Il Green deal Europeo.
2.1.3.Mobilitare l’industria per un’economia pulita e circolare

Per conseguire gli obiettivi di un’economia circolare e a impatto climatico zero è necessaria la piena mobilitazione dell’industria. Occorrono 25 anni – una generazione – per trasformare un settore industriale e tutte le catene del valore. Per essere pronti nel 2050, le decisioni e le azioni dovranno essere prese nei prossimi cinque anni.

Tra il 1970 e il 2017 l’estrazione di materiali a livello mondiale è triplicata ed è in continua crescita, costituendo fonte di gravi rischi a livello globale.

Circa la metà delle emissioni totali di gas a effetto serra e più del 90 % della perdita di biodiversità e dello stress idrico sono determinati dall’estrazione di risorse e dai processi di trasformazione di materiali, combustibili e alimenti.

Benché abbia iniziato la transizione, l’industria dell’UE contribuisce tuttavia ancora al 20 % delle emissioni di gas a effetto serra dell’UE. Essa è ancora troppo “lineare” e dipendente dal flusso di nuovi materiali estratti, scambiati e trasformati in merci e, infine, smaltiti come rifiuti o emissioni.

Soltanto il 12 % dei materiali utilizzati proviene dal riciclaggio. La transizione è un’opportunità per espandere un’attività economica sostenibile e che genera occupazione.

Sui mercati mondiali vi è un notevole potenziale per quanto riguarda le tecnologie a basse emissioni e i prodotti e servizi sostenibili. Analogamente, l’economia circolare offre grandi potenzialità per nuove attività e posti di lavoro.

La trasformazione, tuttavia, procede troppo a rilento e i progressi non sono né diffusi né uniformi.

Il Green Deal europeo sosterrà e accelererà la transizione dell’industria europea verso un modello sostenibile di crescita inclusiva.

Nel marzo 2020, la Commissione adotterà una strategia industriale dell’UE per affrontare la duplice sfida della trasformazione verde e digitale. L’Europa deve fare leva sulle potenzialità della trasformazione digitale, fattore determinante per conseguire gli obiettivi del Green Deal.

Assieme alla strategia industriale, un nuovo piano d’azione per l’economia circolare contribuirà a modernizzare l’economia dell’UE e a valorizzare le opportunità dell’economia circolare al livello europeo e mondiale.

Il nuovo quadro politico avrà tra i suoi obiettivi principali quello di stimolare lo sviluppo di mercati guida per la neutralità climatica e i prodotti circolari, all’interno come all’esterno dell’UE.

Le industrie ad alta intensità energetica, come quelle dell’acciaio, dei prodotti chimici e del cemento, sono indispensabili per l’economia europea, in quanto alimentano diverse catene del valore.

Ma la loro decarbonizzazione e modernizzazione sono essenziali. Le raccomandazioni pubblicate dal gruppo ad alto livello sulle industrie ad alta intensità energetica hanno evidenziato l’impegno dell’industria per conseguire questi obiettivi.

Il piano d’azione per l’economia circolare comprenderà una politica per i “prodotti sostenibili” al fine di sostenere la progettazione circolare di tutti i prodotti sulla base di una metodologia e di principi comuni, dando priorità alla riduzione e al riutilizzo dei materiali prima del loro riciclaggio, promuovendo nuovi modelli di sviluppo e fissando requisiti atti a prevenire l’immissione sul mercato dell’UE di prodotti nocivi per l’ambiente.

Anche la responsabilità estesa del produttore sarà rafforzata.

Se, da un lato, il piano per l’economia circolare guiderà la transizione di tutti i settori, dall’altro gli interventi si concentreranno in particolare su settori ad alta intensità di risorse come quelli tessile, dell’edilizia, dell’elettronica e delle materie plastiche.

La Commissione valuterà i risultati della strategia sulla plastica del 2018, concentrandosi, tra l’altro, sulle misure per contrastare l’aggiunta intenzionale di microplastiche e le emissioni non intenzionali di materie plastiche, ad esempio dall’abrasione dei tessuti e degli pneumatici.

La Commissione metterà a punto requisiti per garantire che, entro il 2030, tutti gli imballaggi presenti sul mercato dell’UE siano riutilizzabili o riciclabili in modo economicamente sostenibile e un quadro normativo per le plastiche biodegradabili e a base biologica, oltre ad attuare misure sulla plastica monouso.

Il piano d’azione per l’economia circolare comprenderà inoltre misure volte a incoraggiare le imprese a offrire, e a consentire ai consumatori di scegliere, prodotti riutilizzabili, durevoli e riparabili. Analizzerà la necessità di un “diritto alla riparazione” e contrasterà l’obsolescenza programmata dei dispositivi, in particolare quelli elettronici.

La politica dei consumatori cercherà di responsabilizzare i consumatori a compiere scelte informate e a svolgere un ruolo attivo nella transizione ecologica.

Nuovi modelli imprenditoriali, basati sul noleggio e la condivisione di beni e servizi, potranno svolgere un ruolo nella misura in cui siano realmente sostenibili ed economicamente accessibili.

Anche le informazioni, a condizione di essere affidabili, comparabili e verificabili, svolgono un ruolo importante per consentire agli acquirenti di prendere decisioni più sostenibili, riducendo il rischio di un marketing ambientale fuorviante (“green washing”).

Le imprese che vantano le caratteristiche ecologiche dei loro prodotti dovrebbero essere in grado di dimostrarle sulla base di una metodologia standard che ne valuti l’impatto sull’ambiente.

La Commissione intensificherà gli sforzi regolamentari e non regolamentari per contrastare le false dichiarazioni di ecocompatibilità.

