse quello della presenza di Dante Alighieri, guelfo bianco, a Gargonza nel 1304, il quale partecipò alla riunione fra i Ghibellini fuoriusciti da Firenze e gli aretini.

Nel 1307 il castello subì un duro attacco dalle armate fiorentine, ma gli assediati, grazie alla diffusione della falsa notizia dell’imminente arrivo a Firenze dell’esercito del cardinale Orsini, riuscirono ad evitare la capitolazione. Nel 1381 Gargonza fu venduta alla Repubblica Senese ma già quattro anni dopo fu rioccupata dai fiorentini. Gli abitanti del borgo non erano certo soddisfatti del dominio di Firenze e nel 1433 scoppiò una rivolta. Questa causò la reazione armata della signoria fiorentina che rase al suolo il borgo lasciando in piedi solo il cassero, torre merlata che ancora oggi domina l’abitato.

Nel 1546 il castello passò ai Lotteringhi della Stufa e alla fine del ‘600 alla casa dei Marchesi Corsi, antenati degli attuali proprietari, che lo trasformarono in tenuta agricola. Nel XVIII° secolo la politica granducale di bonifica della Val di Chiana si estende anche alle zone collinari della fattoria, ed è interessante osservare come il suo attuale territorio mantiene, con le sue case sparse intorno al Borgo, l’impronta di questo importante intervento di bonifica.

Il periodo agricolo cessò subito dopo l’ultimo conflitto, con la fine della mezzadria, causando l’esodo generale dal paese. Gargonza rimase pressochè disabitata e in rovina. Negli anni Settanta il conte Roberto Guicciardini Corsi Salviati intraprese un lavoro di restauro conservativo al fine di mantenere i valori architettonici di antico borgo medievale in modo genuino.


Fiesole

Fiesole è un incantevole borgo situato sulle colline che dominano Firenze, a circa 6 km dal capoluogo toscano. Con le sue origini etrusche e romane, offre un patrimonio storico e culturale di grande rilievo, immerso in un paesaggio collinare punteggiato da cipressi, oliveti e ville rinascimentali.​

Fondata dagli Etruschi nel VIII secolo a.C., Fiesole divenne un importante centro romano con la denominazione di Faesulae. Durante il periodo medievale, mantenne una certa autonomia fino a essere assorbita da Firenze nel XIV secolo. Nel corso dei secoli, Fiesole è stata apprezzata come luogo di villeggiatura per la nobiltà fiorentina, grazie alla sua posizione panoramica e al clima mite.

  • Area Archeologica: Comprende un teatro romano ben conservato, resti di terme e un tempio etrusco, testimonianze della lunga storia della città.
  • Museo Archeologico: Espone reperti etruschi e romani rinvenuti nell’area, offrendo un approfondimento sulla storia antica di Fiesole.
  • Museo Bandini: Ospita una collezione di opere d’arte sacra, tra cui dipinti e sculture dal XIII al XV secolo.
  • Duomo di San Romolo: Costruito nel XI secolo, presenta una facciata romanica e un interno austero con preziose opere d’arte.
  • Convento di San Francesco: Situato sulla sommità della collina, offre una vista panoramica su Firenze e ospita un piccolo museo missionario. ​
  • Badia Fiesolana: Antico monastero benedettino, oggi sede dell’Istituto Universitario Europeo, conserva elementi architettonici romanici e rinascimentali. ​
  • Ville Rinascimentali: Tra cui Villa Medici, Villa Le Balze e Villa Peyron, immerse in giardini all’italiana e testimonianze del passato aristocratico di Fiesole.
Eventi e Tradizioni
  • Estate Fiesolana: Festival estivo che si svolge nell’area archeologica, con concerti, spettacoli teatrali e proiezioni cinematografiche.​
  • Sagra del Tartufo di Girone: Manifestazione gastronomica dedicata al tartufo, con degustazioni e intrattenimenti.
  • Festa della Stagion Bona: Rievocazione storica che celebra l’arrivo della primavera con cortei in costume e spettacoli.
Prodotti Tipici

La cucina fiesolana riflette la tradizione toscana, con piatti semplici e saporiti:​

  • Ribollita: Zuppa a base di pane raffermo, cavolo nero e fagioli.​
  • Pappa al pomodoro: Piatto povero a base di pane, pomodori, aglio e basilico.​
  • Pici al ragù di Chianina: Pasta fatta a mano condita con sugo di carne Chianina.
  • Zuccotto: Dolce semifreddo a base di pan di Spagna, ricotta e cioccolato, legato alla tradizione fiorentina.

Fiesole è facilmente raggiungibile da Firenze:

  • In autobus: La linea 7 collega Piazza della Libertà a Fiesole in circa 20 minuti, con capolinea in Piazza Mino
  • In auto: Seguendo la SS302 in direzione nord da Firenze.​
  • In taxi: Servizi disponibili da Firenze, con tempi di percorrenza di circa 15 minuti.

Fivizzano (massa Carrara)

Fivizzano è un affascinante borgo situato nella Lunigiana, in provincia di Massa-Carrara, noto per la sua storia, le bellezze architettoniche e la posizione panoramica tra le Alpi Apuane e l’Appennino Tosco-Emiliano.

Fivizzano ha origini antiche e ha acquisito importanza nel Medioevo sotto la signoria dei Malaspina e successivamente con i Medici durante il Rinascimento. Nel 1848, il Granduca Leopoldo II di Toscana la elevò a “Città Nobile”.

Visitare
  • Piazza Medicea: il cuore del borgo, ospita la Chiesa dei Santi Jacopo e Antonio e la Fontana Medicea, costruita nel 1683 in stile barocco.
  • Castello della Verrucola: antico castello medievale situato nei pressi del centro, offre una vista panoramica sulla valle .​
  • Museo di San Giovanni: ospita una collezione di arte sacra e reperti storici legati alla storia locale.​
  • Equi Terme: frazione famosa per le sue terme naturali e le grotte preistoriche .​
Eventi e Tradizioni
  • Disfida degli Arcieri di Terra e di Corte: rievocazione storica con gare di tiro con l’arco tra i quartieri del borgo .​
  • Premio Bancarella: prestigioso premio letterario assegnato annualmente, nato dalla tradizione dei librai pontremolesi .​
  • Sagre e Feste Locali: numerose manifestazioni enogastronomiche che celebrano i prodotti tipici della Lunigiana.
Prodotti Tipici

La cucina di Fivizzano riflette la tradizione toscana e lunigianese, con piatti come:

  • Testaroli: pasta tradizionale cotta su testi di terracotta.​
  • Panigacci: focaccine cotte su testi e servite con salumi o formaggi.​
  • Focaccette: piccole focacce fritte, spesso farcite con formaggi locali.​

Fivizzano è raggiungibile:​

  • In auto: percorrendo la SS63 da Aulla o da Reggio Emilia.​
  • In treno: le stazioni più vicine sono Fivizzano-Rometta-Soliera e Fivizzano-Gassano, sulla linea Aulla-Lucca.
  • In autobus: collegamenti regionali da Massa, Carrara e Aulla.

Fosdinovo

Fosdinovo è un affascinante borgo medievale situato in Lunigiana, in provincia di Massa-Carrara, che domina la Val di Magra e la costa tirrenica. Conserva intatto il suo patrimonio storico e architettonico, offrendo ai visitatori un’esperienza autentica tra storia, cultura e paesaggi mozzafiato.

Le prime testimonianze di Fosdinovo risalgono al 1084, con il “Castrum Fosdinovense”. Nel 1124 fu eretta la fortezza, commissionata dalla famiglia Malaspina, che fece di Fosdinovo il centro politico e militare dei suoi feudi dal XIV al XVIII secolo. Il nome “Fosdinovo” deriva da “fauce nova”, indicando un nuovo passaggio tra l’entroterra e la costa.

Luoghi da Visitare
  • Castello Malaspina: una delle fortezze meglio conservate della Lunigiana, risalente al XII secolo. Ospita un museo, un centro culturale e offre viste panoramiche sulla vallata.
  • Chiesa di San Remigio: situata nel centro del borgo, custodisce il monumento funebre di Galeotto Malaspina.
  • Borgo di Ponzanello: frazione di Fosdinovo, conserva i ruderi di un castello medievale e offre scorci suggestivi. ​
Eventi e Tradizioni
  • Fosdinovo Street Festival: evento annuale che trasforma il borgo in un palcoscenico a cielo aperto con musica, arte e gastronomia.
  • Ponzanello Illuminà: manifestazione che anima la frazione di Ponzanello con luci, spettacoli e tradizioni locali.
Prodotti Tipici

La tradizione enogastronomica di Fosdinovo è ricca e variegata:​

  • Vermentino: vino bianco di alta qualità, prodotto con denominazioni DOP Colli di Luni e IGT Val di Magra.
  • Panigacci: focaccine cotte su testi di terracotta, servite con salumi o formaggi locali.​
  • Focaccette: piccole focacce fritte, tipiche della tradizione lunigianese.​

Gaiole in Chianti

Gaiole in Chianti è un incantevole borgo toscano situato nel cuore del Chianti Classico, in provincia di Siena. Conosciuto per la produzione di vini pregiati, castelli storici e paesaggi mozzafiato, offre un’esperienza autentica tra storia, cultura e sapori locali.​

Le origini di Gaiole in Chianti risalgono all’epoca etrusca e romana, come indicato dai ritrovamenti archeologici nella zona. Tuttavia, il suo vero sviluppo iniziò durante il periodo medievale, quando divenne un importante centro commerciale e agricolo nel cuore della regione . La forma stessa dell’abitato rivela la sua origine di mercatale, sviluppandosi lungo la strada che congiunge il Valdarno al Chianti, con la piazza principale che si allarga nel punto scelto per il mercato . Nel XIV secolo, Gaiole divenne uno dei tre “terzieri” della Lega del Chianti, insieme a Radda e Castellina, sotto il controllo di Firenze.​

Luoghi da Visitare
  • Castello di Brolio: storico castello immerso nelle colline toscane, offre viste panoramiche e un percorso culturale di degustazione di vini.​
  • Castello di Meleto: maestosa costruzione circondata da enebri e cipressi, parte integrante di un paesaggio spettacolare.​
  • Badia a Coltibuono: antica abbazia fondata nel 1049, oggi sede di una rinomata azienda vinicola.
  • Museo alle Origini del Chianti: percorso espositivo archeologico che racconta la storia antica delle colline che guardano la valle del torrente Massellone.
Eventi e Tradizioni
  • L’Eroica: storica corsa ciclistica su biciclette d’epoca che attira migliaia di appassionati da tutto il mondo, celebrando la bellezza della fatica e il gusto dell’impresa .
  • Chianti Festival: rassegna estiva con concerti, spettacoli e degustazioni che animano le piazze del borgo .​
Prodotti Tipici
  • Chianti Classico DOCG: vino rosso di fama mondiale, prodotto nelle colline circostanti.
  • Olio extravergine d’oliva: di alta qualità, ottenuto da olive coltivate localmente.​
  • Vin Santo: vino da dessert tradizionale, spesso accompagnato da cantucci.​
  • Salumi locali: come il filetto di cinghiale e il guanciale, tipici della tradizione toscana.
Come Arrivare
  • In auto: da Firenze o Siena, percorrendo la SR222 (Chiantigiana) o l’autostrada A1 con uscita Valdarno.​
  • In treno: le stazioni più vicine sono Montevarchi e Siena, da cui si prosegue in autobus o taxi.​
  • In autobus: collegamenti regionali da Siena e Firenze.​

Giglio Castello (Isola del Giglio)*

Il suggestivo borgo del Giglio Castello si erge sulle alture dell’Isola dell Giglio a quota 405 metro slm ed è un antico borgo medievale, la cui atmosfera è rimasta intatta nel tempo. Oggi il Castello è meta turistica d’obbliogo per chiunque approdi all’Isola.

Eretto dai Pisani nel XII sec., più volte ampliato e restaurato dai Granduchi di Toscana, è cinto da imponenti mura intervallate da tre torri a pianta circolare e sette a base rettangolare. È a tutt’oggi pressocchè intatto nel suo interno: Le vie strette, spesso sormontate da archi, i balzuoli (scale esterne per accedere ai piani superiori), la Piazza XVIII Novembre sulla quale domina la Rocca Aldobrandesca, imponente costruzione difensiva, fanno di Giglio Castello una meta suggestiva, dal fascino unico. Quassù, tra l’altro, è particolarmente piacevole godersi la frescura nelle chiare serate estive.

VIII sec. a.C., con l’arrivo degli etruschi, inizia lo sfruttamento intensivo delle risorse minerarie dell’Elba e del Giglio, che forniscono il ferro necessario per la realizzazione di preziosi manufatti.

I-II sec. a.C., la presenza romana è testimoniata dai resti della Villa, con annessa peschiera per murene, appartenente ai Domizi Enobarbi.

410, le case dei patrizi romani ospitano i fuggiaschi dall’invasione dei Goti; giunge in zona, per sottrarsi alla persecuzione dei Vandali, anche Mamiliano, vescovo di Palermo e futuro patrono dell’isola.

805, l’isola è donata da Carlo Magno ai monaci cistercensi di Aquas Salvias, l’abbazia romana delle Tre Fontane.

X-XII sec., il Giglio passa da una famiglia all’altra, gli Aldobrandeschi, i Caetani, gli Orsini, che esercitano il governo per conto di Firenze o Pisa, le potenze che si contendono l’isola; Pisa vi edifica il borgo, la cinta muraria intervallata da torrioni e la rocca, tutti ancora parte integrante dell’abitato.

XIII-XV sec., continua l’alternarsi delle famiglie al potere: il Giglio è dato in “affitto” dai Cistercensi a Pisa, Firenze, Siena, fino al presidio del re di Napoli, che cede la proprietà ai Piccolomini.

1534, prima incursione del corsaro Barbarossa.

1544, il pirata saraceno torna a saccheggiare il Giglio e deporta quasi tutta la popolazione a Tunisi: le cronache parlano di 700 persone fatte prigioniere.

1558, i Piccolomini vendono l’isola a Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I de’ Medici; sotto il governo dei Medici, il Giglio acquista autonomia e stabilità; sono redatti gli Statuti che prevedono la democratica partecipazione del popolo.

1559-63, nuovi attacchi dei pirati saraceni, questa volta respinti.

1737, quale parte del Granducato di Toscana, anche il possedimento del Giglio passa ai Lorena, su decisione delle maggiori potenze europee.


Lajatico

Lajatico è un affascinante borgo toscano situato nella provincia di Pisa, noto per il suo legame con la musica e la cultura, oltre che per i paesaggi mozzafiato che lo circondano.​

Le origini di Lajatico risalgono all’epoca etrusco-romana, ma il consolidamento del borgo attuale avvenne nel XII secolo, sviluppandosi attorno a un castello dei conti Pannocchieschi del ramo degli Elci. Nel 1406, il castello fu occupato dai fiorentini, che abbatterono le mura del paese e dei borghi circostanti. Nel 1644, Lajatico fu concesso in feudo come marchesato a Bartolomeo Corsini di Firenze fino al 1776, quando divenne un libero comune.

Visitare
  • Teatro del Silenzio: un anfiteatro naturale creato nel 2006, che ospita annualmente un concerto di Andrea Bocelli, nativo di Lajatico.
  • Centro Storico: caratterizzato da vicoli pittoreschi, architetture medievali e una vista panoramica sulle colline toscane.​
  • Orciatico: frazione di Lajatico, nota per i suoi mulini a vento storici e la Sagra delle Castagne.
Eventi e Tradizioni
  • Teatro del Silenzio: concerto annuale di Andrea Bocelli, che attira spettatori da tutto il mondo.
  • Festa sull’Aia: evento che si tiene a giugno, dedicato alle tradizioni contadine toscane, con esposizioni di attrezzi agricoli e degustazioni di piatti tipici.
  • Sagra delle Castagne: celebrata la terza domenica di ottobre a Orciatico, con street food, mostra mercato e degustazioni.
  • Festa di San Leonardo: festività dedicata al patrono del comune, con eventi religiosi e culturali.
Prodotti Tipici
  • Vini locali: tra cui quelli prodotti dalla Cantina Bocelli 1831, che offre una vasta gamma di vini bianchi, rossi, rosati e spumanti.
  • Olio extravergine d’oliva: prodotto dalle olive coltivate nelle colline circostanti. ​
  • Enocosmesi: cosmetici realizzati a partire dalla vinaccia, materia di scarto dei vitigni, rappresentando un’eccellenza locale

Lamole

Lamole è un piccolo paese in Chianti con un ristorante , un piccolo negozio di alimentari e una Chiesa. É famoso per la vista spettacolare e per la fresca brezza estiva. La strada che sale fino a Lamole ,dal bivio sulla strada tra Greve e Panzano,è essa stessa un attrazione. Delimitata in parte da cipressi , incrocia villaggi ,dirupi a precipizio e antiche fonti.

L’origine del nome Lamole non è chiara. Potrebbe derivare dalla parola “la mole” (masso, pietra), un riferimento all’affioramento di roccia su cui è costruito il castello di Lamole oppure anche al castello stesso, oppure dall’antica parola “lama”, plurale “lame”, che significa bacino sassoso da cui convergono diversi fiumi, in questo caso da cui nasce la sorgente del fiume Greve. Il presente villaggio di Lamole è situato a circa 600 metri sopra il livello del mare, a 500 metri dal castello di Lamole, sovrastante la valle da cui nasce il fiume Greve. È circondato da boschi di castagni e querce, e con un panorama sui vigneti in basso nella valle e una vista spettacolare delle catene di colline ad ovest.

La piccola chiesa romanica di San Donato (13° sec.) è stata ricostruita nel 19° sec.; si tengono ogni settimana dei concerti di musica classica a partire da luglio fino a settembre.

Durante il periodo medievale, Greve in Chianti era semplicemente un “mercatale” (mercato), che esisteva semplicemente in virtù della sua posizione su una parte pianeggiante della valle di Greve a livello di un’intersezione delle strade che uniscono Firenze e Siena con la strada che conduce al Valdarno. È stato un punto d’incontro conveniente per gli abitanti dei castelli e per i numerosi villaggi fortificati delle colline circostanti, ma senza un valore militare. Era ed è più caldo e più umido rispetto alle postazioni sulle colline, una condizione significativa in termini di salute in passato. Le persone di MontefiorallePanzano e Lamole acquistavano e vendevano nella “piazza” triangolare che anche oggi è la piazza principale di Greve.


Loro Ciuffenna

Loro Ciuffenna è un incantevole borgo medievale situato nel cuore del Valdarno Superiore, in provincia di Arezzo. Inserito tra i Borghi più Belli d’Italia, offre un perfetto connubio tra storia, natura e tradizioni toscane.

Le origini del borgo risalgono al periodo etrusco-romano, ma la prima menzione ufficiale è del 1059, quando i Conti Guidi concessero in subfeudo il castello locale al nobile Ugo, probabilmente appartenente alla famiglia degli Ubertini . Il nome “Loro” deriva dal latino laurus (alloro), mentre “Ciuffenna” si riferisce al torrente che attraversa il paese.

Visitare
  • Ponte Vecchio: un suggestivo ponte in pietra che collega le due sponde del borgo, offrendo scorci pittoreschi.
  • Mulino ad Acqua: considerato il più antico della Toscana ancora in funzione, rappresenta una testimonianza viva della tradizione molitoria.
  • Pieve di San Pietro a Gropina: una delle chiese romaniche più importanti della regione, risalente all’VIII secolo.
  • Museo Venturino Venturi: dedicato all’artista locale, ospita opere che spaziano dalla scultura alla pittura.
Eventi e Tradizioni
  • Sagra della Trota: celebra la pesca locale con piatti tipici a base di trota.
  • Sagra della Ribollita e della Pulenda: dedicata ai piatti tradizionali toscani come la ribollita e la polenta.
  • Festa dei 100 Ceppi: si tiene a novembre nella frazione di Poggio di Loro, con fuochi d’autunno e celebrazioni comunitarie.
  • Bisteccata sul Ciuffenna: evento estivo che anima il borgo con grigliate e musica.
Prodotti Tipici
  • Castagne: utilizzate per preparare piatti come il castagnaccio, la polenta di castagne e il coniglio alle castagne,
  • Fagioli Zolfini: varietà locale di fagioli pregiati, spesso presenti nella cucina tradizionale.
  • Olio extravergine d’oliva: prodotto nelle colline circostanti, rinomato per la sua qualità .​

Lucchio

Lucchio è un piccolo borgo medievale abbarbicato sulle pendici del Monte Battifolle, in provincia di Lucca. Le sue origini risalgono all’alto Medioevo, ed è documentato sin dal X secolo. La sua posizione strategica lo rese nel tempo un importante punto di osservazione e difesa lungo la valle della Lima. Il borgo è noto anche per l’imponente rocca, costruita in epoca longobarda e successivamente ampliata dai lucchesi nel XIII secolo per fronteggiare le incursioni provenienti dalla Val di Lima e per controllare i confini con il territorio pistoiese.

