Sensibilità ecologica degli apoidei verso le colture ortive!

Colture ortive

La perdita di aree non tagliate, e prati subspontanei ricchi in origine di Leguminosae, e la tendenza all’utilizzo nelle successioni colturali di cultivar prive di fioritura hanno ridotto la qualità e la quantità di habitat di interesse apistico, con conseguente forte impatto negativo sugli apoidei selvatici e in generale sugli impollinatori animali.

Come gia evidenziato per le colture da frutto, la diversità della flora spontanea aumenta soprattutto con la complessità del sistema paesaggistico circostante, a sua volta correlata alla diversità specifica degli impollinatori. Il mantenimento di vegetazione autoctona di interesse floristico, all’interno o intorno gli ecosistemi agricoli intensivi, aiuta a proteggere la biodiversità degli impollinatori, in particolare delle specie oligolettiche collegate ad un numero limitato di specie botaniche e, per questa peculiarità, considerate indicatrici di elevata qualità ambientale e di buone pratiche gestionali.

La valorizzazione ecosistemica del paesaggio nelle colture ortive, tale da garantire una continua disponibilità trofica agli apoidei ed assicurare una produzione quali-quantitativa soddisfacente, può essere sostenuta attraverso una opportuna distribuzione delle fioriture. La contemporaneità di fiori e frutti delle diverse specie (esempio zucchine, melanzane e cetrioli), che garantisce un periodo di fioritura più esteso, è resa possibile da metodi di semina/trapianti a scalare e tramite avvicendamenti colturali di specie con fioritura attraenti, appetibili e disponibili a lungo termine come, ad esempio, le Leguminosae e le Brassicaceae.

Nelle specie orticole in ambito mediterraneo gli apoidei prevalenti (Tabella A) appartengono ai gruppi Andrenidae, Apidae, Colletidae, Halictidae, Megachilidae e Melittidae, la cui abbondanza quantitativa e specifica consente di valutare la sostenibilità delle pratiche colturali adottate.

FAMIGLIE DI
INTERESSE
ORTICOLO
PRINCIPALI GRUPPI DI
IMPOLLINATORI
SELVATICI
Apiaceae
(finocchio, prezzemolo)
Andrena, Colletes, Halictus, Hylaeus,
Lasioglossum,
Melitturga, Megachile
rotundata
Asteraceae
(insalate, cicorie, radicchi, camomilla)
Andrena, Bombus,
Colletes, Halictidae,
Heriades, Osmia,
Panurgus
Brassicaceae
(cavoli, broccoli)
Andrena, Halictus,
Lasioglossum, Osmia,
Pseudapis
Cucurbitaceae
(Zucche, Meloni, Cocomero)
Ceratina cucurbitina,
Megachile
Fabaceae
(fagioli, soia, piselli, lenticchie, erba medica e altre foraggere)
Ammobatoides,
Andrena, Anthophora,
Anthidium, Bombus,
Eucera, Halictus,
Hoplitis, Lasioglossum,
Megachile, Melitta,
Melitturga, Osmia
Liliaceae
(aglio, cippola, porro)
Collettidae, Halictidae

Apiaceae

Numerose sono le specie di impollinatori che visitano le infiorescenze delle colture agrarie da seme appartenenti alla famiglia delle Apiaceae. Per alcune di esse, come il coriandolo (Coriandrum sativum), il finocchio, (Foeniculum vulgare), il cumino (Cuminum cyminum), l’aneto (Anethum graveolens) e l’anice (Pimpinella anisum), il grado di produttività delle infiorescenze è fortemente correlato alla presenza in natura di insetti, in particolare delle specie appartenenti al genere Apis e alle famiglie Collettidae e Andrenidae.

L’impollinazione incrociata entomofila nel coriandolo, ad esempio, consente un incremento nella resa media di circa il 55%. Sui fiori del coriandolo, tra i 25 insetti impollinatori rinvenuti durante l’intero periodo di fioritura, le api da miele Apis mellifera, A. dorsata e A. florea sono risultati i più importanti e la loro attività bottinatrice ha generato un aumento nella resa di oltre il 120% e una maggiore germinazione (+79%), mentre altri studi hanno dimostrato un aumento nel peso e nel numero dei semi. Nel finocchio l’incremento nella resa è di circa il 90%, essendo una coltura dipendente in larga misura dall’impollinazione incrociata entomofila. Gli impollinatori più comuni sono alcune specie del genere Apis (Apis cerana e A. mellifera), con una frequenza superiore all’81% nelle visite totali, Lasioglossum marginatum (vedi foto), ditteri sirfidi e varie specie del genere Andrena.

La presenza di impollinatori, soprattutto specie del genere Apis e ditteri sirfidi, favorisce un aumento della produttività anche nell’aneto (Anethum graveolens) e nel cumino. L’attività pronuba su questa ultima pianta consente alle api di produrre un particolare miele uniflorale, con elevata quantità di ferro, zuccheri insaturi e particolari piacevoli aromi.

