Crispiano
Taranto PUGLIA

Borghi d’Italia

La storia – Dalla preistoria al XIV sec. Il territorio di Crispiano è stato abitato fin dalla preistoria, come testimoniato dalla tomba della Tumorali, scoperta nel 1917 e conservata intatta nel Museo Nazionale di Taranto, in un’ apposita stanza. In epoca greca risulta intensamente abitato soprattutto nella contrada di Triglio e Cacciagualani che hanno fornito interessantissimi reperti, custoditi in gran parte nel suddetto Museo.

Di particolare interesse il corredo tombale, in oro con diadema e orecchini a pendenti antropomorfi, che costituiscono uno dei pezzi più interessanti degli Ori di Taranto. In epoca romana rimane la memoria di due grandi aziende agricole in contrada Lupoli, di proprietà di Calvia Crispinilla, cortigiana di Nerone, e di tale Justus, grosso propietario terriero nella contrada Cigliano. In epoca medioevale divenne possedimento feudale dell´Abbazia di San Vito del Pizzo e poi delle Abbazie di Santa Maria del Galeso che vi possedeva i Casali di San Simone e Cigliano e di Santa Maria di Crispiano.

Quest´ultima Abbazia sorgeva nelle grotte che costeggiano il vallone, nell´attuale centro abitato e possedeva oltre al Casale di Crispiano, un estesissimo territorio che giungeva fino al Monte Sant´Elia e abbracciava buona parte del territorio martinese. A partire dal XIV secolo il Casale di Crispiano si spopola e molti crispianesi concorrono a popolare la neonata Martina Franca. Scompare anche l´Abbazia . I territori vengono censiti o dati in affitto, favorendo così il sorgere delle masserie, che resteranno per secoli gli unici centri di vita del territorio.

Crispiano dai primi insediamenti alla proclamazione di comune indipendente

Nel 1794 quattro contadini di Martina Franca giunsero a Crispiano in cerca di lavoro, che di fatto trovarono presso alcune Masserie presenti nelle vicinanze delle contrade li Castelli, Masseria De Siati e San Francesco, allora appartenenti ai Francescani di Napoli. Queste comunità però non videro di buon occhio i nuovi arrivati perché li consideravano gente sospetta che avrebbe potuto creare rappresaglie e, di conseguenza, negò a loro la permanenza sui fondi. 

Di fatto i quattro contadini si ritirarono nelle grotte del vallone, attuale location del presepe vivente di Crispiano. In poco tempo i nuovi arrivati incominciarono ad appropriarsi di alcuni terreni demaniali, allora soggetti alla decima dell’arcivescovo di Taranto, e coltivarono gli stessi per proprio conto, e visto il relativo ritorno economico, decisero di fermarsi stabilmente in quel luogo, costruendo a loro volta famiglia tramite il matrimonio con alcune ragazze martinese. Con quella comunità, in quelle grotte, nasceva l’embrione dell’attuale Crispiano. La prima metà del XIX secolo fu interamente dedicata alla coltivazione dei terreni, mentre nella seconda metà del secolo si cominciò alla costruzione del paese moderno tramite la costruzione delle prime abitazioni, che permisero così l’abbandono delle grotte umide. Con l’accrescere dei bisogni, cresceva proporzionalmente la popolazione che, sempre più bisognosa di una vita civile, vide crescere il numero di: operai, fabbri, sarti, calzolai, maniscalchi ed tante altre figure professionali.

A memoria storica va ricordato l’allora primo farmacista-tabaccaio di Crispiano Saverio Fighera di Martina, il quale preparava pillole e purganti in una grotta della Masseria di Minchiditato. Nel 1834 la Comunità supplicò, con esito negativo, il governo di Napoli affinchè gli fosse concessa una rappresentanza nel Deucorionato di Taranto. Il 29 febbraio 1892, cinquantotto anni dopo, la Comunità espresse la volontà di rendersi indipendente da Taranto e formare un Comune autonomo tramite memoriali e suppliche al Comune di Taranto ed al prefetto di Lecce, ottenendo di li a breve la nomina di tre consiglieri scelti nelle persone di: Sig. Greco Giuseppe di Giuseppe Michele, Greco Vito di Giovanni e Pasquale Mancini (in seguito diventerà primo sindaco di Crispiano).