Durante i secoli successivi, Lucchio visse le alterne vicende della Repubblica di Lucca, mantenendo però sempre una certa importanza strategica. Oggi il borgo è in gran parte disabitato, ma conserva un fascino antico e immutato.

Visitare

Tra le principali attrazioni di Lucchio spicca la Rocca di Lucchio, che domina il paese dall’alto della sua posizione arroccata e offre una vista mozzafiato sulla valle sottostante. Le case in pietra costruite lungo la ripida salita conservano intatta la struttura medievale, conferendo al borgo un aspetto suggestivo e quasi sospeso nel tempo.

Il sentiero per la rocca è una delle passeggiate più emozionanti, non solo per il valore storico, ma anche per il paesaggio naturale circostante, che alterna boschi di castagni, scorci montani e vallate verdi.

Eventi e tradizioni

Lucchio, seppur oggi abitato da pochissimi residenti, conserva alcune tradizioni legate al passato contadino e religioso. Tra le ricorrenze più sentite, si segnala la festa patronale di San Pietro, celebrata a fine giugno, con una messa alla chiesa del borgo e momenti di socialità tra gli abitanti e i visitatori che tornano in paese per l’occasione.

In passato, la vita del borgo era scandita da feste legate alla raccolta delle castagne e ai cicli agricoli. Alcune di queste tradizioni sono oggi recuperate grazie all’impegno delle associazioni locali che promuovono piccole iniziative culturali ed escursionistiche.

Gastronomia

La gastronomia locale è fortemente legata ai prodotti della montagna. Il piatto simbolo del borgo è la polenta di neccio, ottenuta dalla farina di castagne, accompagnata da formaggi locali o salumi. Anche il castagnaccio, dolce povero ma saporito, rappresenta una specialità tipica del territorio.

Lucchio è inoltre noto per la produzione di miele e di funghi porcini, molto apprezzati nei mercatini agricoli delle zone limitrofe. In autunno, i boschi attorno al borgo diventano meta di raccolta di castagne e funghi.

Attività all’aperto

Il borgo di Lucchio è un paradiso per gli amanti del trekking e delle escursioni. Il sentiero per la rocca e i percorsi che conducono al Monte Battifolle o alla vicina Val di Lima offrono esperienze immersive nella natura toscana. Le passeggiate permettono di scoprire scorci panoramici, resti storici e una flora rigogliosa.

Inoltre, grazie alla sua posizione elevata, Lucchio è un luogo ideale per praticare la fotografia paesaggistica e per vivere momenti di tranquillità lontani dalla frenesia moderna.


Lucignano

Lucignano è un suggestivo borgo medievale situato tra la Valdichiana e la Val d’Ambra, in provincia di Arezzo. Le sue origini risalgono all’epoca etrusca, come testimoniano i numerosi reperti archeologici ritrovati nella zona. Tuttavia, è nel periodo medievale che il borgo si sviluppa e acquista importanza grazie alla sua posizione strategica lungo la via che collegava Siena ad Arezzo.

Nel corso dei secoli, Lucignano fu conteso da importanti potenze toscane, tra cui Firenze, Arezzo, Perugia e Siena, che se ne alternarono il controllo. Questo continuo passaggio di domini contribuì allo sviluppo architettonico e culturale del borgo, che oggi si presenta come un perfetto esempio di urbanistica medievale a forma ellittica concentrica, una delle più rare d’Italia.

Visitare

Lucignano è ricco di monumenti e scorci caratteristici che raccontano il suo passato. Tra i principali luoghi da visitare:

  • Collegiata di San Michele Arcangelo: costruita nel XVI secolo, ospita importanti opere d’arte tra cui affreschi e pale d’altare.
  • Museo Comunale: custodisce il celebre Albero d’Oro, un reliquiario gotico unico nel suo genere, realizzato in oro e argento tra il 1350 e il 1471.
  • Chiesa di San Francesco: risalente al XIII secolo, conserva affreschi di scuola senese e opere pittoriche del XV secolo.
  • Piazza del Tribunale: cuore civico del borgo, su cui si affacciano il Palazzo Comunale e l’antico Palazzo Pretorio.
  • Mura medievali: ancora ben conservate, offrono un percorso suggestivo attorno al centro storico, con viste sulla campagna toscana.
  • Porta San Giusto: una delle antiche porte d’accesso al borgo, perfettamente conservata.
Eventi e tradizioni

Lucignano è noto per le sue feste tradizionali che richiamano turisti da tutta Italia. Tra gli eventi più importanti si segnala la Maggiolata Lucignanese, una festa popolare che si svolge nell’ultima metà di maggio, con sfilate di carri allegorici decorati con fiori, accompagnati da bande e gruppi folkloristici.

Molto sentita è anche la festa patronale di San Giuseppe, che si celebra il 19 marzo con eventi religiosi e popolari. Nei mesi estivi, il borgo ospita sagre, spettacoli teatrali all’aperto e rievocazioni storiche.

Gastronomia

La cucina tradizionale di Lucignano è quella tipica della Valdichiana, fatta di piatti semplici e genuini. Tra le specialità locali si trovano:

  • Pici all’aglione: pasta fatta a mano condita con salsa a base di aglione della Valdichiana.
  • Cinghiale in umido: spesso servito con polenta o contorni rustici.
  • Fegatelli di maiale: cotti sulla brace e conditi con finocchietto selvatico.
  • Crostini neri toscani: con fegatini di pollo.
  • Dolci tipici: come il ciambellino e la schiacciata con l’uva nel periodo della vendemmia.

I vini del territorio, tra cui il Chianti Colli Aretini, accompagnano perfettamente ogni piatto.

Lucignano, immerso in un paesaggio collinare armonioso, è il punto di partenza ideale per passeggiate ed escursioni nei dintorni. Sentieri segnalati permettono di esplorare la campagna tra oliveti, vigneti e boschi. La zona è adatta anche a gite in bicicletta o a cavallo.

Per gli amanti della fotografia, il borgo offre scorci panoramici mozzafiato, soprattutto al tramonto, quando le mura antiche si tingono d’oro.


Luicciana

Luicciana è una pittoresca frazione del comune di Cantagallo, situata nella provincia di Prato, Toscana. Questo borgo, che si trova a un’altitudine di circa 423 metri sull’Appennino pratese, conta poco più di 100 abitanti e offre un affascinante connubio tra storia, arte e natura.

Le origini di Luicciana risalgono al XIII secolo, come testimoniato dalla Chiesa di San Michele Arcangelo, situata su un promontorio che domina il borgo. Nel XIV secolo, Luicciana fu sede di una Podesteria e, successivamente, divenne un importante centro mercantile per i commercianti che attraversavano l’Appennino in direzione della Pianura Padana.

Attrazioni principali
  • Chiesa di San Michele Arcangelo: Edificata nel XIII secolo e ampliata nel XVIII secolo, questa chiesa rappresenta un significativo esempio di architettura religiosa locale.
  • Museo all’Aperto di Luicciana: Inaugurato nel 1982, questo museo diffuso ospita opere d’arte contemporanea, tra cui murales e sculture in bronzo, pietra e ceramica, realizzate da artisti come Vinicio Berti, Silvio Loffredo e Gualtiero Nativi. Le opere sono integrate nel tessuto urbano del borgo, rendendo Luicciana un museo a cielo aperto unico nel suo genere.
  • La Torricella: Attuale sede del palazzo comunale, questo edificio storico aggiunge fascino al borgo e rappresenta un punto di riferimento per la comunità locale.
Eventi e tradizioni

Luicciana mantiene vive le tradizioni toscane attraverso feste religiose e sagre paesane, che rappresentano momenti di aggregazione per la comunità e attraggono visitatori interessati a scoprire le usanze locali.

Gastronomia locale

La cucina di Luicciana riflette le tradizioni culinarie toscane, con piatti tipici come la ribollita, i crostini toscani e la bistecca alla fiorentina. I prodotti locali, come l’olio extravergine di oliva e i formaggi, arricchiscono ulteriormente l’offerta gastronomica del borgo.

Attività all’aria aperta

Grazie alla sua posizione nell’Appennino pratese, Luicciana offre numerosi sentieri per escursioni e passeggiate immersi nella natura, ideali per gli amanti del trekking e della fotografia paesaggistica. Luicciana rappresenta una meta ideale per chi desidera scoprire un angolo autentico della Toscana, dove storia, arte e natura si fondono armoniosamente, offrendo un’esperienza unica lontano dalle mete turistiche più affollate.


Malmantile

Malmantile è una frazione del comune di Lastra a Signa, situata sulle colline a ovest di Firenze. Le sue origini si collocano nel Medioevo, quando l’insediamento si sviluppò come presidio difensivo della Repubblica Fiorentina. La sua posizione strategica sulla via Pisana fece di Malmantile un punto cruciale per il controllo dei confini fiorentini, specialmente durante le guerre tra Firenze e Pisa.

La cinta muraria che ancora oggi cinge il borgo fu costruita nel XV secolo, tra il 1400 e il 1426, e rappresenta uno degli esempi meglio conservati di architettura militare toscana. Nel tempo, il borgo perse il suo ruolo strategico, mantenendo però il fascino medievale che ancora oggi caratterizza le sue strade e costruzioni.

Visitare

Passeggiare per Malmantile è come fare un salto nel passato. Ecco i principali luoghi da non perdere:

  • Cinta muraria: perfettamente conservata, racchiude il nucleo storico del borgo con le due porte di accesso originali, Porta Pisana e Porta Fiorentina.
  • Chiesa di San Giovanni Evangelista: risalente al XVII secolo, custodisce preziose opere d’arte e rappresenta il cuore spirituale del borgo.
  • Camminamento di ronda: un percorso panoramico sulle mura, da cui si gode una splendida vista sulle colline circostanti.
  • Antichi palazzi: alcuni edifici del borgo conservano ancora stemmi nobiliari e dettagli architettonici rinascimentali.
Eventi e tradizioni

Uno degli eventi più famosi di Malmantile è la Festa Medievale, che si tiene solitamente tra la fine di maggio e l’inizio di giugno. Durante questa rievocazione storica, il borgo si anima con figuranti in costume, mercati artigianali, spettacoli di falconeria, duelli, danze e cibo tradizionale.

La Festa Medievale di Malmantile è diventata un appuntamento imperdibile per i toscani e per i turisti, grazie all’atmosfera autentica che ricrea con cura la vita del borgo nel XV secolo.

Gastronomia

La cucina locale riflette la tradizione contadina toscana, semplice ma gustosa. Tra i piatti tipici troviamo:

  • Zuppa di pane: fatta con cavolo nero, fagioli e pane raffermo.
  • Trippa alla fiorentina: insaporita con pomodoro e pecorino.
  • Crostini toscani: con paté di fegatini di pollo.
  • Schiacciata con l’uva: tipica del periodo autunnale.
  • Cinghiale in umido: spesso servito con polenta o pane toscano.

I vini Chianti delle colline fiorentine accompagnano perfettamente i piatti della tradizione.

I dintorni di Malmantile offrono percorsi per passeggiate a piedi, in bicicletta o a cavallo, immersi tra oliveti, vigneti e boschi. I panorami sulle colline fiorentine sono ideali anche per gli appassionati di fotografia.

Il borgo è una meta ideale per chi cerca una gita fuori porta all’insegna del relax, della cultura e del buon cibo, a pochi chilometri da Firenze.


Manciano

Manciano, situato nella Maremma collinare toscana, ha origini antichissime, risalenti all’epoca etrusca e successivamente romana, come dimostrano i ritrovamenti archeologici nella zona. Il borgo assunse un ruolo strategico nel Medioevo, grazie alla sua posizione dominante sulla valle del Fiora.

Nel XIII secolo fu conteso tra Orvieto e Siena, e passò poi sotto il dominio degli Aldobrandeschi. In epoca rinascimentale, entrò a far parte del Granducato di Toscana. Il suo passato è ancora oggi leggibile nelle mura, nei torrioni e nelle vie del centro storico, che offrono uno sguardo autentico su secoli di storia e cultura toscana.

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Tra i luoghi più interessanti da scoprire nel borgo e nei dintorni:

  • Centro storico medievale: con vicoli lastricati, scorci panoramici e case in pietra.
  • Rocca Aldobrandesca: costruita nel 1188, domina il paese e ospita oggi il Municipio.
  • Torre dell’Orologio: simbolo del borgo, si affaccia su una piazzetta suggestiva.
  • Museo di Preistoria e Protostoria della Valle del Fiora: conserva importanti reperti etruschi e villanoviani.
  • Le Terme di Saturnia: celebri sorgenti termali all’aperto, a pochi chilometri dal centro.
  • Montemerano: frazione di Manciano, inserita tra i Borghi più belli d’Italia, con la Chiesa di San Giorgio e la sua antica cinta muraria.
Eventi e tradizioni

Manciano conserva un ricco patrimonio di feste popolari e rievocazioni:

  • Festa delle Cantine di Manciano (fine agosto): percorso enogastronomico tra i vicoli del borgo, con degustazioni, musica e folclore.
  • Festa della Musica (giugno): eventi e concerti dal vivo per le strade del centro.
  • Carnevale di Manciano: sfilate di carri allegorici e costumi tradizionali.
  • Sagra della Bruschetta (Montemerano, ottobre): celebrazione dei prodotti tipici locali con protagonista l’olio extravergine.
Gastronomia

La cucina di Manciano è quella autentica della Maremma, semplice ma ricca di sapori:

  • Acquacotta maremmana: zuppa povera a base di verdure, pane e uova.
  • Tortelli maremmani: pasta ripiena di ricotta e spinaci, condita con ragù.
  • Formaggi di pecora locali: in particolare ricotte e pecorini stagionati.
  • Salumi artigianali, tra cui il prosciutto toscano e la salsiccia maremmana.
  • Olio extravergine d’oliva DOP Seggiano: prodotto nei colli attorno al borgo.
  • Vini Morellino di Scansano e Bianco di Pitigliano, coltivati nelle campagne circostanti.

Il territorio di Manciano offre numerose opportunità per gli amanti della natura e delle escursioni:

  • Passeggiate e trekking nelle colline della Maremma e lungo il fiume Fiora.
  • Percorsi cicloturistici tra vigne, uliveti e paesaggi rurali.
  • Relax alle cascate del Mulino a Saturnia, con le loro acque sulfuree naturali.
  • Visite guidate nei siti archeologici etruschi della zona.

Manciano è un perfetto connubio tra paesaggio, cultura, storia e benessere.


Marciana

Marciana è uno dei borghi più antichi dell’Isola d’Elba, situato su un’altura alle pendici del Monte Capanne. La sua fondazione risale al 35 a.C., quando i Romani vi stabilirono un presidio strategico. Il borgo ha conosciuto un notevole sviluppo durante il Medioevo, sotto la Repubblica di Pisa, che lo fortificò per difendere la costa dalle incursioni saracene.

Nel corso del Rinascimento passò sotto il dominio degli Appiani, signori di Piombino, e successivamente sotto il controllo del Granducato di Toscana. L’importanza di Marciana è documentata dalla presenza di numerose chiese, eremi e costruzioni civili, che testimoniano una storia ricca e variegata.

Visitare

Il borgo di Marciana è una meraviglia architettonica incastonata nella natura dell’Elba. Tra i luoghi da non perdere:

  • Fortezza Pisana: costruita nel XII secolo, domina il paese e offre un panorama spettacolare.
  • Centro storico medievale: con le sue viuzze lastricate, le scalinate e le case in pietra.
  • Museo Archeologico di Marciana: ospita reperti etruschi e romani rinvenuti sull’isola.
  • Chiesa di San Lorenzo: antica pieve romanica, oggi in rovina ma affascinante.
  • Santuario della Madonna del Monte: immerso nella natura, fu visitato anche da Napoleone nel 1814.
Eventi e tradizioni

Marciana ospita numerose manifestazioni culturali e religiose. Tra le più rilevanti:

  • Festa della Madonna del Monte (15 agosto): pellegrinaggio al santuario con celebrazioni liturgiche e momenti di convivialità.
  • Festa medievale di Marciana: in estate, il borgo si trasforma in un villaggio del passato con figuranti, mercati e spettacoli.
  • Festival del Camminare: eventi escursionistici e culturali per scoprire sentieri e paesaggi della zona.
  • Estate Marcianese: rassegna di eventi musicali, teatrali e gastronomici che anima il borgo da giugno a settembre.
Gastronomia

La cucina marcianese fonde sapori isolani e toscani, con piatti legati alla tradizione contadina e marinara. Tra i prodotti tipici:

  • Sburrita di baccalà: zuppa di pesce con aglio, pomodoro e pane raffermo.
  • Gurguglione: stufato di verdure, simile alla caponata, servito freddo.
  • Pane di Marciana: cotto a legna, spesso preparato con farina integrale.
  • Miele elbano: prodotto in piccole quantità nei pressi del Monte Capanne.
  • Vino Aleatico dell’Elba DOCG: vino rosso passito da dessert, prodotto in tutta l’isola.

Grazie alla sua posizione montana e alla vicinanza del mare, Marciana è un punto di partenza ideale per:

  • Escursioni sul Monte Capanne (1.019 m), raggiungibile anche in cabinovia.
  • Trekking e percorsi naturalistici nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.
  • Visite alle spiagge vicine, come Sant’Andrea, Cotoncello e Pomonte.
  • Passeggiate panoramiche tra castagneti, uliveti e antiche mulattiere.

Marciana è un perfetto equilibrio tra storia, natura e spiritualità.


Montalcino, Siena*

Montalcino è una città medievale, si nomina per la prima volta il 29 dicembre 814 quando Lodovico il Pio, figlio di Carlo Magno concede tutto il territorio in feudo ad Apollinare, Abate di S. Antimo. L’attuale centro abitato cominciò ad essere edificato nel 930 e qualche secolo dopo, dentro le mura era come lo è attualmente. (Nel montalcinese comunque sono state ritrovate testimonianze dell’età della pietra, del bronzo, della civiltà etrusca.

Una grande fortezza del VI secolo avanti Cristo è stata riportata alla luce in località Civitella, che interessa studiosi italiani e stranieri). I nostri antenati non edificarono una accozzaglia irregolare di costruzioni ma un abitato originale, signorile, segno di una cultura urbanistica mirata. In questo “irto sito” realizzarono strade “piane e larghe”, piazze “piane e grandi”.

Costruirono nel 1100 oltre quattro chilometri di mura, tredici torrioni a guardia dell’abitato e sei porte. Edificarono strutture monumentali, la cattedrale dedicata a S. Salvatore è dell’XI secolo poi ristrutturata in stile neo classico nel 1818. Il palazzo comunale è del XIII secolo (struttura che non scimmiotta nessun altro del genere), della chiesa di S. Agostino si ha notizia fin dal 1227, di quell’epoca sono anche una parte delle logge di piazza, le Fonti Castellane e poco lontano da Montalcino la celebre Abbazia di S. Antimo del secolo XII. La Fortezza, grande struttura militare è trecentesca.

L’impianto urbanistico, ci ricorda molto vagamente le linee di edificazione romana, la strada principale che dal Nord, (oggi Piazza Cavour) raggiunge Porta Cerbaia a Sud – Cardo – Un’altra importante via che parte da località Vignolo, Est raggiunge l’attuale Via Ricasoli ad Ovest – Decumano – di fatto l’abitato è a forma di croce.

Montalcino, colle incantato e ricco di storia, conserva ancora oggi la sua dignità, una delle componenti che ne alimentano il fascino. I primi segni di un insediamento urbano in questo territorio, alcune suppellettili in pietra (armi ed arnesi usati dalle popolazioni preistoriche) databili al 31000-30000 a.C., sono state rintracciate nelle campagne circostanti.

Alcuni studiosi affermano che dalle testimonianze scritte di Tito Livio e Polibio risulterebbe che sul colle, sul quale sorge oggi Montalcino, sotto il consolato di Lucio Emilio e Caio Attilio, si rifugiarono alcuni soldati romani per sfuggire all’esercito dei Galli. E’ certo comunque che nei dintorni di Montalcino, numerosi ritrovamenti archeologici hanno consentito di tracciare una mappa degli insediamenti risalenti all’epoca etrusca e romana.

Non si hanno notizie sicure dell’ età in cui sorse il primo insediamento in Montalcino: di certo sappiamo che nel periodo alto-medievale i saccheggi e le invasioni perpetrate dai barbari nell’entroterra e dai saraceni nelle città marittime (Roselle 935), spinsero gli abitanti di questi centri a cercare una sistemazione più sicura nell’interno della regione.

