Esperienza delle tradizioni a NAVELLI alla ricerca delle radici nei borghi sostenibili

Coltivatori di Emozioni, la prima piattaforma italiana di social farming con lo scopo di salvaguardare il patrimonio agricolo nazionale attraverso un sistema di sostegni agli agricoltori, veri custodi delle antiche tradizioni agroalimentari italiane. Ciascuno di noi può sostenere un agricoltore, anche a livello individuale, trascorrendo un giorno o un weekend in un borgo. Tra le varie forme di sostegno, ci sono le “experience”, che offrono a turisti la possibilità di scoprire le tradizioni e le eccellenze agricole di un territorio e dei suoi piccoli borghi, partecipando attivamente alla vita dell’azienda.

I borghi e le esperienze

NAVELLI (AQ)

PERIODO Tutto l’anno

Il Comune di Navelli si trova a 35 Km. dalla città di L’Aquila. E’ un borgo di pendice che sorge sul versante sud-ovest di un rilievo che domina il piano sottostante. Questo centro dà il nome all’Altopiano di Navelli che, con gli altopiani delle Rocche di Sulmona, di Capestrano e delle Cinquemiglia forma il complesso degli altopiani interni caratteristico dell’Abruzzo. Il territorio del Comune di Navelli è delimitato a nord dal Comune di Carapelle Calvisio a nord-est da quello di Capestrano, ad est e sud-est da Collepietro, a sud dal Comune di Acciano e ad ovest da quello di Caporciano. Del territorio di Navelli fa parte la frazione Civitaretenga. Il complesso degli altopiani interni abruzzesi si colloca tra la dorsale appenninica e l’allineamento interno dei Monti Velino-Sirente-Marsicano. La dorsale appenninica si estende lungo la direttrice nord-ovest, sud-est e presenta in successione: i Monti della Laga, il Gran Sasso d’Italia, la Maiella, il Morrone e i Monti della Meta. Su questo allineamento svettano i rilievi maggiori dell’Italia centrale. Esso costituisce anche un limite climatico che suddivide la Regione Abruzzo sub-collinare o marittimo (il versante che affaccia verso il Mar Adriatico), e Abruzzo montano (la parte restante). Il limite climatico è dovuto al salto di circa mille metri che si ha rispetto alla zona costiera. L’altopiano di Navelli si estende parallelamente alla valle dell’Aterno presentando una larghezza di circa 3 Km. ed una lunghezza di 25 Km nella direttrice est-ovest. L’altopiano di Navelli si è formato grazie a delle dislocazioni tettoniche, cioè degli scorrimenti dei piani superficiali terrestri dovuti a forze naturali. La composizione del suolo è costituita da depositi pleistocenici (primo periodo dell’era quaternaria) non vi sono corsi d’acqua superficiali perché il terreno presenta fenomeni carsici. I centri sono quasi tutti di pendice e si sorgono ad una quota di 750 m. s.l.m.

CLIMATOLOGIA

L’altopiano di Navelli è soggetto ad un clima rigido e poco piovoso, dovuto alla conformazione delle catene montuose che li delimitano. I massicci Laga, Gran Sasso, Maiella non sono fitti come quelli alpini, ma bloccano i venti umidi provenienti da Oriente. Ciò rende le zone sub-collinari ricche di acqua, a discapito di quelle interne. I venti provenienti da occidente sono invece fermati dalla catena dei Monti Simbruini e Matese. La conformazione non fitta dell’allineamento nord-ovest sud-est, Laga, Gran Sasso e Maiella, permette l’incanalarsi di aria tiepida, che va a mitigare il clima dell’altopiano. La scarsa piovosità interessa anche l’innevamento: i periodi di innevamento, infatti, sono ridotti di un terzo rispetto a quelli dell’arco alpino. L’altopiano è battuto da venti piuttosto forti a causa degli squilibri barometrici con la zona costiera.

Santa Maria in Cerulis

Alla scoperta dell’architettura chiesastica abruzzese: Santa Maria in Cerulis.

Tra le suggestive scenografie che offre il paesaggio della piana di Navelli, non si può non notare la piccola chiesa rurale di Santa Maria in Cerulis. La storia di questa struttura affonda le sue origini nell’epoca dell’Impero romano poiché costruita su di un antico sito di culto pagano, arricchito di tracce longobarde. L’edificio, lavoro finale di artisti sconosciuti ed adibito al riposo per i pastori erranti durante la transumanza, regala agli occhi dei visitatori un’immagine di meraviglia dedicata a Dio.

