GEOTERMIA – Linee guida
8. Monitoraggio e controllo del campo geotermico, della microsismicità, della subsidenza e delle pressioni di poro

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Vedi anche INQUADRAMENTO NORMATIVO ENERGIA GEOTERMICA

Geotermica Energia pulita
GEOTERMIA – LINEE GUIDA
  1. Introduzione
  2. Ricognizione preliminare;
  3. Esplorazione di superficie;
  4. Perforazione;
  5. Studio di fattibilità;
  6. Tutela del suolo e della risorsa idrica;
  7. Qualità dell’aria;
  8. Monitoraggio e controllo del campo geotermico, della microsismicità, della subsidenza e delle pressioni di poro;
  9. Requisiti per il riconoscimento di impianto pilota sperimentale per produzione di energia elettrica.

Monitoraggio e controllo del campo geotermico, della microsismicità, della subsidenza e delle pressioni di poro

8.1 Introduzione

Considerato che nell’ambito del documento prodotto in data 24 novembre 2014, pubblicato sul sito della DGS-UNMIG del Ministero dello Sviluppo Economico, “Indirizzi e linee guida per il monitoraggio della sismicità, delle deformazioni del suolo e delle pressioni di poro nell’ambito delle attivita’ antropiche” si dichiarava come le conclusioni del Gruppo di Lavoro potessero essere adottate, con gli opportuni adattamenti, anche nel caso di geotermia tradizionale, geotermia a ciclo chiuso nonché geotermia stimolata da EGS (quest’ultima attualmente non realizzata in Italia), si ritiene opportuno richiamare in questa sede gli indirizzi e le linee guida che si ritengono direttamente applicabili per il caso in esame.

Le presenti Linee Guida hanno l’obiettivo di definire in questo Capitolo, specificatamente per la geotermia, gli standard iniziali di osservazione degli effetti delle attività antropiche a seguito di operazioni di reiniezione di fluidi nel sottosuolo e, in particolare, di stabilire le procedure e i protocolli di monitoraggio, e l’analisi dell’evoluzione spazio-temporale di alcuni parametri descrittivi della sismicità, della deformazione del suolo e della pressione di poro.

Tali standard dovranno comunque essere aggiornati e perfezionati mediante una fase sperimentale su casi pilota rappresentativi di diverse casistiche, prima di una loro applicazione generalizzata.

Prima che le attività antropiche in esame abbiano inizio, il monitoraggio permette di quantificare i valori di fondo, naturali e/o indotti da altre attività antropiche, dei parametri sopra menzionati.

MONITORAGGIO EVENTUALE SISMICITÀ

Durante tutto il periodo di esercizio, il monitoraggio permette invece di rilevare e analizzare l’eventuale sismicità e le variazioni di tutti i parametri monitorati attraverso il confronto con i valori di fondo precedentemente acquisiti e stimati.

In particolare, mediante il monitoraggio sismico si intende individuare e localizzare la sismicità in un volume circostante il luogo delle attività di coltivazione geotermica, anche con l’obiettivo di distinguere la sismicità naturale da quella eventualmente attribuibile alle attività antropiche.

Il monitoraggio deve consentire di seguire l’evoluzione spazio-tempo-magnitudo della sismicità al fine, ove occorra, di rimodulare o eventualmente di sospendere le attività stesse.

Mediante il monitoraggio delle deformazioni del suolo (subsidenza) si intende identificare eventuali fenomeni di deformazione superficiale legati alle attività in esame, per misurarne e analizzarne le variazioni spazio-temporali rispetto alle condizioni di fondo.

Con le misurazioni delle pressioni di poro si intende monitorare la pressione statica a fondo pozzo (più precisamente nella zona permeabile del serbatoio) allo scopo di aggiornare e verificare il modello del sottosuolo interessato dalle attività antropiche e valutare l’evoluzione delle pressioni.

Le indicazioni metodologiche ed operative di seguito riportate potranno efficacemente integrare il Progetto di Monitoraggio Ambientale della componente “suolo-sottosuolo” che il proponente dovrà predisporre, nell’ambito dello Studio di Impatto Ambientale, secondo le “Linee Guida per la predisposizione del Progetto di Monitoraggio Ambientale (PMA) delle opere soggette a procedure di VIA (D.Lgs.152/2006 e s.m.i.; D.Lgs.163/2006 e s.m.i.)”.

