Fagiolo borbontino PAT Lazio

Prodotto Agroalimentare Tradizionale del LAZIO

Si tratta di un particolare fagiolo, tipo borlotto, coltivato ad un’altitudine di 750 metri s.l.m, in piccoli appezzamenti di terreno. Appartiene alla famiglia delle Papilionaceae, genere Phaseolus, specie P. Vulgari L., nome volgare fagiolo di Borbona o fagiolo borbontino. Le dimensioni della pianta in pieno stato vegetativo possono raggiungere anche i 180-200 cm di altezza. Il baccello è diritto, lungo circa 15-18 cm, con screziature rosse e contiene in media 6-7 semi che si presentano grossi, reniformi con screziature violacee su fondo bianco crema.

In virtù delle condizioni pedoclimatiche dell’areale di coltivazione, presenta caratteristiche di particolare pregio dal punto di vista organolettico: la buccia è impercettibile, pertanto risulta delicato in bocca e più facilmente digeribile. Il suo sapore ricorda quello delle castagne. La semina avviene nel mese di maggio, la raccolta viene efettuata scalarmente da fine agosto a inizio settembre. La produzione annua totale si aggira sui 15 quintali, con oscillazioni dovute all’andamento della stagione produttiva. Il prodotto Fagiolo Borbontino proviene dalla coltivazione della varietà autoctona a rischio di erosione genetica, Fagiolo Borbontino, tutelata dalla L.R. 1 marzo 2000 n. 15.

METODO DI PRODUZIONE

Il Fagiolo Borbontino viene messo a dimora nella seconda metà di maggio, dopo opportuna lavorazione del terreno. Tradizionalmente la semina avviene in prossimità del giorno dedicato a Santa Restituta (27 maggio) Patrona del paese. Per ogni “frasca” vengono praticate nel terreno due piccole buche, poco profonde, distanziate tra loro di qualche centimetro, nelle quali vengono posti 5-6 fagioli. Si ricoprono accuratamente i fagioli con della terra e si annafa il terreno. Una volta che le piantine hanno germogliato, come sostegno alla pianta, che può raggiungere anche i 2 metri di altezza, vengono poste, conficcate nel terreno tra le due buche, delle frasche (paletti) di legno, precedentemente preparate. Le piante e le frasche vengono messe a dimora in filari, in maniera tale da facilitare le operazioni di coltivazione, permettere una uniforme insolazione e facilitare il corretto deflusso delle acque meteoriche. Quando la piantina raggiunge i 10-15 cm, si pratica una prima zappatura per smuovere il terreno attorno alla pianta.
Una volta che i fusti del fagiolo hanno cominciato ad arrampicarsi sulle frasche, avviene una seconda zappatura per coprire bene le radici, favorire il regolare drenaggio dell’acqua piovana e agevolare la crescita verticale della pianta sui sostegni. In seguito, la pianta necessita di saltuarie annafature, legate all’andamento stagionale e di una manutenzione con zappatura volta ad eliminare le erbe infestanti e aerare il terreno. A scalare, da agosto a inizio settembre, si procede alla raccolta a mano. Una volta colto, il fagiolo viene sgusciato e fatto asciugare su teli posti a terra all’aperto, per favorirne la conservazione. Parte del prodotto viene consumato fresco; parte viene seccato e messo via per l’inverno; un’altra quantità (generalmente la migliore) viene, invece, tenuta come seme per l’anno successivo.

CENNI STORICI

La coltivazione del fagiolo, connessa a tutte le economie povere, ha trovato nel territorio di Borbona (da cui prende il nome) il luogo ideale, grazie alla composizione e alla giacitura dei terreni e all’attaccamento a tradizioni familiari di un’economia montana di sopravvivenza, che ha portato ad una selezione naturale della varietà, destinata esclusivamente all’autoconsumo. L’esigua quantità di prodotto è determinata dal fatto che non si utilizzano mezzi meccanici per la produzione, ma tutte le fasi di lavorazione del terreno vengono eseguite con attrezzi e metodiche tradizionali. È escluso anche l’uso di concimi chimici a cui si preferisce il letame animale, ancora facilmente reperibile grazie ai numerosi allevatori della zona. Tradizionalmente la semina avviene in prossimità del 27 maggio, giorno dedicato ai festeggiamenti in onore di Santa Restituta, protettrice del paese. Legata alla tradizione è anche l’asciugatura dei baccelli non ancora sgranati che vengono posti ad asciugare al sole. Il paese coltiva questo prodotto da lungo tempo, come attestano le numerose testimonianze orali raccolte. Dal 1980, ogni anno, la terza domenica di ottobre, si svolge la Sagra del Fagiolo borbontino che richiama numerosi visitatori

Territorio di produzione

Provincia di Rieti: Borbona.

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