Alba
Cuneo PIEMONTE

Borghi d’Italia e centri storici

La città di Alba riveste il ruolo di epicentro culturale, sociale ed economico delle Langhe, cioè di quel vasto territorio collinare limitato dal Tanaro e dalla Bormida orientale e comprendente tutta una serie di centri di minore rilevanza quali Barolo, Serralunga, Mango, Cherasco, Canelli, Guarene

Le tradizionali attività commerciali e soprattutto gli insediamenti industriali recenti hanno prodotto un grande incremento demografico che trova il suo riscontro urbanistico nella vistosa espansione degli ultimi decenni: una città nuova con una nuova realtà sociale, si è addossata alla città storica, che mantiene quasi intatti molti dei suoi valori ambientali e continua a svolgere le principali funzioni amministrative. La storia di Alba si presenta particolarmente ricca di avvenimenti.

La città romana

Gli scavi condotti nella seconda metà del XIX secolo da Giovanni Battista Traverso testimoniano l’esistenza di una considerevole stazione neolitica nei dintorni (nord, sud ed est) dell’attuale centro abitato, in un area che, per la favorevole posizione geografica, rivestiva un ruolo di raccordo per le vie di traffico e di scambi che vi confluivano dalle Langhe.

Sotto il dominio dei Liguri Stazielli la città subisce invasioni da parte dei Galli. Poi i Romani, nell’arco di un ventennio (190-173 a.C.) riescono a sottomettere totalmente e definitivamente i Liguri. Nell’89 a.C., con la Lex Pompeia de Gallia Citeriore, Pompeo Strabone fà di Alba una comunità di diritto latino, legando il suo nome alla città (Alba Pompeia); meno di dieci anni dopo, Alba diventa a tutti gli effetti Municipio Romano (Lex Julia Caesaris Municipalis) seguendo sino a tutto il II secolo d.C. le fortune di Roma.

Organizzata in Insulae secondo lo schema urbano tipico dei Romani (con un cardo e un decumano che formano le principali vie di comunicazione) e racchiusa da mura poligonali, Alba risulta essere il più antico esempio di fortificazione urbana in Piemonte.

Il particolare fenomeno di adattamento del tessuto edilizio al modificarsi delle esigenze abitative o commerciali ha cancellato del tutto l’originale scacchiera romana; solo la localizzazione del Foro, nel punto di incontro tra il cardo e il decumano, sul sito attuale di Piazza Risorgimento, denota il perdurare nei secoli del ruolo accentratore della piazza, dove ancora oggi si svolgono le principali funzioni politiche, religiose e commerciali. Lungo corso Savona si snodava l’acquedotto; sempre in direzione sud, una notevole necropoli è indicativa della individuazione di questo fronte quale direttrice principale dell’espansione abitativa originaria.

La città medievale

Le dominazioni succedutesinello scacchiere piemontese dopo la caduta dell’impero segnano una lunga battuta d’arresto nella crescita urbana del già fiorente municipium romano: sottoposta da prima ai Longobardi (sec.VI -VIII), quindi ai Franchi (sec VIII – IX), la città subisce nel X secolo le devastazioni saracene; la decadenza è tale che la Diocesi di Alba, istituita nel 391, viene aggregata a quella di Asti.

A partire dalla fine del XII secolo si registrano i primi sintomi di ripresa, legati alla maggiore stabilità politica della città, compresa entro il marchesato del Monferrato.

Fra il XIII e XIV secolo, mentre si enuclea e matura la struttura sociale e amministrativa interna, il Comune, Alba rientra nel gioco incessante di alleanze, conquiste e spartizioni che contrassegnano il Piemonte fino alla conquista Sabauda: angioina dalla seconda metà del Trecento per circa un secolo, la città è sottoposta brevemente ai Visconti di Milano e quindi riammessa al marchesato del Monferrato, divenuto nel 1536 dominio dei Gonzaga di Mantova.

Malgrado l’instabilità politica esterna, la stagione comunale si rivela particolarmente feconda secondo il profilo interno: proprio in età medievale Alba acquisiscela propria facies caratterizzante, che si sovrappone, inglobandola e modificandola, alla struttura romana. Le fonti ( il codice di F. Horologgi, Il libro della Catena ) ci restituiscono l’immagine della città medievale: cinta da mura ottagone, sovrapposte a quelle augustee, munite di torri angolari e allungate ad ovest a comprendere il castrum induttivamente costruito attorno al X – XI secolo.

In corrispondenza delle vie principali erano praticate le porte di accesso: Porta del Castello, di San Martino, di San Biagio, del Soccorso, Porta Tanaro. Le vie pubbliche, adducenti alle porte, erano pavimentate in mattoni: ai cittadini frontisti spettava la manutenzione di strade e fossati, il cui insieme costituiva un imponente sistema idrico interno; piccoli ponti in legno o in pietra sormontavano tali canali, che avevano funzione di irrigazione interna e di attivamento dei mulini, più raramente di fogna, dato che erano ancora in efficienza i cunicola romani

Le abitazioni erano realizzate prevalentemente in mattoni: buona la reperibilità locale dell’argilla e l’abilità degli artigiani favorì lo sviluppo delle fornaci, alle quali si deve la vasta produzione di cotto decorativo tutt’oggi riscontrabile in alcuni edifici (casa Fontana, casa Riva).

Elementi emergenti del tessuto urbano sono i conventi e le case-torri, queste ultime sorte a scopo difensivo e di prestigio da parte delle famiglie maggiorenti. la localizzazione di tali edifici – vere macchine da guerra, usate come carceri in tempo di pace – risulta più fitta sui fronti dei principali assi di collegamento, via Maestra ( via Vittorio Emanuele) e via Cavour. Tra i grandi complessi monastici di fondazione medievale o particolarmente connotatisi all’epoca, si ricordano quelli di San Francesco e di San Domenico (fine secolo XII), Santa Caterina (sec. XIII-XIV) e Santa Chiara (sec. XIII?)

Mentre le vicende storiche dei conventi subiscono una repentina interruzione con la soppressione Napoleonica degli ordini religiosi, la storia della Cattedrale si sviluppa seguendo il ciclo continuo di un fervore religioso costante, ed è schematicamente riconducibile a tre grandi fasi costruttive. Nella prima (sec. IV – XV) il tempio è a cinque navate con portico esterno e abside sopraelevata; a questo primo periodo appartiene il Campanile, conservato all’interno di quello attuale che ne costituisce il rinfodero. Nel 1486, con il rinnovamento promosso dal vescovo Andrea Novelli, l’edificio acquista un più articolato sviluppo con tre navate con cappelle laterali, profonda abside e facciata con ampio portico ove si svolgevano commerci e si stipulavano contratti. Altri restauri furono realizzati nel 1588, nel 1652-75, nel 1713 e infine nel 1866-72 fu eseguito il radicale restauro di Edoardo Arborio Mella: vennero rifatte volte e copertura, innalzate sei nuove cappelle laterali, modificata la parte superiore della facciata e rifatta l’abside.

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