Villa Lante, Bagnaia di Viterbo

Villa Lante ed i suoi giardini all’Italiana

Villa Lante è stata progettata c. 1568-1579 di Giacomo Barozzi da Vignola per Gianfrancesco Gambara (1533–1587) poco dopo la nomina di quest’ultimo a cardinale da parte di Papa Pio IV.

Villa Lante a Bagnaia, Viterbo, Lazio

Puoi goderti questo capolavoro di progettazione del paesaggio semplicemente come una serie coreografata di cascate, fontane gocciolanti e un parterre d’acqua fiancheggiato da un paio di piccoli palazzi i cui interni sono adornati da bellissimi affreschi. Pensare come uno storico del paesaggio, tuttavia, ti porterà a un altro livello di comprensione e piacere, poiché come altri giardini tardo rinascimentali di questo periodo, Villa Lante può essere interpretata come un’elaborata iconografia umanista piena di allusioni simboliche al cardinale, all’antichità, e la fertilità ben irrigata del paesaggio romano circostante.

Entrando nel giardino, incontri per la prima volta la Fontana di Pegaso. Secondo la mitologia, lo zoccolo del cavallo alato che colpisce la terra ha generato la Primavera di Ippocrene, simbolo della fonte della creatività artistica, allusione rafforzata dai busti circostanti delle nove muse greche.

Invece di risalire una delle due scale sopra la fontana, dovreste prima prendere il sentiero che conduce in diagonale attraverso il bosco, un parco boschivo che un tempo era adornato da numerose fontane. La Fontana delle Ghiande, ora scomparsa, aveva lo scopo di evocare l’Età dell’Oro dell’antichità, poiché le ghiande erano, secondo Ovidio, un alimento base nella dieta dell’uomo arcadico. Un’altra fontana mancante, quella di Bacco, evocava la descrizione di Virgilio dell’età dell’oro, quando si credeva che il vino scorresse liberamente nei ruscelli da terra. Oltre a questi, c’erano fontane circondate da tralicci raffiguranti unicorni e draghi che simboleggiavano la vita della virtù.

In alto sul pendio boscoso c’è un cancello attraverso il quale si accede alla parte più alta del giardino. Man mano che inizi a scendere da una terrazza all’altra, il tuo itinerario codificato da messaggi progredisce con più allusioni all’antichità. Per prima cosa ci si trova di fronte alla Fontana del Diluvio, una grotta incrostata di felci con sei aperture da cui l’acqua gocciola e si riversa in una conca dove nuotano due delfini, le cui forme ormai quasi cancellate dalla vegetazione. Questo si riferisce al racconto di Ovidio della distruzione dell’umanità per alluvione. Ai lati della Fontana del Diluvio si trova un padiglione con una loggia che porta il nome e l’emblema dei gamberi di fiume del Cardinal Gambara. (La parola per gambero è gambero in italiano, e il suo stemma è quindi un gioco di parole che si riferisce al suo nome.) Rafforzando il simbolismo del Diluvio, i piccoli tubi installati sotto la grondaia dei padiglioni che incorniciano la Fontana del Diluvio hanno permesso l’uscita improvvisa acqua da zampettare dall’alto come gocce di pioggia e inzuppare l’ignaro visitatore, uno scherzo pratico in armonia con l’umorismo della giornata. Tali giochi d’acqua, chiamati giocchi d’aqua, erano una caratteristica popolare in altri giardini rinascimentali.

Oltre la Fontana ottagonale dei Delfini, che allude alla distruzione del mondo da parte del Diluvio descritto da Ovidio, una rampa a gradini conduce alla terrazza sottostante. Un gambero molto allungato, con la testa e gli artigli anteriori che emanano dal centro delle scale in cima alla rampa e gli artigli posteriori che pendono sopra la Fontana degli dei del fiume che si trova sopra, forma una catena d’acqua, o acqua catena.

Le sue curve collegate creano ed echeggiano il movimento dell’acqua vorticosa che si riversa sui bacini poco profondi a forma di conchiglia situati al suo interno. Così, fuori dal naufragio del Diluvio, il Cardinale Gambara sta simbolicamente imbrigliando l’acqua per il benessere umano. L’acqua che fuoriesce dagli artigli del gambero si riferisce ora al Tevere e all’Arno in quanto cade nel bacino fiancheggiato dalle due sculture emblematiche delle rispettive divinità che denotano questi fiumi.

Le loro cornucopie denotano la fertilità che l’acqua porta alla terra, una fertilità che è enfatizzata dalle statue di Flora e Pomona poste nelle nicchie all’interno del muro di contenimento in prossimità della base della scalinata che conduce dalla terrazza sovrastante.

Al centro di questo terrazzo, incorniciato da filari di platani, si trova la Fontana della Tavola. Il tavolo di pietra con il suo canale d’acqua centrale e getti ribollenti fornì al Carninal Gambara e ai suoi ospiti un’esperienza simile a quella degli antichi romani i cui banchetti a volte includevano piscine su cui i servi galleggiavano.

La Fontana delle Luci collega la terrazza da pranzo del Cardinale con il teatro d’acqua sottostante, una costruzione concentrica di gradini concavi superiori e convessi inferiori. Centosessanta piccoli getti sparano verso l’alto da piccole lampade quando la fontana è accesa, l’acqua si riversa dai lati di ogni gradino in un canale in quello sottostante.

Dalla terrazza della Fontana delle Luci si osserva una serie di scomparti in bosso che incorniciano un parterre centrale d’acqua.

Qui la natura è stata domata dall’arte. Il fulcro originale della terrazza dell’isola del cardinale Gambara, una guglia che trasuda acqua (meta sudans), fu sostituito nel XVII secolo da quattro giovani in bronzo che reggevano in alto il dispositivo del cardinale Alessandro Peretti Montalto di tre montagne e una stella. Il parterre acquatico circostante doveva evocare un’antica naumachia, un teatro allagato dove si tenevano finte battaglie navali. In ciascuno dei suoi quattro stagni c’è una piccola barca di pietra che contiene archibugieri di pietra. Questi sono stati progettati per sparare getti d’acqua verso la fontana centrale.

Naturalmente, questo straordinario giardino dovrebbe essere vissuto in modo sensoriale oltre che metafisico, quindi dopo questa lezione sul ruolo dell’umanesimo rinascimentale nella progettazione del paesaggio, dovresti esplorare ulteriormente Villa Lante e trovare un posto tranquillo per assaporarne i semplici piaceri di sole, ombra, pietra e acqua.

Villa Lante a Bagnaia di Viterbo

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