Sono esclusi dai monitoraggi gli impianti geotermici a bassa entalpia (con temperature minori di 90°C), noti anche come “sonde geotermiche” o “impianti di geoscambio”, di interesse locale, contenuti entro una profondità di 250 metri dal piano campagna, a condizione che non vi siano scambi di fluidi col sottosuolo, né vengono introdotti additivi di alcun genere.

8.2 Caratterizzazione geologica, strutturale e sismo tettonica

Si rimanda a quanto già indicato nel paragrafo 3.1 (Studi geologici e idrogeologici, di sottosuolo e di superficie), sottolineando l’importanza di un adeguato approfondimento in merito alla presenza di faglie nell’area di interesse.

8.3 Dominio di rilevazione

Per le attività di re-iniezione di fluidi geotermici si definisce Dominio di rilevazione il volume all’interno del quale si ritiene che possano potenzialmente verificarsi fenomeni di sismicità indotta o di deformazione del suolo associati all’attività svolta.

Per volume perturbato si intende il volume del serbatoio geotermico su cui si riflettono le attività di coltivazione in termini di volumi prodotti/reiniettati, delle pressioni e temperature in gioco, delle caratteristiche di permeabilità e fratturazione del serbatoio.

Per la definizione del Dominio di rilevazione si individuano due diversi casi:
1) qualora siano disponibili i dettagli del volume perturbato ottenibili dal modello geomeccanico di serbatoio realizzato per ciascun sito, considerata anche l’estrema variabilità delle caratteristiche geologiche dello stesso, si ritiene come Dominio Interno di rilevazione per gli impianti pilota un volume che si estende fino alla superficie, coincidente con il volume perturbato (come definito dallo studio geologico preliminare) ampliato di un’ulteriore fascia che si estende ai lati e sotto fino ad una distanza di 5 km dal bordo dello stesso (fino a un massimo di 8 km di profondità).

2) nel caso in cui, titolare non abbia fornito informazioni per la definizione dell’estensione delvolume perturbato, si ritiene come Dominio Interno di rilevazione un volume che si estende per 2 km intorno al pozzo stesso (valore convenzionale e cautelativo), ampliato di un’ulteriore fascia di 5 km da tale volume, sia lateralmente che in profondità, che tenga conto dell’incertezza generale sul volume perturbato.

Entrambi i valori dovranno essere calcolati da fondo pozzo. Il Dominio Interno di rilevazione, in quest’ultimo caso, sarà costituito dall’inviluppo di tutti i volumi dei pozzi del campo e si intende esteso fino alla superficie.

In entrambi i casi, sempre in via cautelativa, si ritiene comunque che l’area interessata dal monitoraggio debba corrispondere quanto meno all’estensione del Permesso.

I valori assunti saranno sottoposti a revisione sulla base delle risultanze dei monitoraggi e delle misure che saranno realizzate dopo due anni di attività o per studi che nel frattempo si renderanno disponibili.

Nell’ipotesi che il sito considerato sia già oggetto di attenzione per la concomitante presenza di altri rischi rilevanti, non potrà essere applicata la definizione del volume sopra proposta, ma sarà necessario procedere ad un’analisi specifica del sito per definire in modo più accurato una rispostaappropriata rispetto a tutti e due i quesiti posti.

Inoltre, considerato che un aumento del flusso di volatili in superficie può fornire indicazioni sulla eventuale pressurizzazione del sistema profondo e in associazione con il monitoraggio sismico può fornire un migliore controllo dell’evoluzione del sistema fluido-dinamico durante lo sfruttamento del sistema, si suggerisce di adottare nel Dominio Interno di rilevazione, così come definito in precedenza, misure di monitoraggio della fase fluida in superficie.

Il sito deve prevedere un’analisi delle emissioni gassose naturali nel Dominio Interno di almeno 12 mesi pre-impianto, in modo da poter valutare eventuali variazioni indotte dalle attività di coltivazione geotermica, le cui emissioni devono ovviamente rientrare nei limiti di legge.