La nascita di Montalcino si può quindi far risalire intorno al X secolo, anche se esiste un precedente documento (715), firmato dal re dei Longobardi Liutprando, nel quale si cita la contesa tra la Diocesi di Siena e quella di Arezzo per il possesso di alcune pievi esistenti nel territorio montalcinese.

Abbiamo inoltre testimonianza che nell’814 Ludovico il Pio concesse la giurisdizione su Montalcino all’Abbazia di Sant’Antimo. Per la sua posizione strategica, Montalcino divenne nel 1110 una roccaforte della Repubblica di Siena che la fortificò con possenti mura in occasione della guerra contro Orvieto e Montepulciano. Fino alla prima metà del XIII secolo, Siena e Firenze si alternarono nella dominazione di questo centro; nel 1211 fu stipulato un accordo tra l’Abate di Sant’Antimo, i Senesi e gli abitanti di Montalcino, che prevedeva la cessione di una parte del territorio ilcinese a Siena. Nel 1252 Montalcino è di nuovo libera dalla dominazione senese ed alleata coi fiorentini che la difesero con successo dall’assedio posto dai senesi per impadronirsi della cittadina.

La situazione si delineò definitivamente con la battaglia di Montaperti (4 settembre 1260), vinta dalla coalizione ghibellina toscana capeggiata da Siena contro i guelfi fiorentini, in conseguenza della quale Montalcino entrò definitivamente nell’orbita d’influenza senese. Dovette passare un secolo tuttavia affinché i montalcinesi diventassero a tutti gli effetti cittadini della Repubblica di Siena (1361) e ottenessero agevolazioni di dazi e gabelle. Siena fece così del luogo un importante caposaldo difensivo, costruendo in soli due anni la rocca (1361-1363), simbolo della dominazione senese in Montalcino e rinforzando notevolmente le mura difensive.

Nel 1462 Montalcino fu elevata al grado di città ed eretta a diocesi insieme a Pienza da Papa Pio II Piccolomini.

Nel 1553 la cittadina subì l’ultimo grande assedio della sua storia da parte della milizie di Carlo V, alleate dei Medici e capeggiate da Don Garcia di Toledo. Nel 1555, quando Siena, protetta dai francesi, capitolò alle truppe medicee, famiglie di esuli senesi guidate da Pietro Strozzi, fondarono la Repubblica di Siena in Montalcino che ebbe vita fino al 1559; in quell’anno infatti con il Trattato di Cateau Cambrésis, venne stipulata la pace tra Francia e Spagna ed i relativi alleati; la Repubblica di Siena, di cui Montalcino faceva parte, fu annessa definitivamente al Granducato di Toscana, di cui da allora in poi la cittadina seguì le vicende fino all’annessione al Regno d’Italia, avvenuta con il plebiscito del 1860.


Montefioralle

I nostri vigneti sono situati alle pendici meridionali del colle dove sorge il borgo medievale di Montefioralle. I vigneti sono disposti su diversi terrazzamenti, esposti a sud-est e si trovano a circa 400 metri sul livello del mare. Il suolo è ricco di scheletro, principalmente alberese e quindi calcareo, e gode di un’ottima capacità drenante permettendo alle viti di spingere in profondità le proprie radici.

Il territorio di Montefioralle può essere considerato un vero e proprio “cru” in termini di composizione del terreno e microclima e i vini prodotti dalla nostra azienda, come quelli dei nostri vicini, presentano un carattere unico e distintivo tra i grandi rossi del Chianti Classico.

montefioralle street
Montefioralle

IL BORGO: Il castello di Montefioralle (in origine Monteficalle) si trova al centro di una zona che non manca di testimonianze di vita romana. L’origine del castello risale al 931 circa. Nel suo viaggio da Cluny a Roma il Monaco tedesco Tanchelmo fondò sulla collina di Montefioralle un monastero fortificato, sullo stile dell’architettura militare germanica. Il castello è ricordato per la prima volta in un documento del 1085. Appartenne alle famiglie: dei Ricasoli, dei Benci, dei Gerardini, e dei Buondelmonti. Nel 1325 Castruccio Castracani prese con la forza l’abbazia fortificata e modificò l’architettura dell’insieme: rinforzò la cinta con un secondo ordine di mura e aumentò il numero delle torri.

Successivamente il castello passò sotto il controllo di Firenze, poi di Siena, poi definitivamente di Firenze. Conservò a lungo una certa importanza politica: in esso avevano sede un Municipio, l’ospedale di S. Maria del Bigallo e per lungo tempo amministrò e controllò le terre circostanti.La famiglia Vespucci ha posseduto una casa nel borgo di Montefioralle. Ciò ha determinato la credenza che il celebre Amerigo Vespucci, il navigatore che scoprì l’america possa avere avuto qui i natali. In realtà non esiste nessun documento che possa comprovare l’appartenenza dalla casa alla famiglia Vespucci all’epoca di Amerigo a fine del 1400.


Montepulciano, Siena*

Il borgo di Montepulciano è situato nel Sud-Est della Toscana ed ha una storia che vanta origini antichissime e che ha condotto il prestigio dei suoi costumi e delle sue tradizioni sino alla nostra epoca. Le numerose influenze che contraddistinsero la fisionomia della città sono evidenti dal suo nome, deformazione romana dell’etrusco purth che significava comandante o generale.

Le origini di Montepulciano e i suoi primi passi nella storia

Anche se sono stati trovati dei reperti preistorici nell’area, a suggerire uno stanziamento già presente all’epoca, il comune di Montepulciano, secondo i reperti e i documenti esaminati da alcuni storici e ritrovati nei pressi della Fortezza nel 1989, nasce tra il III e il IV secolo a.C. come insediamento della popolazione etrusca e in particolare da Porsenna, Lucumone di Chiusi. L’epoca romana invece vede Montepulciano costituire uno snodo importante per la protezione della viabilità della Repubblica e dell’Impero. Tuttavia, le prime citazioni documentali nella storia a riguardo di Montepulciano risalgono all’epoca longobarda, tra gli anni 713 e 715, con il nome di Mons Politianus – Castello Policiano.

Montepulciano nelle lotte medioevali tra Siena e Firenze

Durante il Medioevo, Montepulciano fu contesa per secoli tra Siena e Firenze (e Perugia), e l’incantevole borgo toscano divenne teatro delle lotte fra le più potenti famiglie locali, sino all’avvento dei Del Pecora. Nel 1390 Montepulciano sancì una stabile e pacifica alleanza con Firenze, in qualità di baluardo contro Siena e questo portò per la città un periodo aureo della durata di due secoli, contraddistinto da stabilità politica e prestigi artistici e culturali. Furono erette chiese e abbelliti edifici in quest’epoca nella quale ebbe rilievo la figura dell’umanista Bartolomeo Aragazzi, segretario del poeta Angelo Poliziano.

Dal ‘700 alla modernità

Il destino di Montepulciano seguì in larga misura quello di Firenze e nel XVIII secolo, il comune si segnalò per la fioritura dell’Accademia degli Intrigati, associazione culturale che apportò numerose migliorie alla zona. La ri-colonizzazione agricola e la bonifica della Valdichiana (iniziata nel XVI secolo sotto i Medici, ma realizzata compiutamente tra XVIII e XIX secolo sotto Pietro Leopoldo dei Lorena-Asburgo, dopo molti scontri tra Granducato di Toscana e Stato Pontificio e grazie anche alla costruzione del canale maestro della Chiana) favorì la ripresa dell’economia e l’avvento della moderna Montepulciano, patria di tradizioni e di buon vino. Nel 1984 inoltre Montepulciano passò dalla provincia di Arezzo a quella di Siena.


 Monteriggioni*

Il Castello di Monteriggioni fu costruito dai senesi, per ordinanza del podestà Guelfo da Porcari, in un periodo compreso tra il 1214 e il 1219. Il terreno, acquistato dalla Repubblica Senese, era la sede di un’antica fattoria Longobarda (la denominazione di Montis Regis probabilmente indicava un fondo di proprietà regale o che godeva di esenzioni fiscali da parte della corona). La costruzione del castello ad opera della Repubblica di Siena ebbe principalmente scopo difensivo, in quanto il borgo sorse sul monte Ala in posizione di dominio e sorveglianza della Francigena, per controllare le valli dell’Elsa e dello Staggia in direzione di Firenze, storica rivale di Siena.

L’edificazione praticamente ex novo di un castello rappresentava una novità nella politica espansionistica senese: in precedenza, infatti, la città aveva acquistato castelli già esistenti, come quello di Quercegrossa. Il tracciato circolare delle mura fu ottenuto semplicemente seguendo l’andamento naturale della collina.

Non c’è accordo degli storici sull’eventuale presenza del ponte levatoio. Certa è invece la presenze delle saracinesche, ovvero spesse porte di legno ricoperte di ferro che venivano azionate tramite carrucole. Anche oggi le due porte presentano i segni dei cardini e delle buche causati delle stanghe di chiusura. Sulla porta a ponente si possono anche notare i segni del rivellino, un’altra struttura difensiva di forma rettangolare collocata di fronte alla porta e anch’essa dotata di una seconda porta.

Il Castello di Monteriggioni era inoltre circondato dalle cosiddette carbonaie, ovvero fossati pieni di carbone e legna che veniva incendiato per respingere gli assalti. È ovvio che dei fossati pieni di acqua, come si vede in molte ricostruzioni medioevali, in cima ad una collina erano impossibili.

Dopo l’edificazione del castello i fiorentini e i senesi si batterono per il suo possesso nel 1244 e nel 1254 ma le mura del Castello resistettero sempre agli assalti guelfi. Nel 1269, dopo la battaglia di Colle (ricordata da Dante nel XIII canto del Purgatorio), i senesi sconfitti si rifugiarono a Monteriggioni, assediato, ma invano, dai fiorentini.

In seguito alla peste del 1348 – 1349 i senesi decisero di far risiedere a Monteriggioni un capitano con alcuni fanti per proteggere la popolazione dai malfattori che imperversavano nella zona. Nel 1380, secondo quanto si può leggere negli statuti “del comune et uomini di Monteriggioni”, gli abitanti di Monteriggioni erano considerati “Cittadini di Siena”. Nel 1383 un gruppo di esuli senesi si impadronirono del Castello con l’inganno, ma si arresero poco dopo.

Tra il 1400 e il 1500 furono interrate le mura per resistere meglio ai colpi dell’artiglieria. Si rese quindi inutile anche l’utilizzo delle carbonaie. Nel 1526 i fiorentini assediarono Monteriggioni con 2000 fanti e 500 cavalieri, bombardando le mura con l’artiglieria. Il Castello di Monteriggioni però resistette e, il 25 luglio di quello stesso anno, nella battaglia di Camollia, i senesi sconfissero l’esercito pontificio, alleato dei fiorentini, che interruppero immediatamente l’assedio.

A metà del 1500, all’interno dello scontro che in Europa contrappone Carlo V d’Asburgo, Re di Spagna ed Imperatore del Sacro Romano Impero Germanico ad Enrico II di Valois Re di Francia, si ha l’episodio della guerra di Siena dove i senesi alleati della Francia si contrappone ai fiorentini alleati di Carlo V. Il 27 aprile del 1554 Monteriggioni venne ceduto a tradimento, senza alcun combattimento, dal capitano Giovacchino Zeti, fuoriuscito fiorentino, al Marchese di Marignano comandante delle truppe imperiali. Dopo la caduta di Monteriggioni nella primavera del 1555 cadde anche la città di Siena. Questo episodio è considerato dagli storici come l’evento che segna il termine dell’epoca comunale in Italia.

Il 2 e 3 aprile 1559, dopo la morte di Carlo V (1558), con il trattato di pace di Cateau-Cambrésis si conclude tra le due potenze egemoni il lungo conflitto franco-spagnolo. In esecuzione di quel trattato, anche l’ultimo baluardo senese costituito dal presidio di Montalcino venne rilasciato da Filippo II di Spagna al ducato fiorentino. Così Cosimo I de’ Medici impose la sua signoria sul territorio e gli abitanti di Monteriggioni. Monteriggioni fu poi ceduta dai Medici alla famiglia Golia e attraverso vari altri passaggi fra famiglie nobili alla famiglia Griccioli, che tuttora mantiene possedimenti nel castello e nelle campagne circostanti.

Le mura hanno subito un importante intervento a cavallo fra gli anni 20 e 30 del XX secolo con la ricostruzione delle torri che erano state abbattute nei secoli precedenti. L’attuale Comune è quello che risulta dall’atto del Granduca di Toscana del 1777 che il 2 giugno accorpava 3 comunità, Monteriggioni, Santa Colomba e Strove, e 13 comunelli, che erano: Chiocciola e RicianoAbbadia a IsolaBascianoMontautolo del BoscoCastiglioncello dell’EredeFungaiaLornano e Campo di FioreGardinaSanta Maria al PoggiuloPieve al CastelloSanto al ColleSan Fiore a Strove o ScorgianoCastiglion Ghinibaldi o Castiglioncello Piccolomini andando a formare l’attuale entità amministrativa e territoriale.

Vari sono stati i tentativi da parte del Comune di Siena di annettere l’intero territorio di Monteriggioni. In due riprese Siena aveva annesso i territori del Comune della Masse di Camollia prima e poi del Comune delle Masse. L’ultimo tentativo verso Monteriggioni risale al 1904 quando l’allora Sindaco, Icilio Bandini, respinse insieme alla sua Giunta tale richiesta.

La sede del Municipio fino agli anni ’50 era collocata a Fontebecci, nei locali attualmente sede della Banca del Chianti, ex Banca Monteriggioni, all’estremo confine a ridosso del Comune di Siena. Solo dopo la costruzione dell’attuale sede fu traslocato alla Colonna di Monteriggioni, ai piedi della collina sotto il Castello.


Montescudaio*

Numerosi reperti archeologici testimoniano la presenza di un nucleo abitato a Montescudaio fin dall’epoca villanoviana, ma il primo documento scritto riferito al paese risale al 1092: è l’atto con il quale il Conte Gherardo Della Gherardesca donò al Monastero da lui fondato l’anno precedente e appartenente alle monache benedettine, la chiesa di San Andrea che era dentro al castello, oltre a una serie di benefici, riservando per sé il diritto di eleggere in perpetuo la Madre Superiora. 

Sempre legati al rapporto Gherardesca – Monastero sono tutta una serie di documenti che testimoniano lo stretto legame tra i conti che risiedevano a Pisa ed il Castello. Tra l’altro ebbe il titolo di Contessa di Montescudaio, Monna Bombaccia Della Gherardesca, poetessa del ‘200 ricordata anche da Giovanni Sercambi nelle sue “Novelle”. Il Castello in effetti fu per lungo tempo feudo dei Della Gherardesca del ramo di Settimo di Pisa (l’attuale San Frediano a Settimo) che anche per questo furono Vicari della Repubblica Pisana su gran parte della zona dell’alta Maremma.

Essi però condussero azioni assai spregiudicate contro Pisa, ribellandosi una prima volta all’epoca dell’invasione da parte di Luchino Visconti nel 1345. Successivamente, prevenendo la disfatta pisana, nel 1406 si sottomisero a Firenze: in cambio di questo gesto i Della Gherardesca furono eletti Vicari. I Della Gherardesca, tuttavia, tradirono in seguito anche Firenze. Nel 1447 appoggiarono infatti l’invasione del re di Napoli Alfonso d’Aragona. Alla fine della guerra con Napoli, nel 1479, Firenze si vendicò confiscando i beni del Conte Fabio e di fatto privando dei loro diritti sul Castello la nobile famiglia. Il paese fu costituito in comunità e ai Conti di Montescudaio restarono solo i beni allodiali. Durante l’invasione e il saccheggio di Montescudaio da parte del Conte Orsini di Pitigliano che comandava le truppe fiorentine, furono le stesse autorità del Comune che trattarono la resa evitando la distruzione del Castello dietro pagamento di una cospicua somma di denaro. Dal 1407, infatti, Montescudaio aveva avuto da Firenze la concessione di statuti propri. 

Da questo momento Montescudaio rimarrà sempre fedele a Firenze, non partecipando nemmeno all’ultimo tentativo di ribellione sul finire del secolo XVI. Sotto il Granducato mediceo Montescudaio conservò l’autonomia statutaria, anche se non senza qualche contrasto con Firenze, tant’è che gli statuti del 1538 (comuni a Guardistallo e Casale) furono approvati dal governo fiorentino solo il 20 Gennaio 1550. Con le rinfeudazioni medicee, il 10 maggio 1648 il Granduca Ferdinando II° concesse il castello di Montescudaio in feudo col titolo di Marchesato a Ferdinando di Niccolò Ridolfi con diritto di perpetua primogenitura o, in caso di mancata discendenza, con facoltà di nominare il proprio erede. Questo evento si verificò alla morte del Marchese Ferdinando che, senza figli, nominò a succedergli il fratello Pietro. Erede di Pietro fu il figlio Niccolò, che morì anche lui senza eredi il 30 novembre 1727. A questa data il Castello rientrò in possesso della Camera gGranducale. Fu l’ultimo dei Medici, Giangastone, a rinfeudarlo il 30 settembre 1735 a Cosimo Ignazio Ridolfi. Francesco II° di Lorena riconfermò l’investitura feudale nel 1738. Risale a questo periodo anche la soppressione dell’antico monastero benedettino; il suo ingente patrimonio passò alla Chiesa di San Andrea dentro il Castello, che assunse il titolo di Abbazia di Santa Maria con la giurisdizione su sei chiese dei comini vicini. Durante il periodo del marchesato si assiste ad una progressiva decadenza del comune, testimoniata anche dal dimezzamento della popolazione. 

Al censimento del 1551 Montescudaio contava 114 famiglie e 606 persone. Quando ci fu il ritorno ai Ridolfi le famiglie erano 87 e le persone 368. Ciò fu indubbiamente dovuto allo stato di abbandono che la Maremma settentrionale subì, ma l’evento non era ineluttabile. Contemporaneamente ai Ridolfi, infatti, e con un territorio che quasi circondava il marchesato, fu infeudato il Ginori, che promosse una vera e propria rinascita della zona. I Ridolfi esercitarono invece gli ampi poteri di cui erano investiti sopratutto in modo da accaparrarsi tutte le risorse del territorio, scontrandosi con i suoi abitanti. Ne sono una testimonianza gli Atti Criminali conservati nell’Archivio Comunale di Montescudaio, che riportano le continue liti tra la popolazione del castello e i marchesi. 

I Ridolfi, per quanto privati della stragrande maggioranza dei loro privilegi con la legge sui feudi del 1749, rimasero formalmente feudatari e residenti a Montescudaio almeno fino al 1778. Dal punto di vista amministrativo, Montescudaio insieme a Riparbella, Guardistallo, Casale e Bibbona faceva parte del Vicariato di Campiglia dove risiedeva il Capitano per le cause criminali, mentre a Bibbona si trovava l’ufficiale per le cause civili o miste. Questa organizzazione, che risaliva ad uno statuto della Repubblica fiorentina del 1415, rimase sostanzialmente immutato fino al 1772.

In quell’anno, con la legge del 30 settembre relativa alla riorganizzazione della giustizia e delle giurisdizioni, fu istituita la Podesteria di Guardistallo, cui passò la competenza per le cause civili. Fino alla legge del 3 marzo 1848 di Leopoldo II°, furono fatte parziali modifiche all’assetto sopra descritto. In particolare, nel 1833, Rosignano venne elevato a Vicariato e Montescudaio entrò a farne parte insieme ai comuni sopradetti, oltre a Castellina e Orciano. Nel 1838 la Podesteria fu spostata da Guardistallo a Bibbona. Intanto era iniziata anche a Montescudaio una lenta ripresa della popolazione. Nel periodo francese infatti, il dato è relativo al 1809, dai 404 abitanti del 1745 si era passati a 552.


Montieri

Montieri sorge nel cuore delle Colline Metallifere, a nord della Maremma grossetana, in una zona ricca di risorse minerarie fin dall’antichità. La storia del borgo è strettamente legata all’estrazione dell’argento e del rame, attiva già in epoca etrusca e poi sotto i Longobardi. Nel Medioevo, Montieri divenne uno dei più importanti centri minerari della Toscana, conteso tra Volterra, Siena e i vescovi di Massa Marittima. Fu proprio la Repubblica di Siena, nel XIII secolo, a controllare stabilmente il territorio, sviluppando ulteriormente le attività estrattive.

Oggi il borgo conserva un impianto urbanistico medievale ben visibile, con stradine in pietra, palazzi storici e resti delle strutture minerarie che raccontano un passato laborioso e affascinante.

