Bracciano

Borghi d’Italia

Bracciano è situato sulla sponda occidentale dell’antico Lacus Sabatinus, a circa 40 km da Roma. Il suo territorio, abitato fin da epoca etrusca, possiede alcuni interessanti siti archeologici, tra i quali i maggiori sono le terme apollinari di Vicarello, di età romana, e la chiesa di S. Liberato, sorta sui resti di una città romana, le cui origini risalgono al IX secolo.

La storia di Bracciano, che ha origini medievali, può essere ripercorsa attraverso una visita allo splendido castello Orsini Odescalchi, costruito tra il 1470 ed il 1490 circa dagli Orsini, che erano in quel periodo una delle più importanti e potenti famiglie nobiliari romane, ed all’interessante Museo Civico, dove sono esposti reperti che vanno dall’epoca etrusca fino all’Ottocento.

Il piccolo centro storico del paese, arroccato sulla collina, offre la possibilità di piacevoli passeggiate a piedi; camminando per i suoi pittoreschi vicoli, con il silenzio rotto solamente dal rumore dei propri passi, ci si dimentica della modernità. Uno dei bastioni della antica cinta fortificata, il Belvedere della Sentinella, è oggi un piacevole luogo di sosta ed incontro dal quale si gode un meraviglioso panorama sulla campagna circostante e sul lago.

MONUMENTI DA VISITARE

La storia di Bracciano, che ha origini medievali, può essere ripercorsa attraverso una visita allo splendido castello Orsini Odescalchi, costruito tra il 1470 ed il 1490 circa dagli Orsini, che erano in quel periodo una delle più importanti e potenti famiglie nobiliari romane, ed all’interessante Museo Civico, dove sono esposti reperti che vanno dall’epoca etrusca fino all’Ottocento.

Il piccolo centro storico del paese, arroccato sulla collina, offre la possibilità di piacevoli passeggiate a piedi; camminando per i suoi pittoreschi vicoli, con il silenzio rotto solamente dal rumore dei propri passi, ci si dimentica della modernità. Uno dei bastioni della antica cinta fortificata, il Belvedere della Sentinella, è oggi un piacevole luogo di sosta ed incontro dal quale si gode un meraviglioso panorama sulla campagna circostante e sul lago.

Il piccolo centro storico del paese, arroccato sulla collina, offre la possibilità di piacevoli passeggiate a piedi; camminando per i suoi pittoreschi vicoli, con il silenzio rotto solamente dal rumore dei propri passi, ci si dimentica della modernità. Uno dei bastioni della antica cinta fortificata, il Belvedere della Sentinella, è oggi un piacevole luogo di sosta ed incontro dal quale si gode un meraviglioso panorama sulla campagna circostante e sul lago.

ACQUEDOTTO ED ANTICHI OPIFICI

Le antiche attività industriali di Bracciano sono legate alla costruzione di acquedotti che fornivano, attraverso pale ad acqua, la forza motrice necessaria alle macchine.

Entrambe le famiglie che hanno posseduto Bracciano hanno dato il loro contributo all’implementazione di queste attività.

Gli Orsini

Il primo acquedotto di Bracciano fu costruito intorno al 1578 per volontà di Paolo Giordano I Orsini, che volle impiantare a Bracciano la lavorazione del ferro. Sulle sorgenti dell’acquedotto, situate nel bosco di Manziana e sfruttate fin da epoca romana, fu edificata una cappella intitolata a Santa Maria della Fiora di cui rimangono interessanti tracce; la cappella sorge su preesistenze romane.

L’acquedotto di Paolo Giordano, oltre a fornire forza motrice alle macchine degli opifici, alimentava una fontana in paese; in cambio della concessione dell’acqua la comunità si impegnò a versare al duca Orsini 350 rubbia di grano per cinque anni.

Paolo Giordano II, nipote del primo, sposò nel 1620 Isabella Appiani, principessa di Piombino: ciò dette grande impulso all’industria del ferro, alimentata dalle miniere dell’Elba di proprietà della principessa.

Nel 1696, quando Bracciano fu acquistata dagli Odescalchi, gli opifici non smisero la loro produzione.

Gli Odescalchi

Livio I Odescalchi (1658-1713)  decise di implementare l’industria del ferro a Bracciano. Egli fece costruire un nuovo acquedotto, ma fu il suo successore Baldassarre a far costruire gli opifici. Il nuovo acquedotto dava forza motrice alla cartiera, a sei ferriere e a due mole, una a grano ed una ad olio. La mappa dell’acquedotto con i suoi opifici è esposta nella sala dedicata alla comunità.

