Cortona
Arezzo TOSCANA

Borghi d’Italia

L’arrivo a Cortona (m 494 slm) dal fondovalle permette di valutarne a pieno l’impianto urbanistico, disposto sul versante del rilievo montuoso che divide la Valdichiana dalla valle del Tevere; inoltre l’ampiezza della cinta muraria, che termina con la fortezza del Girifalco, e la compatezza del tessuto abitato, in pietra biancheggiante, rivelano l’importante ruolo svolto dalla città fin da epoca etrusca.

In tale periodo l’ubicazione e l’ampiezza della città (corrispondente in gran parte all’attuale) erano certamente da mettere in relazione alla situazione economica e produttiva e all’organizzazione viaria della Valdichiana: la valle risultava coltivata e per essa passavano l’importante asse viario congiungente Arezzo con Perugia e l’itinerario che univa la Valtiberina con Siena; all’incrocio dei due assi si trovava appunto Cortona.

LE ORIGINI

Sorta in un’epoca non antecedente il V secolo a.C., Cortona raggiunse il massimo della floridezza al momento finale della civiltà Etrusca. Alla fine del IV secolo entrò nell’alleanza romana e vi si mantenne anche durante le guerre annibaliche e le lotte sociali. Passata sotto il dominio Longobardo, bisogna arrivare all’XI secolo per ritrovarne notizie certe; infatti superate le lotte tra i feudatari della valle, si assiste ad una riorganizzazione cittadina testimoniata, oltre che dalla creazione di leggi e di istituzioni di governo, dalle vittorie conseguite da Cortona sui Perugini (1046) e sugli Aretini (1065) che vedevano nella ripresa della città un pericoloso ostacolo ai propri disegni di espansione in Valdichiana.

Non è possibile definire con certezza l’impianto urbano di questo monumento, ma è pensabile che all’interno della grande cerchia muraria etrusca, il tessuto abitato fosse concentrato in prossimità dei tracciati viari delle attuali Via Nazionale – Via Roma, via Guelfa – via Dardano, e via Ghibellina – via Berrettini, intersecantisi nella piazza della Repubblica. Questi assi costituiscono l’ossatura portante dell’impianto urbano a partire dal XII secolo, segnano la divisione della città in “terzi”, e riproducono all’interno dell’abitato, quelle che sono le principali direttrici di collegamento con il territorio.

Ma la più definitiva configurazione dell’abitato è certamente del XIII secolo, in concomitanza della piena affermazione del libero Comune e dell’indiopendenza della città.

Nel 1241 risulta già esistente il Palazzo Comunale; nel 1245 il Consiglio del Comune dona a frate Elia, francescano, la “località detta Bagno della Regina nella porta San Cristoforo”, col terreno per edificare la chiesa di San Francesco; intorno al 1250 è costruito anche il Palazzo del Popolo. Negli stessi anni fu collocata nella piazza del Comune una fonte (distrutta nel 1530) simile a quella della piazza di Perugia.

Nel 1248, infine, per migliorare le comunicazioni della parte più elevata della città, si aprì fra le Porta Montanina e San Giorgio (oggi chiusa) una strada detta di Monte Ticcio, lungo la quale sorsero case esenti dai pesi pubblici. Un’altra prova della raggiunta affermazione della cittàè poi la costruzione della cinta muraria intorno al sobborgo di San Vincenzo.

Intorno alla metà del secolo, le pretese del Vescovo di Arezzo sopra Cortona, unite alle mai sopite mire del Comune Aretino, scatenano una serie di attacchi sulla città che, rimasta Ghibellina, si trovo a dover far fronte ai Guelfi Aretini. Nella notte fra l’uno ed il due febbraio 1258 gli Aretini invadono Cortona, entrando dalla porta Ghibellina, opportunamente aperta da alcuni complici cortonesi, e costringono i ghibellini a rifugiarsi verso il lago Trasimeno.

La città subì innumerevoli danni: case, torri, mura furono diroccate, e anche i conventi e i luoghi sacri subirono gravi distruzioni.

I cortonesi fuoriusciti si raccolsero a Castiglione Chiusino, dove ottennero da Perugia il permesso di abitare in attesa di condizioni favorevoli al loro rientro in patria. E le condizioni si presentarono quando, dopo la battaglia di Montaperti, i guelfi di Toscana si trovarono sconfitti. Il 25 aprile 1261 i fuoriusciti cortonesi, con l’appoggio della ghibellina SIena, rientrarono in città, guidati da Uguccio Casali il quale, dopo un assedio durato cinquantaquattro giorni, costrinse gli Aretini, asserragliati nel forte del Torrione, a capitolare.

Dopo questi anni, anche durante il permanere dei conflitti tra guelfi e ghibellini, Arezzo e Cortona, pure di parte avversa, rimasero in pace; anche i conflitti interni ai gruppi cittadini, per il governo del Comune e le rivolte del contado, non rimisero in discussione la pacificazione con Arezzo.

