Meloni di Brindisi PAT

Prodotto Agroalimentare Tradizionale della Puglia

Poponi di Brindisi, Melloni di Brindisi, Melone giallo

Il melone giallo di Brindisi può raggiungere anche i 4 kg di peso. È facilmente riconoscibile, oltre che per la sua dimensione, anche per la sua buccia di colore giallo intenso. Il frutto è di dimensioni voluminose e presenta una buccia grinzosa interamente gialla. La forma è allungata alle due estremità, la polpa invece è molto chiara, bianca con impercettibili venature gialle. La consistenza della polpa è molto morbida. Il suo profumo si sprigiona al taglio.  Eccezionale sapore, dolce e dissetante.

Valori nutrizionali

Il melone possiede numerose proprietà benefiche: è composto per il 90% di acqua che gli conferisce un elevato potere saziante restando comunque un frutto ipocalorico.  Contiene molto ferro, utile per contrastare l’anemia, e fosforo e calcio che favoriscono la salute delle ossa. Inoltre, l’alto contenuto di betacarotene, aiuta la produzione di melanina.

Storia

Le origini del melone gialletto sono ancora misteriose: alcuni ritengono provenga dall’Africa, altri dall’Asia. Per la numerosa presenza di semi al suo interno è sempre stato considerato simbolo di fecondità. Il suo arrivo in Italia è dato nel primo secolo d.C. Durante l’Impero Romano, il melone, utilizzato nelle insalate, conobbe una diffusione tale che l’Imperatore Diocleziano emise un editto per tassare gli esemplari dal peso maggiore ai 200 grammi. 

TRADIZIONALITÀ

Nel libro “Puglia dalla terra alla tavola” (AA.VV., 1990, Editore Mario Adda, Bari), di cui si riporta anche la copertina, a pagina 352 viene presentata la cucina della provincia di Brindisi con queste parole: “Nel Brindisino (…) La cucina, fatta di pochi piatti base, ha le sue antiche radici e il suo orgoglio nei frutti di mare e nel pesce, e nei profumi dell’orto: tra tutti trionfa quello dei meloni e dei poponi”.

Sul numero 3 (anno II) dell’1 febbraio 1953 del settimanale “il Cittadino indipendente della domenica”, stampato a Brindisi, fu segnalata l’istituzione “in Brindisi di una Borsa merci e di un mercato all’ingrosso” nell’articolo in prima pagina “Borsa merci e mercato all’ingrosso”. Nell’articolo (che qui si riproduce) Mario Farina sottolinea alcuni dati “di produzione e di esportazione dei prodotti dela nostra terra” tra cui 150.000 quintali di “Melloni”.

Nel testo ‘Orticoltura’ coordinato dai proff. Bianco e Pimpini si riferisce che nel ‘Catalogo comune delle varietà di specie di ortaggi’ pubblicato nel 1986 dalla CEE erano iscritte oltre 300 cultivar, di cui l’Italia deteneva il maggior numero di iscrizioni, tra le quali si cita la cultivar di melone ‘Brindisino’ (Bianco V.V., 1990. Melone. In: Orticoltura (a cura di Bianco V.V. e Pimpini F.). Patron editore, Bologna, 564-609).

Un riferimento ai meloni di Brindisi con foto è presente nel libro “Coltivazioni erbacee” di Enrico Pantanelli (Coltivazioni erbacee di Enrico Pantanelli – Prima edizione 1955, prima ristampa 1964 -Edizioni agricole Bologna) a pagina 226:

Tra i documenti ritrovati dal Progetto “Biodiversità delle Specie Orticole della Puglia (BiodiverSO)” si segnala il trattato ‘Ortaggi di grande reddito’ scritto nel 1937 dal prof. Tamaro ed edito dalla Hoepli di Milano. Una copia di questo trattato di orticoltura industriale (composto da due volumi) è attualmente conservata presso la biblioteca del Dipartimento DISAAT della ex-Facoltà di Agraria di Bari.

Territorio

Provincia di Brindisi

Zucchine secche al sole PAT

Colore bianco con riflessi vere-chiaro, sapore caratteristico della zucchine. La zucchine fresca dopo il lavaggio, cernita e calibrazione, viene tagliata a mano longitudinalmente, salata e lasciata essiccare al sole fino a un contenuto di umidità del 30-35%. In seguito il prodotto viene bagnato in aceto puro di vino per pochi secondi, poi è asciugato e…

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Matriata PAT

La cosiddetta matriata, ovvero, l’intestino tenue dei vitelli e dei vitelloni viene, in genere, consumata con tutto il chimo (sostanza di consistenza cremosa molto sapida e amarognola) in esso contenuto. Prima di essere cucinata, la matriata viene spellata e poi divisa in sezioni, le cui estremità vengono annodate affinché il chimo non fuoriesca in fase di cottura.

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