L’operato dei tre consiglieri assieme alla buona volontà del Sindaco di Taranto, Cav. Vincenzo Damasco, portarono in breve tempo a Crispiano la nomina della prima levatrice patentata, l’impianto del telefono, l’arredamento della sede comunale, la sistemazione delle strade e del cimitero e l’approvazione del progetto della nuova Chiesa Parrocchiale. La sola nomina dei tre consiglieri continuava comunque a rimanere stretta alla popolazione di Crispiano che, il 4 marzo 1900, per mezzo di un’ ampia petizione popolare, incaricò i Signori Greco Giuseppe e Greco Vito Modesto di rimetterla a S.M. il Re, affinché Crispiano venisse dichiarato Comune indipendente ai sensi dell’art. 115 della Legge Comunale e Provinciale in vigore.

Alla Domanda furono allegate le seguenti motivazioni : popolazione superiore a 4000 abitanti, mezzi sufficienti per sostenere le spese comunali, notevole distanza dalla città ed i difficili mezzi di comunicazione tra i due centri abitati. A queste numerose motivazioni furono aggiunte inoltre il certificato dell’Arciprete del 14 marzo 1900 che indicava i confini della giurisdizione della parrocchia e l’atto pubblico del Notaio Casavola di Montemesola del 4 marzo 1900 che accertava i confini della frazione e tutte le numerose masserie presenti al suo interno. Dopo l’espletamento delle pratiche il 9 marzo 1908 il Prefetto di Lecce convocò gli elettori della borgata e conseguentemente furono nominati Commissari Greco Vito di Giovanni, Ricci Francesco di Raffaele ed il Cav. Tarsia Paolo, mentre il 2 ottobre sempre dello stesso anno l’Ufficio del Genio civile della Provincia approvò la Planimetria del nuovo Comune.

A seguito di ciò il Consiglio e la Giunta di Taranto approvarono l’11 e il 13 ottobre 1913 il piano planimetrico, determinando definitivamente i confini del territorio del Comune di Crispiano. Il 14 novembre 1919 giunse a Crispiano il Regio decreto con il quale il territorio di Crispiano veniva definitivamente distaccato da Taranto. I crispianesi votarono per la prima volta il 24 ottobre 1920, affidando la guida del paese a Pasquale Mancini. Nel dicembre 1920 si insediò la prima Assise, nella cui circostanza il primo Sindaco di Crispiano Pasquale Mancini pronunciò un significativo discorso alla cittadinanza. Di seguito è doveroso citare una parte saliente ed importante di quel discorso : “Chiamato dalla vostra prima rappresentanza all’altra e non ambita carica di primo Magistrato cittadino e solo perché gli eletti del popolo hanno voluto dimostrare coi fatti che da nessuna ambizione sono stati spinti alla lotta, benché conosca le mie povere forza impari all’arduo compito affidatomi, nulla di meno mi sono piagato all’esigenze della presente situazione, per l’imprescindibile dovere, che deve sentire ogni cittadino nella vita di uomo pubblico”. Crispiano aveva finalmente raggiunto lo storico traguardo di Comune indipendente. Bibliografia: dagli scritti di Pasquale Mancini e Blandamura.

Crispiano terra di briganti – Periodo post unitario (1861-1863)

Il periodo storico immediatamente successivo l’unita d’Italia vide nascere in Puglia, così come in altre regioni del mezzogiorno, il fenomeno eversivo del brigantaggio. Il plebiscito del 21 ottobre 1860 mise per sempre fine al Regno delle Due Sicilie e al potere di Francesco II di Borbone e risaltò il vero intento dei Piemontesi che, consci della loro ormai consolidata vittoria, assunsero atteggiamenti da veri e propri conquistatori. Questa situazione fece sentire tranquilli i proprietari terrieri che, se da una parte erano consapevoli che il nuove regime avrebbe attuato un inasprimento fiscale, dall’altra si resero conto di come la redistribuzione dei terreni demaniali non sarebbe mai realmente avvenuta.