8.4 Caratteristiche e scopo del monitoraggio sismico

Lo scopo del monitoraggio sismico è:

  • rilevare, localizzare e determinare i principali parametri di sorgente della sismicità e microsismicità verificatasi nel dominio di rilevazione;
  • migliorare a scala locale il livello di magnitudo di completezza degli eventi sismici rilevati all’interno del dominio di rilevazione;
  • misurare con accuratezza le velocità di oscillazione e le accelerazioni del suolo prodotte insuperficie da terremoti in prossimità dell’area di coltivazione e re-iniezione.

I dati rilevati dovranno anche servire a costruire un catalogo di eventi sismici che possa essere utilizzato per valutare l’evoluzione nel dominio spazio-tempo-magnitudo della sismicità nel dominio di rilevazione, e analizzare la pericolosità dell’eventuale sismicità indotta, anche in relazione al tempo.

La nuova rete di monitoraggio sismico dovrà soddisfare i seguenti requisiti:

  1. nel dominio di rilevazione, rilevare e localizzare i terremoti a partire da magnitudo locale ML compresa tra 0 e 1 (0≤ ML ≤1) e con errori nella localizzazione dell’ipocentro non superiori ad poche centinaia di metri;
  2. determinare l’accelerazione e la velocità del moto del suolo provocata da eventuali terremoti presso i punti di misurazione;
  3. integrarsi opportunamente con le reti di monitoraggio esistenti (ovvero: rete nazionale, reti regionali e ulteriori eventuali reti locali) al fine di migliorare l’accuratezza e la completezza della rilevazione della sismicità mediante la stipula di opportuni accordi tra il
    Concessionario, l’Amministrazione competente ed i soggetti gestori delle reti di monitoraggio esistenti.

Nel seguito vengono enunciate alcune caratteristiche che le reti devono soddisfare:

a) Ogni stazione dovrà essere dotata di un sensore triassiale ad elevata sensibilità (sismometro), mentre per la successiva fase di reiniezione e coltivazione, sarà valutata l’eventuale necessità di integrare una stazione con un sensore triassiale ad elevata dinamica (accelerometro). Potranno essere adottati sensori sismometrici a corto periodo (T ≤ 1 s). Si prescrive inoltre l’installazione di almeno un sensore a banda estesa o larga (periodo proprio T ≥ 20-40 s, e frequenza massima di rilevazione non inferiore a 80 Hz) presso una stazione interna alla rete dedicata;

b) Il segnale dovrà essere acquisito in continuo, con frequenza di campionamento dei dati non inferiore a 200 Hz e a 100 Hz, rispettivamente per i sismometri e per gli accelerometri. Per la sola fase di coltivazione, il segnale dovrà essere trasmesso in tempo “quasi-reale” al centro di controllo. L’apparato di acquisizione dovrà essere dotato di un sistema di temporizzazione di precisione, basato su tecnologia GPS, per consentire la stima corretta dei tempi di arrivo delle fasi e l’integrazione con le altre reti esistenti;

c) Per l’installazione dei sensori si dovrà prevedere l’adozione di specifici accorgimenti atti a ridurre il rumore sismico ambientale;

d) Si raccomanda di adottare strategie di gestione della rete atte a minimizzare le interruzioni nel flusso dei dati e delle elaborazioni. In particolare, dovrebbe essere garantita la copertura dei dati per almeno il 95% del tempo per ogni stazione, ed eventuali interruzioni o malfunzionamenti della singola stazione dovrebbero essere risolti in tempi brevi, in un intervallo di tempo massimo possibilmente compreso tra 7-10 giorni. A tale scopo, si raccomanda l’acquisto di strumentazione di ricambio da tenere disponibile per eventuali sostituzioni. Tale materiale dovrebbe essere disponibile in numero di circa una unità completa ogni quattro, intendendosi per unità l’insieme della strumentazione (sismologica, elettronica, elettrica, ecc.) necessaria per il funzionamento della singola stazione di rilevamento;

e) Si raccomanda che siano attivate procedure idonee a determinare le curve di risposta strumentale, che includano sia i sensori sia gli acquisitori digitali, di prevedere la verifica periodica della risposta strumentale complessiva, nonché di provvedere a tutti gli aggiornamenti in conseguenza a modifiche/sostituzioni degli apparati.