Visitare

Ecco i principali luoghi d’interesse da scoprire nel borgo e nel territorio circostante:

  • Centro storico medievale: caratterizzato da vicoli stretti, archi in pietra e case torri.
  • Pieve di San Giacomo Apostolo: costruzione romanica del XII secolo con affreschi e decorazioni in marmo.
  • Castello di Travale: antico borgo fortificato nelle vicinanze, con mura medievali e torri.
  • Parco Nazionale delle Colline Metallifere Grossetane: area naturale protetta con sentieri, cave e miniere visitabili.
  • Siti minerari medievali: tra cui il sito archeologico delle Ferriere di Gabellino, testimonianza dell’antica metallurgia.
  • Poggio di Montieri: area panoramica e archeologica con i resti di un santuario altomedievale.
Eventi e tradizioni

Montieri è custode di un ricco patrimonio di tradizioni popolari e religiose:

  • Festa di San Giacomo (25 luglio): patrono del paese, con processione e rievocazioni storiche.
  • Festa Medievale di Travale (agosto): spettacoli in costume, musica antica, mercatini e gastronomia.
  • Mercatino di Natale nel borgo: appuntamento con artigianato e prodotti tipici durante l’Avvento.
  • Sagre paesane e serate gastronomiche in estate, dedicate alla cucina locale.
Gastronomia

La cucina tradizionale di Montieri è rustica e legata alla terra e ai boschi circostanti:

  • Zuppe di legumi e pane, come l’acquacotta e la ribollita.
  • Cinghiale in umido e altri piatti a base di selvaggina.
  • Funghi porcini e tartufi, raccolti nei boschi del territorio.
  • Formaggi pecorini locali e ricotta fresca.
  • Salumi artigianali, come il capocollo e la finocchiona.
  • Vini rossi locali, spesso provenienti da piccole aziende agricole dei dintorni.
  • Castagne: ingrediente tipico per dolci e polente autunnali.

Il borgo di Montieri offre molte opportunità per chi ama la natura e il turismo lento:

  • Escursioni a piedi o in mountain bike nei boschi e nelle aree collinari del Parco delle Colline Metallifere.
  • Itinerari archeominerari tra antiche miniere, ferriere e forni fusori.
  • Birdwatching e fotografia naturalistica lungo i crinali e nei prati d’altura.
  • Passeggiate al tramonto sul Poggio di Montieri, con vista panoramica sulla Maremma.

Montieri è una meta perfetta per chi cerca quiete, autenticità e una profonda connessione con la natura e la storia toscana.


Montignoso

Montignoso, situato tra la Versilia e le Alpi Apuane, è un borgo dalle antiche origini, la cui storia si intreccia con quella dei popoli liguri-apuani e romani. Il nome deriva dal latino Mons Igneus, “monte ardente”, probabilmente riferito all’aspetto vulcanico delle montagne vicine o ai fuochi che anticamente venivano accesi per segnalazioni. Durante il Medioevo, Montignoso fu parte dei territori contesi tra Pisa, Lucca e Firenze, prima di passare sotto l’influenza dei Malaspina e successivamente del Granducato di Toscana.

La sua posizione strategica, tra le colline e il mare, ha favorito lo sviluppo agricolo e il controllo dei traffici costieri, anche grazie al vicino Castello Aghinolfi, uno dei principali simboli del territorio.

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Ecco i principali luoghi da non perdere nel borgo e nei dintorni:

  • Castello Aghinolfi: fortificazione di origine longobarda, ampliata nel Medioevo, con vista spettacolare sulla costa e sulle Apuane.
  • Chiesa di San Vito: situata nella frazione omonima, custodisce opere d’arte e richiama stili architettonici antichi.
  • Centro storico di Montignoso: con scorci suggestivi, vicoli acciottolati e case in pietra.
  • Fortezza Cinquecentesca di Montignoso: meno conosciuta, ma importante testimonianza storica.
  • Laghetto di Porta: piccolo specchio d’acqua circondato dalla natura, ideale per passeggiate.
  • Parco della Resistenza: area verde immersa nella quiete, dedicata alla memoria della lotta partigiana.
Eventi e tradizioni

Il borgo conserva vive tradizioni popolari e religiose, che animano il calendario durante l’anno:

  • Palio dei Micci di Querceta (evento condiviso con il vicino comune di Seravezza): corsa folkloristica di asini con costumi medievali, molto sentita.
  • Sagra della Polenta e Castagne (ottobre): dedicata ai sapori della montagna apuana.
  • Festa del Patrono San Vito (giugno): con processione, spettacoli e musica popolare.
  • Rievocazioni storiche al Castello Aghinolfi, con mercatini medievali e visite guidate in costume.
Gastronomia

La cucina tradizionale di Montignoso è influenzata dalla vicinanza sia del mare che dei monti:

  • Tordelli alla versiliese: pasta ripiena con carne, servita con ragù.
  • Scarpaccia dolce o salata: piatto tipico a base di zucchine o verdure.
  • Polenta con funghi e sughi di cinghiale.
  • Lardo di Colonnata: tipicità locale diffusa anche a Montignoso.
  • Zuppa di farro e legumi, tipica delle colline apuane.
  • Frittelle di castagne e dolci a base di farina dolce.
  • Vini dei colli di Candia, spesso bianchi fruttati, prodotti nei vigneti terrazzati.

Montignoso offre numerose possibilità per chi ama vivere la natura e il paesaggio toscano:

  • Trekking lungo i sentieri apuani, con viste spettacolari sulla costa tirrenica.
  • Escursioni al Castello Aghinolfi, anche in notturna.
  • Passeggiate lungo la via Francigena nei tratti collinari del territorio.
  • Mountain bike e ciclismo nelle strade panoramiche che collegano i borghi limitrofi.
  • Relax nella natura del Laghetto di Porta o nelle pinete della zona costiera.

Montignoso è una meta perfetta per chi vuole scoprire la Toscana più autentica, tra storia, natura e sapori.


Palazzuolo sul Senio

Situato nell’Alto Mugello, al confine con l’Emilia-Romagna, Palazzuolo sul Senio è un borgo di origini antiche, documentato sin dal Medioevo. Nacque come insediamento longobardo e divenne importante nel XIII secolo sotto l’influenza della famiglia Ubaldini, una delle più potenti casate feudali della zona. Passò poi sotto il dominio di Firenze, che ne fece una delle roccaforti strategiche nel controllo del territorio appenninico.

Nel tempo, Palazzuolo visse alterne vicende tra guerre, pestilenze e rinascite, ma ha saputo conservare un impianto urbanistico medievale ben riconoscibile e una profonda identità culturale legata alla montagna e alla vita contadina.

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Ecco cosa vedere a Palazzuolo sul Senio:

  • Museo delle Genti di Montagna: ospitato nell’antico Palazzo dei Capitani, racconta la vita rurale dell’Appennino.
  • Chiesa di Santo Stefano: costruita in stile romanico, custodisce affreschi e arredi sacri di pregio.
  • Piazza Strigelli: cuore del centro storico, con portici e scorci pittoreschi.
  • Oratorio della Compagnia: edificio del XVI secolo con decorazioni barocche.
  • Rovine del Castello di Valmaggiore: resti medievali in posizione panoramica.
  • Percorso delle Cappelle: una via di pellegrinaggio tra boschi e pievi.
Eventi e tradizioni

Palazzuolo è noto per il suo calendario ricco di eventi legati alle tradizioni locali:

  • Palio di San Giovanni (terza domenica di giugno): sfida tra rioni con giochi medievali e corteo storico.
  • Festa delle Bruciate e del Vino Novo (ottobre): celebrazione autunnale con castagne e vini locali.
  • Mercatini di Natale nel borgo (dicembre): tra i più suggestivi della Toscana.
  • Rassegna del Teatro Popolare, con spettacoli e musica nel periodo estivo.
  • Festa della Madonna del Carmine (luglio), con processioni e fuochi d’artificio.
Gastronomia

La cucina di Palazzuolo sul Senio è tipica dell’Appennino toscano-romagnolo, semplice e saporita:

  • Tortelli di patate al ragù: primo piatto immancabile.
  • Polenta con sugo di funghi o cinghiale.
  • Crescentine e affettati locali.
  • Castagnaccio, dolce a base di farina di castagne.
  • Frittelle di fiori di sambuco e di mele.
  • Formaggi artigianali, come la raviggiola e il pecorino del Mugello.

Sono presenti anche piccoli produttori di miele, confetture e liquori a base di erbe locali.

Il territorio di Palazzuolo è perfetto per chi ama la natura e le attività all’aria aperta:

  • Trekking lungo i sentieri del Parco del Giogo-Casaglia.
  • Escursioni a cavallo o in mountain bike tra boschi e crinali.
  • Bagni nel fiume Senio, in estate.
  • Camminate sui percorsi dell’Alta Via dei Parchi e della Via degli Dei.
  • Raccolta di castagne, funghi e frutti di bosco nei mesi autunnali.

Immerso nel verde dell’Appennino, Palazzuolo sul Senio è ideale per un turismo lento e autentico, tra borghi, tradizioni e paesaggi incontaminati.


Piazza al Serchio

Piazza al Serchio, situato nel cuore della Garfagnana, ha una storia strettamente legata al suo ruolo strategico lungo la valle del fiume Serchio. Fin dal Medioevo fu un importante punto di passaggio e difesa, soprattutto durante le dispute tra le signorie locali e le potenze toscane emergenti, come Lucca e Firenze. Il territorio fu controllato per secoli dalla famiglia dei conti di Bacciano, poi dai duchi d’Este, ai quali si deve parte dell’assetto urbano attuale.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, Piazza al Serchio si trovò lungo la Linea Gotica ed è stato teatro di scontri tra le forze alleate e l’esercito tedesco. Questo ha segnato profondamente la memoria storica del borgo e delle sue frazioni.

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Ecco alcuni dei principali luoghi di interesse a Piazza al Serchio:

  • Ponte medievale di San Michele: noto anche come “Ponte a Serraglio”, struttura in pietra dal grande valore storico e paesaggistico.
  • Chiesa di Santa Maria Assunta: nel centro del paese, conserva arredi sacri e affreschi.
  • Centro storico: con vicoli lastricati e case in pietra tipiche della Garfagnana.
  • Castello di Bacciano: ruderi del complesso difensivo che dominava la zona.
  • Frazione di Nicciano: antico insediamento con mulini e ponti, immerso nella natura.
  • Museo della Memoria della Linea Gotica: situato in località San Donnino.
Eventi e tradizioni

Piazza al Serchio conserva numerose tradizioni legate alla cultura contadina e religiosa:

  • Festa di San Michele (settembre): celebrazione del patrono con riti religiosi e stand gastronomici.
  • Sagra della Polenta di Formenton Ottofile (estate): dedicata a una varietà locale di mais antico.
  • Mercatini artigianali e fiere rurali nei borghi circostanti durante l’anno.
  • Celebrazioni della Resistenza (25 aprile), con camminate commemorative lungo i sentieri storici.
Gastronomia

La cucina locale si fonda su prodotti semplici ma genuini, spesso legati alla tradizione montana:

  • Polenta di formenton ottofile, una varietà antica di mais garfagnino.
  • Zuppa di farro, molto diffusa nella zona.
  • Necci, frittelle a base di farina di castagne.
  • Trote del Serchio, cucinate alla griglia o in umido.
  • Salumi artigianali come il biroldo e il prosciutto della Garfagnana.
  • Formaggi pecorini locali.

In autunno si celebra la castagna, regina incontrastata della cucina tradizionale.

Immerso nella natura della Garfagnana, il territorio offre molte opportunità per escursioni e turismo verde:

  • Trekking e camminate lungo i sentieri del Parco dell’Appennino Tosco-Emiliano.
  • Mountain bike nei boschi e lungo le vecchie mulattiere.
  • Pesca sportiva nel fiume Serchio.
  • Percorsi sulla Linea Gotica, con resti di postazioni militari e rifugi.
  • Escursioni verso le Alpi Apuane, facilmente raggiungibili dal borgo.

Pienza, Siena*

Pienza, la città di Pio. Questa cittadina situata nel cuore della Val D’Orcia, è considerata l’incarnazione dell’utopia rinascimentale della città ideale. Ottenuto il riconoscimento di sito Unesco nel 1996, ancora oggi comunica al mondo i canoni urbanistici del Rinascimento per l’organizzazione razionale degli spazi e delle prospettive di piazze e palazzi cinquecenteschi.

La storia di Pienza è strettamente legata al suo fondatore: Papa Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini, che vi nacque nel 1405 da genitori membri della nobile famiglia senese che i rovesci politici avevano confinato nella proprietà di campagna. L’allora Corsignano era una borgata fortificata già conosciuta in epoca romana che, ancor prima, remoti abitatori avevano scelto come residenza primitiva lasciando tracce abbondanti del loro passaggio, riferibili all’età del neolitico superiore e del bronzo.

Enea Silvio Piccolomini, umanista raffinato e insigne, intrapresa la carriera ecclesiastica e divenuto Papa, volle che in questo luogo, che aveva visto la sua nascita, sorgesse una città il cui nome ricordasse il suo papato. II Piccolomini non voleva una città qualunque ma un centro urbano fortemente degno e in ideale antitesi con l’altra città che l’aveva, con la sua famiglia, ingiustamente emarginato: Siena. Pretese così che architetti famosi e artisti di grido lavorassero ad un progetto nel quale fossero impliciti i canoni costruttivi e filosofici di un’età che si apriva ricca di promesse: il Rinascimento italiano.

In soli tre anni, dal 1459 al 1462, sorse Pienza, la Città d’Autore, la Città Ideale, la Città Utopia. La città “nata da un pensiero d’amore e da un sogno di bellezza” come scrisse Giovanni Pascoli. Difficile dire che cosa sarebbe diventata Pienza, se il Papa non fosse prematuramente scomparso alla vigilia di una crociata contro i musulmani. Era il 14 agosto 1464.

In tre anni e mezzo il nucleo e qualcosa di più della “città di Pio” era ormai nato. “Corsignan de’ Ladri”, la borgata di frontiera che già il Boccaccio aveva ricordato nella sua celebre novella di Cecco di Fortarrigo, poteva cambiare nome e immagine grazie al suo grande protettore.


Pitigliano*

Pitigliano è situato a 313 metri sul livello del mare su un promontorio tufaceo di suggestiva bellezza, delimitato da valli verdissime percorse dai fiumi Lente e Meleta.
Il nome Etrusco non è conosciuto, forse trattasi di quella Statnes (o Staties) che in epoca romana divenne Prefettura e fu detta Statonia.
La denominazione Pitigliano sembra invece derivare dalla gens Petilia, importante famiglia romana che dette il proprio nome a diverse località. Secondo un’antica leggenda, la fondazione della città sarebbe dovuta a due romani: Petilio e Celiano; dalla fusione dei loro nomi sarebbe derivato Pitigliano

Storia

2300-1000 a.C., è documentato un villaggio dell’età del bronzo, ma la rupe di Pitigliano, come tutta la valle del fiume Fiora, fu frequentata sin dal Neolitico (VI millennio a.C.) e poi nell’età del rame.
VIII sec. a.C., l’insediamento etrusco, dovuto alla vicina città di Veio, raggiunge l’apogeo nel VI sec., sostituendo il vicino centro di Poggio Buco posto sulla Fiora, che ha restituito necropoli e resti di un tempio; intorno al 500 a.C. è probabilmente distrutto da Porsenna, re di Chiusi.
I sec. a.C.-II d.C., la presenza romana, con fattorie e villaggi posti sulle strade principali, è segnalata da vari interventi costruttivi nel pianoro di fronte alla rupe di Pitigliano.
1061, appare per la prima volta il toponimo Pitigliano in una bolla di Nicola II ai canonici di Sovana.
1188, in un altro documento, Pitigliano compare come castro (borgo fortificato) in possesso dei conti Aldobrandeschi, signori di tutta la Maremma, cui appartiene da poco dopo il Mille.
1274, Pitigliano risulta uno dei maggiori fortilizi della contea degli Aldobrandeschi nelle guerre con il Comune di Orvieto.
1313, gli Orsini subentrano per via matrimoniale agli Aldobrandeschi nella Contea di Sovana; costretti a lunghe lotte con i Comuni prima di Orvieto e poi di Siena, dopo la conquista da parte di quest’ultima di quasi tutta la Maremma, compresa Sovana nel 1410, gli Orsini spostano a Pitigliano la capitale della contea.
1466, la piccola contea ursinea acquista forza con l’avvento al potere di Niccolò III, capitano di ventura al servizio dei maggiori Stati italiani; con lui Pitigliano si arricchisce di monumenti rinascimentali, a cui lavorano artisti come Antonio da Sangallo, Baldassare Peruzzi, Anton Maria Lari.
1604, Ferdinando I, granduca di Toscana, acquista tutti i possedimenti degli Orsini: finisce così la contea di Pitigliano; dalla metà del secolo comincia a crescere il numero degli ebrei, che qui trovano rifugio sicuro; nel 1643 i Medici sventano un tentativo di occupazione da parte delle truppe pontificie.
1843, Pitigliano assume il titolo di città con il trasferimento della Diocesi da Sovana e grazie alla crescita economica seguita alle riforme illuministiche.


Poggibonsi

Poggibonsi sorge nel cuore della Val d’Elsa e ha origini molto antiche, risalenti all’epoca etrusca e romana, come testimoniato da reperti archeologici ritrovati in zona. Nel Medioevo la città assunse grande importanza strategica grazie alla sua posizione lungo la Via Francigena. Fu contesa tra Firenze e Siena e subì numerose distruzioni, tra cui quella ordinata da Carlo V nel 1529.

Nel corso dei secoli, Poggibonsi fu ricostruita più volte, evolvendosi da borgo fortificato a centro industriale e agricolo. Durante la Seconda Guerra Mondiale subì pesanti bombardamenti, ma ha saputo risollevarsi mantenendo vivo il proprio patrimonio culturale e storico.

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Poggibonsi offre numerosi luoghi di interesse, tra monumenti, architetture medievali e aree verdi:

  • Fortezza Medicea di Poggio Imperiale: progettata da Giuliano da Sangallo per Lorenzo il Magnifico, domina il borgo dall’alto.
  • Fonte delle Fate: suggestiva struttura trecentesca che raccoglie le acque sorgive.
  • Chiesa di San Lorenzo: con elementi gotici e rinascimentali, è il principale edificio religioso del borgo.
  • Parco Archeodromo di Poggibonsi: ricostruzione di un villaggio longobardo, perfetto per famiglie e scuole.
  • Centro storico: con vicoli, piazze e botteghe, conserva la memoria medievale.
  • Collegiata di Santa Maria Assunta: con opere d’arte e architettura barocca.
Eventi e tradizioni

Poggibonsi è animata da un ricco calendario di eventi culturali, religiosi e folcloristici:

  • Festa di San Lucchese (28 aprile): patrono della città, con processione e fiera tradizionale.
  • Festa Medievale di Poggio Imperiale (giugno): rievocazioni storiche, costumi d’epoca e spettacoli.
  • Settembre Poggibonsese: festival di eventi, musica, teatro e gastronomia.
  • Fiere e mercati storici: come quello della prima domenica del mese, con prodotti locali e artigianato.
  • Estate Poggibonsese: rassegna culturale tra concerti, cinema all’aperto e performance teatrali.
Gastronomia

La cucina di Poggibonsi è quella tipica del territorio senese, ricca di sapori toscani e ingredienti genuini:

  • Crostini neri toscani, con fegatini di pollo.
  • Pici all’aglione o al cinghiale.
  • Zuppa di pane (ribollita).
  • Cinghiale in umido e carne alla brace.
  • Pecorino toscano e salumi locali.
  • Vini del Chianti Colli Senesi, DOCG prodotti nelle colline attorno.

La presenza di trattorie storiche e mercati locali favorisce la riscoperta dei sapori autentici del territorio.

Immersa nel paesaggio collinare toscano, Poggibonsi è ideale per numerose attività all’aria aperta:

  • Passeggiate nella campagna senese e tra i vigneti del Chianti.
  • Percorsi trekking e ciclabili attorno alla Fortezza e lungo la Via Francigena.
  • Escursioni guidate tra siti archeologici e naturalistici.
  • Degustazioni e tour enogastronomici nelle aziende agricole e cantine della zona.
  • Visite didattiche all’Archeodromo, perfette per adulti e bambini.

Poppi*

Il territorio del comune di Poppi, nel Valdarno casentinese, si estende per 97,03 kmq dal crinale dell’ Appennino tosco – romagnolo al fondovalle attraversato dall’Arno, tra pianura, collina e montagna. Il centro è situato su un poggio terrazzato dal quale domina la piana di Campaldino e l’alta valle dell’Arno. Feudo dei conti Guidi da Battifolle, divenne poi sede di vicariato.

Il primo ricordo storico di Poppi risale al 1169, essendo citato in un documento della badia di San Fedele di Strumi, ma è del 1191 l’atto più significativo: un diploma dell’imperatore Arrigo VI con cui vengono confermati in feudo al conte Guido Guerra dei Guidi molti castelli tra Romagna e Toscana fra cui Poppi, Battifolle, Porciano; da allora, per quasi tre secoli, la storia di Poppi è strettamente connessa con quella dei suoi signori, che furono a lungo fra le più potenti schiatte feudali toscane, spesso protagonisti dei principali avvenimenti politici fiorentini nel XII e XIII secolo.