Lasioglossum marginatum su fiore di Apiacea. (Wikipedia commons)

Asteraceae

Tutti gli apoidei, ad eccezione della maggior parte delle Anthophoridae, svolgono attività pronuba sulle piante della famiglia Asteraceae, con raccolta del polline, come fonte proteica, e del nettare come fonte energetica. Tra le specie impollinatrici oligolettiche ricordiamo Andrena denticulata, A. fulvago, A. humilis, A. polita, A. taraxaci, Anthidium lituratum, Colletes davesianus, C. fodiens, C. halophilus, C. similis, Dasypoda hirtipes, Heriades crenulatus, H. truncorum, Hylaeus nigritus, Osmia fulviventris, O. leaiana, O. villosa, O. spinulosa, Panurgus banksianus, P. calcaratus, P. dentipes eTetralonia dentata. Le Asteraceae, peraltro, sono le piante generalmente preferite da numerosi Halictidae.

Colletes davesianus sull’asteracea Tanacetum vulgare
(James Lindsey’s Ecology of Commanster Site in Wikipedia Common)

La pianta del carciofo (Cynara scolymus) è un’ottima nettarifera, molto appetita dagli impollinatori, soprattutto Halictidae, Megachilidae e Xylocopa, ma la sua importanza apistica è limitata dalla circoscritta distribuzione territoriale e dal taglio precoce. Oltre che dal genere Apis, la cicoria e il radicchio (Cichoria intybus) sono apprezzate dagli apoidei della famiglia Andrenidae e Halictidae e, nelle zone di maggiore altitudine, dai bombi.

La camomilla è frequentemente visitata da apoidei della famiglia Andrenidae, Halictidae e Megachilidae e sporadicamente dalle api mellifere. Le specie sopra descritte possono essere considerate indicatrici di buone pratiche agricole e sono sempre favorite dalla presenza di margini prossimonaturali limitrofi alle coltivazioni Un cenno particolare merita la popolazione di Colletes collaris, una specie oligolettica sulle Asteraceae inserita nella categoria “In pericolo” dalla International Union Conservation of Nature (IUCN).

Presente sul territorio nazionale con tre popolazioni disgiunte e un’area effettivamente occupata minore di 500 km2, predilige i pascoli aperti assolati ed è minacciata dalla perdita delle piante nutrici e di suolo nudo come sito di nidificazione.

Brassicaceae

Le Brassicaceae comprendono piante importanti dal punto di vista trofico per gli impollinatori e in termini economici per l’uomo. Sebbene alcuni coleotteri contribuiscano al trasporto del polline (circa il 10%), i principali impollinatori sono gli apoidei, tra cui le api da miele. Gli insetti impollinatori sono generalmente necessari per una buona produzione (qualità e quantità) dei semi.

Per il ravanello (Raphanus sativus), la rapa (Brassica rapa) e i cavoli (Brassica olearacea) è stata verificata una stretta dipendenza produttiva dall’impollinazione entomofila. Diverse sono le piante attraenti e alcune specie agrarie sono oggetto di raccolte di massa sia del polline che del nettare. Da rilevare che le colture annuali a fioritura di massa possono cambiare la disponibilità temporanea di risorse floreali nel paesaggio, con modifiche delle preferenze degli impollinatori e della stabilità delle reti impollinatori-flora selvatica e con cambiamenti funzionali per l’ecosistema. L’esempio classico è la colza (Brassica napus), una pianta estensiva particolarmente ricca di polline, che con una fioritura abbondante e lunga fino a sei – otto settimane può accentrare per un limitato periodo la presenza dei pronubi, diminuendo così l’attività di impollinazione sulla flora spontanea presente nelle aree naturali adiacenti.

In tali contesti un uso intensivo dei prodotti fitosanitari può trasformare in trappole mortali le aree coltivate e in fase di fioritura. In Europa diverse specie di Bombus, Andrena e Apis sono efficienti impollinatori delle Brassicaceae, con alcune specie di Andrena in grado di nidificare nei terreni con presenza di piante del genere Brassica. Altri impollinatori comuni appartengono ai generi Halictus, Anthophora, Ceratina, Colletes spp, Lasioglossum spp, Nomada, Nomia, Nomioides, Sphecodes, Thyreus, con minore frequenza Amegilla e Xylocopa (FAO, rapporto 2018).

La consistenza delle popolazioni e la varietà specifica di Andrenidae, Nomadidae, Halictidae e Megachilidae possono essere considerati indicatori di buone pratiche gestionali.

Cucurbitacee

I grandi fiori monoici delle Cucurbitacee producono abbondante nettare e polline, attirando diverse specie di insetti impollinatori, quali gli imenotteri che forniscono il 50% del servizio d’impollinazione, i ditteri (il 20%), i coleotteri (il 15%) e i lepidotteri (il 10%). Tra gli imenotteri prevalgono le popolazioni di api domestiche e secondariamente gli impollinatori selvatici quali Ceratina cucurbitina, Megachile leachella e Megachile pilidens.