Per quanto riguarda i tempi di esercizio del monitoraggio, si raccomandano le seguenti modalità:
  1. il monitoraggio sismico dovrà partire almeno un anno prima dell’inizio dell’attività di coltivazione o reiniezione, al fine di poter verificare e misurare la sismicità naturale di fondo in condizioni “non perturbate”.
  2. il monitoraggio sismico dovrà proseguire per tutto il tempo dell’attività di coltivazione prevista, e protrarsi per almeno un anno dopo la conclusione delle attività.

Per quanto riguarda l’elaborazione e l’analisi dei dati, dovranno essere implementate procedure in grado di soddisfare gli obiettivi del monitoraggio sismico specificati in precedenza. Dovranno inoltre essere adottate strategie di archiviazione sicura e distribuzione/diffusione dei dati, ricorrendo alle pratiche e ai formati standard in uso presso la comunità scientifica sismologica.
Per quanto riguarda la localizzazione ipocentrale e il calcolo della magnitudo si raccomanda di adottare, nel tempo, delle configurazioni dei parametri che garantiscano un’accuratezza progressivamente maggiore nel dominio di rilevazione, secondo lo schema seguente:

Configurazione 0 : da adottarsi contestualmente all’avvio del sistema di monitoraggio sismico – deve allinearsi alle procedure di localizzazione assoluta ipocentrale e di stima della magnitudo adottate dalla Rete Sismica Nazionale o da eventuali Reti Sismiche Regionali esistenti nell’area e riconosciute per finalità di protezione civile, nazionale o regionale. In particolare, a questo livello è stimata la magnitudo locale o la magnitudo momento, con procedure omogenee a quelle adottate a scala nazionale o regionale. In aggiunta, possono essere adottati calcoli della localizzazione e della magnitudo dell’evento più accurati tramite calibrazione delle leggi di attenuazione di ampiezza e dei termini di correzione di sito;

Configurazione 1 : deve prevedere: un modello di velocità 1D ad hoc per il dominio di rilevazione, supportato da studi specifici e coerente con i dati stratigrafici disponibili e con le analisi di velocità eseguite con i dati del monitoraggio; l’adozione di eventuali metodi di localizzazione assoluta ritenuti più accurati o completi; la calibrazione dell’intera procedura (es: attraverso la riduzione dei residui di stazione), al fine di migliorare l’accuratezza complessiva del sistema. A questo livello saranno determinate sia la magnitudo locale che la magnitudo momento. Per la stima della magnitudo momento sarà necessario determinare i parametri da utilizzare per la correzione degli effetti di attenuazione anelastica;

Configurazione 2: in fase di coltivazione, particolari procedure di elaborazione dei dati (ad es. metodi basati sulla coerenza delle forme d’onda registrate) potranno essere eventualmente valutate ed adottate sulla base delle caratteristiche dei sismogrammi rilevati; è opportuno che i risultati del monitoraggio sismico vengano, in questa fase, confrontati con i dati di produzione, al fine di valutare eventuali correlazioni, da inserire nei report periodici, di seguito descritti.

I risultati delle rilevazioni verranno forniti, all’Amministrazione competente e agli Enti eventualmente individuati dalla stessa, almeno nella forma di catalogo parametrico degli eventi localizzati, per ognuna delle singole configurazioni adottate, rielaborando a ogni livello superiore anche i dati della sismicità pregressa.
Considerate le caratteristiche tecnologiche, la densità della rete e le metodologie di analisi dei dati suggerite in queste linee guida, le reti dedicate saranno in grado di effettuare stime più accurate di localizzazione e magnitudo locale/momento, rispetto alle reti nazionali/regionali, per eventi che accadano nel dominio di rilevazione.

Il sistema di riconoscimento della sismicità dovrà avere le seguenti funzioni:
a) sistema di riconoscimento automatico in modalità di tempo “quasi reale” per la verifica dei valori dei parametri selezionati. L’eventuale occorrenza di attività sismica che si discosti dal quadro ordinario dovrà essere segnalata e analizzata con tempestività;
b) sistema di riconoscimento e revisione dei dati off-line per le analisi di dettaglio. Il quadro della sismicità nel dominio di rilevazione dovrà essere aggiornato facendo riferimento a un intervallo di tempo corrente (finestra temporale mobile) di alcuni giorni (1 – 2).

