Pesca bella di Cesena PAT Emilia Romagna

Prodotto Agroalimentare Tradizionale dell’ Emilia Romagna

E’ una pesca a polpa bianca caratterizzata da un bel sovracolore rosso fiammante uniforme, forma regolare, pezzatura medio-grossa (in media circonferenza di circa 20 cm e peso di 125 g) e di ottimo sapore. La cultivar è mediamente vigorosa, produttiva. La coltura è attuata prevalentemente nel cesenate in aree tradizionalmente vocate, dove le caratteristiche pedoclimatiche rendono ottimale la sua produzione. Le tecniche di produzione non differiscono oggi da quelle delle cultivar più moderne con l’allevamento a vaso o a palmetta.

Questa varietà si differenzia per: una maggior tolleranza alle crittogame, in particolare Bolla, batteriosi e alle virosi; una maturazione molto scalare, con la raccolta effettuata anche in 6–7 stacchi invece degli attuali 3-4; una tenuta bassa alla manipolazione, per cui il prodotto appena colto deve essere immediatamente confezionato in cassette a una stecca, alveolate o meno; una commercializzazione nell’ambito dei mercati locali o di filiera corta, in quanto il frutto esprime le sue caratteristiche organolettiche se consumato entro pochi giorni dalla raccolta. L’epoca di maturazione dei frutti e della raccolta è metà luglio, 3-4 giorni prima rispetto a Redhaven.

Tradizionalità

Cultivar di origine non ben accertata, la “Bella di Cesena” fu individuata e selezionata negli anni ’20 dall’agricoltore Pieri Domenico, detto Maciola, a San Mauro in Valle di Cesena, nel podere “Ancona I” della congregazione di Carità. Riferimenti bibliografici su questa varietà non si riscontrano prima della metà degli anni trenta, mentre è citata molto spesso a partire dagli anni Quaranta. Breviglieri, nei trattati di agricoltura del 1950 riporta che nella Provincia di Forlì-Cesena questa pesca rappresenta già l’8 % della produzione di pesche nel 1946 e il 10 % nel 1950.

A partire dagli anni ’70-’80 la varietà è stata progressivamente abbandonata a favore di varietà più produttive, di più facile conservazione nelle celle frigorifere e più resistenti all’immagazzinamento e al trasporto.

Curiosità

L’usanza di abbinare il vino alla frutta è antichissima, risale probabilmente alla stessa storia del vino è infatti provato che sia gli antichi Greci sia i Babilonesi bevevano il vino con le pesche e altre spezie, ma per restare in tempi più recenti, fu Dom Perignon il primo a celebrare questo felice matrimonio di pesche e Champagne. Il merito di aver riscoperto questa miscela va’ a Giuseppe Cipriani che alla fine degli anni 40, creò questo cocktail in onore al pittore Gian Battista Bellini detto il Giambellino, in occasione di una sua mostra nel 1946.

Referenze bibliografiche

  • Marani M., La coltivazione del pesco nel ravennate, Convegno del pesco, Tip. Ravegnana, Ravenna, 1925;
  • Benzi G., Il pesco nella cultura industriale cesenate, Soc. Tip. Forlivese, Forlì, 1935;
  • AAVV. Monografia delle principali cultivar di pesco, Consiglio Nazionale Ricerche, Firenze, 1962;
  • Giuliani M. C., Trasformazioni agraria nel cesenate dal 1500 a oggi, Ist. Ed. Cisalpino, Milano-Varese, 1967;
  • Listini liquidazione, COF – Cesena, 1973.

Territorio di produzione

Prioritariamente nell’areale di Cesena.

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