La struttura s’impone sulla nuda vallata con autorevolezza, perfettamente integrata con il contesto naturale della zona. Durante i secoli, l’edificio ha subito radicali trasformazioni a causa dei molteplici eventi sismici verificatesi nella provincia aquilana e che hanno comportato molteplici modifiche strutturali come l’eliminazione del portico a protezione dell’ingresso principale che fu spostato sul fianco Est della chiesa. L’aspetto decorativo interno è composto da affreschi e decorazioni, in linea con lo stile ‘scarno’ dell’architettura. Protagonista indiscussa appare la figura della Sacra Vergine, rappresentata in tutte la sue sfaccettature di donna e di madre. Nelle raffigurazioni si susseguono una serie d’immagini che raccontano la vita di Maria: nell’altare principale è posta la santa Vergine con il bambino tra le braccia e in una nicchia semicircolare in basso è rappresentato il momento dell’Annunciazione. La chiesa è anche ricca di raffigurazioni simboliche risalenti al periodo delle crociate e riconducibili all’ordine dei Cavalieri Templari : uno schizzo a carboncino richiama l’immagine di un templare, croci templari sono presenti anche nell’ambiente absidale e, infine, un bassorilievo rappresenta una nave  immersa in una tempesta con incisa una scritta “in medio mari portum teneo”. Incerto è il significato di un bassorilievo inciso su una monofora che rappresenta un immagine maschile accompagnata da una scritta

Recandosi nella parte nascosta dell’abside possiamo ammirare il luogo più emozionante della basilica che presenta degli inaspettati affreschi raffiguranti un’ignota figura femminile accompagnata da santi.
Volgendo lo sguardo sulla pavimentazione al centro della navata, scorgiamo una botola dalla quale si accede ad un ambiente ipogeo. Si tratta di un ossario atipico, nella quale potevano essere sepolti non solo la gente del luogo, ma anche i forestieri. Negli  anni duemila sono state rinvenute quaranta mummie risalenti al periodo medievale. L’aurea di misticismo e di mistero che circonda Santa Maria in Cerulis fa si che  essa si erga ad essere una delle protagoniste di un scenario simil ad una cartolina, in cui la struttura contenuta della chiesa appare immersa in un contesto incontaminato ricco di natura e storia.

Palazzo Santucci: testimone degli eventi storici di Navelli

Posizionato sulla punta del colle, Palazzo Santucci veglia sulla valle di Navelli. Il nucleo originario di questa struttura risale al VII-X secolo quando, a seguito del fenomeno dell’incastellamento, la popolazione si riunì attorno al castello. I resti di questo antico presidio fortificato sono stati attualmente inglobati all’interno del borgo, ma rimangano ancora visibili alcune tracce come le torrette angolari esterne. Sopra i resti dell’antico castello, per volere del feudatario Camillo Caracciolo, nel 1632 sorse l’attuale palazzo.

La struttura è stata adibita a residenza del vari feudatari che si susseguirono a Navelli e dai quali ha assunto i vari nomi, come quello di “Castello Trasmondi-Tomassetti. A seguito dell’abolizione della feudalità, avvenuta nel 1806, l’edificio prese il nome di Palazzo Santucci dagli ultimi residenti della struttura.

L’architettura del palazzo presenta una fusione di elementi residenziali ed elementi di carattere difensivo. All’interno si alternano vari stili, da quello seicentesco a quello ottocentesco, derivati da vari restauri, voluti dai molteplici proprietari. Nel cortile principale, attorno alla quale si articola l’intera costruzione, risaltano un monumentale pozzo e una scala a duplice rampa che conduce all’elegante loggiato posto lungo il lato di fronte all’ingresso. Dalla vecchia fortificazione sono tracciate una serie di stradine che scendono sino in fondo alla collina dove è adagiato il borgo. 

Attualmente il Palazzo Santucci rientra nell’insieme di elementi caratteristici di Navelli. I vari restauri di recupero della struttura hanno permesso la destinazione di alcune stanze del palazzo a sedi per lo svolgimento di eventi e conferenze.

NAVELLI IL BORGO DELLO ZAFFERANO

Passano i secoli e ancora, nei mesi di ottobre e novembre, nella piana di Navelli si compie il miracolo dei fiori viola, quei piccoli e delicati petali che, all’improvviso, spuntano dalla terra scura spezzando l’equilibrio giallo e rosso della tavolozza autunnale. Bisogna vederlo allora, questo borgo: quando si stagliano i campi di velluto viola che custodiscono il prezioso zafferano, “l’oro rosso” che ha fatto la fortuna di Navelli. Insieme a Massimiliano, presidente del Consorzio per la Tutela dello Zafferano dell’Aquila DOP, si assisterà alla fase della raccolta dello zafferano che avviene l’ultima settimana di ottobre e coinvolge tutti i produttori di zafferano della cooperativa. Si ripete ogni mattina all’alba, prima che la luce del sole faccia aprire i fiori. Il lavoro viene fatto a mano ed i fiori raccolti vengono riposti in ceste di vimini. Entro sera, i produttori della cooperativa si ritrovano a casa di uno di loro ed attorno ad un tavolo iniziano a separare gli stimmi dagli stami e dal fiore campanulato. Il lavoro va eseguito a mano ed entro sera, altrimenti lo zafferano rischia di guastarsi ed il raccolto compromesso. Successivamente si assisterà alla fase dell’essiccazione che consiste nel porre gli stimmi su un setaccio sopra una brace di legna. Questa è la fase più delicata, se gli stimmi rimangono troppo a lungo sul fuoco rischiano di bruciare, se non si asciugano bene rischiano di marcire in pochi giorni. Per questo va fatta il giorno della raccolta. A fine giornata, un momento conviviale in cui i produttori si dedicano a preparare una ricetta tipica locale, ovvero una zuppa con i ceci, altro prodotto tipico della zona, e lo zafferano appena raccolto.


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