Castello di Poppi

Nel 1261 il conte Simone cinse l’abitato di mura e iniziò la costruzione del palazzo, terminata verso la fine del secolo da suo figlio Guido. Aderenti alla fazione ghibellina, i Guidi di Poppi furono costretti, dopo la morte di Manfredi (1266), a fare atto di sottomissione ai guelfi dominanti in Firenze. L’11 giugno del 1289, a poca distanza dalle mura del castello, nella piana di Campaldino, si svolse la storica battaglia tra fiorentini e aretini, che sanzionò il predominio di Firenze e dello schieramento guelfo in Toscana, seppure per il momento senza nessuna concreta acquisizione territoriale. L’anno successivo i fiorentini, reduci da un’infruttuosa spedizione contro Arezzo, devastarono il Casentino, dando fuoco al castello di Poppi, in odio al conte Guido Novello che era stato vicario generale del re Manfredi a Firenze. Finalmente nel 1440, durante l’incursione delle soldatesche milanesi comandate da Niccolò Piccinino, il conte Francesco dei Guidi che aveva favorito i nemici di Firenze, dopo la vittoria dei fiorentini ad Anghiari fu assediato nel suo castello e costretto alla resa. Passato in possesso della repubblica fiorentina, Poppi divenne sede di un vicariato la cui giurisdizione abbracciava l’intero Casentino. Tra i suoi illustri figli ricordiamo lo scultore Mino, detto da Fiesole (1430 ca.-1484), il pittore Francesco Morandini, detto il Poppi (1544-1597) e il libero pensatore e poeta Tommaso Crudeli (1703-1745). Nel territorio comunale sono i ruderi dell’abbazia, prima benedettina poi vallombrosana, di Strumi (x secolo) e l’eremo di Camaldoli, edificato all’inizio dell’XI secolo da San Romualdo, vicino al crinale appenninico, circondato da folti boschi di abeti e di faggi.


Populonia (Piombino LIVORNO)

Il borgo veniva chiamato, Pupluna o Fufluna, dall’etrusco puple, «germoglio», da cui Fufluns, dio etrusco del vino e dell’ebbrezza: il terreno, geologicamente simile all’Elba, e la vicinanza al mare hanno consentito, sin dall’antichità, produzioni vinicole di qualità.

Populonia, una frazione di Piombino, è stata in antichità una delle più grandi ed importanti città etrusche e fu l’unica ad essere costruita sul mare, lungo il litorale toscano.
La sua posizione geografica, al centro delle rotte commerciali del Mediterraneo occidentale, le risorse metallifere dei monti del Campigliese e i ricchi giacimenti di minerale di ferro dell’isola d’Elba determinarono, sin dall’epoca eneolitica (IV-III millennio a.C.), la prosperità della città-stato e del suo territorio. Secondo quanto tramandato dai geografi greci Strabone e Tolomeo, l’abitato antico era composto da due nuclei distinti: la città alta, sviluppata sulle sommità dei Poggi della Guardiola, del Telegrafo e del Castello, nella quale – oltre alle abitazioni – sorgevano i templi e gli edifici pubblici dell’acropoli, e la città bassa, in prossimità del golfo, che ospitava il porto, sede delle attività mercantili e siderurgiche.
Populonia era protetta da due cinte murarie, quella dell’acropoli e quella della città bassa.
Il Parco archeologico di Baratti e Populonia allaccia le grandi necropoli di Baratti, costruite a pochi metri dal mare, alle strade selciate e all’Acropoli, memoria del periodo di dominazione romana e sito archeologico in continua espansione.
Sulla sommità del promontorio di Piombino si trova il Borgo di Populonia racchiuso da mura e dominante sul Mediterraneo: il torrione che sovrasta il castello di Populonia è un rivellino merlato, un’architettura militare degli anni quattrocenteschi degli Appiani, signori di Piombino. Lo stemma degli Appiani è tuttora visibile sull’arco d’ingresso al borgo. Passando attraverso l’unica porta di accesso ricavata nella cinta muraria, ci si trova immersi in una piccolo gioiello, che rappresenta un esempio di perfetta integrazione tra antico e moderno: gli edifici del borgo medievale, oggi ospitano botteghe di artigianato e prodotti locali, strutture di ristoro inserite all’interno delle architetture medievali senza stravolgerne troppo l’aspetto originario.
Dalla piazzetta con la piccola chiesa di Santa Croce, si accede alla torre del Castello dalla quale si può ammirare un panorama a 360° di tutto il promontorio: dalle tracce di un passato glorioso etrusco e romano fino alle isole dell’arcipelago Toscano ed alla Corsica.
Il borgo ospita il Museo di Populonia Collezione Gasparri, collocato all’interno degli spazi dell’ex frantoio, dove sono esposti i reperti provenienti dalla collezione privata della famiglia Gasparri concessi dallo Stato agli inizi del ‘900 come premio di rinvenimento per gli scavi effettuati nei terreni di loro proprietà nel golfo di Baratti.
Nei boschi a poca distanza, recenti scavi archeologici hanno restituito dignità al monastero benedettino di San Quirico. Questo centro religioso, sorto attorno all’anno mille nella macchia più profonda del promontorio, è l’anello storico che permette di collegare i tempi degli etruschi e dei romani di Populonia al Medioevo di Piombino. Le rovine del chiostro e della chiesa sono state liberate dai grovigli della vegetazione e raccontano oggi un altro frammento della storia del promontorio.


Porto Ercole

Furono i Focesi, una popolazione della Grecia antica devota a Ercole, a dare nome al luogo, nel quale riconobbero una somiglianza con la baia della loro terra d’origine. Secondo altri il nome viene dagli Etruschi, come dimostrerebbe la necropoli posta a monte di Cala Galera, collocata nel settore dello zodiaco etrusco corrispondente alla costellazione di Ercole.

VII sec. a.C., gli Etruschi della vicina città di Cosa costruiscono il porto Cosanus; prima di loro è segnalata una presenza fenicia.
217 a.C., settanta vascelli cartaginesi catturano presso Porto Ercole un convoglio romano che trasporta viveri e vettovaglie destinate all’esercito impegnato in Spagna.
II sec a.C., la Repubblica Romana vende i territori del promontorio alla famiglia dei Domizi Enobarbi, di professione Argentarii, cioè prestasoldi, banchieri, da cui il toponimo di Monte Argentario.
XI sec. d.C., con una donazione (falsa) di Carlo Magno, Papa Leone III toglie il territorio ai conti Aldobrandeschi di Sovana e lo cede fino al 1232 all’ordine monastico dei Santi Anastasio e Vincenzo.
1416, sotto il dominio di Siena sono erette le mura ed è ampliato il sistema di torri costiere; i vigneti del promontorio attraggono i mercanti; Carlo VIII offre a Siena 30mila fiorini d’oro per il possesso di Talamone e Porto Ercole.
1526, Andrea Doria, al servizio di Papa Clemente VII, devasta Porto Ercole e se ne impadronisce; nel 1529 la ribellione della popolazione contro il Papa riporta al potere Siena; nel 1544 il corsaro Barbarossa, al comando della flotta ottomana, assedia Porto Ercole, distrugge le fortificazioni e rende schiavi cinquanta abitanti.
1555, coinvolto nella guerra di Siena, alleata della Francia, contro Spagna e Firenze, Porto Ercole si arrende all’assedio guidato dal Marignano e da Andrea Doria; la battaglia è raffigurata nell’affresco del Vasari in palazzo Vecchio a Firenze; nel 1557 con il trattato di di Cateau-Cambresis il territorio passa alla Spagna come “Stato dei Reali Presidii”.
1610, il 18 luglio muore sulla spiaggia o, più probabilmente, nell’ospedale di Santa Maria Ausiliatrice, Michelangelo Merisi detto Il Caravaggio.
1698, nasce Giacomo Nani, pittore di nature morte e paesaggi.
1815 con il Congresso di Vienna lo Stato dei Presidii entra a far parte del Granducato di Toscana, fino all’Unità d’Italia.


Radda in Chianti

Radda in Chianti affonda le proprie radici in epoca etrusca e romana, come dimostrano i numerosi reperti archeologici rinvenuti nei dintorni. Il borgo è citato per la prima volta in un documento del 1002, e dal 1200 entrò stabilmente nell’orbita politica di Firenze. Nel 1415 fu nominata sede della Lega del Chianti, un’importante istituzione amministrativa e militare che governava il territorio per conto della Repubblica Fiorentina. Durante le guerre tra Firenze e Siena, Radda fu più volte fortificata e subì varie devastazioni.

Dopo l’annessione al Granducato di Toscana, il borgo conobbe un periodo di tranquillità, rimanendo un importante centro agricolo e vinicolo fino ai giorni nostri.

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Radda in Chianti conserva un affascinante centro storico cinto da mura medievali, perfetto per una passeggiata tra vicoli e scorci panoramici. Tra i luoghi più significativi da visitare:

  • Palazzo del Podestà: edificio medievale decorato con numerosi stemmi di famiglie fiorentine.
  • Chiesa di San Nicolò: in stile romanico, con un prezioso crocifisso ligneo del Quattrocento.
  • Mura e camminamenti medievali: ancora ben conservati, circondano il borgo con torri e porte d’accesso.
  • Museo d’Arte Sacra del Chianti: ospitato nell’ex convento di Santa Maria al Prato, conserva opere d’arte sacra del territorio.
  • Passeggiata nel centro storico: tra botteghe artigiane, enoteche e ristoranti tipici.
Eventi e tradizioni

Il borgo mantiene vive antiche tradizioni legate alla cultura contadina e alla produzione del vino, celebrandole con eventi e rievocazioni:

  • Radda nel Bicchiere (giugno): manifestazione dedicata alla degustazione dei vini locali, con banchi d’assaggio nelle vie del centro.
  • Festa del Perdono (settembre): ricorrenza religiosa con processioni, musica e mercatini.
  • Radda Rinascimentale (estate): evento in costume con figuranti, spettacoli e rievocazioni storiche.
  • Mercatini dell’artigianato e del gusto: durante tutto l’anno, con prodotti locali e arte manuale.
Gastronomia

Radda è nel cuore della zona del Chianti Classico, e la sua tradizione gastronomica riflette i sapori più autentici della cucina toscana:

  • Crostini toscani con fegatini.
  • Pici al ragù di cinghiale.
  • Ribollita e pappa al pomodoro.
  • Tagliata di chianina e carne alla griglia.
  • Olio extravergine d’oliva DOP.
  • Vino Chianti Classico DOCG, prodotto con il Sangiovese, protagonista assoluto delle cantine locali.

Numerosi agriturismi e aziende vinicole organizzano degustazioni e tour gastronomici alla scoperta delle eccellenze locali.

Il paesaggio collinare di Radda in Chianti è perfetto per escursioni e attività nella natura:

  • Trekking e cammini tra vigneti e boschi, con percorsi segnalati.
  • Itinerari cicloturistici adatti a tutti i livelli, su strade panoramiche tra le colline del Chianti.
  • Visite guidate nelle cantine con degustazioni di vini e prodotti tipici.
  • Fotografia paesaggistica: i panorami di Radda sono tra i più iconici della Toscana rurale.
  • Escursioni verso i borghi vicini come Volpaia, Gaiole e Castellina in Chianti.

Radicofani

Radicofani ha origini molto antiche, probabilmente etrusche, ma è nel Medioevo che acquisisce rilevanza strategica grazie alla sua posizione dominante sulla Val d’Orcia, al confine tra il territorio senese e quello dello Stato Pontificio. Il borgo è citato fin dall’VIII secolo e fu una tappa fondamentale lungo la Via Francigena, che collegava Roma al nord Europa. Fu un importante punto di controllo e dogana nel periodo longobardo e poi sotto i Franchi.

Nel XIII secolo entrò sotto il controllo della Repubblica di Siena e successivamente, nel XVI secolo, fu annesso al Granducato di Toscana. Radicofani è nota soprattutto per essere stata la roccaforte del leggendario Ghino di Tacco, ribelle e “ladro gentiluomo”, celebrato da Dante e Boccaccio.

Visitare

Radicofani è uno dei borghi più scenografici della Toscana meridionale, dominato dalla sua rocca millenaria e immerso in un paesaggio suggestivo:

  • Rocca di Radicofani: imponente fortezza medievale situata su un’altura vulcanica, offre panorami spettacolari sulla Val d’Orcia e ospita esposizioni permanenti.
  • Chiesa di San Pietro: risalente all’XI secolo, conserva importanti opere d’arte, tra cui un trittico di Andrea della Robbia.
  • Chiesa di Sant’Agata: piccolo edificio religioso con decorazioni rinascimentali.
  • Centro storico medievale: perfettamente conservato, con vicoli acciottolati e antichi palazzi.
  • Obelisco di Ghino di Tacco: monumento in onore del celebre fuorilegge.
  • Passeggiata lungo la Via Francigena: tappa ufficiale del cammino, molto amata dai pellegrini.
Eventi e tradizioni

Radicofani conserva numerose tradizioni legate alla sua storia e alla cultura contadina, che vengono celebrate durante tutto l’anno:

  • Festa di San Pietro (giugno): patrono del borgo, con celebrazioni religiose e appuntamenti culturali.
  • Rievocazione storica di Ghino di Tacco (estate): spettacoli, cortei in costume, tornei e mercato medievale.
  • Mercatini di Natale nel borgo: con artigianato locale e degustazioni.
  • Feste contadine e sagre paesane in primavera ed estate.
Gastronomia

La cucina di Radicofani riflette i sapori rustici e autentici della Val d’Orcia, arricchiti da materie prime locali di eccellenza:

  • Pici all’aglione o con ragù di cinta senese.
  • Zuppe di farro e legumi.
  • Crostini neri toscani.
  • Formaggi pecorini locali, stagionati nelle cantine del borgo.
  • Vini rossi e bianchi della Val d’Orcia DOC.
  • Olio extravergine d’oliva delle colline senesi.
  • Cacciagione come lepre, cinghiale e fagiano, protagonista di piatti tradizionali.

Il paesaggio di Radicofani offre numerose opportunità per attività nella natura:

  • Trekking panoramico verso la Rocca e lungo la Via Francigena.
  • Ciclismo e mountain bike su strade bianche tra le colline.
  • Birdwatching e fotografia paesaggistica.
  • Visite a fattorie e aziende agricole locali.
  • Escursioni verso i vicini borghi della Val d’Orcia, patrimonio UNESCO.

San Casciano dei Bagni*

Nella Val di Chiana senese, San Casciano ai Bagni è un piccolo gioiello nascosto. Sembra quasi non esistere visto che è sovrastato dal Monte Cetona che gelosamente lo custodisce. Merita una visita per viverne la tranquillità e la calma. Perdetevi nelle stradine del centro storico per ammirare i resti delle mura di cinta e la Collegiata di San Leonardo. Nel paese troverete anche le terme gratuite dove la temperatura delle piscine è sempre di 40°.

San Casciano dei Bagni, situato nel sud-est della provincia di Siena, vanta una storia millenaria legata alle sue acque termali. Conosciuto fin dall’antichità per le sue 42 sorgenti termali, il borgo era frequentato da Etruschi e Romani, che vi costruirono strutture termali e santuari. Recenti scavi archeologici presso il “Bagno Grande” hanno portato alla luce un santuario etrusco-romano con statue di bronzo, monete e oggetti votivi, confermando l’importanza storica del sito come centro di culto e benessere.

Visitare

Il borgo medievale di San Casciano dei Bagni offre numerose attrazioni:​

  • Bagno Grande: antiche vasche termali di epoca romana, ancora accessibili gratuitamente.
  • Collegiata di San Leonardo: chiesa duecentesca con pregevoli opere d’arte.
  • Chiesa di Santa Maria ad Balnea: situata vicino alle sorgenti termali, testimonia il legame tra spiritualità e benessere.​
  • Castello Turrito: antica fortificazione che domina il paesaggio circostante. ​
  • Centro storico: caratterizzato da vicoli in pietra, piazze panoramiche e architetture medievali.​
Eventi e tradizioni

San Casciano dei Bagni è animato da numerosi eventi che celebrano la cultura e le tradizioni locali:​

  • Sagra del Ciaffagnone (secondo weekend di giugno): festa dedicata a una tipica frittella locale, nata come dolce di Carnevale.
  • Eventi natalizi: mercatini, concerti, tornei di giochi tradizionali e spettacoli per famiglie durante il periodo delle festività. ​
  • Passeggiate archeologiche: visite guidate al “Santuario Ritrovato” presso il Bagno Grande, per scoprire i recenti ritrovamenti archeologici.
Gastronomia

La cucina locale riflette la tradizione toscana con piatti semplici e saporiti:​

  • Ciaffagnone: frittella sottile, simile a una crêpe, servita con formaggi o salumi.​
  • Pici all’aglione: pasta fatta a mano condita con salsa di aglio.​
  • Zuppe di legumi: piatti rustici a base di fagioli e cereali.​
  • Olio extravergine d’oliva: prodotto nelle colline circostanti, dal sapore intenso.​
  • Vini locali: tra cui il Chianti Colli Senesi e il Vino Nobile di Montepulciano.
Attività all’aperto

Il territorio offre numerose opportunità per gli amanti della natura e del relax:​Escursioni e trekking: sentieri panoramici tra le colline della Val d’Orcia e della Val di Chiana. Visite alle riserve naturali: come la Riserva Naturale Monte Rufeno e la Riserva Naturale di Pietraporciana.​ Percorsi enogastronomici: degustazioni in aziende agricole e frantoi locali.​ Relax alle terme: oltre al Bagno Grande, è presente il Fonteverde Tuscan Resort & Spa, per un’esperienza termale completa


San Gimignano*

Se sei più appassionato di architettura, devi assolutamente passare per San Gimignano. Il paese si distingue per il gran numero di torri che vi sono costruite e per questo viene considerata la Manhattan del Medioevo. Dal 1400 a oggi è rimasta intatta, facendola eleggere patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Il borgo perfetto se vuoi fare un salto nel passato e vivere emozioni di altri tempi.

San Gimignano, situato nella Val d’Elsa, vanta origini antiche che si intrecciano tra storia e leggenda. Secondo la tradizione, nel 63 a.C. due giovani patrizi romani, Muzio e Silvio, fuggiti da Roma, si rifugiarono in questa zona e vi costruirono due castelli, tra cui quello che divenne San Gimignano . Il nome attuale deriva da San Geminiano, vescovo di Modena, che secondo la leggenda salvò il borgo dall’assalto dei barbari apparendo miracolosamente sulle mura cittadine.

Photo by @Bottaccio.com

Nel Medioevo, San Gimignano conobbe un periodo di grande prosperità grazie alla sua posizione strategica lungo la Via Francigena, diventando un importante punto di sosta per pellegrini e mercanti . La città si sviluppò notevolmente, caratterizzandosi per le numerose torri costruite dalle famiglie nobili come simbolo di potere. Delle 72 torri originarie, oggi ne restano 14, che conferiscono al borgo il soprannome di “Manhattan del Medioevo”. Nel 1990, il centro storico di San Gimignano è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO per la sua eccezionale conservazione dell’architettura medievale.

Visitare

San Gimignano offre un centro storico straordinariamente ben conservato, con numerose attrazioni:​

  • Piazza della Cisterna: cuore pulsante del borgo, circondata da edifici medievali e dominata da una storica cisterna ottagonale.​
  • Piazza del Duomo: sede della Collegiata di Santa Maria Assunta, con affreschi di artisti come Ghirlandaio e Benozzo Gozzoli.​
  • Torre Grossa: la più alta delle torri rimaste, offre una vista panoramica mozzafiato sulla campagna toscana.​
  • Museo Civico: ospita opere d’arte e documenti storici che raccontano la storia della città.​
  • Chiesa di Sant’Agostino: conserva un ciclo di affreschi di Benozzo Gozzoli sulla vita del santo.​
Eventi e tradizioni

San Gimignano è animato da numerosi eventi che celebrano la sua storia e le tradizioni locali:​

  • Festa di Santa Fina (12 marzo): celebrazioni religiose in onore della patrona della città, con cerimonie nella Basilica di Santa Maria Assunta e una fiera nelle piazze principali.
  • Festa del Santo Patrono San Gimignano (31 gennaio): eventi religiosi e civili per commemorare il vescovo di Modena, con celebrazioni nella basilica e fiere nelle piazze.
  • Vernaccia di San Gimignano Wine Fest (maggio): festival dedicato al celebre vino bianco locale, con degustazioni e incontri con produttori .​
  • Festival Regina Ribelle (maggio): manifestazione culturale con spettacoli, concerti e rievocazioni storiche.