I risultati complessivi delle rilevazioni dovranno essere illustrati e analizzati in rapporti periodici, con cadenza indicativa consigliata di 6 mesi., da fornire all’Amministrazione competente e agli Enti eventualmente individuati dalla stessa.
Detti rapporti dovranno descrivere, per il periodo rendicontato: lo stato di funzionamento della rete, riportando eventuali anomalie, con rappresentazione grafica dello stato on/off quotidiano delle stazioni e del livello del segnale/rumore di fondo; la sismicità rilevata, riportando anche un catalogo parametrico completo e aggiornato; un’analisi delle prestazioni complessive della rete, che viene valutata in funzione della sismicità rilevata e localizzabile (es. stima della magnitudo di completezza di eventi localizzabili); eventuali situazioni in cui la sismicità si discosti dall’ordinario.

8.5 Caratteristiche del monitoraggio delle deformazioni del suolo

Le attività di estrazione e di re-iniezione di fluidi nel sottosuolo possono indurre fenomeni di deformazione superficiale. Tali effetti deformativi forniscono importanti informazioni sulle caratteristiche dei fenomeni sub-superficiali da cui sono originati e sulla loro evoluzione temporale.
Essi hanno tipicamente una dinamica temporale abbastanza lenta e si estendono spazialmente. Pertanto risulta particolarmente appropriato per la loro misura l’utilizzo, ove possibile, di tecniche InSAR avanzate, che si basano sull’elaborazione di sequenze temporali di immagini SAR (Sansosti et al., 2010).

I risultati delle elaborazioni InSAR (d’ora in avanti, misure InSAR) sono rappresentati da serie temporali di deformazione i cui valori sono relativi ad una zona di riferimento (rappresentata generalmente da un pixel delle immagini SAR, spesso denominato pixel di “aggancio” o di “riferimento”), scelta tipicamente in un’area assunta stabile, e si riferiscono alla componente degli spostamenti superficiali rilevati, proiettata lungo la linea di vista del radar (LOS, acronimo dell’inglese line of sight).

Nella fase di coltivazione, queste misure vanno perciò opportunamente integrate con quelle fornite da una rete di stazioni GPS in continuo, oppure da una rete di capisaldi collegati alla Rete Geodetica Nazionale, che consentono di ottenere informazioni sulle tre componenti degli spostamenti rilevati in corrispondenza delle stazioni riceventi.

Tale sistema di monitoraggio ha l’obiettivo di fornire informazioni sia sull’andamento temporale delle deformazioni del suolo (più precisamente dello strato superficiale del suolo) e della loro distribuzione spaziale nell’area analizzata, evidenziando eventuali variazioni rispetto allo scenario deformativo di background.

Si raccomanda che il monitoraggio riguardi una adeguata porzione superficiale del dominio di rilevazione, corrispondente all’area sovrastante il serbatoio geotermico, ed abbia le seguenti caratteristiche:

• per l’area interessata dal monitoraggio deve essere fornito un quadro delle deformazioni superficiali rilevate attraverso l’utilizzo di misure InSAR effettuate su dati di archivio acquisiti almeno negli ultimi 2-3 anni con accuratezze dell’ordine dei millimetri (per le misure InSAR in LOS) e di qualche mm/anno per le stime dei ratei di deformazione. Tali attività possono eventualmente beneficiare di banche dati di misure interferometriche già disponibili, come ad esempio nel caso di quelle ottenute grazie al Piano Straordinario di Telerilevamento Ambientale o alle iniziative effettuate dalle singole regioni;
• il monitoraggio dei fenomeni deformativi del suolo deve essere aggiornato mediante successive misure InSAR con la seguente cadenza indicativa:

1 elaborazione durante i primi 3 anni di coltivazione;

1 elaborazione ogni 3 ÷ 5 anni dopo il terzo anno, con cadenza da definire in base all’entità delle deformazioni rilevate.

