Pitigliano
Grosseto, TOSCANA

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Sconosciuto il nome etrusco, quello attuale deriva dalla gens Petilia, importante famiglia romana. Leggendaria la fondazione del villaggio da parte di due romani, Petilio e Celiano, da cui – unendo i loro nomi – sarebbe derivato Pitigliano. Il caratteristico centro storico è noto come la piccola Gerusalemme, per la storica presenza di una comunità ebraica, da sempre ben integrata nel contesto sociale che qui ha la propria sinagoga.

Pitigliano

La storia

2300-1000 a.C., è documentato un villaggio dell’età del bronzo, ma la rupe di Pitigliano, come tutta la valle del fiume Fiora, fu frequentata sin dal Neolitico (VI millennio a.C.) e poi nell’età del rame.

VIII sec. a.C., l’insediamento etrusco, dovuto alla vicina città di Veio, raggiunge l’apogeo nel VI sec., sostituendo il vicino centro di Poggio Buco posto sulla Fiora, che ha restituito necropoli e resti di un tempio; intorno al 500 a.C. è probabilmente distrutto da Porsenna, re di Chiusi.

I sec. a.C.-II d.C., la presenza romana, con fattorie e villaggi posti sulle strade principali, è segnalata da vari interventi costruttivi nel pianoro di fronte alla rupe di Pitigliano.

1061, appare per la prima volta il toponimo Pitigliano in una bolla di Nicola II ai canonici di Sovana.

1188, in un altro documento, Pitigliano compare come castro (borgo fortificato) in possesso dei conti Aldobrandeschi, signori di tutta la Maremma, cui appartiene da poco dopo il Mille.

1274, Pitigliano risulta uno dei maggiori fortilizi della contea degli Aldobrandeschi nelle guerre con il Comune di Orvieto.

1313, gli Orsini subentrano per via matrimoniale agli Aldobrandeschi nella Contea di Sovana; costretti a lunghe lotte con i Comuni prima di Orvieto e poi di Siena, dopo la conquista da parte di quest’ultima di quasi tutta la Maremma, compresa Sovana nel 1410, gli Orsini spostano a Pitigliano la capitale della contea.

1466, la piccola contea ursinea acquista forza con l’avvento al potere di Niccolò III, capitano di ventura al servizio dei maggiori Stati italiani; con lui Pitigliano si arricchisce di monumenti rinascimentali, a cui lavorano artisti come Antonio da Sangallo, Baldassare Peruzzi, Anton Maria Lari.

1604, Ferdinando I, granduca di Toscana, acquista tutti i possedimenti degli Orsini: finisce così la contea di Pitigliano; dalla metà del secolo comincia a crescere il numero degli ebrei, che qui trovano rifugio sicuro; nel 1643 i Medici sventano un tentativo di occupazione da parte delle truppe pontificie.

1843, Pitigliano assume il titolo di città con il trasferimento della Diocesi da Sovana e grazie alla crescita economica seguita alle riforme illuministiche.

Cosa Vedere

Il ghetto ebraico di Pitigliano

Ghetto ebraico di Pitigliano

Nel cuore del centro storico di Pitigliano, all’inizio di via Marghera, proprio sotto la Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, si trova il Ghetto, l’antico quartiere ebraico.

Edificato a partire dalla seconda metà del XVI secolo, dopo l’arrivo della comunità ebraica a Pitigliano, il Ghetto era il fulcro della vita della comunità ebraica nel paesino toscano.

Nei decenni successivi all’arrivo della comunità ebraica a Pitigliano, alla fine del 1500, vennero edificati la Sinagoga, i locali del bagno rituale, il forno delle azzime, la macelleria kasher e la cantina.

Fuori dal centro storico invece, appena usciti dal borgo di Pitigliano, si trova il Cimitero Ebraico.

Palazzo Orsini

Nel cuore del centro storico di Pitigliano, il Palazzo Orsini è sicuramente uno degli edifici storici più rappresentativi del borgo.

Sorto tra l’XI e il XII secolo come convento, l’edificio venne poi acquistato nella seconda metà del XIII secolo dagli Aldobrandeschi che ne fecero la loro residenza. In seguito al matrimonio tra l’ultima erede della famiglia, Margherita Aldobrandeschi, e Romano Orsini, il palazzo passò ai Conti Orsini nel 1293.

Palazzo Orsini di Pitigliano

Sotto il governo degli Orsini, il palazzo venne restaurato, ed i lavori commissionati all’architetto Antonio da Sangallo il Giovane. I lavori di restauro permisero di fortificare l’edificio e trasformarlo in una elegante residenza, grazie all’utilizzo di elementi stilistici tipici del rinascimento.

Il palazzo si presenta oggi come un’imponente costruzione formata da un grande cassero, circondato da due torri ed un torrione. La cinta muraria esterna presenta, sulla parte sommitale, delle merlature.

All’interno del palazzo si accede per mezzo di una rampa che immette dal portale ad un cortile interno, qui si trova un caratteristico pozzo in stile rinascimentale.

Dal cortile interno si accede ai locali interni del palazzo che oggi ospitano il Museo Diocesano di Arte Sacra ed il Museo Archeologico.

Acquedotto Mediceo

Acquedotto Mediceo

L’Acquedotto Mediceo di Pitigliano è una grandiosa opera idraulica che permise l’approvvigionamento di acqua al borgo.

Costruito tra il 1636 e il 1639, l’acquedotto fu fortemente voluto dalla famiglia Medici per l’approvvigionamento idrico alla città di Pitigliano. Fu il primo acquedotto costruito in Maremma.

Nel corso del XVIII secolo i Lorena commissionarono un nuovo restauro che permise di aggiungere una serie di piccole arcate.

L’Acquedotto Mediceo si trova nella parte sud-orientale del borgo di Pitigliano, è costituito da due grandi archi, sormontati da un’apertura a nicchia, e da altre tredici arcate di misura inferiore, che si sviluppano verso sinistra. La struttura dell’acquedotto nacque come parte integrante della cinta muraria di Pitigliano. L’acquedotto è interamente rivestito in tufo.

Il territorio

Il territorio comunale di Pitigliano si estende nella parte occidentale dell’area del Tufo. Confina a nord con il comune di Sorano, a sud-est con i comuni laziali di Farnese, Ischia di Castro, Latera e Valentano dai quali è delimitato dall’estremità settentrionale della Selva del Lamone, a ovest con il comune di Manciano.

Arrivando a Pitigliano dal mare, salendo la strada regionale 74 Maremmana, si notano le caratteristiche case che sporgono da un grande sperone di tufo, assolutamente a strapiombo. La rupe di Pitigliano è circondata su tre lati da altrettanti burroni, pieni di grotte scavate nel tufo; nel fondovalle scorrono i corsi d’acqua Lente, Meleta e Prochio.

Il territorio comunale si eleva a quote collinari che variano tra i 300 e i 663 metri s.l.m. di Poggio Evangelista, che segna il confine con il Lazio all’estremità orientale; l’area del paduletto di Pantanello è stata sottoposta a bonifica in epoca lorenese.

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