I fiori di cetriolo (Cucumis sativus) attraggono soprattutto le popolazioni di api della famiglia Halictidae, mentre A. mellifera li visita solitamente in assenza di altri fiori più attraenti. Numerosi studi hanno tuttavia dimostrato che l’ape da miele può essere un efficiente impollinatore per alcune varietà commerciali di cetriolo e melone (Cucumis melo) e che i frutti derivati dalla loro impollinazione hanno una qualità migliore rispetto a quelli dei fiori impollinati manualmente per il controllo della discendenza.

Le api mellifere e i bombi sono, ad oggi, le principali specie utilizzate dall’uomo per migliorare la resa produttiva, con le api da miele impiegate principalmente nelle coltivazioni delle cucurbitacee in campo aperto ed i bombi nelle colture protette quali serre e capannoni.

Ceratina cucurbitina, efficiente impollinatore delle Cucurbitaceae
(Wikipedia common)

Fabaceae

Le Fabaceae (o Leguminosae) comprendono diverse piante con buona attrattività per gli apoidei. Per l’impollinazione dell’erba medica è rilevante il contributo di Megachile rotundata, in virtù della sua elevata efficienza di visita ai fiori. Particolarmente legata alla lupinella comune (Onobrychis vicifolia) è Megachile parietina, un apoideo che ha bisogno del polline di circa 1100 piante per il mantenimento della colonia. Il genere Bombus è efficiente per diverse e numerose altre specie.

Alcune specie spontanee, come la vulneraria comune (Anthyllis vulneraria), sono risultate più attrattive rispetto alle leguminose coltivate dall’uomo. Queste ultime, nel caso di un uso eccessivo di prodotti fitosanitari nel periodo di fioritura, possono funzionare da trappole chimiche, con potenziali fenomeni di avvelenamento degli impollinatori in conseguenza del forte richiamo esercitato.

In quanto specie oligolettiche sono indicatrici di buone pratiche gestionali le specie Andrena labialis, A. intermedia, A. lathyri, Megachile ericetorum, M. nigriventris, Eucera longicornis, Melitta leporina e Trachusa byssina. Liliaceae. Attività di monitoraggio in campo su linee colturali parentali di porro (Allium porrum) hanno permesso di comprendere gli effetti, anche cumulativi, del processo di impollinazione e delle tecniche colturali della fertilizzazione e dell’irrigazione sulla produzione di semi ibridi.

Per tutte le linee di coltura, cioè piante gestite con apporti irrigui e nutritivi ordinari e ridotti del 50% nonché sempre accessibili agli impollinatori o solo per il 50% del tempo, la riduzione dell’impollinazione ha avuto effetti negativi in misura doppia sulla resa della coltura rispetto alle variazioni associate alle pratiche della concimazione o delll’irrigazione. La cipolla (Allium cepa L.) non è in grado di produrre semi di qualità senza l’impollinazione entomofila dei propri fiori.

Diversi studi hanno dimostrato come l’abbondanza degli impollinatori, quali diverse specie apoidei e anche di sirfidi (Episyrphus balteatus, Metasyrphus conferator e M. corollae), agisce positivamente sulla quantità e sulla qualità dei semi di cipolla in condizioni sub-temperate, con una presenza dominante di A.
dorsata rispetto ad A. cerana e A. mellifera. L’impollinazione indotta dalle api ha aumentato la resa dei semi fino a 2,5 volte, con una produzione media di 971 semi per ombrella rispetto ai 406 delle piante senza pronubi e con una capacità di germinazione maggiore del 20 %.

In Italia il genere Allium è impollinato soprattutto dal genere Bombus e dalle famiglie Andrenidae e Halictidae, le cui presenze incidono sulle rese qualiquantitative e possono essere considerate come indicatori di qualità gestionale.
Tabella 9. Principali impollinatori selvatici segnalati su Liliaceae coltivate e
selvatiche (da Barbattini et al., 2006, 2007; Fortunato et al., 2013; Murao
et al., 2017; Ricciardelli D’albore & Intoppa, 2000)

Varietà di aglio coltivateSpecie di impollinatori
Allium porrumAndrena minutula
Allium carinatumBombus humilis, Bombus
terrestris, Bombus lapidarius,
Bombus humilis
Allium cepaAnthidium florentinum,
Hylaeus bifasciatus
Allium sativumHalictus brunnescens
Allium sphaerocephalonMegachile rotundata, Bombus
lapidarius, Bombus lucorum,
Bombus terrestris

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“Se un giorno le api dovessero scomparire, all’uomo resterebbero soltanto quattro anni di vita”. Non si sa per certo se Einstein abbia mai pronunciato questa frase ma non c’è dubbio che se le api scomparissero, le conseguenze per la produzione e l’approvvigionamento di cibo sarebbero devastanti.

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