L’aggiornamento delle misure InSAR può essere effettuato sfruttando i dati SAR acquisiti dai sensori attualmente disponibili, quali RADARSAT-2, COSMO-SkyMed e TerraSAR-X, caratterizzati da una politica di acquisizione “on-demand”; in tal caso, in aggiunta alle misure InSAR, deve essere disponibile anche l’archivio dei dati grezzi SAR (anche denominati Level 0) o delle immagini SAR (generate a piena risoluzione spaziale e spesso definite immagini SLC, acronimo di Single Look Complex) che sono state utilizzate per il calcolo delle misure InSAR. Si raccomanda, però, l’uso dei dati SAR collezionati dai sistemi europei Sentinel-1, che consentiranno di acquisire in breve tempo ed in uno scenario “free and open access” un vasto archivio di dati SAR relativi all’intero territorio italiano;

le misure InSAR aggiornate devono prevedere l’utilizzo di dati SAR acquisiti da orbite ascendenti e discendenti, in modo tale da poter ricostruire le componenti verticale ed orizzontale (E-W) delle deformazioni del suolo rilevate. Nel caso in cui siano disponibili dati SAR collezionati da una sola orbita di acquisizione, si dovrà far riferimento alla componente degli spostamenti proiettata rispetto al LOS del radar.

Le misure InSAR devono essere generate con formati standard e attraverso metodologie note o in uso presso la comunità scientifica, per le quali devono essere indicate le accuratezze stimate (dipendenti dall’estensione temporale delle sequenze di immagini SAR analizzate e dalle loro caratteristiche);

I valori di deformazione ottenuti grazie alle misure InSAR vanno integrati/complementati con quelli forniti da una rete GPS in continuo, preesistente o di nuova realizzazione, costituita da almeno 3 stazioni. Le informazioni ottenute grazie a tale rete locale GPS, opportunamente inquadrata nel sistema di riferimento internazionale (attualmente ITRF2008), devono permettere di:

rendere le misure InSAR indipendenti dalla “zona di riferimento” scelta per la loro analisi e rappresentazione,

rilevare (e correggere) eventuali artefatti che possono essere presenti nelle misure InSAR;

  • effettuare eventuali modellazioni 3D del campo di deformazione relativo al dominio di rilevazione.
  • Pertanto, si raccomanda che la rete locale GPS preveda la presenza di stazioni permanenti di precisione (di tipo geodetico), distribuite opportunamente in funzione dell’estensione e delle caratteristiche dell’area da monitorare ed installate con una adeguata documentazione adatta a scopi geofisici (ad esempio UNAVCO).
  • • i risultati complessivi delle rilevazioni delle deformazioni del suolo dovranno essere illustrati e analizzati in rapporti periodici.

Tali rapporti dovranno, per il periodo analizzato:

  • descrivere lo stato di funzionamento del sistema di monitoraggio,
  • fornire informazioni sia sull’andamento temporale delle deformazioni del suolo, sia sulla loro distribuzione spaziale,
  • evidenziare eventuali variazioni rispetto allo scenario deformativo di background.

Questa tecnica, funzionale su aree senza particolari coperture vegetative, risulta di difficile applicazione se si considerano nel loro insieme aree di elevata estensione e con coperture vegetali assai estese, pur in presenza di un significativo numero di stazioni GPS a terra. In tal caso è possibile sostituire la tecnica inSAR, con una appropriata rete GNSS di tipo semipermanente, che permette la definizione dei movimenti del suolo, senza avere influenza negativa dall’estensione dell’area e della copertura vegetativa.

8.6 Caratteristiche delle misurazioni delle pressioni di poro

Il valore della pressione statica nel dominio di rilevazione può costituire un utile elemento per l’aggiornamento e la verifica dei modelli del serbatoio nonché per una buona gestione del campo geotermico.

Pertanto, per i pozzi di re-iniezione si provvede, durante le fermate programmate dell’impianto di produzione di energia, al rilevamento della pressione statica a fondo pozzo.

Con periodicità almeno annuale dovranno quindi essere prodotti rapporti di andamento delle pressioni misurate o stimate (anche avvalendosi dell’applicazione di modelli).

Un maggiore dettaglio negli aspetti descritti potrà essere definito a valle della fase di sperimentazione.

8.7 Pubblicazione dei dati di monitoraggio e divulgazione delle informazioni

Con lo scopo di garantire l’efficacia e la trasparenza delle attività svolte, si prevede la realizzazione, sul sito internet del Ministero dello sviluppo economico – DGS-UNMIG, di un’apposita area contenente sezioni specifiche per le singole concessioni, dedicate alla disseminazione di informazioni sulle attività in corso e dei dati acquisiti nel corso del monitoraggio.