L’ascesa dei popolari nel 1319 determinò la nascita di un governo che durò fino al 1323, anno in cui Ranieri Casali fu nominato Signore di Cortona

La Signoria dei Casali

Un’altro avvenimento importante per Cortona fu poi la sua elevazione a “città” a seguito dell’istituzione della diocesi, separata da quella aretina, nel 1325. La contemporaneità fra la creazione della diocesi cortonese, la elevazioone a “città” e la presa del potere da parte dei Casali segna una svolta sia nella situazione politica che in relazione al ruolo assunto dal centro anche nei riguardi delle città vicine.

La Signoria dei Casali durò ottant’anni, durante i quali la città riuscì a mantenere il ruolo di centro egemone della Valdichiana e a salvaguardia in parte l’autonomia del proprio territorio di fronte ad Arezzo, Siena, Perugia, e poi FIrenze. Il biennio 1357-58 risultò decisivo per le sorti della città perchè di fronte all’appoggio dato da Siena durante l’assedio subito ad opera dei Perugini, Bartolomeo Casale si sottomise volontariamente alla Repubblica di SIena per trentacinque anni.

Il decadere però della Repubblica Senese in seguito alla sua entrata nell’orbita viscontea non offrì più una sicura difesa contro i Fiorentini, motivo questo che indusse il Signore di Cortona a stipulare con loro un trattato che sottometteva di fatto la città a Firenze. Quando il Re di Napoli Ladislao mosse verso la Toscana e, dopo aver ottenuto l’appoggio di Siena, si volse verso Arezzo e Cortona, questa gli si consegnò (1409); e così ebbe fine il dominio della famiglia Casali. I successivi trattati tra Firenze e il Re di Napoli portarono alla vendita di Cortona ai Fiornetini per 60000 fiorini.

IL DOMINIO FIORENTINO

Firenze si preoccupò subito di dare un nuovo ordinamento al Comune di Cortona, tradotto nelle riforme statutarie del 1411. Gli interventi edilizi in città erano soprattutto orientati a un miglioramento delle condizioni abitative e del decoro urbano; case e torri trecentesche vengono accorpate ed unificate per costruire nuovi palazzi di residenza; viene riedificato il Palazzo dei Priori ceh minacciava rovina.

Un’altra serie di interventi riguardava il controllo delle acque necessaria alla vita cittadina; gli acquedotti, già restaurati nel 1435, furono sistemati nel 1505, dopo le ricognizioni e i disegni di Giuliano da Sangallo (1501). Inoltre nel 1514 per comodità degli abitanti del Poggio il Comune ordinò la costruzione di un “ampio e gran pozzo” nel luogo detto Casalini. E furono pure rinnovati gli ordini della nettezza della città e sulla manutenzione delle vie pubbliche.

Nel 1456 prendono il via i lavori per la costruzione della cattedrale, sull’antica pieve di S.Maria, secondo modelli e stilemi del Quattrocento fiorentino, forse confrontabili con quelli di Giuliano da Sangallo (la Cattedrale vi sarà trasferita nel 1508). E quindici anni prima, dopo la riunificazione dei vari luoghi pii, era stato fondato l’Ospedale della Misericordia, destinato all’assistenza dei poveri e dei bisognosi. La sua ubicazione, in prossimità della Piazza principale, rende evidente come nel corso del XV secolo si siano andate definendo specifiche forme d’uso delle varie parti della città. Si configura infatti un sistema che passando dall’attuale Piazza della Repubblica a Piazza Signorelli e a Piazza del Duomo, contiene ben articolate e distinte le funzioni del governo politico-religioso cittadino; il nodo dell’Ospedale prossimo a San Francesco, coordina l’organizzazione dell’assistenza; l’area del Poggio (nella parte alta orientale) era sempre stata indicata come luogo della localizzazione delle attività artigianali; e infine lungo gli assi viari principali si trovano le residenze private dei gruppi dirigenti, che verranno impegnate nel Cinquecento da un complessivo rinnovamento almeno nella qualità dell’immagine, se non nella localizzazione.

Fra gli artisti è presente in Cortona Luca Signorelli, mentre dopo il 1480 l’architetto senese Francesco di Giorgio Martini costruisce fuori della città il Santuario della Madonna delle Grazie al Calcinaio.

La compresenza di questi artisti può fornire una ulteriore testimonianza non solo della ricchezza culturale della città ma anche dell’interesse dei gruppi cittadini egemoniad adeguarsi ai modelli più avanzati del mondo artistico contemporaneo.