Anche la digitalizzazione può contribuire a migliorare la disponibilità di informazioni sulle caratteristiche dei prodotti venduti nell’UE.

Ad esempio, il passaporto di un prodotto elettronico potrebbe fornire informazioni sull’origine, la composizione, le possibilità di riparazione e smantellamento del prodotto e la sua gestione alla fine del ciclo di vita.

Le autorità pubbliche, comprese le istituzioni dell’UE, dovrebbero dare l’esempio, assicurandosi che i loro appalti si basino su criteri ecologici.

La Commissione proporrà ulteriori atti legislativi e documenti orientativi in materia di acquisti pubblici verdi.

Una politica dei prodotti sostenibili ha inoltre il potenziale di ridurre in modo significativo i rifiuti. Laddove non si possa evitare la produzione di rifiuti, se ne deve recuperare il valore economico, azzerandone o minimizzandone l’impatto sull’ambiente e i cambiamenti climatici.

A tal fine sono necessarie nuove norme oltre che obiettivi e misure per contrastare gli imballaggi eccessivi e la produzione di rifiuti. In parallelo le
imprese dell’UE dovrebbero beneficiare di un mercato unico solido e integrato per le materie prime secondarie e i sottoprodotti.

A tal fine è necessario rafforzare la cooperazione tra le catene del valore, come nel caso dell’alleanza circolare sulle materie plastiche.

La Commissione valuterà l’opportunità di adottare requisiti giuridicamente vincolanti per dare impulso al mercato delle materie prime secondarie con contenutoriciclato obbligatorio (ad esempio, per gli imballaggi, i veicoli, i materiali da costruzionee le batterie).

Per semplificare la gestione dei rifiuti per i cittadini e garantire alle imprese
materiali secondari più puliti, la Commissione proporrà anche un modello UE per la raccolta differenziata dei rifiuti.

La Commissione è del parere che l’UE dovrebbe cessare di esportare i propri rifiuti al di fuori dell’Unione e intende pertanto riesaminare le norme in materia di spedizioni e esportazioni illegali di rifiuti.

L’accesso alle risorse costituisce inoltre una questione di sicurezza strategica per l’ambizione dell’Europa di realizzare il Green Deal. Garantire l’approvvigionamento di materie prime sostenibili, in particolare di quelle essenziali per le tecnologie pulite e le applicazioni digitali, spaziali e di difesa, diversificando l’offerta da fonti sia primarie che secondarie, è pertanto uno dei prerequisiti per far sì che tale transizione si realizzi.

L’industria dell’UE ha bisogno di “pionieri del clima e delle risorse” per mettere a punto, entro il 2030, le prime applicazioni commerciali delle tecnologie di punta nei principali settori industriali.

Tra i settori prioritari figurano l’idrogeno pulito, le celle a combustibile e altri combustibili alternativi, lo stoccaggio di energia e la cattura, lo stoccaggio e l’utilizzo del carbonio.

A titolo di esempio, la Commissione sosterrà le tecnologie di punta per la produzione pulita dell’acciaio, al fine di arrivare nel 2030 a una produzione
di acciaio a zero emissioni di carbonio e valuterà quale parte dei finanziamenti oggetto di liquidazione nell’ambito della Comunità europea del carbone e dell’acciaio possa essere utilizzata.

Più in generale, il fondo per l’innovazione finanziato dal sistema per lo scambio di quote di emissioni dell’UE contribuirà alla diffusione di tali progetti innovativi su vasta scala.

È essenziale promuovere nuove forme di collaborazione con l’industria e investimenti nelle catene di valore strategiche. La Commissione continuerà ad attuare il piano d’azione strategico sulle batterie e a sostenere la “European Battery Alliance”.

Nel 2020 proporrà norme par garantire una catena del valore delle batterie sicura, circolare e sostenibile per tutte le batterie, anche per rifornire il mercato in crescita dei veicoli elettrici.

La Commissione sosterrà anche altre iniziative per la formazione di alleanze e l’aggregazione su vasta scala delle risorse, ad esempio in forma di progetti importanti di comune interesse europeo, in cui aiuti di Stato mirati e vincolati a scadenze precise possano contribuire alla creazione di nuove catene di valore innovative.

Le tecnologie digitali sono un fattore fondamentale per conseguire gli obiettivi di sostenibilità del Green Deal in molti settori diversi.

La Commissione esaminerà misure finalizzate a garantire che le tecnologie digitali, quali l’intelligenza artificiale, il G5, il cloud e l’edge computing e l’Internet delle cose possano accelerare e massimizzare l’impatto delle politiche per affrontare i cambiamenti climatici e proteggere l’ambiente.

La digitalizzazione presenta inoltre nuove opportunità per il monitoraggio a distanza dell’inquinamento atmosferico e idrico o per il monitoraggio e l’ottimizzazione delle modalità di utilizzo dell’energia e delle risorse naturali. Nel contempo l’Europa ha bisogno di un settore digitale che ponga al centro la sostenibilità.

La Commissione valuterà inoltre misure per migliorare l’efficienza energetica e le prestazioni in termini di economia circolare del settore stesso, dalle reti a banda larga ai centri di dati e ai dispositivi TIC.

La Commissione valuterà la necessità di introdurre maggiore trasparenza sull’impatto ambientale dei servizi di comunicazione elettronica, di adottare misure più rigorose in caso di diffusione di nuove reti e di promuovere sistemi di ritiro per incentivare le persone a restituire i loro dispositivi non più utilizzati, come telefoni cellulari, tablet e caricabatteria.

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