L’informazione al pubblico attraverso il sito internet del Ministero dello Sviluppo Economico – DGS-UNMIG sul monitoraggio della microsismicità, della subsidenza e delle pressioni di poro di ciascun impianto pilota geotermico, assolverà altresì agli obblighi previsti dalla vigente normativa nazionale in materia di VIA (D. Lgs. 152/2006, art. 28), relativa all’obbligo di informazione via web delle modalità di svolgimento del monitoraggio, dei risultati e delle eventuali misure correttive che potranno essere adottate dall’Autorità competente in caso di effetti negativi imprevisti

I dati del serbatoio e del monitoraggio saranno forniti dal Concessionario, (concordando tali attività con l’Amministrazione competente), il quale potrà inoltre realizzare materiale divulgativo, anche in formato cartaceo, e organizzare incontri con la popolazione per illustrare le attività industriali, le risultanze delle attività di controllo della sismicità indotta e della deformazione del suolo ottenute attraverso il monitoraggio.

Nella sezione del sito internet relativa a ciascuna concessione dovranno essere fornite le seguenti informazioni:

I. Informazioni sulla concessione
  1. Storia
  2. caratteristiche principali del serbatoio
  3. descrizione sintetica del modello di serbatoio
  4. FAQ
II. Introduzione alle attività di monitoraggio (sismicità, deformazioni del suolo, pressioni di poro)
  1. monitoraggio sismico: introduzione sulla sismicità; tecniche di misurazione; inquadramento della sismicità naturale regionale; focus sulla sismicità nell’intorno del sito
  2. monitoraggio delle deformazioni del suolo: introduzione sulle deformazioni del suolo; tecniche di misurazione; inquadramento delle deformazioni naturali regionali; focus sulle deformazioni nell’intorno del sito
  3. monitoraggio della pressione di poro: introduzione sulle variazioni di
    pressione di poro; tecniche di misurazione e di valutazione tramite modelli

III. Dati generali sui monitoraggi
  1. soggetto che ha progettato le reti, che le ha realizzate e ne cura la manutenzione, che raccoglie e analizza i dati
  2. caratteristiche delle reti (mappa generale delle stazioni, numero dei sensori e caratteristiche)
  3. dominio di rilevazione (criterio di identificazione, mappa)
IV. Dati di monitoraggio sismico
  1. Informazioni generali:
  • a) introduzione sulla sismicità
  • b) tecniche di misurazione
  • c) inquadramento della sismicità naturale regionale e focus sulla sismicità nell’intorno del dominio
  • 2. Dati generali sul monitoraggio svolto:
  • a) soggetto che ha progettato le reti, che le ha realizzate e ne cura la manutenzione, che raccoglie e analizza i dati
  • b) caratteristiche delle reti (mappa generale delle stazioni, numero dei sensori e caratteristiche)

Dati di monitoraggio sismico:

a) localizzazione degli eventi registrati sulla mappa delle stazioni
appartenenti alla rete nazionale e locale, nella concessione e
nel suo intorno; nella stessa mappa deve essere riportata la
localizzazione degli impianti (pozzi, centrale di trattamento,
ecc.)
b) informazioni aggiornate sulle stazioni (in funzione o
temporaneamente non operanti)
c) lista completa degli eventi sismici localizzati dall’entrata in
esercizio della rete o dall’applicazione di queste Linee Guida
d) eventuali dati relativi alle forme d’onda in continuo (con
formati sismologici standard), completi delle informazioni
necessarie per effettuare la correzione strumentale potranno, a
discrezione dell’operatore, essere resi disponibili ad Istituti e
Centri di ricerca che ne facciano richiesta per particolari studi e
approfondimenti;

V. Dati di monitoraggio delle deformazioni del suolo

Informazioni generali:
a) introduzione sulle deformazioni del suolo
b) tecniche di misurazione
c) inquadramento delle deformazioni naturali regionali e focus
sulle deformazioni nell’intorno del sito

