Prodotto Agroalimentare Tradizionale del LAZIO
L’Abbuticchio è un involtino di trippa ovina (pecora adulta o agnello) che racchiude internamente un quarto di uovo sodo, pancetta stagionata o prosciutto crudo stagionato tagliati a dadini e un quadratino di formaggio pecorino; il tutto aromatizzato con varie spezie macinate: aglio, basilico, prezzemolo, rosmarino e peperoncino. L’involtino, ben legato con le budelline di agnello, viene cucinato in salsa di pomodoro e servito caldo con una spolverata di formaggio pecorino grattugiato. La bontà dell’ Abbuticchio deriva dell’incontro perfetto di tutti gli ingredienti che conferiscono gusto e sapore decisamente particolari. Spicca il gusto e aroma di pecora.
Materiali utilizzati nella tradizione locale:
Per la produzione dell’Abbuticchio sono utilizzate le seguenti attrezzature: coltelleria, forbici, banco di lavoro in acciaio inox, recipienti vari per conservare e cuocere l’involtini.
Storia tradizionale del prodotto
L’Abbuticchio, il cui nome deriva dal dialetto ciociaro “abbutinare”, ossia avvolgere, è una vera e proprio rarità gastronomica. Si tratta di una ricetta antica tramandata da generazioni le cui testimonianze in nostro possesso risalgono agli inizi del `900 ma che ha sicuramente una storia più antica. Si narra che il profumo e il gusto dell’Abbuticchio nel 1555, rabbonì il Cardinale Mendoza, legato pontificio, mai stato tenero con le città ribelli (da Il Giornale del 6 luglio 1996). L’Abbuticchio ha sicuramente retto la sfida del tempo: grazie alla Signora Letizia Colagiacomo nata nel 1940, che ha imparato dalla suocera a preparare i famosi involtini di trippa venduti in passato presso la macelleria famigliare. Per apprezzare la bontà degli Abbuticchi basta recarsi a Torrice (FR) presso l’antica Trattoria “da Sestilio”, che nasce esattamente nel 1906, dove la Signora Letizia prepara ogni giorno i suoi Abbuticchi celebrati dalla stampa e dalla televisione: di cui ricordiamo un articolo risalente al 1989 e al 1996 (Fig. n. 1 e 2) e la trasmissione RAI “Il paese della domenica” (1986).
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