Architettura del Quattrocento – LEON BATTISTA ALBERTI
Leon Battista Alberti, nato a Genova nel 1406, figlio di un esule fiorentino, vive e lavora soprattutto a Roma, dove approfondisce la sua conoscenza delle antichità classiche. A Firenze, conosce e apprezza l’opera del Brunelleschi.
Letterato, teorico dell’arte e artista, Alberti incarna l’ideale dell’Uomo-Artista rinascimentale, il cui operare si fonda sulla cultura e sulla teoria: l’arte viene innalzata al rango delle arti liberali e la figura dell’artista viene distinta da quella dell’artigiano. Per Alberti ciò che importa è l’idea: pertanto si disinteressa, a differenza del Brunelleschi, dei problemi tecnici e dell’esecuzionemateriale delle opere, che affida ad altri. Nelle sue tre opere teoriche, l’Alberti espone in modo sistematico il suo pensiero definendo le basi teoriche e ideologiche dell’arte Rinascimentale.
- De Pictura (1436) dà un assetto sistematico alle teorie prospetticvhe del Brunelleschi
- De re aedificatoria (1452), ispirandosi a Vitruvio, sottoline l’importanza degli studi matematici, filosofici o archeologici per la comprensione dei problemi architettonici, affermando che l’armonia della composizione risiede nella concordanza delle parti.
- De Statua, si occupa della scultura, completando la sua sistematica trattazione delle arti visive
Produzione architettonica dell’Alberti
Tempio Malatestiano a Rimini
Il Tempio malatestiano è un sogno bruscamente interrotto. Il sogno di Sigismondo Pandolfo Malatesta di avere fama eterna. Il signore di Rimini iniziò ad avere interessi di ripristino della duecentesca chiesa di San Francesco a partire dal 1447, anno nel quale iniziarono i lavori per la creazione di due cappelle gentilizie dedicate a lui e alla sua amante (poi sposa), Isabella degli Atti.
Gli interventi furono ampliati per ingraziarsi il favore divino durante la Guerra Italica, gloriosamente vinta dal Malatesta nel 1448. Da allora Sigismondo decise di trasformare l’intera chiesa in un tempio personale.
I rimaneggiamenti interni causarono ben presto gravi lesioni strutturali e mossero il mecenate riminese a chiamare in soccorso il teorico architetto Leon Battista Alberti (1450). Questi progettò per l’esterno un vero e proprio involucro, che inglobasse, censurandola, la chiesa gotica originaria. Ispirato dalle architetture romane, tra cui l’arco e il ponte di Rimini, l’Alberti pensò alla facciata come una grande entrata trionfale e le parti laterali come solenni arcate cieche, nelle quali inserire i sepolcri degli uomini illustri legati alla corte. La parte che fu ultimata, però, era stata ideata non altro che come il lungo atrio del vero e proprio Templum. La medaglia di Matteo de’ Pasti, conservata al Museo della città, descrive infatti con precisione, non solo il completamento della facciata, ma anche la monumentale rotonda cupolata all’estremità Est della chiesa, vero fulcro dell’intero edificio.
Con la caduta di Sigismondo, dovuta alla scomunica inflittagli da papa Pio II (1460), il cantiere del tempio andò via via rallentando fino ad arrestarsi definitivamente. Il sogno dell’ambizioso condottiero fu bruscamente interrotto. La struttura venne ultima nel corso dei secoli, subendo drastiche modifiche rispetto al progetto originario.
Nelle ultime cappelle settecentesche, ai lati dell’abside, si conservano opere di altissimo valore. In quella sinistra si trova la grande pala del Vasari con San Francesco che riceve le Stigmate (1548), opera commissionata dalla famiglia Marcheselli per decorare l’altare maggiore; mentre in quella destra si ammira il capolavoro di Piero della Francesca Sigismondo Pandolfo Malatesta davanti a San Sigismondo (1451), ennesima autocelebrazione malatestiana tra devozione religiosa e politica encomiastica. Infine, nella spoglia abside, ricostruita dopo i rovinosi bombardamenti del 1943/44, spicca lo splendido Crocifisso di Giotto del 1299.
Palazzo Rucellai
Alberti realizzò un capolavoro di stile e sobrietà, e si dice che progettò questo palazzo quasi come illustrazione del suo manuale De Re Aedificatoria (Sull’architettura) del 1452, dove si spiega che l’architettura deve imporsi più per il prestigio delle proporzioni che per la dimostrazione di bellezza e fasto: in questo senso il Palazzo può essere considerato come il primo esempio di tentativo coerente nel sintetizzare norme pratiche e teoriche, come è evidente nell’uso dei tre ordini classici sulla facciata. Il Rossellino non si limitò a mettere in opera i lavori, ma apportò un aumento delle dimensioni originarie.
Il palazzo appartiene tuttora alla famiglia Rucellai. Negli anni novanta ha ospitato il Museo di Storia della Fotografia Fratelli Alinari.
Facciata con tre ordini di lesene (doriche, ioniche e corinzie), separati da cornici profilate; l’elegante bugnato piatto vuole manifestare gusto e cultura più che ostentare forza, così come i rustici. L’esecuzione fu affidata a Bernardo Rossellino (1450 ca.);
Facciata di Santa Maria Novella
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