L’acquedotto, lungo circa 7 km e parzialmente interrato, fu costruito su progetto dell’architetto Carlo Buratti tra il 1700 ed il 1710. Per accorciare i tempi di costruzione il lavoro fu affidato a più squadre di manovali che lavoravano contemporaneamente su tratti diversi. Dalla metà del Settecento si trovano contratti di affitto relativi a cinque ferriere: il duca infatti gestiva direttamente la prima, ove era situato il forno del ferraccio, imponendo agli affittuari l’acquisto di diverse centinaia di libbre del ferro di sua produzione.

La cartiera di Bracciano era una delle più rinomate dello Stato Pontificio: vi si produceva solo carta di qualità utilizzando le più avanzate tecnologie del tempo.

Nel 1803 gli Odescalchi vendettero il territorio di Bracciano alla famiglia Torlonia con la possibilità, stabilita contrattualmente, di poterlo ricomprare: ciò accadde nel 1848. La produzione del ferro e della carta cessò durante la proprietà Torlonia. Ciò è imputabile, verosimilmente, anche alla disponibilità di nuove tecnologie, che avrebbero imposto il completo rinnovo delle macchine con costi certamente elevati.

Sono ancora visibili tratti dell’acquedotto antico (notevoli i cosiddetti “archi di Boccalupo” nella campagna fra Bracciano e Manziana) ed uno degli edifici che conteneva una ferriera, dove è conservato un maglio settecentesco. In una delle ferriere, trasformata in lavatoio nel corso dell’Ottocento, il Comune ha ricavato un piccolo auditorium.

Borgo storico

Le origini dell’abitato di Bracciano risalgono, probabilmente, al nono-decimo secolo, quando alcuni nobili costruirono in questo territorio castelli per difende le popolazioni dalle invasioni saracene, diventando di fatto signori dei borghi che andavano formandosi.Borgo medievale

Dalla fine dell’undicesimo secolo il territorio di Bracciano fu proprietà della famiglia dei Prefetti di Vico, che costruì la propria rocca fortificata sulla cima della collina di S. Giacomo, inglobando la torre già esistente.

All’interno della cinta muraria medievale, ancora visibile su via Fioravanti, si sviluppò un insediamento a conchiglia, con la strada principale che dalla rocca scendeva fino al lago; qui passava un ramo secondario della via Clodia, che assicurava i collegamenti con Roma e l’alto Lazio.

Nella prima metà del XV secolo Bracciano venne in possesso della famiglia Orsini che, tra il 1470 ed il 1490, trasformò la rocca prefettesca nell’at­tuale castello; nello stesso periodo il paese fu dotato di una nuova cinta muraria, ancora in gran parte esistente, costruita secondo le più moderne teorie militari del tempo.

All’interno della nuova cinta muraria fu compreso il convento di S. Maria Novella (che al tempo della sua fondazione, nel 1436, era situato “fuori porta”), entro il quale si trovano oggi il Museo Civico e l’Archivio Storico Comunale. Nel 1496, in occasione dell’assedio del bor­go da parte delle truppe di Papa Alessandro VI, fu edificato sulle mura un nuovo bastione, oggi chiamato “la Sentinella”, che rappresenta uno dei luoghi più belli del centro storico, dal quale è possibile ammirare il paesaggio del lago e dei boschi che circondano Bracciano.

Nel nuovo sistema di mura si sviluppò il paese nel corso del ‘500; vi si accedeva mediante due ponti levatoi, uno dei quali posto a ridosso del convento di Santa Maria Novella.

Torrioncino della Sentinella
Nel 1560, In seguito al matrimonio di Paolo Giordano I Orsini con Isabella De Medici, figlia di Cosimo I, Bracciano fu elevato a ducato. Grazie alla disponibilità di nuove risorse economiche Paolo Giordano poté impiantare alcune attività produttive che potenziarono lo sviluppo del paese: la lavorazione del ferro e dello zolfo, l’arte tipografica, la lavora­zione degli arazzi. Per dare forza motrice ai suoi opifici il duca fece costruire un nuovo acquedotto che dalle sorgenti della Fiora, presso il Bosco di Manziana, portava l’acqua in paese alimentando, anche, una delle prime fontane pubbliche. Conseguenza dello sviluppo economico del paese fu l’aumento demografico: nel 1575 viveva nel territorio di Bracciano una popolazione di circa 700 famiglie. Entro i primi anni del ‘600 si saturò il perimetro delle fortificazioni rinascimentali, tanto che nel 1619 il Palazzo Comunale, che ancora oggi assolve alla sua funzione, fu costruito in un’area fuori porta (l’attuale piazza IV Novembre).

Nel 1696 il ducato passò di proprietà alla famiglia Odescalchi.

Durante il ‘700 questa famiglia dette nuovo impulso alle industrie braccianesi impiantando la cartiera e sei ferriere e facendo costruire a servizio degli opifici un nuovo acquedotto, ancora visibile su via Principe di Napoli, che, come il precedente, si alimentava dalle sorgenti della Fiora. Nella seconda metà del settecento la cartiera di Bracciano fu una delle più rinomate dello Stato Pontificio; si produceva solo carta di qualità utilizzando le più avanzate tecnologie del tempo.

Nel corso del XVIII secolo il paese continuò ad espandersi fuori delle mura ed in particolare lungo l’asse di via Fausti (il cosiddetto borgo Flavio), dove sono ancora visibili alcune belle costruzioni di quel periodo, e secondariamente su via Principe di Napoli.

Nel 1894 fu inaugurata la ferrovia Roma Viterbo, posta a quel tempo al limitare dell’abitato.

CASTEL GIULIANO

Il sito di Castel Giuliano fu sfruttato fin da epoca romana come luogo di produzione agricola.

Il casale medievale (corrispondente alla attuale tenuta agricola), con strutture fortificate, fu fondato tra il 1220 ed il 1280, probabilmente ad opera della famiglia Romani – Bonaventura.

Il castello fu poi di proprietà degli Orsini e dal XVI secolo è di proprietà della famiglia Patrizi..

L’edificio attuale è il risultato dei restauri della prima metà del Settecento, progettati dall’architetto Sebastiano Cipriani; gli interni furono affrescati nello stesso periodo da Giuseppe Passeri. Anche la chiesa gentilizia, intitolata a S. Filippo Neri, fu ricostruita nel XVIII secolo. Al palazzo Patrizi è annesso un parco di grande bellezza dove sono coltivate, tra le altre essenze vegetali, molte specie di rose.

Oggi la frazione conserva l’aspetto di un grande centro agricolo seicentesco, con il palazzo padronale verso il quale convergono tre file parallele di case a due piani, le antiche abitazioni dei contadini.

Castello Orsini Odescalchi

veduta del castello

Prima dell’attuale castello, esisteva sulla cima della collina una rocca, voluta dalla famiglia Di Vico ed edificata probabilmente nel XII secolo. La rocca aveva pianta quadrangolare con torri angolari, un cortile interno ed un mastio centrale. Nel corso della prima metà del XV secolo la famiglia Orsini venne in possesso del territorio di Bracciano e Napoleone, a partire dal 1470 circa, avviò la costruzione dell’attuale castello ampliando la rocca esistente. I lavori proseguirono dopo la morte di Napoleone (1480) per volontà di suo figlio Gentil Virginio; la nuova fortezza fu completata con la costruzione di una nuova cinta difensiva che cingeva il borgo, aggiornata alle più moderne teorie di architettura militare.

Il castello Orsini, perfetta fusione di edilizia militare e civile, rispondeva ad esigenze di difesa ma era anche un magnifico palazzo atto a dimostrare il potere della famiglia. Nel 1490 iniziò la decorazione dell’ala nord ad opera del pittore Antonio Aquili, detto Antoniazzo Romano; si presuppone quindi che la costruzione dovesse essere completata
Nella seconda metà del XVI nuovi lavori interessarono l’edificio per volontà di Paolo Giordano I Orsini, che lo fece ristrutturare e decorare per la sua sposa, Isabella de’ Medici. Risalgono al 1560 i magnifici affreschi di tre sale ad opera di Taddeo Zuccari. In una delle sale destinate alla moglie Paolo Giordano fece dipingere alcune scene della storia di Alessandro Magno, in una delle quali il condottiero appare con la moglie Rossane sul letto nuziale. Il soggetto riporta alla Stanza delle Nozze di villa Farnesina, dipinta dal Sodoma per Agostini Chigi nel 1519. E’ chiaro il riferimento del duca Orsini al grande condottiero, nel quale identificava se stesso, e al tema del matrimonio, con il quale voleva onorare la sua sposa.

Nel 1696, a seguito della decadenza della famiglia Orsini, il ducato di Bracciano ed il castello vennero acquistati dalla famiglia Odescalchi, che ne è l’attuale proprietaria.

Il castello fu temporaneamente proprietà della famiglia Torlonia dal 1803 al 1848, anno in cui Livio III Odescalchi poté riacquistarlo grazie al patto “jus redimendi” esplicitamente previsto nel contratto di vendita originario. I Torlonia realizzarono sull’edificio lavori peggiorativi che ne cambiarono sostanzialmente alcune parte ed in particolare la cosiddetta corte d’onore, interessata da molti interventi tra i quali la completa tamponatura dei portici.

Nuovi radicali lavori di restauro furono eseguiti a cura di Baldassarre Odescalchi a partire dal 1890, sotto la direzione dell’architetto Raffaele Ojetti. I principali interventi riguardarono il ripristino della rocca vecchia, la riapertura dei loggiati del cortile interno precedentemente murati ed il restauro dell’arco di accesso al cortile, che era stato pure tamponato dai Torlonia. Sotto questo arco era posto l’importante l’affresco di Antoniazzo Romano raffigurante scene della vita di Gentil Virginio, che verrà staccato nel 1964 e posto nella sala dei trofei di caccia.

Molti importanti personaggi hanno soggiornato nel castello: tra questi il papa Sisto IV, rifugiatosi a Bracciano nel 1476 per sfuggire alla peste, ed il re di Francia Carlo VIII, ospitato a Bracciano nel 1494 nel corso della sua spedizione italiana.

Chiesa collegiata di Santo Stefano Protomartire

Collegiata di Santo Stefano

La chiesa di Santo Stefano ha origini medievali. E possibile che essa sia nata come cappella annessa alla rocca Di Vico: la prima costruzione, molto più piccola dell’attuale, aveva la porta principale affacciante verso la rocca.

Nel 1427 la chiesa divenne la parrocchiale del paese e nel 1591 assunse il titolo di Collegiata.
La costruzione originaria venne ampliata una prima volta all’inizio del Seicento. Nello stesso periodo, tra il 1609 e il 1619, venne costruito il campanile attuale perché quello medievale, visibile in un affresco del 1560 sito nel castello, era stato reso pericolante da un fulmine. La comunità fece porre nel nuovo campanile il primo ed unico orologio del paese.
Il secondo sostanziale ampliamento della chiesa fu realizzato tra il 1652 ed il 1671, quando essa assunse l’attuale impianto a croce latina mediante l’aggiunta del corpo longitudinale e di due delle tre cappelle che formano le braccia minori della croce (la chiesa primitiva occupava lo spazio dell’attuale transetto).

Tra il 1680 ed il 1692 venne allungata la tribuna del coro per costruire un altare maggiore in muratura in sostituzione di quello ligneo allora esistente. Il duca Orsini contribuì generosamente alle spese e nel 1696 donò il quadro del martirio di S. Stefano che vi compare ancora, dipinto dal pittore modenese Giacomo Zoboli. In quel’anno il ducato di Bracciano fu acquistato dalla famiglia Odescalchi e l’altare maggiore, ancora in costruzione, rimase mancante della parte superiore; fu completato nel 1724 con il contributo del duca Odescalchi. La sua storia è oggi rileggibile nel’apparato decorativo: nella parte bassa campeggia lo stemma Orsini, mentre i capitelli della parte superiore sono coronati dalla navicella, simbolo del casato Odescalchi.

La attuale facciata della chiesa fu realizzata tra il 1758 ed il 1760; l’accesso alla piazza avveniva allora attraverso una scalinata pentagonale di 13 gradini.

Nuovi restauri interessarono l’interno della chiesa tra il 1789 ed il 1791, quando vennero costruite nuove sepolture e tutte le decorazioni in­terne, e poi ancora nel 1886, quando i canonici vollero rinnovare la chiesa in omaggio ai nuovi canoni estetici ottocenteschi. Partecipò alle spese per le nuove decorazioni la principessa Sofia Branicka Odescalchi.

I lavori ottocenteschi modificarono completamente la percezione dello spazio trasformando l’interno di concezione barocca, luminoso e chiaro, in uno spazio in penombra con pareti dai colori scuri, certamente più tetro. I dipinti a tempera sulle pareti laterali del presbiterio e sulle coperture sono opera del pittore Wolfango Conti.

Nel 1873 la scalinata settecentesca di accesso alla chiesa fu sostituita con quella attuale; nella prima metà del secolo scorso furono eliminati i finti marmi interni dai colori scuri.

Mura della Città

Fase medievale
Intorno al XII secolo i Prefetti di Vico, signori del luogo, costruirono una rocca quadrangolare sulla cima della collina che si ipotizza avesse torri quadrate agli angoli, con cortile interno e mastio centrale costituito da una torre preesistente. Ancora all’inizio del XV secolo Bracciano era chiamato “Castrum Brachiani”; per castrum si intendeva un luogo fortificato.
Il borgo era difeso a nord dall’orografia del terreno e dalla rocca Di Vico, che svettava sulla collina, mentre a sud si sviluppò una linea di difesa costituita da case fortificate. Rimangono di questa cinta tre case a torre visibili su via Fioravanti intervallate di circa 20 metri, distanza che corrisponde alla gittata delle armi manesche del XIV secolo.

