Ciliegia Barracocca di Villacidro PAT Sardegna

La coltivazione della cerexia barracocca a Villacidro, sulla base delle fonti e testimonianze dirette, è attestata sin dalla fine dell’800. La ciliegia era ed è coltivata in diverse zone, di montagna e di pianura: Castiangias, Gutturu de Seddori, Gutturu de terra, Gutturu derettu, Croigas, Cragasu, Villascema, Narti, Banarba, Basseledda, Bassela, Riu Peis, Funtana e stadi, ecc. Ancora oggi diverse testimonianze orali, di persone anche ultranovantenni, raccontano della coltivazione del ciliegio e della varietà locale barracocca in varie località vocate di Villacidro, dove sono state piantate dai rispettivi avi (nonni)

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Cicerchia sarda PAT Sardegna

La cicerchia sarda è un legume storicamente coltivato in buona parte della Sardegna, ma oggi scomparso quasi ovunque perché abbandonato o soppiantato da varietà di cicerchia provenienti da altre regioni (generalmente dal centro-sud Italia), introdotte relativamente di recente. Oggi la cicerchia sarda risulta relegata a piccoli impianti produttivi in Marmilla, dove rappresenta un legume della tradizione, ricordato praticamente da tutti ed in particolar modo dagli anziani.

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Giovanni Bellini

Giovanni Bellini è considerato uno dei più grandi maestri del Rinascimento veneziano. La sua carriera è stata caratterizzata da una straordinaria capacità di assimilare influenze diverse e di integrarle in uno stile personale che ha rivoluzionato la pittura veneziana, contribuendo al suo sviluppo verso un linguaggio artistico raffinato, lirico e profondamente spirituale.

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Cardi selvatici sott’olio PAT Sardegna

Gli anziani del paese sono la memoria storica di questo prodotto in quanto hanno raccontato che la coltivazione ed il consumo diffuso del “carciofo violetto” esisteva nella comunità samassese fin dal 1969, anno in cui i primi ovuli giunsero dalle campagne francesi della Provenza. A partire da quegli ovuli e per i successivi decenni, il carciofo violetto è stato poi coltivato e rigenerato dagli agricoltori locali senza alcuna modificazione della varietà originaria.

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Carciofo violetto di Samassi PAT Sardegna

Gli anziani del paese sono la memoria storica di questo prodotto in quanto hanno raccontato che la coltivazione ed il consumo diffuso del “carciofo violetto” esisteva nella comunità samassese fin dal 1969, anno in cui i primi ovuli giunsero dalle campagne francesi della Provenza. A partire da quegli ovuli e per i successivi decenni, il carciofo violetto è stato poi coltivato e rigenerato dagli agricoltori locali senza alcuna modificazione della varietà originaria.

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Capperi e capperoni di Selargius PAT Sardegna

La coltivazione intensiva della pianta del cappero nella zona di Selargius era nota fin dai primi del 1800, aveva uno scopo prevalentemente terapeutico. I medici empirici, infatti, utilizzavano le scorze della radice della pianta per preparare dei decotti atti a curare le varici femminili. A metà dell’ottocento, la famiglia selargina di Domenico Dentoni, allora sindaco, attuò uno sviluppo intensivo della coltivazione dei capperi, sia per l’utilizzo fitoterapeutico che per uso alimentare, tale da creare un mercato locale di produttori e commercianti. In annate povere di raccolto (uva, grano e olive), erano i produttori e i commercianti di capperi a tenere attivo il mercato selargino.

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Asparago selvatico PAT Sardegna

I turioni vengono raccolti teneri, mediamente lunghi 20-30 cm. e utilizzati per il consumo fresco. Più sottili e amarognoli rispetto all’asparago coltivato, vengono preparati lessati e poi conditi con olio d’oliva, in frittate, per la preparazione di risotti e minestre e come contorno per l’agnello in umido. Per la vendita è uso comune confezionare i turioni in mazzetti di 40-50 legati alla base con una foglia di asfodelo.

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Trizza PAT Sardegna

Alcuni cenni storici: un autorevole studioso sardo Felice Cherchi Paba, il quale visse per lungo tempo nel Montiferru, nelle su opera “Evoluzione Storica della Attività Industriale Agricola Caccia e Pesca in Sardegna – Vol. II” sposa la tesi che vuole l’origine etimologica della parola Trizza risalente al Greco Thiriccas del periodo Sardo-Bizantino (476-1054): “detti formaggi infatti nella chiesa Greca venivano largamente consumati in Quaresima, tanto che le ultime settimane di questa venivano chiamate settimane “Thirine”, da thiriccas.

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