Gastronomia

La cucina di San Gimignano riflette la tradizione toscana, con piatti semplici e saporiti:​

  • Vernaccia di San Gimignano: vino bianco DOCG, noto per il suo sapore secco e aromatico.​
  • Ribollita: zuppa di pane raffermo e verdure, tipica della tradizione contadina.
  • Pici all’aglione: pasta fatta a mano condita con una salsa a base di aglio.​
  • Salumi toscani: come la finocchiona e il prosciutto toscano DOP, spesso accompagnati dal pane sciapo locale.
  • Gelato artigianale: alcune gelaterie del borgo sono famose per i loro gusti innovativi e di alta qualità.​
Attività all’aperto

Il territorio che circonda San Gimignano è ideale per chi ama la natura e l’attività fisica. I visitatori possono immergersi nella bellezza delle colline toscane attraverso escursioni e trekking lungo sentieri panoramici, che attraversano vigneti e boschi. È possibile partecipare a tour enogastronomici nelle aziende agricole locali, a passeggiate a cavallo o a suggestivi voli in mongolfiera per ammirare dall’alto il paesaggio. Non mancano infine le esperienze stagionali come la caccia al tartufo, che permette di scoprire una delle tradizioni gastronomiche più affascinanti della zona.


Consigliato da ViVi Green

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San Giovanni d’Asso (Montalcino, Siena)

San Giovanni d’Asso ha origini antichissime, con insediamenti etruschi e romani testimoniati da ritrovamenti archeologici nel territorio circostante. Il borgo si sviluppò nel Medioevo attorno al castello e alla pieve di San Giovanni Battista, divenendo un importante centro agricolo e difensivo all’interno del sistema della Repubblica di Siena. Dopo il 1555, con la caduta di Siena, passò sotto il controllo del Granducato di Toscana.

Nel 2017 il Comune è stato incorporato nel più ampio territorio di Montalcino, mantenendo comunque una forte identità culturale e territoriale. San Giovanni è oggi celebre per la produzione di tartufo bianco delle Crete Senesi, prodotto d’eccellenza che ha contribuito alla fama del borgo.

Visitare

San Giovanni d’Asso offre al visitatore un paesaggio armonioso e rilassante, con architetture medievali, natura e cultura:

  • Castello di San Giovanni d’Asso: residenza fortificata risalente al XII secolo, oggi sede del Museo del Tartufo.
  • Museo del Tartufo delle Crete Senesi: uno dei primi musei dedicati al tartufo in Italia, con percorsi sensoriali e storici.
  • Chiesa di San Giovanni Battista: in stile romanico, con affreschi e opere medievali.
  • Chiesa di San Pietro in Villore: suggestiva pieve rurale di epoca romanica.
  • Giardino romantico del castello: recentemente restaurato, offre scorci pittoreschi sulla campagna.
  • Percorsi della Via Francigena: itinerari naturalistici lungo l’antica strada medievale.
Eventi e tradizioni

San Giovanni d’Asso è sede di alcune delle manifestazioni più rinomate della provincia di Siena:

  • Mostra Mercato del Tartufo Bianco delle Crete Senesi (novembre): evento di rilievo nazionale con degustazioni, mercatini, show cooking e visite guidate.
  • Festival del Tartufo Marzuolo (marzo): dedicato alla variante primaverile del tartufo.
  • Estate musicale nel castello: concerti di musica classica e jazz nei cortili del borgo.
  • Festa di San Giovanni Battista (24 giugno): celebrazioni religiose e folkloristiche.
Gastronomia

San Giovanni d’Asso è noto per una cucina raffinata, legata ai prodotti del territorio:

  • Tartufo bianco delle Crete Senesi, usato per insaporire pasta, carne e uova.
  • Pici al tartufo o con sugo di nana (anatra).
  • Pecorino senese stagionato nelle grotte.
  • Vini di Montalcino (Rosso e Brunello), prodotti nel territorio comunale.
  • Crostini neri con fegatini, piatto tipico della tradizione contadina toscana.
  • Dolci tradizionali come cantucci e ricciarelli, spesso accompagnati da Vin Santo.

Il paesaggio delle Crete Senesi, dove sorge San Giovanni d’Asso, è ideale per chi cerca esperienze nella natura:

  • Passeggiate lungo le crete e calanchi, tipici della zona.
  • Trekking lungo la Via Francigena e i sentieri locali.
  • Tour enogastronomici presso aziende agricole e tartufaie.
  • Ciclismo e percorsi gravel tra colline e campi coltivati.
  • Fotografia paesaggistica, grazie ai panorami tipici della Toscana più autentica.

San Miniato*

Situato lungo la via Francigena, l’illustre città del tartufo bianco è una delle tappe più interessanti del Valdarno Inferiore. Dominato dalla rocca di Federico II, il borgo etrusco-romano è costellato di splendide chiese e palazzi e vanta una piazza dalla forma unica.


San Quirico d’Orcia, Siena*

È una cittadina che si trova lungo la Via Francigena: piuttosto piccola ma decisamente iconica. La Collegiata è una testimonianza romanica del XI° secolo e il suo profilo è caratteristico quasi quanto quello dei cipressi più fotografati al mondo. A soli 4 km si trova Bagno Vignoni. Al suo centro c’è la Piazza delle Sorgenti: una grande vasca alimentata da una rinomata sorgente di acqua termale calda. A poca distanza si trova il Parco dei Mulini, un’area naturale protetta, caratterizzata da mulini in pietra, canali, vasche.


San Quirico di Valleriana (Pescia, Pistoia)

San Quirico di Valleriana è uno dei dieci castella della cosiddetta Svizzera Pesciatina, una suggestiva area collinare compresa tra la Lucchesia e la Valdinievole. Le origini del borgo risalgono all’Alto Medioevo, epoca in cui la zona era costellata di piccole comunità fortificate. San Quirico, in particolare, si sviluppò attorno alla rocca e alla pieve romanica, diventando nel tempo un centro agricolo di riferimento per la valle.

Durante il dominio longobardo e poi sotto il controllo di Lucca, il borgo mantenne un ruolo strategico per la difesa della valle e per il commercio locale. Ancora oggi conserva la sua struttura medievale con vicoli in pietra, case torri e tratti di mura, immerso in una natura rigogliosa.

Visitare

San Quirico di Valleriana è un borgo autentico, dove il tempo sembra essersi fermato:

  • Pieve di San Quirico: edificio romanico in pietra, con portale scolpito e campanile a vela.
  • Centro storico medievale: strette vie acciottolate, case in pietra e atmosfere d’altri tempi.
  • Antico lavatoio e fontane: ancora in uso, testimoniano la vita rurale del passato.
  • Boschi di castagno: tipici della zona, offrono sentieri panoramici e ombrosi.
  • Sentiero dei Dieci Castella: percorso escursionistico che collega i borghi della Valleriana.
  • Osservatorio della Valleriana: punto panoramico che domina tutta la vallata.
Eventi e tradizioni

San Quirico è animato da diverse iniziative culturali e religiose che valorizzano la tradizione locale:

  • Festa del Patrono San Quirico (16 giugno): celebrazioni religiose e sfilate storiche.
  • Sagra della Polenta e del Fungo Porcino (settembre): specialità locali e prodotti del bosco.
  • Eventi musicali estivi all’interno della pieve o nei cortili del borgo.
  • Presepe vivente nel periodo natalizio, con la partecipazione di tutta la comunità.
Gastronomia

Il borgo vanta una cucina tipica toscana, semplice e genuina, legata ai prodotti del sottobosco:

  • Polenta di farina di castagne, spesso accompagnata da ricotta o formaggi locali.
  • Funghi porcini fritti o alla griglia, raccolti nei boschi della Valleriana.
  • Zuppa di pane (pancotto) con verdure stagionali.
  • Castagnaccio, dolce povero a base di farina di castagne, pinoli e rosmarino.
  • Olio extravergine d’oliva locale, dal sapore delicato e fruttato.
  • Vini rossi e bianchi della Valdinievole, prodotti in piccole cantine del territorio.

San Quirico di Valleriana è il punto di partenza ideale per escursioni nella natura:

  • Fotografia naturalistica e architettonica, tra paesaggi silenziosi e scorci storici.
  • Trekking sui sentieri della Svizzera Pesciatina.
  • Passeggiate nei castagneti e nei boschi di faggio e leccio.
  • Cicloturismo tra borghi medievali e strade panoramiche.
  • Raccolta di funghi e castagne (autunno).

Sansepolcro (Arezzo)

Sansepolcro, situata nella Valtiberina toscana, al confine con l’Umbria e le Marche, ha una storia profondamente legata alla spiritualità e all’arte. Secondo la tradizione, fu fondata attorno al X secolo da due pellegrini, Egidio e Arcano, di ritorno dalla Terra Santa, che portarono con sé reliquie del Santo Sepolcro e fondarono un oratorio. Da qui il nome San Sepolcro, poi evoluto in Sansepolcro.

Nel Medioevo la città si sviluppò come centro religioso e commerciale, sotto l’influenza prima dei vescovi di Arezzo e poi della Repubblica di Firenze. Durante il Rinascimento, conobbe un’epoca di grande splendore artistico grazie a personalità come Piero della Francesca, uno dei più celebri pittori del Quattrocento, nato proprio a Sansepolcro.

Visitare

Sansepolcro è una vera e propria città d’arte che offre un ricco patrimonio storico e culturale:

  • Museo Civico: custodisce opere di Piero della Francesca, tra cui la celebre Resurrezione e il Polittico della Misericordia.
  • Cattedrale di San Giovanni Evangelista: edificio romanico-gotico con importanti reliquie e opere d’arte.
  • Palazzo delle Laudi: attuale sede del municipio, esempio di architettura rinascimentale.
  • Chiesa di San Francesco: con affreschi di scuola giottesca.
  • Casa di Piero della Francesca: oggi centro studi sull’artista.
  • Camminamenti sulle mura medicee: testimonianze del passato difensivo della città.
Eventi e tradizioni

Sansepolcro è famosa per i suoi eventi legati alla storia e alla tradizione popolare:

  • Palio della Balestra (seconda domenica di settembre): sfida tra i balestrieri di Sansepolcro e quelli di Gubbio in costumi rinascimentali, accompagnata da cortei e musiche d’epoca.
  • Fiera di Mezzaquaresima: fiera agricola e artigianale che anima il centro storico.
  • Festival dei Cammini di Francesco: manifestazione culturale e spirituale sui sentieri di San Francesco d’Assisi.
  • Estate Musicale Biturgense: rassegna di concerti classici e sinfonici.
  • Natale nel Borgo: mercatini, luminarie e presepi artistici nel centro.
Gastronomia

La tradizione culinaria di Sansepolcro è tipicamente toscana, con influssi umbri:

  • Bringoli al sugo finto: pasta fatta a mano simile agli spaghetti, condita con sugo di pomodoro e odori.
  • Torta mantovana: dolce soffice con mandorle e zucchero, tipico delle festività.
  • Zuppa di farro e legumi: piatto rustico ideale in inverno.
  • Crostone con fegatini: antipasto classico della Valtiberina.
  • Salumi e prosciutti locali, come il capocollo e la finocchiona.
  • Olio extravergine d’oliva DOP e vini delle colline aretine.

Sansepolcro è immersa in un contesto naturale perfetto per escursioni e turismo lento:

  • Sentieri francescani e percorsi trekking nella Valtiberina.
  • Ciclovie panoramiche per bici da strada e mountain bike.
  • Visite naturalistiche nella Riserva dell’Alpe della Luna.
  • Passeggiate lungo il Tevere, che nasce poco distante dal borgo.
  • Birdwatching e fotografia naturalistica nelle aree collinari e fluviali.

Santa Fiora*

Santa Fiora, martire a Roma con la compagna Lucilla, è all’origine del fiume Fiora e del borgo. Già nel IX secolo compare il toponimo di Santa Fiora in una pergamena del 27 giugno 833, riportata da P.Presutti nel suo inventario del 1876 dei documenti dell’archivio Sforza-Cesarini… “in cui viene stabilita una enfiteusi pel monastero del Monte Amiata nello Stato di S.Fiora”. Un altro documento datato 890, di controversa interpretazione – registra lo stesso toponimo “terra Sancte Flore” tra i confini di alcuni possedimenti dell’Abbazia di San Salvatore.

Santa Fiora è ricordata come villa con oltre cento poderi nel 1084 e come castello nel 1141, detto di Santa Flore. Nel 1164 l’Imperatore Federico I Barbarossa concesse al conte Ildebrando Settimo Novello il privilegio di battere moneta “il Provisino degli Aldobrandeschi”. L’atto fu siglato a Pavia il 10 agosto 1164 e l’imperatore Enrico VI confermò tale privilegio a Ildebrandino VIII suo figlio. I provisini traevano il loro nome dalla cittadina francese di Provins. In una delle due facce della moneta era scritto abbreviato comes palatinus aldobrandinus, nel rovescio sancta flora.
A partire dal maggio del 1251 il conte Ildebrandino Aldobrandeschi di Santa Fiora comincia ad instaurare rapporti di amicizia e alleanza con la Repubblica di Siena. Nel 1260 Santa Fiora affiancò l’esercito ghibellino senese con più di 1000 soldati nella battaglia di Montaperti contro la guelfa Firenze. La cronaca senese anonima elogia Ildebrandino per il coraggio dimostrato in battaglia.
I rapporti con Siena negli anni immediatamente successivi alla battaglia di Montaperti mutarono però radicalmente. Infatti, a seguito della battaglia di Tagliacozzo del 23 agosto 1268, che vide la sconfitta di Corradino di Svevia e dei suoi alleati i conti Aldobrandeschi di Santa Fiora da parte di Carlo D’Angiò, Siena ritrattò l’alleanza conclusa con Santa Fiora schierandosi dalla parte guelfa. Da quel momento in poi i conti Aldobrandeschi di Santa Fiora e Siena furono spesso in lotta tra di loro.
Dominio storico dei conti Aldobrandeschi, fu sede della contea assegnata ad Ildebrandino di Bonifacio nel 1274, quando il territorio aldobrandesco fu diviso nei due rami di Santa Fiora e Sovana: l’area della contea di Santa Fiora comprendeva anche i territori di Arcidosso, Castel del Piano, Roccastrada, Castiglione d’Orcia, Semproniano, Selvena Magliano e Scansano.
Nel corso del XIII secolo, Santa Fiora divenne uno dei centri più importanti della Toscana meridionale, fulcro della resistenza ghibellina al governo di Siena. “Tra il 1256 ed il 1297 Santa Fiora rinnova con maggiore forza il suo ruolo di capitale, come residenza di Ildebrandino XI e dei suoi figli, capostipiti del nuovo ramo comitale autonomo”.
Celebre è il verso «e vedrai Santafior com’è oscura» del VI canto del Purgatorio, dove la località è citata da Dante proprio per la sua appartenenza ghibellina.
“Nel corso del XIV secolo la contea aveva perso il suo splendore e risultava composta da Santa Fiora Castell’Azzara e Scansano. Santa Fiora riuscì comunque a non cadere sotto la dominazione senese perché il conte Aldobrandeschi sposò una Piccolomini, da cui ebbe un figlio Guido, ultimo discendente della stirpe, che proseguì la politica patrimoniale paterna sposando una nobil donna senese appartenente alla famiglia Salimbeni.”
Nel 1438, a causa di una pestilenza, morirono sia Guido sia suo figlio ed unico erede maschio Federico; rimasero le tre figlie Cecilia, Giovanna e Gabriella. La mancanza di una discendenza maschile alimentò le mire di Siena ad incorporare il territorio della contea.
Con la fine degli Aldobrandeschi, nel 1439 il territorio della Contea passò alla famiglia Sforza in virtù del matrimonio tra Cecilia Aldobrandeschi, figlia primogenita di Guido ultimo conte della casata, e Bosio I° Sforza, nato a Montegiovi da Muzio Attendolo Sforza e dalla nobildonna senese Antonia Salimbeni. Guido, figlio di Bosio I° e Cecilia, nipote quindi di Francesco Sforza Signore di Milano, nacque a Santa Fiora il 20 febbraio 1445 e governò la Contea tentando di riportarla agli antichi fasti. Impreziosì la città con opere d’arte di grande valore, come le terracotte di Andrea e Luca della Robbia nella Pieve delle Sante Flora e Lucilla; fece costruire eleganti palazzi nobiliari e riadattò la Peschiera, un bacino idrico già utilizzato dagli Aldobrandeschi come vivaio di trote, modificandone e ampliando l’area interna ad uso giardino e parco. Nella Peschiera ospitò nel 1462 papa Pio II Piccolomini, rinsaldando i già buoni rapporti con il Papato. Guido proseguì la saggia politica di alleanze matrimoniali intrapresa dai suoi avi sposando Francesca Farnese, nipote di Alessandro Farnese, futuro Papa Paolo III. Il Conte Guido Sforza concesse ai suoi sudditi nel 1480 lo “Statuto della terra di Santa Fiora e suo stato” e difese la Contea dal tentativo di invasione delle truppe del duca Cesare Borgia, detto Il Valentino. Guido Sforza entrò nella leggenda e nel folclore locale per aver ucciso un “drago” che infestava quei territori, il cui teschio è oggi conservato nel convento della Selva.
Federico Sforza, il figlio di Guido, sposò Bartolomea Orsini e prima di morire nel 1517, lasciò un atto con cui disponeva il vincolo di primogenitura per la Contea santafiorese, che non poteva essere suddivisa tra i figli, ma doveva essere interamente ereditata dal primogenito Bosio II°. Questi, a sua volta, continuando la politica matrimoniale della famiglia, sposò Costanza Farnese, figlia prediletta del Papa Paolo III°. Da lei ebbe 10 figli, tra i quali il cardinale Guido Ascanio, che ricevette dal Papa Pio IV° il feudo di Onano, Alessandro, anch’egli cardinale, che costruì la villa della Sforzesca e Mario I°,a cui si deve, insieme alla moglie Fulvia Conti, la costruzione del Palazzo Sforza di Santa Fiora, intorno al 1552, opera che verrà poi portata a termine dal nipote Alessandro nel 1596. Entrambi arricchirono il Palazzo con due cicli di splendidi affreschi, ma soprattutto quello di Alessandro riveste grande importanza.
Alessandro, che nel 1585 era diventato anche Duca di Segni, paese eretto a Ducato per volontà del Papa Sisto V°, aveva sposato nel 1592 Eleonora Orsini, nipote di Maria de Medici regina di Francia e e di Ferdinando de Medici Granduca di Toscana e aveva stretto rapporti strettissimi con Enrico IV° e con la Francia. Nel 1620 acquistò una lussuosa abitazione al Quirinale, di fronte al palazzo del cardinale Scipione Borghese, che aveva commissionato a Guido Reni la pittura l’Aurora, con il carro del dio Apollo-Sole, circondato dalle Ore. Alessandro fece affrescare da autore ignoto una stanza del palazzo di Santa Fiora con lo stesso motivo, facendo però aggiungere nella parete contrapposta la dea Diana-Notte, che traina il carro guidato da uccelli notturni. In un’altra stanza fece affrescare il ciclo delle quattro stagioni, unite da un girotondo di putti nudi e giocosi.
Suo figlio Mario II° sposò nel 1612 Renata di Lorena. Le nozze furono celebrate dal Papa Paolo V°, che aveva elevato a Ducato Onano, pertanto Mario II° poté assumere il titolo di Duca e tramandarlo ai suoi discendenti. Nel 1632 Ferdinando II° de Medici acquistò la terra di Santa Fiora dal Conte Duca Mario II° per 466.000 scudi, trattenendone 218.300 per l’infeudazione. Così da tale data i Conti di Santa Fiora divennero feudatari dei Granduchi di Toscana, mantenendo tuttavia ampia autonomia per la Contea fino alle riforme del Granduca Pietro Leopoldo.
Nel 1674 a seguito del matrimonio tra Federico Sforza di Santa Fiora, primo Duca di Segni e Livia Cesarini, ultima erede delle famiglie Cesarini, Savelli, Peretti, la famiglia cambiò nome in Sforza-Cesarini.
Santa Fiora conobbe una certa ripresa economica tra il XIX e il XX secolo, quando si affermò importante centro minerario per l’escavazione del cinabro, venendo raggiunta da numerosi lavoratori da ogni parte della Toscana.
Oggi Santa Fiora, dopo la chiusura delle miniere, è un’importante meta turistica del Monte Amiata, particolarmente ricca di tradizioni che si sono mantenute fino ad oggi a testimonianza di un grandioso passato quale antica capitale di questo versante della montagna.


Sarteano (Siena)

Sarteano è un affascinante borgo della Val di Chiana senese, con origini antichissime. L’area era già abitata in epoca preistorica e divenne un importante centro etrusco tra il VI e il IV secolo a.C., come testimoniato dalle numerose tombe rinvenute nella zona, tra cui la celebre Tomba della Quadriga Infernale. In epoca romana continuò a essere frequentata, ma fu nel Medioevo che si consolidò come borgo fortificato sotto la giurisdizione dell’Abbazia di Spineto e, successivamente, dei conti Manenti.

