Auriga di Delfi

Rinvenuta negli scavi del santuario di Apollo a Delfi, faceva parte di una quadriga, commissionata da Polizelo (Polizelo di Dinomene), tiranno di Gela, forse per ricordare una vittoria ottenuta nella corsa con i carri, nel 478 o 474. Venne rinvenuta poiché sepolta da una caduta di massi dalle rupi Fedriadi nei pressi di dove era collocata. L’autore della statua è sconosciuto; l’ipotesi più probabile è che sia opera di Sotade di Tespie o di Pitagora di Reggio.

La statua era collocata su un carro trainato da cavalli, del quale si conservano solo pochi frammenti. Lo stato di conservazione è ottimo, anche se è mancante del braccio sinistro. Venne fusa a pezzi in bronzo spesso, perché più resistente all’esposizione alle intemperie, con rifiniture eseguite a freddo: col bulino e con applicazioni di argento per la benda (“tenia”), rame per le ciglia, pietra dura per gli occhi.

L’auriga veste un lungo chitone cinto in vita, pesante, scanalato, rigido quasi a costruire una colonna; nella mano destra tiene delle redini; il volto è leggermente rivolto a destra. Attorno al capo la tenia del vincitore, con decoro a meandro e incrostazioni di rame e argento. I capelli sono finemente disegnati, in riccioli che non alterano le dimensioni del capo. Lo sguardo è intenso e vivo, con la tensione competitiva appena leggibile, stemperata dall’atteggiamento sorvegliatamente misurato del corpo. I piedi sono resi con una naturalezza fresca e precisa, molto veristica: mostrano infatti i tendini tesi per lo sforzo appena compiuto.

Nessuna statua pervenutaci lontanamente rassomiglia all’auriga: solo alcuni esemplari ritrovati nella Magna Grecia similmente e sommariamente ci ricordano il modello di Delfi. È soprattutto nel volto che si concentra la singolarità di questo bronzo: legato alla bellezza ideale, dotato di tratti particolarissimi, è possibile che sia stato sviluppato a partire da un volto individuale. Nonostante la statua sia evidentemente legata ai moduli arcaici, essa è percorsa da un vigore innovativo. L’Auriga di Delfi come il celebre Cronide di Capo Artemisio sono da considerarsi appartenenti allo stile severo, sviluppatosi in Grecia tra il 480 e il 450 a.C.

FONTE @wikipedia

Villa Landi (Messina)

La villa castello Landi ad opera dell’architetto Carlo Falconieri dominava il Torrente Boccetta. Quest’ultima opera è tuttora esistente, sebbene alquanto rimaneggiato e soffocato da costruzioni di epoca recente e rappresenta forse la sua opera messinese più bella. Si tratta di una sorta di originale villa in stile neogotico di derivazione siculo-catalana, come egli stesso chiarisce…

Continua a leggere

Palazzo Reale a Portici (NA)

La reggia di Portici è un palazzo monumentale, sede della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e del Centro MUSA – Musei delle Scienze Agrarie. Essa è una dimora storica fatta costruire dal sovrano Carlo di Borbone come palazzo reale estivo per la dinastia dei Borbone di Napoli, prima della costruzione della più imponente reggia di Caserta. Insieme all’Orto…

Continua a leggere

Villa Faraggiana Albissola Marina SV

Edificata nella prima metà del XVIII secolo su commissione del nobile genovese Gerolamo Durazzo, Villa Faraggiana costituisce un cospicuo esempio settecentesco di dimora signorile ligure di villeggiatura. La Villa rimase di proprietà Durazzo fino al 1821, anno in cui fu venduta da Marcello Durazzo ai nobili liguri Faraggiana che si trasferiranno a Novara intorno alla metà…

Continua a leggere

Villa Larderia a Bagheria

Edificata nel 1752, nei pressi della Piazza del Duomo, da Letterio Moncada, Principe di Larderia,  ha la caratteristica composizione architettonica a tre bracci radiali a 120°, unico esempio nel palermitano di costruzione a pianta centrale.

Continua a leggere

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *