Ventimiglia
Imperia LIGURIA

Borghi d’Italia

Città di confine situata ai margini occidentali della Liguria, Ventimiglia è costituita da due entità distinte, anche se amministrativamente unite: la parte alta, arroccata sulla destra del Roia, che reca ancora evidenti i segni dell’agglomerato cresciuto nei secoli, e la parte bassa nella piana fra il Roia e il Nervia.

La storia

Le origini. Nella zona sorgeva l’insediamento romano di Albintimilium che, sovrapponendosi al preesistente oppidum ligure di Albium Intemelium, raggiunge un certo benessere nei primi secoli dopo Cristo, per poi iniziare a decadere nel IV e V secolo, a causa della sua scarsa difendibilità dalle incursioni barbariche.

Abbandonata progressivamente l’antica area urbana, la popolazione della zona comincia tra il X e l’XI secolo a insediarsi sul Cavo (la parte più alta del colle), costituendo il primo nucleo di quella che sarà la città medievale, che si concretizza nella costruzione degli edifici sede delle istituzioni politiche e religiose (Palazzo Vescovile e Cattedrale).

Dal Mille al Quattrocento

Verso il Mille, Ventimiglia, sede comitale oltre che vescovile, domina su un vasto territorio comprendente numerosi centri dell’interno e un tratto di costa. Controllando la strada che unisce Roma alla Francia e i percorsi che collegano la costa ligure con l’entroterra piemontese, nonché la Foce del Roiaallora in grado di ricoverare dei navigli, Ventimiglia si afferma come base commerciale ed emporio di scambio per i prodotti dell’interno con le merci provenienti dalla costa e dall’oltremare.

In quest’epoca il Castello comitale si sovrappone al Castrum, mentre la Cattedrale romanicacon le sue tre navate si sostituisce alla precedente aula a unica navata. A valle dell’edificio sorge il Battistero e intorno a questo complesso si sviluppa la città già protetta da una cinta fortificata.

Alla metà del XII secolosi può far risalire la costruzione di una seconda cerchia di mura di cui restano ancora evidenti tracce.

Il declino di Ventimiglia inizia nel XIII secolo, quando Genova, dopo ripetuti assedi, assoggetterà la città, per spartirne in seguito il territorio con il Conte di Provenza (trattato di Aix, 1261), separandola dal suo naturale retroterra e conferendole il ruolo di città di frontiera, ruolo che con fortune alterneconserverà fino ai tempi presenti.

Per dominare il territorio vengono costruiti il Castel Vecchio (che diventerà poi Forte S. Paolo) e il Castel d’Appio, mentre durante l’assedio del 1222 viene ostruito irrimediabilmente il porto-canale alla foce del Roia.

Dal XIII al XV secolo l’aggregato urbano della città alta assume grosso modo le dimensioni conservate fino ai giorni nostri, con un tessuto viario che gravita su Piazza del Canto. Su questo sistema trovano posto l’edilizia minore, le case-torri e gli edifici pubblici, mentre gli ordini religiosi si attestano all’interno delle mura, creando conventi e chiese (al XV secolo risale l’edificazione dell’Oliveto, ancora proprietà dei Monaci di San Michele).

Dal Cinquecento alla fine del Settecento

Il saccheggio e la devastazione della città compiuti dai Grimaldi all’inizio del CInquecento, oltra alla dispersione degli archivi cittadini, portano la disruzione delle mura e gravissimi danni alle abitazioni. Nonostante il decadimento della città, si assiste, ad opera delle famiglie più potenti, a un rinnovo delle loro dimore nonché degli edifici religiosi. Cambiano così aspetto i palazzi sulla piazza, specie quelli verso la Colla, con i retrostanti giardini affacciati sul mare e raggiungibili dal primo piano della costruzione.

Le confraternite religiose, elemento tipico della vita sociale ligure del Seicento, provvedono alla costruzione e all’arredo dell’oratorio di San Giovanni Battista al Cavo.

La Cattedrale, la chiesa di San Francesco e il Battistero subiscono sul finire del XVI secolo pesanti interventi. Successivamente , sulla Piazza della CAttedrale, viene eretto dal 1668 al 1671 il Monastero delle Canonichesse Lateranensi, la cui mole segna ancora ai nostri giorni questo spazio urbano.

La ripresa di Ventimiglia

Con la Rivoluzione Francese e l’albero della Libertà eretto in Piazza della Cattedrale, la città è per un certo periodo capoluogo di dipartimento. Solo dopo la restaurazione inizia per Ventimiglia (che dal 1815 era stata annessa al Regno di Sardegna dei SAvoia) una fase di rinnovo urbano che giunge al culmine nel corso della seconda metà dell’Ottocento, quando a seguito dell’avvicinamento della frontiera Francese per la cessione del territorio Nizzardo e l’arrivo della strada ferrata, la città diventa stazione internazionale.

Le prime opere realizzate dai SAvoia sono comunque a carattere militare come il ripristino del Forte S. Paolo.

Nel 1871-72 con il completamento della ferrovia verso Nizza e la creazione dello scalo internazionale, inizia a svilupparsi lungo la strada Regia il nuovo abitato del Borgo S.Agostino, il quale coesiste ancora per mezzo secolo a un ambiente agricolo, ma va sostituendosi a esso via via con strutture commerciali e turistiche. Ai nostri giorni l’apparato distributivo in Ventimiglia bassa sarebbe in grado di coprire le necessità di un centtro ben più grande dell’attuale, e ciò aumenta il divario fra la città nuova e l’insediamento di origine Medievale, che ha ormai perduto quasi tutte le funzioni polarizzanti che lo caratterizzavano.

ITINERARIO DI VISITA

La visita alla zona archeologica di Albintimilium può precedere l’itinerario per la città Medievale. L’area di scavo, posta ai margini orientali dell’abitato moderno, è una delle più interessanti della Liguria; attorno al Teatro del II secolo d.C., l’elemento meglio conservato dell’intero complesso, sono identificabili i resti delle mura e nelle adiacenze quelli di alcuni edifici civili, tra i quali il complesso termale; buona parte del materiale recuperato (epigrafi, sculture, ceramiche) è conservato presso il Museo Archeologico.

Un percorso che, attraverso il centro storico di Ventimiglia, permette di individuare le diverse fasi di accrescimento della città, potrebbe invece iniziare da quella che è attualmente piazza della Costituente. Qui termina il vecchio ponte sul Roia, del quale si possono vedere i resti affioranti dal letto del fiume sul lato a mare del ponte ottocentesco; da qui, venendo da oriente, si accedeva alla città attraverso la Porta di S. Agostino già esistente nelle mura del secolo XVI e demolita nel secolo scorso.

Dopo aver percorso via Biancheri per un breve tratto, sulla destra, in salita, si imbocca via Falerina, forse la carreria subtana, principale via del borgo che scendeva verso il fiume e la Marina; si arriva così alla Piazza della Cattedrale, cuore della città medievale, delimitata dalla Cattedrale stessa, interessante monumento romanico (sec. XI-XII) con protiro e cripta di età carolingia, dalla scenografica mole del Monastero delle Canonichesse, le cui volumetrie sostituiscono quelle della fortezza e del precedente castello dei Conti, e dal Palazzo Vescovile; arretrato fra questo e il Monastero è il varco di Porta Nuova già esistente nelle mura del XII secolo.

Volgendo le spalle alla Cattedrale inizia via Giudici attraverso quella che doveva essere la contracta Judicum dell’omonima famiglia; in questa via che appartiene all’area urbanizzata nei primi secoli del Mille, si trova un bell’esempio di casa-torre.

Superato un notevole nodo viario con passaggi voltati, si giunge in Piazza Morosini; uno fra i più integri ambienti medievali presenti in città, dove la piccola costruzione loggiata ha fortunosamente conservato la volumetria originale; nel XVIII secolo è documentata in questo punto la presenza dell’ospedale.

In direzione dell’antica porta di S. Michele si percorre via Piemonte, la carreira S.Michelis del quartiere del Campo, e si giunge in Piazza della Colletta con la chiesa di San Michele (interessante cripta del XI secolo con colonne romane di reimpiego): la facciata di questo edificio, frutto di un restauro ottocentesco, risulta arretrata rispetto all’originale già crollato nel 1628; alla destra, ormai scomparsi, erano il convento e l’ospedale specializzato nella cura del “fuoco di S. Antonio”; sulla sinistra sono ancora in buono stato la cinta difensiva del 1528 con la Porta Piemonte e la fontana di pietra; uscendo dalla porta si gode una buona panoramica di questa parte delle mura e della valle del Roia.

Seguendo via Appio si entra nell’Oliveto, edificato dal XV secolo. Da via Appio si può arrivare a Porta Nizza sia da via della Torre che per salita alle Mura e vico Ronda. A Porta Nizza entrava in Ventimiglia chi proveniva dalla Provenza; da qui salendo verso il Forte San Paolo si ha un’ampia visuale della città e del suo territorio.

Rientrando in città, dopo aver imboccato via Garibaldi si lascia sulla destra il fianco della Chiesa di San Francesco (all’interno affreschi del XV secolo) e si giunge all’articolato sistema di spazi costituito da Piazza della Fontana e piazza del Canto.

Tornando verso la Cattedrale si percorre via Garibaldi, la “Piazza”, con le residenze dei Magnifici, l’oratorio di S.Secondo (interno con tele e affreschi di Francesco Carrega), il Palazzo Pubblico, la Loggia del Magistrato dell’Abbondanza e il Teatro; sul retro, poi, verso Occidente, la via Colla Bassa, superata dai collegamenti pensili fra gli edifici e i giardini, costituisce un ambiente di carattere quasi rurale che contrasta con la vivacità di via Garibaldi.

Raggiunta nuovamente la piazza della Cattedrale, si prosegue per via del Cavo fiancheggiata sulla destra dalla massiccia mole del Monastero e dell’Asilo, mentre sulla sinistra sono visibili, ormai liberi da sovrastrutture, i volumi delle absidi della Cattedrale e del Battistero, che conserva all’interno una vasca battesimale tardo romanica; più avanti, superato anche l’oratorio di S. Giovanni Battista, si arriva alla spianata del Cavo, da dove il panorama spazia dalla valle del Roia alla costa italo-francese, da Ventimiglia bassa (Borgo S. Agostino) alla foce del fiume, dove un tempo doveva essere lo scalo commerciale della città, vigilato dal robusto bastione della Marina.

Un percorso più breve, ma non meno interessante attraverso parte dell’aggregato medievale che pur all’interno delle fortificazioni del XVI secolo ha conservato un aspetto ancora rurale, può partire sempre da Piazza della Costituente e salire in città da vico del Mulino; prendendo poi salita Lago si arriva a un passaggio coperto in cui è identificabile una delle porti esistenti nelle mura del XII secolo, delle quali se ne può osservare, più avanti, un tratto sotto la chiesa di San Michele da salita Scala Santa. Proseguendo per vico Scuri e via Piemonte e costeggiando le case della Rocchetta, si giunge in Piazza Colletta, dove si trova la chiesa di San Michele; da qui il ritorno a Piazza della COstituente per salita Scala Santa segue in parte l’originario cammino di ronda delle fortificazioni del 1528, fiancheggiato nella parte terminale da un piccolo canale la cui presenza è documentata nelle tavole del Vinzoni(sec. XVIII) e anche testimoniata dai toponimi della zona: vico Lavandaie e vico del Mulino.

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