2. Dati generali sul monitoraggio svolto:


a) soggetto che ha progettato le reti, che le ha realizzate e ne cura
la manutenzione, che raccoglie e analizza i dati
b) caratteristiche delle reti (mappa generale delle stazioni, numero
dei sensori e caratteristiche)

Dati di monitoraggio delle deformazioni del suolo:
a) InSAR: pubblicazione delle misure secondo la cadenza delle
rilevazioni
b) pubblicazione dei dati pregressi disponibili

VI. Dati di monitoraggio delle pressioni di poro

……………………

VII. Documentazione

rapporti di gestione della concessione (annuali)

rapporti periodici sui risultati dei monitoraggi, eventuali pubblicazioni
scientifiche in merito

documento di gestione operativa del monitoraggio

VIII. Formazione e accesso al sito

conferenze

news ed eventi

organizzazione delle visite presso gli impianti (inclusa la modulistica di
richiesta)

filmati e foto dell’impianto

IX. Link utili

Link ai siti istituzionali di riferimento

indirizzo email per eventuali contatti (info@…)

8.8 Conclusioni e raccomandazioni sul monitoraggio

Il presente Capitolo delle Linee Guida ha l’obiettivo di descrivere le specifiche tecniche delle reti di monitoraggio che si ritengono necessarie per la raccolta delle informazioni e dei dati inerenti al comportamento del serbatoio, sulla base dei quali potrà essere necessario implementare adeguate azioni di gestione del campo geotermico.

Il documento contiene alcuni elementi per i quali vi è una scarsa esperienza operativa, pertanto si insiste sul fatto che le indicazioni in esso fornite debbano essere rivalutate, in base all’esperienza diretta, indicativamente a due anni dalla loro prima applicazione sperimentale in siti individuati successivamente dal MISE.

In generale, al fine di ridurre al minimo il potenziale impatto, per le attività estrattive che comportano la re-iniezione dei fluidi si raccomanda di:

re-iniettare il fluido disponibile a valle del ciclo di produzione e compatibilmente con la
soluzione impiantistica adottata, nelle stesse formazioni di provenienza o comunque al di sotto di
falde utilizzabili a scopo civile e industriale, secondo quanto già affermato dalla legislazione
vigente;

prevedere una distribuzione della portata di re-iniezione idonea a garantire il minor disturbo
possibile al serbatoio, comunque da valutare in base ai test di iniettività.

Uno dei punti affrontati è stato quello della definizione delle aree su cui effettuare il monitoraggio.

Soprattutto per il monitoraggio sismico, è stato necessario considerare e sintetizzare, in un impianto formale semplice e applicabile, le esperienze derivate da differenti attività produttive. Alla fine, il principio unificante è stato individuato nella definizione di un volume di rilevazione il quale, nell’ambito del monitoraggio sismico, circoscrive i punti (pozzi) o la zona sorgente (serbatoio) delle attività con un raggio limitato ma sufficientemente ampio da includere i fenomeni di sismicità eventualmente indotta dalle attività di coltivazione nell’ambito del dominio di rilevazione.

Per il dominio di rilevazione, la rete di monitoraggio sismico dovrà avere la massima sensibilità, in modo tale da consentire l’utilizzo di tecniche raffinate per la localizzazione dei terremoti e la ricostruzione di variazioni nei modelli di velocità nonché, laddove i dati lo consentiranno, di tracciare l’eventuale migrazione della sismicità.

Per quanto concerne il tema delle decisioni operative e della gestione dei parametri di produzione da adottare in funzione dei risultati del monitoraggio si ritiene tuttavia necessaria una più profonda maturazione delle conoscenze e delle metodologie scientifiche su alcuni impianti pilota.

Ciò sarà attuabile solo a valle di una adeguata applicazione delle presenti linee guida per l’installazione delle reti di monitoraggio su alcuni siti pilota, al fine di definire un’opportuna procedura di gestione e controllo delle attività di coltivazione sulla base di adeguati livelli di attivazione (eventuale applicazione di sistemi sperimentali a semaforo), avendo quale riferimento
quanto preliminarmente proposto nel documento “Indirizzi e linee guida per il monitoraggio della sismicità, delle deformazioni del suolo e delle pressioni di poro nell’ambito delle attività antropiche” del 24 novembre 2014.

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