Lilium

NOME COMUNE: Lilium o Giglio

Lilium sono per antonomasia, definiti i fiori del matrimonio. Il matrimonio è sempre un giorno di festa ed i Lilium esprimono appieno il senso di purezza, gioia ed importanza che normalmente accompagnano questa giornata. Sono dei fiori perfetti per creare il bouquet per la sposa, gli addobbi per il pranzo e per la chiesa senza dimenticare i cesti e le composizioni per la casa.

Lilium

I colori disponibili sono molteplici, oltre al sempre classico bianco vi sono colorazioni molto adatte all’estate come il giallo, l’arancione chiaro ed il rosa.  Le composizioni sprigionano intensi profumi e grazie all’alto valore decorativo creano macchie di colore di sicuro effetto.

In inverno il Lilium secca totalmente, quindi non bisogna annaffiarlo, mentre in primavera, con l’arrivo delle prime foglie, si possono iniziare ad innaffiare i bulbi aspettando sempre che il terreno sia asciutto. Ogni 10 giorni poi, è bene aggiungere del concime all’acqua delle irrigazioni.

Finita la fioritura si tagliano a metà i fusti e si coltiva la pianta fino all’autunno. Il Lilium è molto decorativo se si pianta in gruppo, anche se non è in fiore. Una riproduzione veloce è quella di prendere i bulbilli cresciuti vicino al bulbo e alle foglie oppure dividere un bulbo in scaglie per poi sotterrare le stesse nel terreno umido. Dopo quattro anni sbocceranno i primi fiori.

Mentre con l’uso dei semi bisogna aspettare sei anni prima di ottenere una splendida fioritura. Il Lilium in vaso deve essere posizionato a metà fra ombra e sole, in quanto si rischia di far seccare la pianta. Dato che il Lilium è molto decorativo è bene piantare parecchi bulbi in un vaso. L’effetto finale sarà spettacolare. Ma si raccomanda di controllare la presenza di eventuali ristagni idrici o la troppa secchezza del terreno che dovrà essere drenato e possedere una buona dose di nutrienti.

Descrizione della pianta

Il mughetto (Convallaria majalis L.) è una pianta erbacea perenne, rizomatosa, appartenente alla famiglia delle Asparagaceae (precedentemente inclusa nelle Liliaceae). Alto fino a 20 cm e spontaneo nelle zone prealpine italiane. È diffuso in Europa, Nord America e Asia. Il nome Convallaria deriva dalla denominazione latina Lilium convallium o giglio delle convalli; viene chiamato volgarmente mugherinoconvallaria e fioraliso e presenta alcune varietà a fiore rosa.

Sebbene alcune fonti non mediche affermino che è altamente velenoso, non ci sono casi pubblicati di decessi dovuti all’uso di questa pianta nell’uomo, “la maggior parte delle esposizioni provoca una tossicità minima o nulla”. Recensioni su larga scala delle esposizioni al mughetto hanno riscontrato che poche persone manifestano sintomi e solo una piccola minoranza (0,3%) ha sviluppato sintomi gravi ma transitori.Mughetto

Questa pianta è velenosa in tutte le sue parti escluso il rizoma, a causa del suo contenuto in glicosidi cardioattivi tra cui la convallatossina che possiede attività cardiocinetica 10 volte superiore a quella della digitossina: di conseguenza se ne sconsiglia l’uso senza il consiglio del medico; può avere azione emetica (stimolante il vomito), purgativa drastica e cardiotossica. Per uso topico l’infuso serve per lavaggi auricolari mentre il solo rizoma, essiccato e ridotto in polvere, ha un effetto starnutatorio.

Willaerla, Glechoma hederacea

Apprezzata già nella storia, in particolar modo da Galeno che la usava per lenire le infiammazioni agli occhi. Nel 1500 questa pianta era utilizzata per curare ferite e piaghe e come rimedio per combattere la pazzia. Nell’ottocento i ricercatori confermarono le sue proprietà diuretiche ed espettoranti. Fa parte, insieme ad altre piante, della composizione del…

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Crespino

L’albero può arrivare ad un’altezza di quasi tre metri ed ha radici sia interne che esterne: le radici esterne hanno un colore molto scuro mentre le radici interne sono di colore giallo. I suoi rami sono rivestiti di spine e le foglie, dalla superficie lucida, hanno una forma ellittica. I frutti del crespino sono delle…

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Cardo Mariano, Silybum marianum

Secondo la storia popolare, le macchie biancastre sulle foglie sarebbero rimaste dalle gocce di latte cadute dal seno di Maria durante la fuga in Egitto, da cui il nome “mariano”. Andrea Mattioli nel 1554 descrisse le proprietà colagoghe e diuretiche di questa pianta e nel 1800 cominciò ad essere usata per le sue proprietà antiemorragiche…

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