Nel XIV secolo passò sotto il dominio di Siena, diventando una roccaforte strategica fino all’inclusione nel Granducato di Toscana. Sarteano ha conservato nel tempo il suo impianto medievale e il legame con la sua identità storica ed etrusca.

Visitare

Sarteano offre un itinerario ricco di arte, archeologia e natura. Tra i luoghi più significativi da vedere:

  • Castello di Sarteano: fortificazione del X secolo, ben conservata, con panorami spettacolari sulla Val di Chiana e il Lago Trasimeno.
  • Museo Civico Archeologico: ospita reperti etruschi, tra cui i corredi della Tomba della Quadriga Infernale.
  • Tomba della Quadriga Infernale: sito archeologico straordinario, con affreschi unici del IV secolo a.C.
  • Collegiata di San Lorenzo: chiesa del XV secolo con affreschi e pale d’altare rinascimentali.
  • Chiesa di San Martino in Foro: elegante edificio barocco con opere di scuola senese.
  • Centro storico: con vicoli medievali, piazze raccolte e palazzi storici.
Eventi e tradizioni

Sarteano è sede di eventi storici e culturali tra i più caratteristici della provincia di Siena:

  • Giostra del Saracino (15 agosto): rievocazione storica con cavalieri in costume che si sfidano in una gara di abilità e velocità, affiancata da sfilate e cerimonie.
  • Sarteano Living History: manifestazione estiva di ricostruzione storica nel castello e nel borgo.
  • Festival delle Culture (estate): rassegna multidisciplinare con concerti, teatro e incontri culturali.
  • Mercatini dell’artigianato e dell’antiquariato, durante tutto l’anno nel centro storico.
Gastronomia

La tradizione gastronomica di Sarteano è profondamente legata ai prodotti del territorio senese e alla cucina toscana:

  • Pici con aglione o con sugo di cinghiale.
  • Crostini di fegatini e antipasti con salumi locali.
  • Zuppe contadine con legumi, pane e cavolo nero.
  • Cinghiale in umido e carne alla brace.
  • Ricotta e pecorini delle Crete Senesi.
  • Dolci tradizionali come cavallucci e panforte.
  • Vini DOC Orcia e Chianti Colli Senesi, prodotti nel territorio circostante.

Sarteano è immerso in un paesaggio naturale ideale per vivere la Toscana più autentica:

  • Escursioni e trekking verso il Monte Cetona e il Parco Archeologico Naturalistico di Belverde.
  • Passeggiate nei boschi e tra le campagne della Val di Chiana.
  • Visite guidate alle tombe etrusche e ai percorsi archeologici.
  • Ciclismo e percorsi gravel tra le strade bianche e le colline senesi.
  • Bagni termali nelle vicine località di Chianciano Terme e San Casciano dei Bagni.

Sassetta (Livorno)

Il borgo di Sassetta, immerso nelle colline della Val di Cornia, ha origini antichissime. Il suo nome compare per la prima volta in documenti dell’XI secolo, anche se l’area era già abitata in epoca etrusca e romana, come dimostrano vari ritrovamenti archeologici. Durante il Medioevo fu dominio della famiglia Pannocchieschi, alleata con i ghibellini, e successivamente passò sotto il controllo dei Medici nel XVI secolo, diventando parte del Granducato di Toscana.

Per secoli, l’economia del borgo fu legata allo sfruttamento delle risorse forestali e all’attività mineraria, ma anche alla produzione di carbone e alla pastorizia. Ancora oggi Sassetta conserva l’aspetto di un autentico borgo medievale, con case in pietra, vicoli tortuosi e un’atmosfera sospesa nel tempo.

Visitare

Sassetta è un piccolo gioiello toscano, ideale per chi cerca arte, storia e natura in un unico luogo. Da non perdere:

  • Centro storico medievale: con vicoli lastricati, scorci panoramici e l’antico impianto urbanistico.
  • Chiesa di Sant’Andrea Apostolo: risalente al XV secolo, ospita opere sacre e affreschi.
  • Oratorio di San Rocco: edificio del XVI secolo, situato appena fuori dal centro.
  • Museo del Bosco: percorso all’aperto nel cuore della macchia mediterranea, dedicato alla storia del bosco e delle sue attività tradizionali.
  • Percorsi naturalistici nel Parco Forestale di Poggio Neri: tra castagni, sughere e punti panoramici.
Eventi e tradizioni

Sassetta conserva ancora vive le sue tradizioni contadine e artigianali:

  • Festa della Castagna (ottobre): tra i più attesi della zona, celebra la castagna, regina dell’autunno, con degustazioni, mercatini e rievocazioni.
  • Sagra del Cinghiale (estate): appuntamento culinario che valorizza la selvaggina e i sapori della cucina locale.
  • Mercatini di Natale e feste religiose, come Sant’Andrea (30 novembre), patrono del borgo.
Gastronomia

La cucina di Sassetta è semplice e saporita, legata ai prodotti del bosco e alle tradizioni contadine:

  • Castagne e farina di castagne, usate per zuppe, dolci e pane.
  • Zuppe rustiche come la zuppa di funghi e la ribollita.
  • Carne di cinghiale e selvaggina, protagonista della tavola locale.
  • Formaggi e salumi artigianali, tra cui pecorini stagionati nei boschi.
  • Dolci rustici come il castagnaccio e i necci.
  • Vini DOC della Val di Cornia e olio extravergine d’oliva dei colli toscani.

Sassetta è perfetta per gli amanti della natura e delle escursioni:

  • Trekking nel Parco di Poggio Neri, con sentieri immersi nella macchia mediterranea.
  • Visite al Museo del Bosco, perfetto per famiglie e appassionati di ecologia.
  • Escursioni a cavallo o in mountain bike tra i sentieri della Val di Cornia.
  • Relax alle Terme di Sassetta, struttura immersa nella natura che sfrutta sorgenti naturali a 51°C.
  • Osservazione faunistica tra le colline, habitat naturale di daini, cinghiali e falchi.

Scansano (Grosseto)

Il borgo di Scansano sorge tra le colline maremmane, in una posizione strategica che lo ha reso nei secoli un importante centro agricolo e commerciale. Le sue origini sono antiche: la zona era abitata già in epoca etrusca e romana, come testimoniano i numerosi reperti rinvenuti nei dintorni. Durante il Medioevo Scansano fu conteso tra Siena e Orvieto, fino a entrare stabilmente nei territori della Repubblica di Siena.

Nel XVI secolo passò sotto il controllo dei Medici e successivamente fu inglobato nel Granducato di Toscana. Una svolta importante si ebbe nell’Ottocento, quando Scansano divenne sede della “Prefettura Estiva” di Grosseto: grazie al clima salubre, gli uffici pubblici si trasferivano qui nei mesi caldi, favorendo lo sviluppo del borgo.

Visitare

Scansano conserva il fascino dell’antico borgo toscano, con monumenti storici e suggestivi scorci panoramici. Tra i luoghi da visitare:

  • Centro storico medievale: con vicoli in pietra, edifici storici e atmosfere autentiche.
  • Palazzo Pretorio: sede del Comune, è uno degli edifici simbolo del paese.
  • Chiesa di San Giovanni Battista: principale edificio religioso del borgo, costruito nel XIII secolo.
  • Museo Archeologico della Vite e del Vino: dedicato alla storia locale e al celebre Morellino di Scansano.
  • Antiche Mura e Porta Grossetana: che raccontano il passato difensivo del borgo.
Eventi e tradizioni

Scansano è un borgo ricco di manifestazioni legate al vino e alla tradizione contadina:

  • Festa dell’Uva e del Vino Morellino (settembre): evento principale del borgo, con degustazioni, spettacoli, musica e rievocazioni.
  • Primavera Maremmana (maggio): festa popolare con sfilate in costume e mercatini tipici.
  • Mercatini di Natale e celebrazioni religiose legate al patrono San Giovanni Battista (24 giugno).
Gastronomia

Scansano è conosciuto in tutta Italia per il suo Morellino di Scansano DOCG, uno dei vini rossi più rinomati della Toscana. La cucina locale propone sapori genuini e ricette della tradizione maremmana:

  • Acquacotta maremmana, zuppa a base di pane, cipolla e verdure.
  • Cinghiale in umido e altre preparazioni di selvaggina.
  • Pappardelle al sugo di lepre o cinghiale.
  • Ricotta e formaggi ovini prodotti nelle campagne circostanti.
  • Castagnaccio e cantucci come dolci tradizionali.

Scansano è immerso in un paesaggio collinare ideale per chi ama la natura e la tranquillità:

  • Escursioni a piedi, in bici o a cavallo tra i vigneti e gli oliveti della Maremma.
  • Strade del Vino Morellino di Scansano, con visite a cantine e degustazioni guidate.
  • Tour archeologici nelle aree etrusche e romane dei dintorni.
  • Passeggiate panoramiche lungo i sentieri collinari verso la valle dell’Albegna.
  • Relax nelle vicine terme di Saturnia, facilmente raggiungibili in auto.

Scarlino (Grosseto)

Scarlino è un affascinante borgo medievale situato nella Maremma toscana, arroccato sul Monte d’Alma a circa 250 metri sul livello del mare. La sua posizione strategica offre una vista panoramica sul golfo di Follonica e sulle colline circostanti, rendendolo una meta ideale per chi cerca storia, cultura e paesaggi mozzafiato.

Le origini di Scarlino risalgono all’epoca etrusca, come testimoniato da reperti archeologici rinvenuti nella zona. Nel Medioevo, il borgo acquisì importanza grazie alla sua posizione strategica, diventando un punto di controllo sulle vie di comunicazione tra l’entroterra e la costa tirrenica. La Rocca Pisana, costruita nel XIII secolo, è uno dei simboli del passato medievale di Scarlino e rappresenta un esempio significativo dell’architettura fortificata dell’epoca.

Attrazioni principali
  • Rocca Pisana: Questa imponente fortezza domina il borgo e offre una vista panoramica sul territorio circostante. La Rocca è spesso sede di eventi culturali e mostre, rendendola un luogo di grande interesse sia storico che artistico.
  • Centro Storico: Passeggiando per le strette vie lastricate di Scarlino, si possono ammirare antiche abitazioni in pietra, archi e piazzette che conservano intatto il fascino medievale del borgo.
  • Chiesa di San Donato: Situata nel cuore del centro storico, questa chiesa rappresenta un importante esempio di architettura religiosa locale e custodisce opere d’arte di rilevanza storica.
  • Parco Archeologico: Nelle vicinanze della Rocca, il parco offre la possibilità di esplorare resti archeologici risalenti all’epoca etrusca e romana, offrendo uno spaccato della lunga storia del territorio.
Eventi e tradizioni

Scarlino ospita durante l’anno numerosi eventi che celebrano la cultura e le tradizioni locali. Tra questi, spiccano le rievocazioni storiche, le sagre enogastronomiche e le manifestazioni musicali che animano le serate estive del borgo. Inoltre, la vicinanza al porto turistico della Marina di Scarlino permette l’organizzazione di regate e eventi legati al mondo della vela.

Gastronomia locale

La cucina di Scarlino riflette le tradizioni maremmane, offrendo piatti a base di cacciagione, come il cinghiale in umido, e specialità di mare, grazie alla vicinanza della costa. I prodotti tipici includono l’olio extravergine di oliva, i formaggi locali e i vini DOC della zona, che accompagnano perfettamente le pietanze tradizionali.

Attività all’aria aperta

Gli amanti della natura possono usufruire dei numerosi sentieri che attraversano le colline circostanti, ideali per trekking, mountain bike e passeggiate a cavallo. La Riserva Naturale delle Bandite di Scarlino offre percorsi immersi nella macchia mediterranea, con scorci panoramici sul mare e sulla campagna toscana

Scarlino rappresenta una destinazione ideale per chi desidera immergersi nella storia e nelle tradizioni toscane, godendo al contempo delle bellezze naturali e delle prelibatezze enogastronomiche che la Maremma ha da offrire.


Scarperia (Firenze)

Scarperia, oggi parte del comune di Scarperia e San Piero, nacque ufficialmente nel 1306 per volere della Repubblica Fiorentina. Il borgo fu fondato in una posizione strategica sull’antica via Bolognese, ai piedi dell’Appennino, come avamposto difensivo e commerciale lungo la via tra Firenze e Bologna. La denominazione “Scarperia” deriverebbe dal termine “scarpa”, riferito al pendio ai margini della montagna.

Fin dall’inizio, Scarperia godette di grande importanza grazie alla presenza dei Vicari, rappresentanti della Repubblica Fiorentina. Questa vocazione politico-amministrativa durò per secoli e lasciò testimonianze architettoniche significative. Oltre al ruolo istituzionale, il borgo si distinse per la produzione artigianale di coltelli, una tradizione ancora viva.

Visitare

Scarperia conserva numerose attrazioni di pregio storico e culturale. Tra le principali da visitare:

  • Palazzo dei Vicari: simbolo del borgo, con facciata ricca di stemmi e interni affrescati; ospita anche il Museo dei Ferri Taglienti.
  • Museo dei Ferri Taglienti: dedicato all’arte coltellinaia, per cui Scarperia è famosa da secoli.
  • Chiesa dei Santi Jacopo e Filippo: edificio di origine trecentesca, con opere d’arte di rilievo.
  • Centro storico medievale: ben conservato, con stradine acciottolate e botteghe artigiane.
  • Autodromo Internazionale del Mugello: poco distante dal centro, è sede di eventi motoristici di rilevanza internazionale.
Eventi e tradizioni

Scarperia è animata da eventi che valorizzano storia, tradizioni e artigianato:

  • Palio del Diotto (settembre): rievocazione storica dell’insediamento del Vicario, con cortei, giochi medievali e grande coinvolgimento della comunità.
  • Mostra Mercato del Coltello Artigianale (giugno): occasione per scoprire le produzioni dei maestri coltellinai.
  • Festa della Madonna di Piazza (maggio): evento religioso e popolare molto sentito.
  • Natale a Scarperia: mercatini, musica e luci nel borgo durante le festività.
Gastronomia

La cucina locale di Scarperia rispecchia la tradizione toscana e mugellana, con prodotti semplici e gustosi:

  • Tortelli di patate del Mugello, spesso conditi con ragù.
  • Zuppa di pane e ribollita, piatti rustici e nutrienti.
  • Cinghiale in umido, carne molto presente nella cucina della zona.
  • Frittelle di riso e dolci tipici delle feste.
  • Olio extravergine d’oliva del Mugello, presidio di qualità.

Scarperia è immersa nel verde del Mugello, offrendo molte possibilità per escursioni e relax:

  • Trekking e passeggiate sui sentieri appenninici e lungo la Via degli Dei.
  • Giri in bicicletta tra le colline e i borghi circostanti.
  • Visite enogastronomiche alle aziende agricole del territorio.
  • Eventi sportivi e motoristici al vicino Autodromo del Mugello.
  • Golf e relax al Poggio dei Medici Golf Club.

Seggiano

Seggiano sorge sul versante occidentale del Monte Amiata, in posizione panoramica tra oliveti e castagneti. Le sue origini risalgono all’Alto Medioevo, probabilmente in epoca longobarda, anche se la prima menzione documentata è del 903. Fu a lungo conteso tra l’Abbazia di San Salvatore al Monte Amiata e i conti Aldobrandeschi, fino a diventare nel Trecento dominio della Repubblica di Siena.

Durante il dominio senese, Seggiano conobbe un periodo di prosperità, testimoniato dalla costruzione delle mura e di edifici religiosi e civili. Dopo la caduta di Siena nel 1555, passò sotto il Granducato di Toscana, seguendone le sorti fino all’Unità d’Italia.

Visitare

Seggiano offre al visitatore un centro storico raccolto e affascinante, con scorci suggestivi e luoghi d’interesse:

  • Centro storico medievale: vicoli in pietra, archi e case antiche ben conservate.
  • Chiesa di San Bartolomeo: edificio principale del borgo, custodisce pregevoli opere d’arte sacra.
  • Oratorio di San Rocco: piccolo gioiello con affreschi del Cinquecento.
  • Oliveto Monumentale e Museo dell’Olio Diffuso: percorso dedicato all’ulivo e alla cultura dell’olio con installazioni artistiche.
  • Giardino di Daniel Spoerri (nei pressi): parco d’arte contemporanea immerso nella natura, con sculture di artisti internazionali.
Eventi e tradizioni

Seggiano mantiene vive numerose tradizioni legate alla cultura locale e alla devozione religiosa:

  • Festa di San Bartolomeo (24 agosto): patrono del paese, con processione, spettacoli e stand gastronomici.
  • Festa dell’Olio Seggianese (dicembre): dedicata all’olio DOP prodotto nel territorio, con degustazioni e visite guidate agli oliveti.
  • Sagra della Panzanella e del Maiale (estate): celebrazione della cucina contadina e dei prodotti tipici locali.
  • Rievocazioni storiche e concerti nel periodo estivo, spesso ambientati nel borgo e nel Giardino di Spoerri.
Gastronomia

Seggiano è celebre per un prodotto d’eccellenza: l’olio extravergine di oliva Seggiano DOP, ottenuto da una varietà autoctona, l’olivastra seggianese, resistente al freddo e particolarmente pregiata.

Tra le specialità gastronomiche locali:

  • Zuppe rustiche a base di legumi e cereali.
  • Funghi porcini e castagne del Monte Amiata.
  • Salumi artigianali e formaggi pecorini locali.
  • Dolci tradizionali come i cantucci e i cavallucci.
  • Vini del territorio, come il Montecucco DOCG.

Il territorio attorno a Seggiano invita alla scoperta e al relax tra natura e arte:

  • Trekking e passeggiate tra oliveti, castagneti e sentieri panoramici del Monte Amiata.
  • Percorsi cicloturistici tra i borghi amiatini.
  • Visite al Giardino di Daniel Spoerri, per una giornata tra arte e paesaggio.
  • Escursioni naturalistiche verso il Parco Faunistico del Monte Labbro e la vetta dell’Amiata.
  • Itinerari enogastronomici nelle aziende agricole locali.

Sinalunga

Sinalunga ha origini etrusche, come testimoniato dai numerosi ritrovamenti archeologici nella zona, in particolare nelle località di Bettolle e Farnetella. Durante il Medioevo, l’insediamento si sviluppò intorno al castello di Asinalonga, da cui deriva il nome del borgo. Il controllo del territorio passò dai conti Cacciaconti ai monaci dell’Abbazia di Farneta, e successivamente alla Repubblica di Siena.

Nel XV secolo Sinalunga fu fortificata e assunse una funzione strategica nel sistema difensivo senese. Dopo la conquista di Siena da parte dei Medici, anche Sinalunga entrò a far parte del Granducato di Toscana e seguì le sue sorti fino all’Unità d’Italia.

Visitare

Il centro storico di Sinalunga conserva testimonianze artistiche e architettoniche di pregio:

  • Palazzo Pretorio: edificio simbolo del potere civile, risalente al XV secolo.
  • Collegiata di San Martino: costruita nel XVIII secolo, custodisce opere di scuola senese.
  • Chiesa di Santa Lucia: con facciata rinascimentale e interni ricchi di affreschi.
  • Teatro Ciro Pinsuti: piccolo gioiello ottocentesco, ancora oggi sede di spettacoli e concerti.
  • Frazione di Farnetella: borgo medievale con resti delle mura, torre e la chiesa di San Giovanni Battista.
  • Bettolle: antico insediamento etrusco, oggi vivace frazione con ville e chiese storiche.
Eventi e tradizioni

Sinalunga è un borgo vivace dal punto di vista culturale e folkloristico, grazie ai numerosi eventi che animano le stagioni:

  • Palio di San Martino (novembre): rievocazione storica tra le cinque contrade del paese, con sfilata in costume e giochi tradizionali.
  • Fiera alla Pieve (ottobre): mercato storico, con bancarelle, artigianato, prodotti tipici e spettacoli.
  • Estate Sinalunghese: calendario di eventi musicali, teatrali e mostre nel centro storico.
  • Sagra della Chianina (Bettolle): dedicata alla razza bovina autoctona, con degustazioni e menù a tema.
  • Mercatini di Natale: con animazioni e iniziative per famiglie.
Gastronomia

Sinalunga si trova nel cuore della Valdichiana, zona rinomata per i prodotti di alta qualità e la cucina tradizionale toscana. Tra le specialità locali:

  • Carne di Chianina IGP, base della celebre bistecca alla fiorentina.
  • Pici fatti a mano, conditi con sugo all’aglione o ragù di cinta senese.
  • Olio extravergine d’oliva delle colline senesi.
  • Salumi artigianali, come il prosciutto toscano e la finocchiona.
  • Vini locali, tra cui Chianti Colli Senesi DOCG e vini rossi della Valdichiana.

Il territorio di Sinalunga è ideale per gli amanti della natura, dell’arte e della buona cucina:

  • Passeggiate ed escursioni nei sentieri collinari tra vigne e oliveti.
  • Percorsi cicloturistici e strade bianche per esplorare i borghi circostanti.
  • Itinerari enogastronomici con degustazioni in aziende agricole e frantoi.
  • Visite guidate ai siti archeologici e alle pievi romaniche della zona.
  • Relax nelle terme vicine, come Rapolano Terme, a pochi chilometri dal borgo.

Sorano*

Poco distante sorge la città di Sorano. Anche qui la storia è il pilastro portante del paese. Lì vicino sorge un’affascinante area archeologica unita a un parco tutto da scoprire: la Città del Tufo, dominato da Vie Cave e necropoli. Anche la città, posizionata su un’antica rocca, si presta a una bellissima visita. Se alloggerai in questo delizioso borgo etrusco, dovrai assolutamente visitare Fortezza Orsini, il Palazzo Comitale e la Chiesa di San Nicolò.


Sovana Frazione di Sorana (GR)

Sovana è un incantevole borgo situato nella Maremma toscana, frazione del comune di Sorano, in provincia di Grosseto. Conosciuto per le sue origini etrusche e il ben conservato centro storico medievale, Sovana offre un’esperienza autentica e affascinante ai visitatori.

Le origini di Sovana risalgono all’epoca etrusca, quando era conosciuta come Suana. Successivamente divenne un municipium romano e, dal V secolo, sede vescovile. Nel Medioevo, Sovana fu un importante centro amministrativo sotto la famiglia Aldobrandeschi e diede i natali a Ildebrando di Soana, divenuto Papa Gregorio VII. La sua importanza declinò quando la contea fu acquisita dagli Orsini, che trasferirono la capitale a Pitigliano.

Visitare

Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo
Situata all’estremità del borgo, questa cattedrale romanica risale al XI-XII secolo. È immersa nel verde e rappresenta uno dei monumenti più importanti di Sovana.

Rocca Aldobrandesca
Edificata intorno all’anno 1000 su strutture etrusche preesistenti, la rocca presenta alte mura e parte del torrione ancora visibili, testimonianza del potere politico dell’epoca.

Chiesa di Santa Maria Maggiore
Questa chiesa conserva al suo interno un ciborio preromanico, uno dei pochi esempi rimasti in Toscana.​

Piazza del Pretorio
Cuore del borgo, la piazza è circondata da edifici storici come il Palazzo Pretorio e la Loggia del Capitano, che raccontano la storia amministrativa di Sovana.

Museo di San Mamiliano
Ospita reperti archeologici, tra cui un tesoro di monete d’oro ritrovato nella cripta della chiesa omonima, legato alla leggenda del Conte di Montecristo.

Necropoli Etrusca e Vie Cave
Nei dintorni di Sovana si trovano tombe monumentali etrusche e le suggestive Vie Cave, antichi percorsi scavati nel tufo che collegavano i vari insediamenti.

Eventi e Tradizioni

Sovana Medievale
Una rievocazione storica che si tiene a fine giugno, durante la quale il borgo si anima con figuranti in costume, mercatini e spettacoli, ricreando l’atmosfera medievale.

Notte di San Giovanni
Celebrata tra il 23 e il 24 giugno, questa notte è legata a miti e leggende. Durante il solstizio d’estate, la luce del sole attraversa la porta principale della cattedrale, creando un suggestivo gioco di luci.

Prodotti Tipici

La cucina di Sovana riflette la tradizione maremmana, con piatti a base di ingredienti locali. Tra i prodotti tipici si annoverano:​

  • Cinghiale in umido: carne di cinghiale cucinata lentamente con spezie e vino rosso.​
  • Acquacotta: zuppa contadina a base di verdure, pane raffermo e uova.​
  • Vini locali: tra cui il Bianco di Pitigliano e il Rosso di Sovana, prodotti nelle colline circostanti.​

Sovana si trova a circa 90 km da Grosseto ed è raggiungibile in auto tramite la Strada Provinciale SP22. Il borgo è ben collegato con le vicine località di Pitigliano e Sorano, rendendolo una tappa ideale per un itinerario nella Maremma toscana


Sticciano

Sticciano è una frazione del comune di Roccastrada, situata su una collina che domina la pianura maremmana, all’estremità sud-orientale del territorio comunale. Le sue origini risalgono all’epoca medievale, con testimonianze di insediamenti romani nella valle sottostante. Inizialmente controllato dalla famiglia Aldobrandeschi, nel XIII secolo passò agli Ardengheschi e successivamente sotto il dominio della Repubblica di Siena fino al 1555, quando entrò a far parte del Granducato di Toscana.

Visitare

Chiesa della Santissima Concezione
Situata nel centro medievale, questa chiesa romanica, già pieve di Santa Mustiola, risale al XIII secolo. Presenta una facciata semplice con portale decorato da rosette e aquile stilizzate. All’interno si trova una Madonna del Rosario con Santa Caterina da Siena e San Domenico, datata alla fine del XVII secolo.

Palazzo Piccolomini
Edificio seicentesco situato all’estremità settentrionale del paese, testimonia il potere della famiglia Piccolomini nella zona. La sua struttura massiccia domina il borgo e rappresenta un esempio di architettura nobiliare dell’epoca.

Villa Tolomei
Situata in località La Pescaia, nei pressi di Sticciano Scalo, è una villa storica con annessa cappella e teatro di verzura, immersa nel paesaggio rurale maremmano.

Parco Fotovoltaico di Sticciano
A valle del borgo si estende uno dei più grandi impianti fotovoltaici della Toscana, costituito da 137 inseguitori solari e circa 4.500 pannelli. Realizzato nel 2008, rappresenta un esempio di integrazione tra tecnologia e ambiente.

Eventi e Tradizioni

Sagra degli Strozzapreti
Dal 1994, la Pro Loco di Sticciano organizza questa sagra che si svolge per due fine settimana tra giugno e luglio. Presso la struttura polivalente immersa in un bosco di sughere a Sticciano Scalo, si possono gustare gli strozzapreti, pasta fatta a mano secondo la tradizione maremmana, accompagnati da sughi tipici. La festa include anche musica dal vivo, balli, mostre, eventi sportivi e attività per bambini.

Prodotti Tipici

La cucina di Sticciano riflette la tradizione maremmana, con piatti a base di ingredienti locali. Tra i prodotti tipici si annoverano:​

  • Strozzapreti: pasta fatta a mano con acqua e farina, condita con sughi ricchi della tradizione locale.
  • Olio extravergine di oliva: prodotto nelle colline circostanti, dal gusto fruttato e intenso.​
  • Vini locali: tra cui il Morellino di Scansano e altri vini rossi della Maremma.​

Sticciano si trova a circa 25 km da Grosseto ed è raggiungibile in auto tramite la Strada Provinciale SP157. La frazione di Sticciano Scalo è servita dalla linea ferroviaria Grosseto-Siena, con una stazione situata nel centro abitato.​


Subbiano

Subbiano, situato nella provincia di Arezzo, è il primo paese che si incontra risalendo la valle del Casentino lungo la riva sinistra dell’Arno. Le sue origini risalgono all’epoca romana, come suggerisce il toponimo “Sub Jano”, riferito al dio Giano. Nel corso dei secoli, Subbiano ha visto la presenza di diverse famiglie nobiliari, tra cui gli Ubertini e i Tarlati di Pietramala. Nel 1385, il borgo passò sotto il dominio di Firenze, segnando un’importante fase della sua storia.

Luoghi da Visitare

Castello di Subbiano
Situato nel centro storico, il castello medievale è uno dei simboli del borgo. Costruito in pietra, presenta una torre quadrata e mura merlate, offrendo una vista panoramica sul fiume Arno .​

Castello di Valenzano
A pochi chilometri dal centro, questo castello ha origini romane ed è stato ricostruito nel XIX secolo in stile neoromanico e neogotico. Attualmente ospita eventi culturali e cerimonie.

Chiesa di Santa Maria della Visitazione
Edificata nel XVIII secolo, questa chiesa parrocchiale si distingue per la sua facciata semplice e l’interno decorato con opere d’arte sacra.​

Chiesa di San Giovanni Battista
Situata nel centro del paese, è un esempio di architettura religiosa locale, con elementi che risalgono al periodo medievale.​

Mulini ad Acqua
Lungo le rive dell’Arno, si possono ancora osservare antichi mulini ad acqua, testimonianza dell’importanza storica dell’industria molitoria nella zona.

Eventi e Tradizioni

Subbiano è noto per le sue tradizioni popolari e gli eventi culturali che animano il borgo durante l’anno. Tra le manifestazioni più significative vi è la “Festa del Perdono”, che si tiene annualmente e include processioni religiose, spettacoli e mercatini. Inoltre, il borgo ospita sagre dedicate ai prodotti tipici locali, come la sagra della castagna e quella del vino novello.​

Prodotti Tipici

La cucina di Subbiano riflette la tradizione toscana, con piatti a base di ingredienti locali. Tra i prodotti tipici si annoverano:​

  • Formaggi: in particolare il pecorino toscano, spesso accompagnato da miele o marmellate.​
  • Salumi: come la finocchiona e il prosciutto toscano, prodotti secondo metodi tradizionali.​
  • Vini: Subbiano è circondato da vigneti che producono vini rossi e bianchi di qualità, ideali per accompagnare i piatti locali.​

Subbiano si trova a circa 12 km da Arezzo ed è facilmente raggiungibile in auto tramite la Strada Regionale 71. Il borgo è servito anche dalla linea ferroviaria Arezzo-Stia, con una stazione situata nel centro abitato .​


Suvereto*

Tra le due città toscane non è mai corso buon sangue ma ciò che hanno in comune è l’affascinante offerta turistica. Nella zona di Livorno, ad esempio, sorge Suvereto, uno dei borghi più belli non soltanto della Toscana ma di tutta l’Italia. Si tratta di un centro medievale costruito all’interno della Val di Cornia. Un delizioso paesino arroccato che ti incanterà con la Rocca Aldobrandesca, l’ex Convento di San Francesco e la Pieve altomedievale di San Giusto.


Tignano

Tignano è un suggestivo borgo medievale situato nel comune di Barberino Tavarnelle, nella città metropolitana di Firenze. Caratterizzato da una struttura circolare ben conservata, rappresenta uno dei migliori esempi di villaggio fortificato del XII secolo.

Le prime testimonianze storiche di Tignano risalgono all’XI secolo. Nel XII secolo, i conti Alberti fortificarono l’altura su cui sorge il borgo, creando una roccaforte strategica tra le città rivali di Firenze e Siena. Nel XIII secolo, Tignano entrò a far parte della Repubblica di Firenze.

Architettura e Attrazioni

Il borgo conserva quasi integralmente la sua cinta muraria, costituita dalla parte retrostante delle case. L’accesso avviene attraverso una porta ad arco in laterizio, decorata con uno stemma di un capitano di ventura e affiancata da una torre che fungeva da cassero. All’interno, una piazzetta circolare è circondata da abitazioni storiche, dal cassero e dalla chiesa di San Romolo.

Chiesa di San Romolo

La chiesa di San Romolo, situata all’interno del borgo, ospita sull’altare una tela di Domenico Frilli Croci raffigurante il Crocifisso con i dolenti, databile al 1619.

Eventi e Cultura Tignano è noto per ospitare il “Tignano Festival”, un evento culturale che si tiene annualmente nel periodo estivo, offrendo concerti, spettacoli teatrali e incontri su temi di attualità.​

Tignano si trova nel territorio di Barberino Tavarnelle, facilmente raggiungibile in auto da Firenze percorrendo la superstrada Firenze-Siena e uscendo a Tavarnelle Val di Pesa. Visitare Tignano offre l’opportunità di immergersi in un’atmosfera medievale autentica, esplorando un borgo che ha saputo conservare intatta la sua struttura originaria e il suo fascino storico.


Torrita di Siena

Torrita di Siena è un affascinante borgo situato nella provincia di Siena, in Toscana. Con il suo patrimonio storico e architettonico ben conservato, il borgo offre scorci pittoreschi e un’atmosfera autentica che trasporta i visitatori nel cuore della tradizione toscana.

Le origini di Torrita di Siena risalgono al Medioevo, quando il borgo si sviluppò come insediamento fortificato destinato a difendere il territorio in un periodo di turbolenze politiche. Le antiche mura, le strette vie in pietra e gli edifici storici raccontano un passato ricco e variegato, che ha forgiato l’identità culturale della comunità torritana nel corso dei secoli.

Vivere a Torrita di Siena: Qualità della vita e iniziative comunali

Secondo il sito ufficiale del Comune, Torrita di Siena si distingue non solo per il suo patrimonio storico, ma anche per la qualità della vita offerta ai suoi abitanti. La sezione “Vivere a Torrita” illustra le politiche comunali volte a valorizzare il benessere della comunità attraverso iniziative di promozione culturale, eventi ricreativi e progetti di sviluppo sostenibile. Questi interventi mirano a preservare e valorizzare il tessuto sociale e il patrimonio ambientale, garantendo un ambiente ideale sia per i residenti che per i visitatori.

Eventi e tradizioni

Torrita di Siena mantiene vive le tradizioni locali attraverso numerose manifestazioni culturali e feste popolari. Durante l’anno, le celebrazioni patronali con processioni e riti religiosi rafforzano il legame con le antiche usanze, mentre sagre enogastronomiche e manifestazioni folkloristiche permettono di riscoprire i sapori e i costumi tipici della Toscana.

Sapori autentici della Toscana

La cucina torritana è il riflesso della tradizione gastronomica toscana, con piatti preparati con ingredienti locali e ricette tramandate di generazione in generazione. Tra le specialità culinarie si annoverano piatti a base di carne, pasta fatta in casa, formaggi e salumi, il tutto accompagnato da vini pregiati della zona, che raccontano la storia e la cultura del territorio.

Un viaggio tra storia, natura e tradizione

Visitare Torrita di Siena significa immergersi in un contesto dove storia, natura e tradizione si fondono armoniosamente. Il borgo, con il suo patrimonio architettonico e culturale, unito alla bellezza dei paesaggi toscani, rappresenta una meta ideale per chi desidera scoprire l’autenticità della vita rurale toscana e vivere un’esperienza indimenticabile, supportata da iniziative comunali che promuovono il benessere e la valorizzazione del territorio.


Trequanda

Situato tra la Val d’Orcia e le Crete Senesi, Trequanda è un affascinante borgo medievale in provincia di Siena, noto per la sua autenticità e il ricco patrimonio storico.

Le origini di Trequanda risalgono all’epoca etrusca, con il nome che potrebbe derivare dall’eroe mitologico Tarkonte. Il borgo è documentato per la prima volta nel 1198 come feudo dei Cacciaconti della Scialenga, una famiglia di origine franco-salica. Nel corso dei secoli, Trequanda passò sotto il controllo di Siena e, nel 1552, entrò a far parte del Granducato di Toscana.

Attrazioni Principali

  • Chiesa dei Santi Pietro e Andrea: Situata in Piazza Garibaldi, questa chiesa del XIV secolo presenta una facciata in tufo e travertino con un caratteristico motivo a scacchiera. All’interno, si possono ammirare opere d’arte di rilievo.
  • Castello Cacciaconti: Risalente al XII secolo, il castello domina il borgo e rappresenta una testimonianza dell’architettura medievale locale. Sebbene non sempre aperto al pubblico, la sua imponente struttura merita una visita esterna.
  • Cinta Muraria e Porte Storiche: Trequanda conserva tratti delle antiche mura medievali e due delle tre porte originali: Porta al Sole e Porta al Leccio, che offrono suggestivi accessi al centro storico.

Frazioni Il comune di Trequanda comprende anche le frazioni di Castelmuzio e Petroio. Castelmuzio è noto per il Museo d’Arte Sacra, mentre Petroio ospita il Museo della Terracotta, dedicato alla tradizione locale della lavorazione dell’argilla.

Gastronomia Trequanda fa parte dell’Associazione Nazionale Città dell’Olio, evidenziando l’importanza della produzione di olio extravergine d’oliva nella zona. La cucina locale offre piatti tipici toscani, arricchiti dai prodotti del territorio.

Come Arrivare Trequanda è raggiungibile in auto da Siena, attraversando le Crete Senesi, oppure dalla Val di Chiana. La posizione collinare del borgo offre panorami suggestivi durante il tragitto. Visitare Trequanda permette di immergersi in un ambiente dove storia, cultura e tradizioni si intrecciano, offrendo un’esperienza autentica nel cuore della Toscana.


Vinci

Situato sulle pendici del Montalbano, nella provincia di Firenze, Vinci è un affascinante borgo toscano noto principalmente per essere il luogo di nascita di Leonardo da Vinci. Questo pittoresco paese offre ai visitatori un’immersione nella vita e nelle opere del celebre genio rinascimentale, oltre a panorami mozzafiato e un ricco patrimonio storico.​

Museo Leonardiano Il Museo Leonardiano, ospitato nel Castello dei Conti Guidi e nella Palazzina Uzielli, presenta una delle più ampie e originali raccolte di modelli di macchine e strumenti progettati da Leonardo, offrendo una panoramica sulla sua attività di ingegnere e scienziato.​

Casa Natale di Leonardo A circa 3 km dal centro di Vinci, nella località di Anchiano, si trova la casa natale di Leonardo. Questa semplice dimora rurale, immersa nel verde delle colline toscane, è stata restaurata e ospita una mostra multimediale sulla vita e le opere dell’artista.​

Chiesa di Santa Croce Nel cuore del borgo si trova la Chiesa di Santa Croce, dove si presume che Leonardo sia stato battezzato. All’interno, il fonte battesimale è accompagnato da installazioni contemporanee che celebrano la storia della salvezza.​

Piazza dei Guidi Adiacente al Museo Leonardiano, la Piazza dei Guidi è stata progettata dall’artista contemporaneo Mimmo Paladino. La piazza presenta un design geometrico ispirato ai disegni di Leonardo, creando un connubio tra passato e presente.​

Eventi e Tradizioni Vinci ospita annualmente eventi culturali legati alla figura di Leonardo, tra cui mostre, conferenze e rievocazioni storiche, che celebrano il legame indissolubile tra il borgo e il suo illustre cittadino.​

Gastronomia Locale La cucina di Vinci rispecchia le tradizioni toscane, offrendo piatti a base di ingredienti locali come l’olio extravergine d’oliva prodotto sulle colline circostanti e vini tipici della regione.​

Visitare Vinci significa immergersi in un ambiente dove storia, arte e natura si fondono armoniosamente, offrendo un’esperienza unica sulle tracce di Leonardo.​


Volterra

Anche Pisa può vantare di possedere un magico borgo che primeggia con tutti gli altri sparsi per il territorio italiano. Volterra offre un viaggio storico che parte dall’epoca etrusca, passa per quella romana, fino ad arrivare al Medioevo, con decine di monumenti che meritano di essere scoperti e visitati. Un luogo perfetto per passare una vacanza immerso nella storia e nella cultura. Questo borgo è piuttosto conosciuto ed è un concentrato di storia con pochi eguali. Dagli Etruschi ai nostri giorni, passando per l’ascesa di Roma, il Medioevo e il Rinascimento, ogni epoca ha lasciato un segno, spesso grandioso, sulla città. Le mura e le porte, come Porta dell’Arco, con la sua simbologia misteriosa, sono tutte da ammirare.

Cisternino
Brindisi – Puglia

L’attuale centro storico di Cisternino sarebbe rinato grazie ai monaci basiliani che nel Medioevo, lo chiamarono Cis-sturnium (al di qua di Sturnium (Ostuni). La prima testimonianza sul Casale di Cisternino è data dalla scoperta, al di sotto della chiesa romanica di S. Nicola, dei resti di un piccolo tempio cristiano, edificato realisticamente intorno all’anno 1000….
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Sant’Agata Feltria
Rimini – Emilia Romagna

Situata al confine fra Marche e Romagna, Sant’Agata Feltria ha origini antichissime. Già abitata dagli Umbri Sarsinati, nei secoli successivi appartenne a vari feudi, fra i quali i Malatesta, i Montefeltro e poi ai Fregoso che diedero il nome alla rocca costruita verso il secolo X e restaurata da Francesco di Giorgio Martini nel 1474.

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Sepino
Campobasso – MOLISE

Strana vicenda quella di Sepino: nel suo nome è racchiusa la storia millenaria di una valle ancora incontaminata: la valle del fiume Tammaro, ricca di sorgenti salutari e di boschi secolari. Nata sul tratturo come posto di sosta e di riposo per le greggi e i pastori emigranti lungo il percorso delle “vie della lana”,…
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