Lenticchia di Rascino PAT Lazio

La Lenticchia di Rascino, ecotipo autoctono, appartiene alla famiglia delle Leguminose, genere Lens, specie Lens culinaris Med. Presenta dimensioni piccole e colore non uniforme che va dal rosa al rossiccio, al giallo verdastro, marrone chiaro, raramente ocra, con o senza ornamenti (a chiazze, a punti). Viene coltivata sull’Altopiano di Rascino a circa 1.200 m s.l.m.; presenta un ottimo tenore in sostanza proteica. Il sapore gradevole e la caratteristica di conservare l’integrità del seme con la cottura, ne fanno un prodotto di nicchia particolarmente pregiato. Il prodotto Lenticchia di Rascino proviene dalla coltivazione della varietà autoctona a rischio di erosione genetica, Lenticchia di Rascino, tutelata dalla L.R. 1 marzo 2000 n. 15.

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Sentiero LIGURIA Tratta 21 Boissano – Toirano

Boissano -Toirano L’itinerario si estende verso l’entroterra e si sviluppa in una sorta di anello che collega Boissano e Toirano, due cittadine, separate dal Torrente Varatella, che distano l’una dall’altra soltanto tre chilometri. Il percorso, a pochi chilometri in linea d’aria dal mare, è apprezzabile per gli interessanti aspetti naturalistici ed i continui contrasti che si generano tra i panorami sul litorale, quasi sempre visibile lungo tutto il percorso, e i più aspri e selvaggi paesaggi sub-montani tipici dell’entroterra ligure.

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Lenticchia di Onano PAT Lazio

Altra citazione ci è data dal Senatore Giulio Andreotti nel suo libro “La sciarada di Papa Mastai”, ove si ricorda che, a seguito della perdita del potere temporale, avvenuta nel 1870, Pio IX, alla vigilia del capodanno del 1871, si consolava “domani alla sua mensa avrebbe avuto sempre le buone lenticchie onanesi del Cardinale Prospero Caterini”. Ecco a che cosa poteva paragonare il potere perduto, ad “un piatto di lenticchie”.

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Sentiero LIGURIA Tratta 20 Finalborgo – Boissano

Finalborgo – Boissano Da Finalborgo, attraversato il torrente Pora, si sale in una bella lecceta verso la Chiesa di S. Martino. Arrivati all’arroccato borgo saraceno di Verezzi e percorsi gli antichi sentieri contadini, si discende verso il mare sino a Borgio Verezzi. Si oltrepassano le grotte di Valdemino e il Santuario del Buon Consiglio per raggiungere infine il borgo costiero di Pietra Ligure. Da qui ci si allontana nuovamente dalla costa, per risalire verso le pendici del Monte Grosso, per ridiscendere poi fino a Tovo S. Giacomo. Attraversato il Torrente Maremola, e proseguendo in direzione ovest, si attraversano le frazioni di Pianazzo e Losano per raggiungere infine l’abitato di Boissano. La tappa è la più lunga della Provincia di Savona e piuttosto impegnativa, oltre che per la sua lunghezza anche per il dislivello complessivo che si aggira intorno ai 1500 metri.

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Lattuga signorinella di Formia PAT Lazio

Il nome Lattuga Signorinella deriva dall’aspetto simile “ad una giovane donna vestita di gonne e merletti”. Viene anche chiamata “Erba dei saggi” o “Erba dei filosofi”. È un ortaggio di antica origine su cui numerose sono le testimonianze orali degli agricoltori locali che attestano, fin da tempi remoti, la coltivazione di questo prodotto

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Sentiero LIGURIA Tratta 19 Noli – Finalborgo

Noli – Finalborgo Questa interessantissima tratta segue, nella parte iniziale, il bellissimo e panoramico Sentiero del Pellegrino, itinerario che attraversa il promontorio di Capo Noli e giunge a Varigotti con splendidi scorci panoramici sulla costa. Dal borgo di Varigotti si sale verso l’altopiano delle Manie fino a giungere alla Chiesa di S. Giacomo. Da qui si ridiscende verso la Val Ponci dominata dall’imponente Rocca di Corno e nota per le vestigia dei suoi 5 ponti edificati in epoca romana lungo l’antica via Iulia Augusta. Attraversato l’abitato di Verzi, il sentiero sale immerso nella macchia mediterranea e ridiscende tra fasce e villette fino a Finalpia; da qui si percorre il fiorito ed ombroso lungomare di Finale Marina per piegare poi verso l’interno e raggiungere il delizioso paesino di Finalborgo.

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Fragolina di Nemi PAT Lazio

La Fragolina coltivata tradizionalmente a Nemi appartiene alla specie Fragaria vesca varietà semperflorens Duch. (fragola di bosco di origine europea). I frutti primari e secondari hanno forma allungata e fusiforme, a volte conico arrotondata, sono di dimensioni piuttosto ridotte ed hanno un peso medio ponderato di 1,2 g (minimo 0,5-massimo 2,2). Il colore superficiale del frutto è rosso vivo, la polpa è biancastra, spesso tinta di rosso a completa maturazione. Il sapore è mediamente dolce e mediamente acidulo. L’aroma è molto intenso.

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Fragola di Terracina PAT Lazio

Il prodotto deriva dall’impiego di una varietà di origine francese “Favette”, introdotta nel territorio in esame circa 50 anni fa e ancora oggi presente, grazie alle favorevoli condizioni pedo-climatiche che le hanno consentito di attecchire esclusivamente in questa zona. Ciò potrebbe essere erroneamente ritenuto un punto debole del sistema, considerato il rapido turnover degli standard varietali che caratterizza le altre aree fragolicole italiane, invece, è decisamente un punto di forza dettato proprio dalla specificità e storicità di questa varietà, coltivata a livello mondiale solo in questo areale. La Fragola Favette di Terracina si presenta con una forma tonda-circolare, di colore rosso intenso e con un sapore molto più dolce rispetto alle altre varietà che risultano anche meno profumate e più consistenti. Il periodo di produzione va a fine marzo in serra a fine giugno in pieno campo, permettendo al prodotto di
arrivare sul mercato in forma scaglionato nel corso della campagna commerciale.

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Finocchio della maremma viterbese PAT Lazio

Sodo, particolarmente croccante e decisamente bianco, il Finocchio della maremma viterbese presenta una pianta di forma compatta e taglia media, con apparato radicale fittonante, a produzione medio-tardiva, con una buona resistenza al freddo e alla pre-fioritura. Il fusto è cilindrico, le foglie sono lungamente picciolate, tri o tetra pennatosette, con larga guaina basale ispessita ed avvolgente di colore bianco a formare il “grumolo”. Il grumolo, di taglia media, presenta colore bianco e foglie raccolte. Le varietà che concorrono alla produzione del Finocchio della maremma viterbese sono quelle riconducibili alla tipologia “finocchio Romanesco”

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