Fagiolone di Vallepietra fagiolo ciavattone PAT Lazio

Prodotto Agroalimentare Tradizionale del LAZIO

Il Fagiolone di Vallepietra è un ecotipo appartenente alla famiglia delle Papilionaceae, genere Phaseolus, specie Phaseolus coccineous L., nome volgare fasciolone o ciavattone. La pianta, a fusto volubile, presenta un portamento rampicante con rigogliosa fioritura: i fiori sono bianchi e molto numerosi. Il baccello secco, lungo mediamente 10-12 cm, porta al suo interno semi a forma di confetti di grandi dimensioni. Il colore del seme secco è bianco.

Il ‘fasciolone’ è coltivato nell’agro del comune di Vallepietra, inserito nel Parco dei Monti Simbruini ed in quello di Filettino. Questi areali fanno parte dell’Alta valle dell’Aniene e sono posizionati tra gli 800 e 1000 m s.l.m. Il territorio mostra i tratti tipici di una zona in cui l’ecosistema originario si è sufficientemente conservato. Il terreno è fortemente calcareo ed il clima è freddo d’inverno ma fresco d’estate. La presenza di numerose sorgenti di acqua dolce utilizzabili per l’irrigazione dei campi ne fanno una zona ideale per la coltivazione dei fagioli. Il prodotto Fagiolone di Vallepietra proviene dalla coltivazione della varietà autoctona a rischio di erosione genetica, Fagiolone di Vallepietra (Fagiolo Ciavattone), tutela dalla L.R. 1 marzo 2000 n. 15.

METODO DI PRODUZIONE

Il terreno viene preparato per la semina tramite fresatura superficiale di circa 20 cm e sottoposto ad aratura profonda 30-40 cm e dopo questa operazione viene cosparso il letame. Dopo la semina si efettua la montatura delle cosiddette “roccate”: piccole piramidi formate ognuna da quattro canne o verghe infisse sul terreno e legate in sommità con il filo di ferro o lo spago. Queste roccate, vengono poste lungo i solchi, ad una distanza l’una dall’altra di circa 30 cm. Ciascuna di esse raggiunge un’altezza di circa 2,50 metri e ogni lato è lungo circa 60 cm. Le singole piante, a mano a mano che crescono, vengono attorcigliate e legate intorno alle canne della roccata. La semina, manuale, viene eseguita dopo il 10 maggio di ciascun anno, selezionando i semi conservati dall’annata precedente. I semi in numero di 2-3 per buca vengono interrati a circa 10 cm di profondità, ai rispettivi 4 lati della roccata. L’irrigazione viene efettuata per scorrimento, di norma con turni di 6-8 giorni, utilizzando le acque dei fiumi Simbrivio ed Aniene. La fioritura avviene generalmente dopo 40-50 giorni dalla semina. La raccolta, esclusivamente manuale, avviene a partire dalla metà di settembre. Vengono raccolti i singoli baccelli maturi e posti ad essiccare al sole per 6-10 giorni, dopodichè si raccolgono i fagioli che, distesi a terra, vengono fatti asciugare al sole per qualche giorno. Si conservano in sacchi di juta con foglie di alloro posti in cantine asciutte e fresche o sottovuoto.

CENNI STORICI

Il Phaseolus coccineous è nettamente diverso dal Phaseolus vulgaris. Originariamente questa specie era coltivata solo a scopo ornamentale per il gran numero di fiori scarlatti che compaiono alla fioritura. Successivamente sono stati selezionati per il consumo umano i tipi a fiore bianco come, appunto, il ‘fasciolone’. Il nome deriva dalla forma del seme bianco, molto grosso, da cui la consuetudine di indicarlo con l’accrescitivo. Le notizie raccolte in loco, dai vecchi agricoltori, non hanno però consentito di definire né l’epoca di inizio della coltivazione di questo ecotipo, né la sua provenienza. Il seme è custodito da agricoltori anziani del posto che lo tramandano da generazioni.

Territorio di produzione

Provincia di Roma: Arsoli, Marano Equo, Riofreddo, Vallinfreda, Vicovaro Romano, Vallepietra. Provincia di Frosinone: Filettino

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