Ciò è senz’altro indice del mantenimento, da parte di Cortona, di una certa preminenza culturale rispetto agli altri centri della Valdichiana. Tra la fine del Quattrocento e i primi decennio del Cinquecento , in concomitanza con le vicende fiorentine, Cortona conosce un brevissimo nuovo periodo di avvicinamento alla Repubblica di Siena; ma, rientrati i Medici in Firenze (1512), la città ritorna nella vecchia orbita e durante la guerra del 1529-30 è assediata dalle truppe dell’Orange in marcia verso Firenze. Solo in cambio di pesanti clausolepuò essere risparmiata dai saccheggi, ma tra l’altro deve subire l’atterramento dei borghi extramurali di San Vincenzo, S. Domenico e S. Maria.

Con lo stabilirsi del governo di Cosimo I Medici e fino all’assoggetamento di Siena (1555) Cortona assunse una rilevante importanza militare che si materializzò nella costruzione, sui resti della rocca medievale, della nuova fortezza medicea del Girofalco (1549) su progetto di Gabrio Serbelloni e di Francesco Laparelli. All’interno del tessuto cittadino si verifica negli stessi anni un fatto saliente: la demolizione della fontana di piazza e la vendita dell’area da essa occupata, area su cui vengono eseguite alcune costruzioni che riducono la piazza nella forma attuale.

A partire dalla seconda metà del Cinquecento Cortona è sede di Capitanato e ha titolo e prerogativa di città; a questa data si registra un nuovo vigore nell’attività edilizia, forse anche in rapporto al rinnovato interesse fiorentino per la Valdichiana. In questo periodo, di conseguenza, entrano nelle dimore della maggiori famiglie e nelle edificazioni religiose il gusto e i modelli del manierismo fiorentino.

Del resto la presenza di Giorgio Vasari (1554) nella costruzione del Santuario di S. Maria Nuova aveva certamente incentivato la diffusione di questi temi architettonici. E così molti palazzi vengono rimodellati nelle facciate, molte case si unificano e si trasformano in palazzi, soprattutto lungo le principali strade cittadine (via Nazionale, via Maffei, via S. Marco, via Guelfa).

Queste iniziative edilizie di ammodernamento continuarono anche nel secolo seguente: per esempio, nel 1613 fu completamente ricostruito il fronte dell’antico Palazzo Pretorio, a opera dell’architetto Filippo Berrettini, al quale si devono anche le chiese dello Spirito Santo e di S. Filippo. Ma verso la fine del secolo la città si avvia verso un progressivo processo di emarginazione.

Santuario della Madonna delle Grazie al Calcinaio! Sullo sfondo la Valdichiana

Dal Settecento ai tempi moderni

Con l’inizio dei lavori di bonifica della Valdichiana, Cortona conoscerà – diversamente da quanto si potrebbe credere – anni di tensione e di travagli interni. In sostanza la nobiltà terriera locale vide nelle bonifiche un pericolo per i privilegi acquisiti nel tempo, e vi si oppose violentemente. In questo stato di indebolimento politico, che neanche le riforme Leopoldine riuscirono a modificare, pochi sono nel corso del XVIII secolo gli interventi nel tessuto urbano e per lo più limitati all’edilizia privata (palazzo Ferretti 1730). Importante è però la costruzione del Seminario (1760-70) sull’attuale piazza Trento e Trieste.

Con l’inizio dell’800 la situazione economica sembre migliorare; i lavori nella valle si avviano a compimento e anche la viabilità viene riadattata a nuove esigenze di collegamento e trasporto; il congiungimento con il piano, tramite l’odierna strada di circonvallazione, costituisce un’altro motivo di vitalità per la città. Così a poco a poco, si attua un adeguamento delle funzioni urbane alle nuove esigenze; il decoro della città borghese, si manifesta in maniera quasi emblematica nella sistemazione del Palazzo Comunale, ampiamente rifatto nella facciata e nell’ampia scalinata, nella costruzione delle logge del grano (1855) e del Teatro Signorelli (1857) sul luogo dell’antica chiesa di S. Andrea.

Mentre si convalida così il permanere del ruolo centrale della piazza, gli edifici che la circondano sono rimodellati secondo l’immagine espressa dalla borghesia cittadina, e il nuovo volto si sovrappone ai significati e alle presenze esistenti.

L’intervento ottocentesco ha poi, la sua evidenza nel Santuario di S. Margherita (1856-97) e nel “passeggio” pubblico, fuori delle mura nei pressi di S. Domenico, realizzato alla fine del XIX secolo.

