Sensibilità ecologica degli apoidei verso i seminativi!

Seminativi

Frumento duro, mais e frumento tenero sono coltivati in Italia prevalentemente in monosuccessione su vaste estensioni di territorio, per lo più in ambito planiziario e collinare. Nei sistemi monocolturali, con presenza di una sola specie o varietà, prevalgono gli ambiti di paesaggio semplificati, caratterizzati dalla quasi completa eliminazione delle bordure, in grado di fornire risorse floreali e siti di nidificazione per gli impollinatori.

Le cause principali della banalizzazione del paesaggio sono le frequenti lavorazioni meccaniche, talvolta praticate in periodi climatici non favorevoli e che provocano alterazioni dello stato fisico del suolo agrario, e una maggiore necessità di trattamenti con sostanze chimiche per il contrasto dei patogeni, la cui attività è accentuata dalla presenza continua delle stesse colture agrarie.

Gli effetti negativi sugli apoidei sono da associare anche alle caratteristiche botaniche di alcune specie agrarie tipiche della monosuccessione. Il polline del mais, ad esempio, manca di proteine e aminoacidi essenziali e costituisce una fonte di cibo minore per gli impollinatori. Le popolazioni di apoidei che consumano una dieta di polline di mais, e i pronubi che si nutrono di sostituti artificiali del polline, sono caratterizzati da una riduzione dell’allevamento della covata e da una durata del ciclo vitale minore rispetto agli individui che si nutrono di diete poliflorali.

È necessario quindi garantire la presenza di vegetazione trofica idonea a promuovere le comunità di apoidei. A tal fine la disposizione spazio temporale dei seminativi dovrebbe essere almeno integrata da aree non coltivate, zone di conservazione naturale, siepi e alberi sparsi negli appezzamenti. Maggiori incrementi nella diversità delle comunità vegetali e degli ecosistemi sono possibili soprattutto tramite gli avvicendamenti colturali di lunga durata, ad esempio quinquennali, e lavorazioni meno intensive.

Altro aspetto rilevante è la gestione del suolo agrario. In tutti gli ambiti, soprattutto per il frumento duro, la non lavorazione (“No tillage”) favorisce le comunità infestanti, con un aumento nell’abbondanza e diversità delle erbacee emergenti e del deposito di semi (seedbank), tale da modificare la composizione delle comunità vegetali, promuovendo la vegetazione annuale e le infestanti perenni dotate di un apparato radicale più profondo.

La non lavorazione, inoltre, aumenta significativamente la disponibilità di ambienti favorevoli per le specie che scavano direttamente il terreno nella costruzione del nido (ad esempio, Andrena spp., Halictus spp. e Lasioglossum spp.). Tali vantaggi sono minori per le specie come i bombi, che necessitano di habitat semi-naturali in quanto nidificano in cunicoli e fori sotterranei preesistenti (ad esempio vecchi nidi di roditori), in cavità aeree o costruiscono nidi sulla superficie dell’erba.

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