Nel mese di giugno del 1861 cominciarono così le prime sommosse da parte di contadini che rivendicavano la restituzione e la suddivisione dei demani e delle terre degli enti ecclesiastici facenti parte dei beni dello Stato, e che chiedevano si ponesse un freno allo strapotere dei galantuomini (ceto agrario-professionale), da sempre ostili ad ogni tipo di innovazione ed approfittatori dell’ignoranza della povera gente. Ad arroventare ancor di piu’ la situazione si aggiunsero l’introduzione della leva obbligatoria, la quale comprese anche ex componenti dell’ormai disciolto esercito borbonico, il proclama di Federico II di borbone che indicava lo straniero come la rovina del regno e le disastrose conseguenze di povertà e miseria apportate dall’abolizione dei dazi doganali, fino a quel momento importante strumento di protezione della delicata rete imprenditoriale meridionale dalle merci di produzione straniera.

La mescolanza di questi disagi socio-economici portò ad una vera e propria guerra dei “cafoni” contro i signori ed i loro protettori. I nuovi eroi diventarono i briganti: Sergente Romano, Crocco, Pizzichicchio, Laveneziana, Ninco Nanco, Coppolone, Nenna Nenna e molti altri ancora e, proprio il Sergente Romano fece del bosco Pianelle e delle campagne adiacenti i territori di Martina e Crispiano il nucleo di accentramento dei suoi seguaci. A seguito della sconfitta e della conseguente morte del Romano da parte del 10° reggimento di fanteria il 1 dicembre 1862, l’eredità fu raccolta da Cosimo Mazzeo, detto Pizzichicchio, il quale si fece promotore di delitti cruenti come quelli di: Padre Nicola Vinci, un sacerdote che da Massafra si recava alla masseria Vallenza; il fratello di Giovanni Pellegrini, detto Taccone; lo speziale (farmacista) Francesco Paolo Piccoli, che fu massacrato barbaramente. L’escalation di violenza verificatasi nei primi mesi del 1863 si allargò a macchia l’olio per mezzo di razzie, fucilazioni e arresti, finchè il nuovo generale dei Carabinieri Stefanelli decise di porre fine una volta per tutte a quello scempio.

Il Generale Stefanelli trovò l’uomo giusto nel Capitano Francesco Allisio, il quale costituì una colonna mobile formata da 29 carabinieri a piedi, 19 a cavallo, 31 cavalleggeri del reggimento Saluzzo e 14 guardie nazionali.Nel corso di una di queste operazioni (giugno 1863) la banda di Pizzichicchio fu intercettata e costretta a riparare presso la masseria Belmonte, a sud-est di Crispiano e in quel pianoro l´agile cavalleria prima attaccò, poi finse una ritirata e, subito dopo, tornò alla carica contro le schiere dei briganti.

Morti, feriti e semplici prigionieri furono portati a Taranto, ammassati su un lungo corteo di carri; giunti nei pressi del cimitero, i sopravvissuti furono anch´essi uccisi. Su 37 briganti soltanto 11 furono feriti e catturati vivi, mentre soltanto un cavalleggero riportò una ferita di una qualche entità. Ai cadaveri degli uccisi esposti in pubblico, si aggiunsero quelli dei prigionieri, passati per le armi senza misericordia. Il 25 agosto del 1863 la “Legge Pica” decretò il successo della lotta contro il brigantaggio, che però poté dirsi del tutto eradicato solo con l´estate del 1864, fatta eccezione per qualche atto vandalico compiuto da malfattori isolati.

