Ripristinare il buono stato ecologico degli ecosistemi marini

L’esistenza di ecosistemi marini ripristinati e protetti adeguatamente è sinonimo di benefici sanitari, sociali ed economici sostanziali per le comunità costiere e l’Unione nel suo insieme. In presenza di ecosistemi marini e costieri in cui la perdita di biodiversità è fortemente acuita dal riscaldamento globale, è quanto mai urgente intervenire con più determinazione.

Per riportare gli ecosistemi marini a un “buono stato ecologico”, anche attraverso zone protette rigorosamente, è imprescindibile ricostituire ecosistemi ricchi di carbonio nonché zone importanti di riproduzione e crescita del novellame. Alcuni dei modi in cui oggi sfruttiamo i nostri mari mettono a repentaglio la sicurezza alimentare, i mezzi di sussistenza dei pescatori e i settori della pesca e dei prodotti ittici.

Lo sfruttamento delle risorse marine deve avvenire in maniera sostenibile e in un contesto di tolleranza zero nei confronti delle pratiche illecite: perché la realtà rispecchi questo principio è indispensabile attuare integralmente la politica comune della pesca, la direttiva quadro sulla strategia marina e le direttive Habitat e Uccelli. L’applicazione di un approccio di gestione ecosistemico ai sensi della legislazione dell’UE ridurrà gli effetti negativi della pesca, delle attività estrattive e di altre attività umane, in particolare sulle specie sensibili e sugli habitat dei fondali.

A tal fine, i piani nazionali di gestione dello spazio marittimo, che gli Stati membri sono tenuti a presentare nel 2021, dovrebbero mirare a coprire tutte le attività e i settori marittimi, nonché le misure di gestione-conservazione per zona. La Commissione intende anche proporre un nuovo piano d’azione per conservare le risorse della pesca e proteggere gli ecosistemi marini. Se necessario, introdurrà misure per limitare l’uso degli attrezzi da pesca più dannosi per la biodiversità, anche per i fondali, ed esaminerà il modo in cui conciliare gli obiettivi per la biodiversità e le attività che usano attrezzi di fondo, attualmente le più dannose per questo ambiente.

Sarà d’obbligo intervenire su questo fronte in maniera equa e giusta. La transizione verso tecniche di pesca più selettive e meno dannose dovrà avere anche il sostegno del Fondo europeo per gli affari marittimi. La buona salute degli stock ittici è determinante per la prosperità a lungo termine dei pescatori e per la salute dei nostri oceani e della biodiversità. È perciò quanto mai importante mantenere o ridurre la mortalità per pesca a livelli uguali o inferiori a quelli del rendimento massimo sostenibile, così da pervenire a una distribuzione della popolazione per età e dimensioni indicativa della buona salute di tutti gli stock ittici.

Occorre anche eliminare le catture accessorie delle specie in via di estinzione, oppure ridurle a un livello che ne consenta la completa ricostituzione; ciò vale anche per le specie in cattivo stato di ecologico o di conservazione. Non devono nemmeno essere tollerate le catture accessorie di altre specie o, se non è possibile eliminarle completamente, bisogna contenerle a livelli minimi che non ne minaccino lo stato di conservazione.

A sostegno di questi obiettivi occorre intensificare la raccolta di dati sulle catture accessorie di tutte le specie sensibili. Per tutte le aree marine protette occorre infine stabilire misure di gestione della pesca secondo obiettivi di conservazione chiaramente definiti avvalendosi dei migliori pareri scientifici disponibili.

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