Iperico, Hypericum perforatum L. (erba di San Giovanni)

NOME COMUNE: Iperico

NOME SCIENTIFICOHypericum perforatum L.

FAMIGLIA: Hypericaceae

NOMI POPOLARI: erba di San Giovanni, scacciadiavoli, pilatro, piriconi, mille buchi, perforata.

DESCRIZIONE BOTANICA

  • Portamento: pianta erbacea perenne alta fino ad 1 metro e con numerosi fusti ramificanti nella parte superiore.
  • Foglie: non molto grandi, opposte e senza picciolo. Sono caratterizzate dalla presenza di numerose ghiandole che si notano se si guardano le foglie in controluce.
  • Fiori: di colore giallo oro e riuniti in infiorescenze a corimbo. Fioriscono in giugno/luglio e sono caratterizzati dalla presenza di numerosi puntini neri.

ETIMOLOGIA DEL NOME/STORIA E TRADIZIONI: il nome Hypericum deriva dal greco “iper-eikon” che significa pianta che cresce sopra le vecchie statue, mentre perforatum si riferisce alla presenza di numerose ghiandole in tutta la pianta che hanno l’aspetto di piccoli fori. E’ stata considerata una pianta magica per molti secoli ed il suo utilizzo era legato alla notte di San Giovanni (24 Giugno), nome con cui la pianta è chiamata volgarmente.

HABITAT

pianta ampiamente diffusa in tutta Europa. Cresce in particolare lungo le strade, nei prati e nelle radure dei boschi. Durante la fioritura si nota per i suoi caratteristici fiori di colore giallo oro, tendente al rossiccio.

TEMPO E MODALITA’ DI RACCOLTA O COLTIVAZIONE: le sommità fiorite si raccolgono in giugno-luglio, prima che i fiori siano completamente sfioriti.

Utilizzo

Vengono utilizzate le sommità fiiorite: per uso esterno si utilizza l’oleolito di Iperico che si ottiene mettendo a macerare i fiori freschi in un olio vegetale. Si ottiene così un olio dal caratteristico colore rosso intenso che svolge sulla pelle proprietà cicatrizzanti, lenitive, sfiammanti, antipruriginose ed elasticizzanti. Valido rimedio naturale come coadiuvante in caso di piccole ferite, scottature, piaghe, pelle arrossata, pelle secca, screpolature, eritemi solari, dermatosi, pruriti di vario genere, contratture, lievi dolori artro-muscolari e per rallentare la comparsa di rughe e smagliature. Può essere applicato sulla cute tal quale oppure essere utilizzato come materia prima per la produzione di creme ed unguenti.

L’Iperico – o erba di San Giovanni – è utilizzato soprattutto per trattare la depressione e i disturbi associati, come ansia, stanchezza, perdita dell’appetito e problemi del sonno. Viene usato anche nel trattamento delle palpitazioni (variazioni del battito del cuore), dei cambiamenti d’umore o di altri disturbi tipici della menopausa, del disturbo da deficit di attenzione/iperattività, del disturbo ossessivo-compulsivo, della sindrome affettiva stagionale. Infine, è stato sperimentato anche in caso di esaurimento, come aiuto per smettere di fumare e contro la Fibromialgia, sindrome da fatica cronica, l’emicrania e altre forme di mal di testa, i dolori muscolari e di origine nervosa, la sindrome del colon irritabile, i tumori, l’HIV/Aids e l’epatite C.

Infine, l’olio di Iperico è utilizzato per trattare lividi e lesioni cutanee, infiammazioni e dolori muscolari, ustioni di primo grado, ferite, punture di insetto, emorroidi e dolore di origine nervosa.

CONTROINDICAZIONI: può interagire con numerosi farmaci come antidepressivi, ansiolitici, induttori del sonno, anticoagulanti, antipertensivi, contraccettivi orali, anticonvulsivanti, aumentando o diminuendo il loro effetto. Non assumere quindi l’Iperico insieme a farmaci di sintesi, in quanto può avere effetti collaterali. E’ una pianta con possibile effetto fotosensibilizzante, non usarla se ci si deve esporre al sole. Sconsigliata in gravidanza, allattamento e nei soggetti con ipersensibilità individuale alla pianta.

Fiordaliso, Centaurea cyanus L.

Cresce dal mare alla montagna. Predilige zone erbose, nei campi incolti, ma il luogo più comune in cui si possono trovare i Fiordalisi sono i campi di grano, si raccolgono i capolini durante il periodo della fioritura, da maggio a luglio. Si recidono appena sotto l’involucro fiorale.

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Citronella, Cymbopogon citratus

nonostante la sua origine asiatica si tratta di una pianta conosciuta in Europa già dall’antichità. Il suo nome è di origine greca e deriva in particolare dalla parola “pogon” che significa barba, in riferimento all’aspetto piumoso delle infiorescenze.

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