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Visita Crispiano

Chiesa della Madonna della Neve

Dedicata a Santa Maria della Neve, è la Chiesa Madre e fu inaugurata nel 1900. La facciata superiore, con annessa torre dell’orologio, è di stile dorico mentre quella inferiore è di stile jonico. L’interno è a tre navate, con cupola e abside. L’altare maggiore è in marmo bianco di Carrara.Chiesa di San Francesco d’Assisi

Chiesa di San Francesco d’Assisi

Edificata nel 1894 per volontà dei cittadini crispianesi della Confraternita dell’Immacolata. Ha una pianta ottagonale ed è composta da un altare maggiore e sei minori laterali.

Chiesa vecchia di Santa Maria

Chiesa vecchia di Santa Maria

Risale al XIII secolo, come si evince dalla facciata di stile romanico, poi abbattuta e ricostruita nel XVII secolo. Presenta una pianta quadrangolare ed un altare tipico delle cappelle greche. Oggi utilizzata per alcune esposizioni storiche durante le principali manifestazioni cittadine.Cripta dell’Abbazia

Cripta dell’Abbazia di Santa Maria di Crispiano

Sorta tra l’XI e il XII secolo sul lato orientale del Vallone. La cripta è dedicata ai Santi Crispo e Crispiniano, ma di essa restano pochissime notizie storiche e documentali. Attualmente ospita un museo permanente dei Presepi.

Edifici

Masserie

Numerose le abitazioni rurali di questo tipo nelle campagne crispianesi, alcune delle quali anche fortificate. Tra le più importanti la Masseria Lupoli, con al suo interno un interessante Museo della Civiltà Contadina. Tra le masserie visitabili vi sono Quis ut Deus, Pilano, Mita, Monti del Duca, Le monache, Pizzica, San Domenico, Russoli, Francesca.Torre Mininni

Le Cento Masserie, unicità della Puglia

Nel cuore della Puglia, ai piedi della Murgia e a due passi dalla Valle d’Itria, vi è un meraviglioso paesaggio costellato da splendide masserie. E’ il famoso territorio de “Le cento masserie” di Crispiano, oggi riconosciuto come “Unicità” della Regione Puglia..

Paese dalle origini molto antiche, Crispiano è stato abitato fin dalla preistoria , come testimoniano numerosi reperti di epoca greca , tra cui un interessantissimo “corredo tombale” del IV secolo che costituisce uno dei pezzi più importanti dei famosi “Ori di Taranto” In un suggestivo percorso fra colline mediterranee e pianure ricoperte da imponenti ulivi secolari,chilometro dopo chilometro, si incontrano masserie la cui epoca di costruzione oscilla tra il XV e il XIX secolo e le cui varianti architettoniche spaziano dalle più piccole masserie rurali alle più imponenti strutture a corte chiusa con mura fortificate. Tra palazzi padronali e chiese affrescate, tra torri di vedetta e stalle nei trulli, tra ovili settecenteschi e frantoi ipogei, tra aie e corti delle feste, tra apiari e piccionaie in pietra, tra profonde cisterne scavate nella roccia e interminabili muri a secco …ogni masseria è uno scrigno di tesori.

Con l’ambizione di valorizzare questo caratteristico territorio, è nato nel 2007 il Consorzio “Le Cento Masserie” di Crispiano, che ha il compito di promuovere l’immenso patrimonio storico, artistico, paesaggistico, culturale ed eno-gastronomico di questa terra baciata dal sole.

Grazie ad un attento e scrupoloso recupero delle storiche masserie, che, tornando all’antico splendore di una volta, oggi vantano un’’offerta ricettiva in grado di soddisfare ogni esigenza, disponendo sia di lussuose camere dotate di ogni comfort, sia di più modeste ma graziose camere di campagna, in cui è possibile rilassarsi immersi nel verde e a contatto con la natura.

