L’avvio di migliaia di interventi di recupero o restauro in seguito all’agevolazione fiscale promossa dal governo ha messo in allarme gli zoologi e gli ambientalisti italiani. Le nostre città ospitano nelle cavità e negli spazi esistenti fra le tegole, nei sottotetti, cornicioni e cassettoni, buona parte di quella che definiamo Biodiversità Urbana, ossia l’insieme delle forme di vita (piante e animali), che contribuisce al funzionamento di un vasto ecosistema urbano in cui risiede più della metà delle persone in Italia.
Vivere in città con ricca biodiversità urbana, inoltre, permette ai cittadini di non perdere il contatto con la natura e di sensibilizzare le nuove generazioni. Piccole specie animali come pipistrelli, gechi, rondini, rondoni ecc. sfruttano palazzi e manufatti per nidificare e rifugiarsi, hanno ruolo importante nell’ecosistema urbano cibandosi di insetti e invertebrati, falchi e taccole possono contribuire al controllo delle specie problematiche come i colombi.
Le preoccupazioni riguardano due aspetti, se, da un lato la presenza di impalcature con teloni di protezione impedisce l’accesso temporaneo ai siti di nidificazione (disturbo o impedimento alla riproduzione nella stagione), dall’altro, gli interventi di restauro che prevedono la distruzione di nidi di rondine e balestruccio e azioni di lotta ai colombi rischiano di ridurre il numero delle cavità e degli accessi in modo permanente (distruzione nidi e chiusura indiscriminata degli accessi alle cavità).
Infine, oltre al pericolo della mancata nidificazione, si segnala anche quello di morte diretta degli animali che in alcuni casi vengono murati vivi durante i lavori. Tali interventi porterebbero a decimare le colonie di queste specie, alcune delle quali in pericolo di estinzione, che non troverebbero posti dove rifugiarsi o nidificare.
Raccomandiamo quindi a proprietari, progettisti e responsabili di cantiere di prestare attenzione agli interventi e consultare gli esperti o i gruppi locali, per avere accesso alle possibili soluzioni da mettere in pratica per escludere selettivamente i colombi senza impedire l’accesso alle specie minacciate (ad esempio tramite riduzioni calibrate dei fori di accesso) e per installare rifugi o nidi artificiali come batbox o cassette nido in sostituzione delle cavità perse, ed anche garantendo cassette nido provvisorie sui ponteggi durante i lavori, quando questi avvengono durante la stagione riproduttiva.
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