ITINERARIO DI VISITA

VI consigliamo di entrare da Piazza Garibaldi, passando le mura in corrispondenza dell’antica Porta San Domenico. La strada (via Nazionale), detta anche “ruga piana” per il suo andamento piuttosto pianeggiante, conduce direttamente alla Piazza della Repubblica ove sono concentrati il Palazzo Comunale (1241), di forme medievali abbondantemente manomesse alla fine dell’800, e il Palazzo del Capitano del Popolo, eretto nel XII secolo e trasformato dopo il 1514

Sul lato destro del Palazzo Comunale, una breve via porta a Piazza Signorelli, dominata dal grandioso Palazzo Pretorio, eretto nel XIII secolo. Il fronte verso la piazza è il risultato dell’intervento di Filippo Berrettini (1608), mentre il fianco verso via Casali mantiene le caratteristiche dell’architettura duecentesca. Oggi il Palazzo è sede del Museo dell’Accademia Etrusca, della stessa Accademia, della Biblioteca e dell’Archivio Comunale.

Sull’altro lato di via Casali si trova il Teatro Signorelli, cui sono anteposte le Logge del Grano, ambedue interventi ottocenteschi.

Percorsa via Casali, si arriva in Piazza del Duomo, che termina sulle mura, verso valle. Proprio tangente alle mura sorge il Duomo, edificato sull’Antica Pieve di S. Maria, in forme del Rinascimento fiorentino, forse della scuola di Giuliano da Sangallo, ma con rimaneggiamenti successivi. Sul lato destro si apre un porticato cinquecentesco, manomesso nell’Ottocento, quando fu eseguita la galleriasuperiore e le primitive colonne furono trasformate in pilastri.

DI fronte si trova l’ex chiesa del Gesù, costituita di due chiese sovrapposte (1498-1505), oggi sede del Museo Diocesano, importante soprattutto per le opere del Beato Angelico e di Luca Signorelli.

Imboccando la via del Gesù sul fianco della chiesa, si entra in via Iannelli che conserva le caratteristichedell’edilizia trecentesca, con edifici in pietra di ridotte dimensioni, corredati di sporti lignei, secondo una consuetudine conservata sino al XVI secolo. Alla fine di via Iannelli si giunge in via Roma, nei pressi della Porta di S. Maria, che conduce direttamente alla Piazza della Repubblica.

Da qui imboccate la via Guelfa fino alla porta S. Agostino (sul lato sudoccidentale della città) e anche la via ghibellina fino alla cinta di mura dove si apriva l’omonima porta. Insieme alla via Nazionale già percorsa, l’una e l’altra di tali vie, sulle quali si affaccia un’edilizia con abbondanti tracce medievali, cui si sovrappongono interventi cinquecenteschi, rapresentano gli assi portanti della struttura cittadina, e vi proiettano le principali direttrici di collegamento col territorio: anche il percorso Croce al Travaglio-via Dardano fino a porta Colonia (sul lato settentrionale della città), si colloca in questo quadro e lo completa.

Lungo la via Dardano si riconoscono numerose case e palazzi trecenteschi, in cui è presente la cosiddetta “Porta del Morto”. Usciti da porta Colonia, si può arrivare alla Collegiata di S. Maria Nuova, nella quale operò l’architetto Giorgio Vasari (1554).

Tornati nuovamente in Piazza della Repubblica, lasciandosi alle spalle il Palazzo del Capitano del Popolo, si sale per via Santucci alla duecentesca chiesa di S. Francesco, dovuta a frate Elia (ma rimaneggiata nel Seicento; notare l’originario, grande portale), e all’Ospedale della Misericordia, fondato nel 1441.

Sulla via Maffei, si trovano numerosi palazzi e palazzetti modellati in forme cinquecentesche, sui prototipi Sangalleschi. Da piazza S. Francesco si sale, per via Berrettini (al n.33 casa di Berrettini), alla Piazza della Pescaia, nel cuore del rione chiamato il Poggio. Proseguendo, in rapidissima salita, si arriva alla Chiesa di S. Cristoforo, vicino alla quale è la Porta Montanina.

Se si continua a salire si arriva dopo un ripido tratto al Santuario di Santa Margherita (1856-97). Poco sopra il santuario si distende la Fortezza Medicea, che culmina a m. 651.

Si può tornare al centro della città per via Santa Margherita, fiancheggiata nel primo tratto da quattordici edicole in pietra contenenti mosaici eseguiti da Gino Severini (1945-46) per la Via Crucis; si perviene poi alla murata Porta Berarda.Scendendo verso Camuciasi può fare una prima deviazione per visitare la Tanella di Pitagora, la famosa tomba etrusca a ipogeo.

Oltre la metà della discesa, deviando a sinistra, si arriva al Santuario di Santa Maria delle Grazie al Calcinaio. La chiesa, di eleganti forme rinascimentali, è opera dell’Architetto senese Francesco di Giorgio MArtini; realizzata a partire dal 1485 e ulitmata nel 1513, ha pianta centrale e un semplice esterno a due ordini, sormontato da un’alta cupola. Può essere considerato uno dei primi esempi di Santuari extraurbani che nel Cinquecento e Seicento ebbero vasta diffusione

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