Fase rinascimentale
La cinta muraria rinascimentale, quasi del tutto integra, ha un tracciato irregolare con cinque torri sporgenti alte 10-12 metri, con diametri variabili tra i 12 e i 15 metri circa.
Nell’affresco Zuccari le mura risultano prive di merlature, a differenza delle torri. L’immagine mostra un recinto basso con torrioni circolari agli spigoli di concezione più moderna rispetto al castello, che ha invece cortine alte e torri svettanti, con caditoie e merlature.  
Alle fortificazioni esterne era affidata la parte maggiore della funzione difensiva: le mura della stessa altezza delle torri, con casematte per il tiro radente e camminamenti di ronda tutti allo stesso livello, permettevano spostamenti rapidi ed una difesa efficace.
L’accesso all’abitato era consentito da due porte principali: Porta S. Maria e Porta Falsa. Ambedue erano difese da ponti levatoi lignei sostituiti, nella seconda metà del ‘500, da ponti in muratura; rimane oggi quello di Porta Falsa, compreso all’interno della proprietà del castello.
Le mura erano originariamente cinte, nella parte a sud, da un fossato naturale, poi sostituito nella parte sud-ovest da un fossato artificiale largo circa 15 metri e profondo 7.
Da un documento del 1480 risulta già esistente la porta a sud, denominata di Santa Maria per la sua vicinanza all’omonimo convento agostiniano; ciò fa ipotizzare che la costruzione delle mura possa essere iniziata nel 1478, quando l’ala nord del castello, cui la cinta si collega, era in fase di completamento.
Nel novembre 1490 soggiornò per alcuni giorni a Bracciano l’architetto Francesco di Giorgio Martini, chiamato da Gentil Virginio Orsini per progettare le rocche di Avezzano e Campagnano e dare consiglio su “alchune altre cose a mi necessarie in questi lochi” (cioè a Bracciano); il castello era ormai completato ed è quindi possibile che questi consigli si riferissero alle mura.
Sulla punta sud-est della cinta fu costruito nel 1496 il bastione detto della Sentinella, alto originariamente circa 20 m ed oggi parzialmente interrato. Questo bastione fu restaurato tra la fine dell’Ottocento ed i primi del Novecento dall’arch. Giovenale, che fece costruire l’attuale parapetto in tufo e materiale di recupero.
Risale agli anni ’20 del Novecento la costruzione del nuovo ponte in muratura dal qual si accede a piazza Mazzini da via del Pratoterra, a seguito dell’annessione all’interno dell’area privata del castello del cinquecentesco accesso di Porta Falsa.

AMBIENTE

Lago

Lungolago G. Argenti

Lago di origine vulcanica, Bracciano (Lacus Sabatinus) è, per estensione, il secondo del Lazio. Situato a 164 metri s.l.m. ha un bacino idrografico di circa 150 kmq. Si estende per 57 kmq, ha un perimetro di 31,5 km, con una lunghezza e una larghezza massima, rispettivamente, di 9,3 km e 8,7 km. La profondità massima è di 165 metri.
 
Il bacino è alimentato dalle acque raccolte dal serbatoio imbrifero e da alcune sorgenti.
Complessivamente il tempo di ricambio delle acque è di 137 anni. Assieme al Lago di Martignano fa parte del Parco Regionale di Bracciano-Martignano che ne tutela l’eccezionale ambiente naturale.
 
Le sue acque sono popolate da anguille, persici e coregoni. Ricca è l’avifauna di palude che popola la zona: svassi maggiori e svassi piccoli, cormorani, folaghe, morette, pesciaiole e, a seconda delle stagioni, aironi e nibbi bruni, anatre e rari falchi pescatori, per la gioia dei birdwatchers.

La vegetazione è quella tipica degli ecosistemi lacustri ripariali (canne, tife, etc.), abbelliti dal giallo intenso del Giglio di palude.

GEMELLAGGI

Inoltre, il comune di Bracciano, intrattiene accordi con:

EVENTI E CULTURA

Alla riscoperta degli antichi sapori e tradizioni

ENOGASTRONOMIA E SAGRE

Festività Religiose e Culturali

La festa patronale a Bracciano

A Bracciano si festeggia San Sebastiano. La festa patronale è nel mese di Gennaio.

PRODOTTI TIPICI

Lattarino del lago di Bracciano PAT Lazio

Coregone del lago di Bracciano PAT Lazio

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