Consumati in Europa sin dal periodo Paleolitico, i pinoli sono stati da sempre considerati elemento tanto nobile e genuino da essere ricordati anche nella mitologia come frutto amato da Bacco, Dio della vegetazione e della fertilità, mentre in Giappone il frutto compare nelle cerimonie nuziali, come simbolo della costanza dell’amore coniugale. Plinio ne esaltava le proprietà come rinvigorente delle forze debilitate ed ottimo rimedio per afezioni alle vie urinarie. Fin da tempi remoti sono considerati potenti afrodisiaci: Galeno, nel II secolo d.C., raccomandava agli uomini di bere, prima di coricarsi, un bicchiere di
miele con 20 mandorle e 100 pinoli. Il litorale laziale, in particolare la foresta demaniale del Parco Nazionale del Circeo, è zona da sempre ricca di boschi a pino domestico, grazie al clima piacevolmente temperato oltre che alla funzione di barriera protettiva delle colture retrostanti le spiagge, dai venti salsi. Ce lo ribadisce il Migliorini, nella Memoria illustrativa della carta della utilizzazione del suolo del Lazio, del 1973, quando afferma che “a Castel Porziano e nel Parco del Circeo compaiono vaste estensioni di pino marittimo e domestico, presenti anche a Fregene e nel Salto di Fondi” e ricorda come, in quest’area si producano Pinoli.
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