Zucca lunga di Napoli PAT Campania

A Napoli molte ricette vedono come ingrediente la zucca, un ortaggio coltivato localmente in una varietà, detta “zucca lunga”, per via del suo aspetto caratteristico. Ha forma cilindrica, diametro di 30 centimetri circa, e lunghezza tra i 60 e i 100 centimetri, esternamente è di colore verde-arancio e all’interno giallo–arancio. Viene raccolta nei mesi di luglio e agosto, ma è possibile conservarla ed utilizzarla nei mesi invernali per prepararla grigliata o per impiegarla come condimento per la pasta.

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Zafferano PAT Campania

La coltivazione dello zafferano, triploide sterile di probabile origine ibrida, ha inizio alcuni millenni prima di Cristo nell’area dell’Egeo o dell’Asia Minore. In Europa fu portato dagli Arabi sicuramente in Spagna mentre in Italia sono molteplici le testimonianze della coltura in diverse regioni. Tuttavia la più antica tradizione vuole che un monaco abruzzese abbia introdotto la coltura in Italia, precisamente in Abruzzo, nel XIV secolo. comunale di Castellonorato, oggi accorpato alla città di Formia, avrebbe riportato lo zafferano Nell’antica Terra di Lavoro si hanno notizie della coltura già dal medioevo: lo statuto del 1507 fra le colture tipiche del territorio collinare (De Santis A., Nuovo Giornale Botanico Italiano 1952).

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Uva sanguinella PAT Campania

Varietà antica, pressoché scomparsa, recuperata da alcuni appassionati viticultori locali; ha grappoli di media grandezza, acini fitti ed allungati, carnosi dolci, poco sugosi, polpa croccante, matura in agosto; il colore dell’acino varia, secondo l’esposizione solare, da verde a giallo dorato.

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Uva salamanna PAT Campania

Varietà antica, pressocché scomparsa, recuperata da alcuni appassionati viticultori locali; ha acini di grandi dimensioni, tondi o ovati, polpa consistente, dolce, succosa, profumo e sapore di moscato, tipicamente da mensa e da essiccazione I grappoli sono grandi, allungati, spargoli; buccia giallo-verdastra fino a giallo dorato a piena maturità. Tipiche della viticoltura delle aree marginali; vitigno locale a duplice attitudine.

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Uva lengua de femmina PAT Campania

Detta anche uva rossa o cerasuola, presenta germoglio mediamente espanso, colore biancastro, foglia adulta di medie dimensioni, grappolo cilindrico allungato e provvisto di un’ala. Gli acini di medie dimensioni sono piuttosto ovali e la buccia pruinosa leggermente spessa e consistente, di colore rosato- nero. Germogliamento e fioritura medio-tardivo. Sistema di allevamento tipo raggiera con tralci sui lati e sulle diagonali, altezza dei tralci di circa 2 mt e distanza tra le fila e all’interno di circa 4mt con 2-3 barbetelle ad ogni vertice. La raccolta é tardiva ed avviene tra fine ottobre e inizio novembre.

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Uva cornicella PAT Campania

La Campania ha una forte tradizione viticola, soprattutto nelle aree pianeggianti e collinari si produce una qualità di uva detta “uva cornicella”, perché presenta acini fortemente allungati e ricurvi, che ricordano dei cornetti. Gli acini sono verdi, di un colore che tende al dorato e rugginoso nelle parti più esposte al sole e la loro polpa è dolce, molto croccante e ricca di vinaccioli, mentre la buccia è piuttosto consistente. Grazie alla consistenza della buccia, la cornicella è dotata di una notevole serbevolezza, caratteristica che fa sì che ancora oggi sia molto diffusa sul mercato regionale, pur avendo perso il primato in seguito alla diffusione di cultivar più moderne.

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Uva coda di volpe rossa PAT Campania

Il suo nome deriva dal latino “Cauda Vulpium”, per la caratteristica forma del grappolo lunga, affusolata e compatta che ricorda appunto la coda della volpe. La storia è particolarmente affascinante se si considerano oltre all’antichità che ne contraddistingue le origini anche i numerosi casi di sinonimia e omonimia segnalati da numerosi studiosi. Il primo a citarla è Plinio il Vecchio nel libro XIV del suo famoso Naturalis Historia che, trattando dei vitigni adatti ad essere allevati con il sistema della pergola scrive: “minus tamen, caudas vulpium imitata, alopecia”. Fu il Porta nel 1584 a sostenere che con il nome di Coda di Volpe si coltiva un vitigno identificabile con le uve alopecia sebbene tale ipotesi non fosse suffragata da elementi certi. Ne fa menzione anche Giuseppe Frojo nell’atlante ampelografico risalente al 1875.

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Uva catalanesca PAT Campania

Questo frutto deve il suo nome alla sua origine geografica: fu importata qui dalla Catalogna, da Alfonso I d’Aragona nel XV secolo, e impiantato sulle pendici del Monte Somma, fra Somma Vesuviana e Terzigno. Su questi fertili terreni vulcanici l’uva fu presto sfruttata per vinificare dai contadini vesuviani negli imponenti cellai delle masserie, dove ancora oggi è possibile trovare torchi che risalgono al ‘600. Solo il prodotto eccedente veniva utilizzato come uva da tavola.

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