I turisti, accompagnati da guide turistiche specializzate, si incamminano tra una masseria e l’altra per ammirare meravigliose cappelle accuratamente affrescate,, siti archeologici che testimoniano la vicinanza con la capitale della Magna Grecia o più semplicemente, ambienti rurali in cui per secoli si è alternata la vita di poveri e nobili. Dalla cultura al benessere, dalla tradizione all’innovazione, dalla natura incontaminata alla tecnologia avanzata, da una enogastronomia di eccellenza ad una cucina succulenta… in un territorio a forte vocazione agricola che apre le porte ad un turista alla ricerca di vecchi sapori e di tradizioni gelosamente conservate dai massari, al fine di far conoscere un’area ricca di unicità, fuori dai consueti percorsi turistici tradizionali.

Torre Mininni

La costruzione fortificata fu iniziata nel 1891 e terminata nel 1897. Vista oggi come una rocca inaccessibile e misteriosa e, pertanto luogo della fantasia. Tutti i piani presentano facciate perfettamente simmetriche con tre vedute per lato, comunicanti da una scala con piccole crociere che presentano volte a spigolo. La volta del primo piano è dipinta con motivi paesaggistici vegetali e decorativi di gusto liberty, eseguiti nei primi decenni di quel secolo. La villa è circondata da un giardino sul versante nord; ai lati delle colonne sagomate ad ottagono, sono inglobati nel muro di cinta due corpi di fabbrica, di struttura quadrangolare, simmetrici e lineari, segnati da nicchie arcuate sui tre lati, corrispondenti a sinistra alla dimora del custode e a destra alla cappella, entrambe con volte a stella.Veduta della Torre di Cacace

Torre Cacace

Alta 30 metri, a pianta ottagonale, sormontata in origine da un albero di bastimento che ricordava le origini marinare della famiglia cui era dedicata, collocata a fianco dell’Asilo ”Amor Fraterno”. Si tratta in pratica del monumento funebre per Carlo Cacace, fondatore dell’omonima Ditta. Fu eretta attorno al 1873.Grotte di Crispiano, dette del “Vallone”

Territorio

Grotte del Vallone

Sorte come insediamenti rupestri dei monaci basiliani che, nell’XI secolo, in fuga dalle persecuzioni iconoclastiche, colonizzarono il territorio crispianese. Con lo sviluppo delle masserie furono abbandonate ma, nel 1900, con il loro ripopolamento da parte di braccianti, furono il presupposto per la fondazione della moderna Crispiano. Tra le grotte carsiche di cui è ricco il sottosuolo va ricordata la Grotta della Stinge, che si caratterizza per i colori tenui e le forme tondeggianti delle sue incrostazioni.

Musei

Nel Comune è presente il Museo della Civiltà Contadina, ubicato nell’antica torre della Masseria Lupoli, che si articola in nove sale tematiche.

Eventi

Festa patronale della Madonna della Neve

Si svolge il 5 agosto e prevede festeggiamenti religiosi e civili, con annesse luminarie e caratteristico spettacolo pirotecnico della mezzanotte in contrada Scriville.

Carnevale Estivo del Brigantino

Ora caduta in disuso, questa manifestazione si svolgeva nella seconda decade di luglio e prevedeva una sagra di prodotti tipici, con sfilate di carri allegorici e gruppi mascherati. Conosciuto anche come “Carnevale del Fegatino”, poiché tra le varie pietanze la facevano da padrona prelibati fegatini, cucinati in vari modi.

Presepe Vivente

Anche questa caduta in disuso, era una rappresentazione del Natale con un centinaio di figuranti dislocati nelle Grotte del Vallone. L’evento, che attraeva numerosi spettatori locali e non, era accompagnato da degustazioni di prodotti legati all’agricoltura e alla pastorizia. Il 6 gennaio, all’interno del Presepe, era prevista la rievocazione della Calata dei Magi.Festa Patronale del 5 agosto dedicata alla patrona Santa Maria della Neve

Passio Christi

Si svolge solitamente il sabato precedente alla Domenica delle Palme e consiste in una rappresentazione vivente e itinerante della Passione di Cristo, dall’Ultima Cena (Piazza San Francesco d’Assisi), passando per il processo (Piazza Madonna della Neve) fino alla Crocifissione con conseguente resurrezione (Grotte del Vallone). È organizzata dalla Parrocchia di San Francesco d’Assisi.

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